La riuscita della vacanza a mio avviso non è poi troppo diversa dall'esecuzione di una buona ricetta, ed anche se conto di lasciare verso le ultime righe i primi ricordi gastronautici, rifletto su come sia opportuno amalgamare i sapori diversi, il salato con il dolce e quindi il mare con la terraferma: che qui sa di mango e di banane. In questa giornata ci aspetta la visita all’isola Curieuse, davvero poco distante dal nostro approdo, celebre per il suo parco marino e terrestre. Le Seychelles difendono il proprio patrimonio naturalistico con molte zone protette e molti parchi custoditi, sono consapevoli che questa natura è un capitale non solo per il turismo, ma per la necessità dell’uomo di sapersi integrare ed in questo modo ritrovare armonia: una lezione importante da imparare. Dopo la massiccia urbanizzazione della capitale, queste isole preservate presentano pochissimi insediamenti umani, quelli che troveremo sull’isola sono vestigia del passato conservate come testimonianze. L’isola Curieuse ha conservato la propria integrità soprattutto per il fatto di essere stata per lungo tempo sede del lebbrosario, la comune amministrazione con le Maldive ha fatto sì che in questa isola venissero trasferiti i malati di lebbra dei due arcipelaghi, mentre i malati di mente venivano demandati alle cure offerte dalle isole indiane. Sarà una visita impregnata dell’odore del tempo: l’isola è poco distante dal nostro ancoraggio notturno subito in vista verso Nord, l’approdo avviene presso la baia di Laraie ed ancora prima di calare il tender in mare ecco la visita di una tartaruga di mare che tiene fede al nome dell’isola e viene a sbirciare i primi turisti della mattina. È la cugina di una ben più vasta colonia di tartarughe terrestri che dalla distante isola di Aldabra hanno importato anche qui per evitarne l’estinzione. La colonia di Curieuse si compone di più di 50 esemplari, alcuni a spasso per le insenature, la maggior parte in attesa di attenzioni a Turtle Pond. Sono animali dallo sguardo saggio, di alcune si conosce l’età bicentenaria, altre sono ancora più anziane, approfittano dell’interesse dei visitatori per ottenere una colazione senza molta fatica. L’isola protegge molte specie di flora e fauna endemica tipica delle isole, l’attenzione viene catturata dalla specie di cocco più grande: il Coco de Mére, notevole non solo per le dimensioni, ma anche per le forme antropomorfe. La tradizione vuole che i marinai dopo i lunghi periodi di mare trovassero questi profili tanto simili a quelli femminili da farne incetta, così che oggi la pianta pasibile di estinzione è protetta. Del resto anche la parte maschile della pianta risulta alquanto “virile”: motivo per il quale campeggia sulle porte delle toilette per indirizzare secondo convenienza dame e gentiluomini. Alla fine del viaggio scopriremo che è anche il simbolo sul visto in uscita impresso sul passaporto.
La visita all’isola ed alla sua foresta equatoriale è agevolata dalla costruzione di passerelle di legno che si snodano tra le paludi salmastre prima, quindi nell’intrico delle arborescenze poi, è possibile così vedere senza spaventarli troppo i vari tipi di granchi dai colori più vari: quelli grigi che incontreremo amichevoli sulle spiagge a cercare briciole commestibili, quelli rossi bellicosi e con una chela particolarmente sviluppata, che mio figlio ha associato al personaggio di Hellboy ribattezzandoli così ed ancora i granchi fantasma, timidissimi, che scompaiono con incredibile agilità nelle proprie buche, pronti a riappropriarsi della sabbia nelle ore notturne, dove, sollevati sulle esili zampe, corrono di traverso con velocità impensabili. Il cammino prosegue tra le rovine del vecchio lebbrosario, fino a giungere alla casa costruita per ospitare il Dottor Mac Gregor, il medico che si dedicò alla cura dei malati, e la sua famiglia. La casa restaurata è oggi monumento nazionale e museo, racconta delle vicissitudini di quest’isola ove rimane l’unica costruzione presente.
Dopo il recupero delle energie con un delizioso pasto sulla spiaggia di St. Jose ed un bagno tra le tartarughe di mare, il catamarano punta la prua verso la Grand Soeur per un pomeriggio di vela e di spiagge. Il cambio di marea è favorevole alla comparsa di belle onde sulle quali scivolare, anche senza tavola è divertentissimo, impressionante resta comunque il risucchio della risacca una volta raggiunta la spiaggia, che invita subito a tornare in mare per ricominciare questa altalena liquida. Salutate anche le isole Sorelle si torna alla volta di Praslin, per gettare l’ancora ad Anse Gouvernement. Niente doveri ai fornelli di bordo per la serata, lo skipper ci ha arrangiato un assaggio di cucina creola in un ristorante di proprietà di un suo collega, che ora sposato e in attesa di eredi ha messo i piedi a terra ed aperto questa attività. La cucina creola è interessantissima, molti dei suoi sapori sono di origine indiana, inevitabile incontrare i suoi sapori caratteristici come il Curry per speziare le pietanze o il Chutney, restano comunque anche accenni di influssi inglesi e la presenza pâtisserie del tutto francese nell'elencazione dei piatti. Allo scopo offro qualche idea con relativa ricetta. Tra i vari assaggi che propongono spicca la salsa creola notevolmente piccante che si accosta (ai turisti viene fornita a parte) con la grigliata di tonno. Ma la delizia della serata resterà per me la scoperta del Polipo al curry con latte di cocco: un accostamento felicissimo di delicato sapore di mare con il tono profumato appena dolce del cocco ed il solletico speziato del Curry, a contorno viene servito il riso Basmati così da stemperare l’eventuale eccessivo vigore del piccante, meraviglioso! Nelle Seychelles viene prodotta una birra locale la Seybrew, ma non mancano dalla lista dei vini ottime bottiglie italiane, francesi e sorprendenti ma deliziose sudafricane. Nel tornare al gommone, alato tranquillamente in spiaggia, notiamo che alla luce delle torce elettriche la sabbia sembra tremolare, quasi ci fosse la nebbia; è una quantità impressionante di granchietti fantasma i quali, infastiditi dal ritorno intempestivo della luce, scappano nei loro buchi e creano un effetto di turbine tutto attorno; poi di nuovo il ritorno ben pasciuti al pacato ondeggiare del letto di bordo che invita a sogni tropicali.
Credevo che i matti li avessero mandati qui in Italia, con tutti quelli che ci sono in giro ne ero quasi certa. Finalmente un popolo che ha capito che si può "sfruttare" la natura senza danneggiarla, è un peccato vedere come certi posti vengano deturpati dalla crescita selvaggia di complessi turistici. Per quel che riguarda la cucina sono un po' tradizionalista, ma più che altro non amo molto le spezie, però forse il polpo al curry e latte di cocco può darsi che non sia male, vedrò se provare a fare questa ricetta poi ti saprò dire, il più sarà trovare il latte di cocco. Esiste qui da noi? Baci e grazie infinite per questi regali bellissimi che ci fai ;o)))
Tamarindo? Ho letto tamarindo negli ingredienti! Siamo sicuri che sia una cosa gradevole al palato questo misto di pesce, curry, tamarindo e varie altre cose? Vabbé, vado a leggere il resto della ricetta, magari e meno terribile di quanto sembra ;O))
Ok confermo la mia stupidità, ho letto la prima ricetta credendo fosse quella consigliata da te. Come sempre agisco d'istinto e non col cervello. Ho trovato la ricetta che dicevi. Non torno più....giuro!!! ;O))))
Come non torni più?? Troppa ragione fa male, lasciati guidare dall’istinto purché non proponga questi tristi pensieri di rinuncia, ti aspetto a presto, Buon Ferragosto!
Non torno più era riferito al fatto che in pochi minuti ho fatto e disfatto tutto quello che ho scritto, e non volevo esagerare. Figurati se non torno a leggere quello che scrivi. Potresti scrivere anche di un unghia incarnita che sarebbe comunque interessante, magari poco gradevole all'immaginazione, ma comunque interessante ;o)))
Tamarindo: se vuoi parlare della mia bibita preferita accomodati pure, io dai tempi dello Sciroppo della Carlo Erba ne vado ghiotto; ha un gusto acidulo che si sposa efficacemente con lo stile creolo della cucina, altrimenti tutto tenderebbe troppo al dolce, anche per l’insalata di mango i nativi usano una varietà poco dolce, un po’ come facciamo noi con i pomodori che usiamo accanto alla lattuga e che preferiamo di gusto non troppo edulcorato: buon appetito :)
Qui da noi è facile trovare le noci di cocco dentro le quali con opportuno cavatappi ed almeno due buchi è possibile cavarne il latte, per 4 persone ci vogliono almeno due noci e poi la polpa la usi per dessert o per farne dolcetti deliziosi. Ho cercato anche io il latte di cocco in confezione, ma ancora non ho trovato il posto che le venda, nel caso esplora anche tu. Il polipo comunque è stato felicemente riproposto anche in quel di Rimini, il segreto è mettere il curry verso la fine della cottura :)
Proverò e ti farò sapere, ma non garantisco di gradire, sono un po' schizzinosa e molto tradizionalista per quel che riguarda il cibo. Figurati che non mi piacciono neppure le cozze!
Una cosa importante, anzi di più, fondamentale che l’estate dovrebbe insegnarci è il ritmo più sciolto delle cose che avvengono, le mie parole e le immagini restano qui, non c’è fretta di leggere e, se ti fa piacere, le puoi ritrovare ogni volta che vuoi. Niente mai perduto va al centro tornerà
(Branduardi)
Buon Ferragosto :)
Certamente molto diversi da quelli consueti di casa, la voglia di viaggiare in fondo si alimenta proprio di questo desiderio di stupirsi e di provare meraviglia; benvenuta tra queste righe.
La tradizione vuole che i marinai dopo i lunghi periodi di mare trovassero questi profili tanto simili a quelli femminili da farne incetta, così che oggi la pianta pasibile di estinzione è protetta. Del resto anche la parte maschile della pianta risulta alquanto “virile”: motivo per il quale campeggia sulle porte delle toilette per indirizzare secondo convenienza dame e gentiluomini. Alla fine del viaggio scopriremo che è anche il simbolo sul visto in uscita impresso sul passaporto.
rossi bellicosi e con una chela particolarmente sviluppata, che mio figlio ha associato al personaggio di Hellboy ribattezzandoli così ed ancora i granchi fantasma, timidissimi, che scompaiono con incredibile agilità nelle proprie buche, pronti a riappropriarsi della sabbia nelle ore notturne, dove, sollevati sulle esili zampe, corrono di traverso con velocità impensabili.
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Non torno più....giuro!!! ;O))))
Figurati se non torno a leggere quello che scrivi. Potresti scrivere anche di un unghia incarnita che sarebbe comunque interessante, magari poco gradevole all'immaginazione, ma comunque interessante ;o)))
Niente mai perduto va al centro tornerà
(Branduardi)
Buon Ferragosto :)
osservi e sai - oh saggia tartaruga - i pensieri miei
per i quali il tempo
scorre più piano