Lòna, lòna ad Mèrz, una spiga faza un bérc, un bérc e una barcheta, una ghéba d’uva sèca
Inizia la Primavera, avvampando nella notte dei fuochi; gli alberi sono fioriti e i prati sorridono di margherite per il volo delle rondini. Questa mia vita così breve si confronta con un rito che sfida i millenni, da più di 50 secoli nella mia terra si accendono fuochi nella notte dell’equilibrio, una data che per gli astronomi è il capodanno. C’è qualcosa di indescrivibile nell’incontro con la potenza del fuoco, perché il fuoco ascolta le domande oltremodo brevi di un essere umano e risponde alla sua maniera, con una lingua senza tempo fatta di luce e di parolae totalmente sincere, espresse in un idioma troppo elementare perché abbia grammatica: come la lingua dei draghi. Di tutte le ricorrenze dell’anno questa la sento più di ogni altra, sento questo richiamo che proviene da sotto ai piedi: è la terra che invoca il rinnovamento che il fuoco purifica. Chi non segue le lune, chi non ascolta l’arrivo del vento e delle stagioni che questo conduce, chi cerca la comprensione di nuove lingue senza avere cognizione di quelle antiche, queste cose non le può capire, non le vuole capire. Vedrà solo un fuoco di sterpi che dura poche ore. Per me è invece il matrimonio più antico tra l’uomo e la terra sua sposa ed è quindi una festa d’amore. Di questo incontro percepisco la vibrazione, è una energia potente che rinnova la vita e rende omaggio ai frutti che verranno. Buona Primavera!
..anche da noi c'e' ancora questa tradizione e per due notti consecutive vengono accesi i "falo' di san giuseppe"..la gente vi si riunisce attorno consumando cibo semplice (minestra di legumi soprattutto) e vino casareccio...e il fuoco e' il simbolo della purificazione...la catarsi....
C’è nel fuoco una fascinazione che nasce da prima dei tempi, la manifestazione di una energia che il desiderio umano vorrebbe imbrigliare, come paradigma di tutte le altre forze della natura. È molto bello vedere il suo riflesso nelle diverse età della vita. I piccoli che scoprono il potere di tenere un piccolo ramoscello acceso e con il tizzone tratteggiare sul buio della notte disegni di luce. I giovani che mettono alla prova il loro coraggio saltando sulle braci roventi e rutilanti. I “grandi” con le salsicce e le braciole pronte per quando resteranno le braci e si farà “baraca”. Ed infine i vecchi, che sanno leggere nelle lingue di fuoco questo messaggio senza tempo e tradurlo in una lingua comprensibile, finché ci saranno ancora occhi spalancati ed orecchie tese ad ascoltarli.
At salùd (ti saluto)
....questo saluto nel tuo dialetto mi fa venire in mente un film di qualche anno fa..."At salut pader"....
..pero' vorrei sapere cosa significa "baraca"....^_^
Il termine fér baraca, fare baracca, significa fare festa con chiassosa allegria. La baracca, il tetto malmesso su pareti fragili è sufficiente a regalare quel poco di protezione dalle intemperie per fare sentire il calore del desco. Questo basta per lasciare sorridere l’allegria e fondere l’amicizia nel buliroun: sempre con la risata, sempre con l’ottimismo.
Buliroun: dal verbo bollire, pentolone dove si cucina la zuppa; considerata la varietà degli ingredienti contenuti che si muovono alla rinfusa per effetto dei moti convettivi significa anche confusione, o meglio: guazzabuglio :)
La curiosità è il senso più prezioso del nostro vivere, alimenta le energie più belle dell’anima. Nel periodo in cui ero professore esploravo assieme ai miei studenti la radice della parola insegnare, che contiene il senso di tracciare dentro ad una diversa anima il proprio tratto: un atto di violenza. Io credo che imparare non sia versare acqua da una brocca dentro ad un bicchiere vuoto, ma piuttosto seguire la direzione di un indice guardando assieme con complicità la luna che ritorna a crescere, regalando con la sua luce un senso di meraviglia ed allo stesso tempo di appartenenza al mondo. Ringrazio la tua curiosità con un proverbio giapponese che ha messo radici nel mio cuore :)
At salùd (ti saluto)
il passato che brucia
nuove scintille
nel cielo senza luna
son nuove stelle