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Yatta やった

Post n°419 pubblicato il 23 Aprile 2012 da Zero.elevato.a.Zero
 

Fiori e nubi
con il sole alle spalle
sulla lunga Via

 

formica

È un periodo di prove da superare per me, a pensarci bene ogni giorno della vita è così, in questo caso però sono prove sottoposte ad un giudizio esterno, istituzionale, che risponde all’esito finale con un sì ed un no con tanto di bollo.
Dopo la prova del mare affrontata con il cuore e la voglia di dare il meglio è toccato ad un esame di spada, spinto più da una promessa che dalla convinzione di poter dimostrare qualcosa. Oltre tutto io credo che un esame, ogni esame, sia un’occasione ideale per imparare qualcosa, per capire ciò che  manca alla fioritura, oppure quali sono i fiori che già decorano il Tokonoma della mia conoscenza.
Un esame, sì, ogni esame, deve avere un prologo fatto di attesa vigile, di strizza e di timori che aiutano a concentrare il meglio di noi; dormire sereni la notte prima, una notte di stelle uguale alle altre, mi fa capire che questo esame lo è solo di nome ma non di fatto: non è mio.
Oltre tutto un esame dove si spendono tra viaggio e attese 13 ore per 5 minuti di prova mi lascia un senso di perplessità, anche perché si esce con un verdetto secco: promosso o un bocciato, senza un commento alcuno, senza una critica che racconti dei progressi compiuti e di quanto manchi alla soglia da raggiungere oppure, nel caso contrario, di quanto la si è superata.
Resto così perplesso e stupito che, nonostante l’indifferenza, mi resti in mano la carta pergamena che attesta il superamento, un superamento che non sento di avere desiderato abbastanza per averne una gratificazione, semmai il rammarico che in due siamo partiti per uno stesso scopo e io solo porto a casa qualcosa che mi pare effimero.
Questo esame concluso, a differenza di ogni altro esame che io ricordo, non è quindi effetto della dimostrazione di una mia virtù, scopro che è il risultato della fiducia dello sprone e dell’affetto di persone che mi vogliono bene e mi hanno condotto oltre la porta nonostante la mia riluttanza. Sono loro che hanno superato l’esame per me, sono loro che hanno diritto al merito.
A tutti questi io sento di dovere un ringraziamento assoluto, li abbraccio qui senza un ordine specifico di importanza, perché gli amici siedono ad un tavolo rotondo.
Paolo Sama, che per mia scelta e sua dedizione è il mio maestro, presente con lo spirito e con la Shinai affidatami in dono, che finalmente ha onorato la promessa fattagli prima che lui partisse.
Il mio Kohai Raffa San, che ha affrontato assieme a me questa avventura, il viaggio, le tribolazioni e l’esame intero, lui che è Kendo al mio identico livello, ma che questo misterioso verdetto ha escluso dal mio stesso risultato. Spero forte nel cuore che possa sentire sempre il gusto di sedersi accanto, sul sedile di una macchina sulla Via della Spada ed altrettanto accanto e mai di fronte nel Dojo che viviamo con una simbiosi bellissima.
Ringrazio Dew per il regalo del Tenugui che ho indossato all’esame, contiene una lezione di semplicità infinitamente preziosa: una sola goccia di acqua può dissetare una creatura umile per lungo tempo e conferirle comprensione ed assieme voglia di vivere.
Un onore e un privilegio grandissimo è stato incontrare finalmente ed in modo imprevisto Yama - San, dall’umanità splendente come il suo sorriso, così sereno sulla Via dela Spada da possedere un coraggio che trasfonde con assoluta generosità.
Devo un sorriso a tutti gli amici veri del Kendo nelle Marche, per avermi accolto ogni volta con un abbraccio indimenticabile, per la pazienza, la tenacia e lo stimolo che sempre mi danno, con quella spontaneità che mi fa sentire uno di loro.
Un grazie ancora alla mia famiglia che supporta e sopporta le mie trasferte ed i miei allenamenti e mi accoglie con un banchetto di Sushi dopo una giornata lontano ad inseguire nuvole giapponesi.
Un pensiero infine agli allievi del Dojo di Rimini, cui devo particolarmente per la loro curiosità nella voglia di imparare, che diventa occasione di approfondimento personale e incitamento a praticare assieme con sempre maggiore gioia.

万歳

 

 

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Commenti al Post:
mpt2003
mpt2003 il 25/04/12 alle 08:50 via WEB
le mete che si raggiungono sono frutto di un cammino: lungo di esso incontriamo avvalllamenti, sassi e roccie non facilmente sormontabili. Non possiamo sentirci in colpa per gli ostacoli che riusciamo a superare mentre altri non riescono .....è il cammino è la vita...l'importante, come dici tu, è continuare a sedersi accanto.:) ciao. mp
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 27/04/12 alle 18:19 via WEB
Carissima MP, che bello leggere le tue parole. Io mi sento in difetto nei confronti del mio amico con il quale condivido l’esperienza della pratica, non solo tra le mura di casa, ma anche quella dei molti chilometri per trovare esperienze, visioni e umanità diverse. Io mi vedo e lo vedo come fossimo due tappi di sughero di uguali dimensioni che un’onda dispettosa ha separato, eppure galleggiano allo stesso modo. C’è poi che, chi fa lezione nel Dojo siede di fronte agli allievi, con uno strappo alla ritualità noi preferiamo sedere di fianco, in modo che per guardarsi negli occhi ciascuno debba girare un poco la testa e trovare lo sguardo complice dell’altro che ammicca di simpatia. Un saluto cordialissimo, Max
 
yama_san
yama_san il 25/04/12 alle 14:28 via WEB
Caro Zero, sei troppo generoso, stai parlando di un altro. Lo Yama san che conosco io a volte diventa una brutta bestiaccia.
Due parole sole sull’esame.
Fermo restando che la Via è una cosa intima e assolutamente personale che non necessita né di certificazioni, né di papiri, né di tessere o titoli, non si possono non considerare dei “momenti” fondamentali di questo percorso che non è né può ridursi ad una pratica a porte chiuse nel proprio dojo.
Queste porte vanno aperte il più spesso possibile perché per poter seguire la Via è indispensabile una costante ricerca della conoscenza, dapprima quella semplicemente tecnica, poi quella culturale e infine quella, passami il termine, filosofico-esistenziale (parola stupida che non vuol dire nulla, ma che indica quell’insieme di pensiero razionale ed irrazionale che modella la nostra vita).
Questa ricerca che ripeto deve essere una costante compagna dei nostri passi sulla Via, ha dei passaggi obbligati. Io immagino la Via come una scala di un condominio dove non si raggiunge mai l’ultimo piano.
Le singole rampe sono la pratica nel proprio dojo.
I pianerottoli sono passaggi obbligati come: (A) la visita ad altri dojo, (B) la partecipazione a seminari, (C) la ricerca di un maestro, (D) le gare ed, aimè, (E) gli esami.
(A B) La nostra mente deve mantenere il più possibile quella apertura, disponibilità e curiosità dei bambini (per questo sulla Via non s’invecchia !), solo questa attitudine, meglio se supportata dalla maturità dell’età, ci permette di crescere nello scambio con gli altri che non necessariamente devono essere dei maestri.
(C) A volte può capitare che il nostro cuore ci faccia riconoscere in certe persone un qualcosa che va oltre la loro perizia e capacità tecnica sia di spada che d’insegnamento, potrebbe essere una guida importante, un rapporto da coltivare, magari senza cadere nell’affettazione giapponesizzante della sottomissione, mai dimenticare Cartesio e l’Illuminismo e che sotto le sopracciglia abbiamo occhi a pesca e non a mandorla.
(D E) Accettare se stessi, comprendere meglio i nostri punti deboli, ma prima di tutto avere la capacità di mettersi in gioco senza “se” e senza “ma” in un confronto duro, senza quartiere … con se stessi.
Un’ultima notazione, non pensare all’esame come ad un giudizio/verdetto subito, ma ad una comunicazione di conferma o smentita che tu stesso solleciti. Come se tu dicessi alla commissione: “Faccio kendo da x anni, voi che avete più esperienza di me, mi date un’occhiata e mi dite se per voi sono sulla strada giusta?”
Ad esempio se posso permettermi direi al tuo amico di lavorare ancora un po’ sul ki ken tai e riprovare a darlo entro pochi mesi; a te invece dico che il ki ken tai è adeguato, ma devi migliorare te-no-uchi e maai (distanza).
Carissimo amico, il bello delle scale condominiali è che più sali più gente incontri (nel bene e nel male) nei vari pianerottoli, ma soprattutto dalla finestra il panorama che vedi è sempre più ampio e la voglia di vederlo ancora meglio dal piano di sopra è un bello stimolo a vincere la fatica di quegli scalini della rampa successiva … rifiutare le gare o gli esami, restare chiusi nel dojo è come prendere l’ascensore, non incontri nessuno, non vedi il panorama e resti chiuso in una scatola che non si aprirà mai perché tanto in quel condominio non c’è un ultimo piano.
Un grande abbraccio e scusa la verbosità
Carlo
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 27/04/12 alle 18:20 via WEB
Carissimo Yama, un maestro si riconosce per la sua capacità di entrarti nel cuore con la leggerezza di un volo di libellula, per il suo discernimento e soprattutto la capacità di renderti comprensibile, ma ancora di più condivisibile perché quotidianamente vissuto, quello che spesso è oltre le parole, ed è una intenzione che regala e gioia indefinibile e voglia di sudarci sopra ancora e con molto impegno.
Ti ringrazio di questo incontro, in una giornata di fiori e nuvole mi hai donato il tuo colore pieno di sole e di energia: grazie davvero.
Sottoscrivo perfettamente tutto quello che mi spieghi con pazienza, ho scoperto la Via che ero bambino e pur attraversando sentieri diversi in diverse discipline resta per me fondamentale tenerci i piedi sopra, per la gioia che regala questo cammino, un’emozione che personalmente sento indispensabile al mio vivere.
Sono altrettanto convinto della necessità degli esami, che sono un punto importante al pari di altri momenti nodali fuori dalle quattro mura del Dojo, per trovare un senso di orientamento e mettere un puntino sulla mappa che racconta il tuo percorso. Quest’anno per una congiuntura della vita ne ho già affrontati alcuni e altri ancora mi aspettano, è bello che il nostro modo di vedere si confronti con visioni più esperte che danno una misura al tuo impegno: bello e prezioso certamente.
C’è una cosa secondo me colpevolmente grave che manca agli esami di Kendo e che invece in altre discipline che pratico ho incontrato, ed è lo stesso meraviglioso dono che mi porgi con squisita amicizia. Un esame è un momento prezioso per imparare qualcosa, io credo debba essere sempre così, se l’esame lo affronti con coscienza è per la voglia di uscirne più consapevole: puoi comprendere che nell’incertezza del cammino hai acquisito qualche consapevolezza di base sulla quale poggiare il prossimo passo, proprio come nel gradino che usi perfettamente a simbolo, e puoi capire anche quanto sia l’alzata da superare per il prossimo.
Negli episodi precedenti ho vinto la mia timidezza chiedendo al capo commissione, proprio appena terminata la prova, i difetti da superare per fare meglio nell’occasione futura, solo per ricevere in risposta che essendo molti i candidati (l’anno scorso a Lucca eravamo 13, invece di 30) non era possibile ricordarsi di qualcuno. Così sono tornato a casa ignorante come quando ero partito.
Manca questo secondo me: manca un parere esperto di chi ci è passato ed ha lasciato la sua impronta sulla polvere, che ti invita a migliorare aspetti peculiari della pratica, che ti da punti di riferimento e ti dice: quando attraversi il bosco alza i piedi perché inciampi spesso nelle radici, invece di presentare un foglio che annuncia soltanto chi ha trovato la radura e chi è rimasto nell’intrico. Penso che questo ruolo sia doveroso da parte della commissione, poi con l’aiuto del tuo maestro si affina la pratica conseguente, con uno spirito rinnovato da quella mano gentile che a palma verso il cielo ti mostra con cortesia la direzione lungo il percorso ancora da venire.
Di questo invito ti ringrazio ancora di più, di questa palma che mostra dove rivolgere la prossima fatica, la tenacia, la voglia di scoprire dentro di me. Quanto sarebbe più prezioso al posto della pergamena un foglietto più umile con i gradi bussola da prendere per non girare in tondo. Questa è una cosa che nel Karate succede, ed ancora nell’Aikido, che altrettanto vive in maniera molto diretta il costume e le tradizioni della didattica giapponese.
C’è ancora tra le cose che non capisco il perché i Kata vengano sviliti al punto che (praticamente) tutti i candidati che li affrontano riescano a superarli con facilità, ed infine che il tema, che cosa bellissima dedicare anche pensieri e non solo azioni alla disciplina amata, venga offerto più come atto di tradizione che per un importanza oggettiva. Ma non sarebbe meglio che la prova iniziasse da un colloquio orale, per passare alla radice della disciplina offerta dai Kata ed esplicarsi finalmente nella traduzione pratica attraverso l’incrocio delle spade?
Io sono stato fortunato ad incontrare te ed avere una stella che mostra la direzione, gli altri 28 assieme a me, faccio salvo il mio Kohai che ormai Kohai non è più, invece no; ti ringrazio moltissimo anche a nome suo, lavoreremo certamente con migliore consapevolezza sui tuoi consigli.
Curerò infine per il prossimo anno ed il prossimo esame di sapere se per caso tu passi distrattamente a dare un’occhiata, ma spero di incontrarti di nuovo molto prima e di rinnovare la gioia di questo stare assieme.
È un onore conoscerti,
Massimo
 
RusselKane
RusselKane il 26/04/12 alle 17:49 via WEB
Congratulazioni di cuore!! NB Ci lega un sottile filo conduttore (destino o cosa non sò) anche io in questo week end ho sostenuto l'esame di shodan. Un abbraccio RK
 
 
RusselKane
RusselKane il 26/04/12 alle 17:55 via WEB
PS Bellissimo e profondamente vero il commento di Yama San, andrebbe letto almeno una volta al mese!
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 27/04/12 alle 18:20 via WEB
Me lo ricordo bene il mio Shodan di Aikido, superato con il sorriso di un maestro al quale ho voluto molto bene e che di recente ha fatto un Irimi più grande del mio passo. Ricordo l’imbarazzo ad indossare l’Hakama e la sensazione che proprio lì potevo finalmente iniziare un cammino per imparare. Nel congratularmi con te sono felice di sapere che anche tu provi quella sensazione di consapevolezza nei tuoi mezzi e spero forte anche il desiderio di avanzare sempre lungo quella strada che non finisce mai. Banzai!
P.S. il commento di Yama me lo stampo a caratteri cubitali e lo appendo nel Kamiza del Dojo
 
lightdew
lightdew il 26/04/12 alle 19:29 via WEB
oh..il mio max..il mio caro, carissimo max..:-) che dire ancora? sono felice, davvero, per il commento di yama, per leggerlo dopo tanto tuo apprezzarlo. leggo che parla di distanza, e io vorrei dire che sei sulla buona strada. pensavi di fare un'esame per onorare paolo sensei, ti ritrovi all'inizio di un cammino mai finito. chissà che prima o poi questo cammino ti porti anche un pochino meno distante da questo luogo che ti vede solo in occasione della festa del mare..;) ti abbraccio forte maestro amico. ti abbraccio forte , laura
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 27/04/12 alle 18:21 via WEB
Cara Dew, sempre presente nelle mie emozioni, è una fregatura questo esame :). Contavo mi regalasse la libertà di cercare altre strade ed invece mi ammonisce a non prendere scorciatoie, perché non ce ne sono. Il mio maestro mi ha chiesto una promessa per il mio bene, come fanno sempre quelli che ti amano, ed oggi mi accorgo della saggezza di questo vincolo per niente sciolto, anzi, solo all’inizio perché, come dici perfettamente, non finisce mai. La vita riserva spesso gioie impensate e rotte impreviste sulla carta, che un vento generoso impone alla prora. Speriamo forte che sia presto e affidiamoci al vento. Un abbraccio.
 
iaido
iaido il 01/05/12 alle 16:52 via WEB
Leggo il tuo blog carissimo amico e capisco i tuoi punti interrogativi. Ricordo ancora il primo giorno che venni nel dojo di Rimini non avevi ancora messo il piede dentro e già nella tua mente si formavano i vari punti interrogativi.... non è per esser ripetitivo su discorsi già fatti insieme nelle varie cene fatte dopo una bella pratica di kendo. Kendo non da mai risposte certe sulle nostre domande è una via sempre in evoluzione dove i nostri sensei dal Giappone studiano e progrediscono, dando perfezione a questa via marziale. Ti ricordi quante volte venivo nel dojo dopo un rientro fatto da un seminario e quando spiegavo i kata c' era sempre qualcosa di cambiato? Anch' io mi trovavo nelle tue stesse situazioni punti di domanda. Apprendevo e mi chiedevo il perchè. A primo achito non capivo ma poi con pratica e studio capivo che il cambiare una forma una tecnica un movimento della postura del corpo aveva un'altro significato e migliorava la via. Molte volte nei vari stage anche i Sensei tra di loro vanno in contestazione in quanto ognuno di loro a un pensiero molto profondo. Visti da noi possono esser validi tutti ma ti faccio una domanda li sentiamo dentro di noi? Kendo non è solo spada è anche kokoro (cuore) se questo non c'è non si capirà mai la vita del kendo. Sono molto felice e anche molto triste che tu e Raffa abbiate avuto questa esperienza esperienze anche se gloriosa al 50% di positività. Un abbraccio a presto Paolo
 
 
iaido
iaido il 01/05/12 alle 17:26 via WEB
Faccio i complimenti alle varie risposte fatte in merito. Molto bello il commento di yama (piacere mio di conoscerti) anche se posso permettere vorrei fare un piccolo pensiero riguardo un punto fatto nella tua risposta quando si cita gare esami e li ha messi insieme. Sencondo me non vanno messe insieme in quando sono due cose diverse. Ambedue i casi si ha un confronto ma si svolgono due pensieri diversi. Se parliamo di gara molte volte pensiamo a non esser colpiti per subire un hippon. Da li nascono strane posture, coprire il kote, spostare la testa per non esser colpiti oppure parare con lo shinai, mi chiedo se mi comporto così in un combattimento cosa stò impararndo anche se stò facendo una gara? Posso solo rispondere di esser più furbo del mio avversario. Se invece affronto un esame cambia tutto quanto. Ci si comporta diversamente perchè sò che un esame possono passare entrambi o uno solo, cambia il nostro pensiero e in un esame nascono più domande che in una gara. scusami se mi son permesso grazie Paolo
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 02/05/12 alle 19:02 via WEB
Caro Paolo, che piacere leggerti qui, smetterò il più possibile di farmi domande, ci proverò anche se va contro la mia natura. Non è che io voglia risposte certe, ma come ricordi nella precedente occasione di risposte non ne avevamo ricevuta nessuna ed invece io credo basti poco per stimolare la voglia di percorrere la Via in chi sente questo richiamo. Mi rammarico che un’occasione preziosa come un esame della Federazione, si palesi più spesso come una secchiata d’acqua sul fuoco della passione piuttosto che fornire nuovo carburante. Sulla spada e sul cuore (che in quella occasione ho chiamato poesia, ho avuto un interessante scambio di pareri con il maestro Lancini anche in questa occasione, ma te la racconterò tra breve quando avremo il piacere di rivederci. Un abbraccio ed un sorriso intanto fino a questo momento desiderato.
 
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