La musique souvent me prend comme une mer ! Vers ma pâle étoile, Sous un plafond de brume ou dans un vaste éther, Je mets à la voile; La poitrine en avant et les poumons gonflés Comme de la toile, J'escalade le dos des flots amoncelés Que la nuit me voile; Je sens vibrer en moi toutes les passions D'un vaisseau qui souffre ; Le bon vent, la tempête et ses convulsions Sur l'immense gouffre Me bercent. D'autres fois, calme plat, grand miroir De mon désespoir! (Charles Baudelaire)
Spesso la musica mi prende come fa il mare; Verso la mia pallida stella Sotto una volta di bruma o in un vasto etere metto vela. Petto in avanti e polmoni gonfi Come con la tela, Scalo la cresta dei flutti accavallati Che la notte mi nasconde; Sento vibrare in me tutte le passioni D’un vascello che soffre, Il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi Sull’immenso abissoMi cullano. Altre volte, piatta bonaccia, grande specchio Della mia disperazione!
Sono tornate le piogge di fine Agosto a raccontare il compimento dell’Estate, ancora una volta, ancora diverse. Una stagione che mi ha concesso giorni in mare, questa volta solo con la mia famiglia, una piccola vela e le isole al di là dell’Adriatico: rotta ad Est incontro al sole. Torno da questo viaggio con consapevolezze consolidate ed alcune nuove, torno con una scoperta intima sconvolgente, che prima non avevo compreso nei dettagli, per questo mi chiede tempo e meditazione così da essere accolta nel palmo della mano e infine riposta nel cuore. È una canzone dell’anima, scevra di dettagli, da comprendere ancora una volta con la pelle e non con la ragione, impossibile da spiegare meglio di così e per questo povera di immagini registrate come di parole esaustive. Ho trovato ancora una volta l’abbraccio del mare, il mugghio del vento che al termine delle placide brezze agostane si fa bora e suona sulle sartie con incanto stregato quasi fosse l’ archetto del violino sullo strumento del Diavolo. Ho trovato l’incontro di cuori amici e l’ebbrezza di navigare affiancati: piccole luci ansanti nel tripudio notturno di stelle. Ho migliorato la percezione del mio senso del mare, di questo timoroso eppure necessario abbraccio di infinito che sento, soprattutto quando mi regala l’impegno delle raffiche piene di vigore e di onde imperiose che fortissime chiamano con voce di sirena. Capisco così soltanto adesso, dopo molti anni di vita salata, che non mollo gli ormeggi per giungere ad una destinazione, che il carteggio, la precisione della rotta e la matematica del punto sono solo pretesti, non necessità. Restano una scorza colorata, ma non sono il midollo che porta nutrimento. Muovo la prora chiamato dal vento e dal Pelago, così che i momenti più vivi di questa recente esperienza non sono gli anfratti, le cale piene di pesci e gabbiani, le vespe gentili che cercano un sorso di dolcezza senza aggressività. Non sono nemmeno le pietre mosse dagli uomini per farne case, monumenti o città, con la storia che racconta questo florilegio di vite intrecciate. Il primo richiamo, quello più profondo e irresistibile è quello del vento potente, del mare alto, dell’acqua che passata sotto alla prora concede un borbottio di approvazione dopo la linea di poppa, nei gorghi che si fanno schiuma e lasciano una traccia evanescente, effimera come la linea di matita sulla carta che sarà presto cancellata per lasciare posto a nuove rotte, come le note che inevitabilmente salgono alla gola per esaltare un momento di perfetta pace interiore. Questo tempo compreso tra il tramonto e l’alba che chiede il mio piccolo mare per essere intessuto da costa a costa è sempre troppo breve: come una bella canzone. Oggi nasce quindi un sogno consapevole, anzi un peccaminoso desiderio, quello di conoscere oceani più grandi con molti giorni di infiniti orizzonti e di cieli squarciati di stelle, o di pallide nubi solitarie; di quelli che lasciano tanto spazio ai pensieri e di conseguenza poco alle parole, che povere, non possono raccontare l’immensità, ma possono suonarla, con il riverbero che presto si spegne come il solco spumeggiante di poppa, una sinfonia di colori e di suoni, che accompagna le raffiche della vita. A questi pensieri accompagno una immagine che non descrive fatti straordinari o colori imprevedibili o riverberi che suscintano meraviglia, ma solo il murmure quieto della rotta, salutata dal tramonto; quelle piccole nuvole sul mare senza confini raccontano bene la dimensione minima dei miei pensieri cullati dalla canzone che più di tutte mi parla di mare, quella che tante volte asseconda senza volontà cosciente il basculare del timone, perfettamente concorde al pensiero di Carlos Ruiz Zafon: Il mare ha questa capacità; restituisce tutto dopo un po’ di tempo, specialmente i ricordi. Duc in altum.
Bellissimo elogio al mare. Solo la persona che ama il mare riesce a scriverlo in questo modo affascinante. Il Tuo sogno da realizzare è un gran bella impresa, non per tutti eh ...e non da tutti. Ci vuole il coraggio. la passione per navigare ..che ha Te non mancano. Un saluto e un abbraccio - norma
Il coraggio e l’incoscienza spesso si tengono a braccetto. Certamente il mio è un sogno un po’ egoista, come tutti i desideri effimeri. Resta pur vero che nella nostra vita, come anche nella rotta di una barca, si ha bisogno di una destinazione da raggiungere per potere procedere, per non restare in balia dei venti. Quasi sempre le rotte, almeno quelle più belle, puntano a miraggi oltre la linea dell’orizzonte; sono mete che non vediamo, ma che sappiamo ugualmente di volere toccare. Proprio da questo desiderio nasce il potere di realizzare le cose che il troppo soppesare e calcolare vorrebbero rendere impossibili, ed invece, richiedono solo la pazienza e la tenacia intessute assieme: come una vela che si gonfia allo Scirocco.
Ricambio cordialmente il tuo saluto con quello consueto dei marinai: Buon Vento!
in quella foto, nonostante qualche nube all'orizzonte, il rosa del tramonto colora il cielo..sotto, il mare, con alcuni accenni d'onda, presenta a tratti un rimestolio maggiore, quasi ci fosse un branco di pesci. la vita, come il mare, ha un mondo sommerso e uno evidente. la vita procura onde, che nel momento di piatta, si rimpiangono. splendida foto, perchè Tua un saluto caro,Laura
Capisco che se la foto non fosse stata mia ti saresti sentita libera di criticarla in modo severo, ringrazio per la delicatezza, anche se sono consapevole che il significato emotivo della foto resta soprattutto personale: icona di un momento di mare di quelli che regalano la pace nel profondo del cuore. Anche quelle nuvole leggerissime sono l’evaporazione dei pensieri grevi che il mare porta con se, spandendoli nel suo infinito caldo come un abbraccio :)
Max
Ricambio cordialmente il tuo saluto con quello consueto dei marinai: Buon Vento!
splendida foto, perchè Tua
un saluto caro,Laura
Max