« Onde gravitazionali | Punto Vernale 2016 » |
Post n°507 pubblicato il 12 Marzo 2016 da Zero.elevato.a.Zero
Ergo qui desiderat pacem, praeparet bellum Ho scoperto il mondo del Budo a otto anni per non lasciarlo più, Budo (武道) è una parola giapponese che raccoglie l’etica nella pratica delle arti marziali: infatti l'ideogramma "bu" (武) è composto internamente da due ideogrammi, hoko (戈) e tomeru (止) che nella lingua giapponese significano: Anche nella Quaresima che stiamo attraversando ricorre un simbolo di morte, una croce di legno che condannava ad una fine atroce delinquenti e criminali; eppure questo simbolo di sangue e sofferenza, impiegato con rettitudine dell’anima può convertirsi in uno strumento salvifico capace di migliorare la nostra essenza umana. Da quegli otto anni verdissimi la mia vita è stata un passeggio più o meno costante lungo questo percorso che è composto da molti sentieri, o come io preferisco vederli, molti fiumi; ho avuto più volte modo di dire in queste pagine come la caratteristica dei fiumi, nonostante le loro differenze e i loro percorsi dritti o tortuosi, è quella di protendere al mare. Nel corso di questa esperienza ho sempre mantenuto un’attitudine per le tradizioni giapponesi, non perché necessariamente migliori, ma semplicemente per una preferenza personale fatta di curiosità verso una cultura distante eppure affine. Giusto un anno fa la vita mi ha messo di fronte alla necessità di cominciare di nuovo da capo molte cose date frettolosamente per scontate, non ultima quella apparentemente così semplice del camminare: un evento che si è rivelato un dono prezioso, nonostante le apparenze contrarie. In questo imprescindibile riscoprire, in questa Primavera dopo un lungo Inverno, ho pensato che fosse tempo anche di cose nuove lungo il cammino del Budo allontanando la pratica, non certo il cuore, dal Dojo nel quale ho raccolto momenti bellissimi grazie al Judo, al Karate, quindi all'Aikido per arrivare al Kendo, preferendo a un tratturo pieno di fiori di ciliegio così giapponesi quelli del pero molto più vicini alle mie origini. Così cambio spada: è una scelta difficile da raccontare a parole, dopo lunga elucubrazione resto convinto della sua opportunità; la nuova spada è quella nella foto di apertura è di Nylon e non recide come la sorella giapponese, che pure conservo ancora con estrema dedizione. Ripensandoci meglio però ha comunque un taglio netto, capace di squarciare anni di inerzia accumulata lungo la medesima direzione. Non ha niente di giapponese questo nuovo strumento perché è il simulacro di una spada da lato rinascimentale tipica della scuola di scherma antica che ora frequento con l’emozione di un remigino. Per non rinnegare un passato pieno di momenti felici qualcosa di giapponese gliel’ho lasciato io: il nome che si porta e che ricorda come un cammino, per quanto possa sembrare lungo, è fatto di piccoli passi, ciascuno fondamentale, ciascuno figlio del precedente. A un passo dalle Nuvole - Luca Ghielmetti
|
https://gold.libero.it/0elevato0/trackback.php?msg=13371270
I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
AREA PERSONALE
MENU
CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG
DARUMA
Bambola Daruma regalo di Aikoyuki
TAG
CERCA IN QUESTO BLOG
ULTIMI COMMENTI
Inviato da: Zero.elevato.a.Zero
il 19/08/2024 alle 11:41
Inviato da: Zero.elevato.a.Zero
il 19/08/2024 alle 11:40
Inviato da: Zero.elevato.a.Zero
il 19/08/2024 alle 11:39
Inviato da: cassetta2
il 10/08/2024 alle 13:43
Inviato da: surfinia60
il 10/08/2024 alle 10:31
La spada in fondo è una compagna per i più temerari e affascina chi non la impugna. Così il tuo raccontare così intimo, tradOtto dal cuore al popolo, per un bisogno che comprendo sì tanto da non dover proferir altro
Specchio di Gemma: In Ogni Paradiso brilla la Spada.
venda il mantello
e ne compri una.
Lc 22: 36
Nella tua saggia citazione agostiniana che richiama le tre insegne imperiali del Giappone, non poteva mancare la Spada del Paradiso, ottenuta dal dio delle tempeste e del mare dall’ultima coda del mostro ad otto teste; anche quella volta comunque c’era di mezzo una ragazza.
Una spada che, come ebbe modo di scoprire Yamato Takeru, conferiva perfino il controllo sul vento.
Acqua, fuoco, terra e naturalmente vento confluiscono tutti nella spada, così evocando il sospiro della brezza anche per questo pezzo di nylon il mio pensiero è andato alla leggenda dei due più grandi maestri armaioli, Muramasa e Masamune: a come la 10.000 Inverni fosse in grado di uccidere anche il vento mentre la Mano Delicata sapesse coniugarsi con questo attraversandolo senza sforzo.
Quest’ultima è la meta che anima da sempre il mio cammino.
Tempio d’Atsuta
Unito nel cuore al
Duomo di Poznan