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Post n°110 pubblicato il 14 Novembre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
Sono trascorsi poco più di 10.000.000 di secondi da quando ho iniziato questo blog. I numeri sono miei amici da sempre e per questo li apprezzo come il segnale per un momento di revisione. In queste ore, fatte di scoperte personali, la parte di più bella dell’esperienza è stata l’interazione con chi mi legge e mi commenta. Altrettanto interessante per me è vedere che ci sono frequentatori abituali che passano, leggono e, fortunatamente per me, ritornano. Voglio ringraziarvi tutti. Oggi sono ad interrogarmi sul motivo profondo che mi spinge a lasciare un post per ogni giorno che passa, forse è anche il tentativo di trovare una spinta a continuare questa avventura. Le cose che hanno il senso migliore nella mia vita sono sempre state ispirate sostanzialmente al concetto di essere utile a qualcuno o a qualche ideale. Forse invece per il blog non è così. Forse è solo un microcosmo tutto per me nel quale mi autoreferenzio. Mi nascondo, come dice una cara amica, dietro alla mia cultura (che a me non pare nemmeno tanto spessa) e non esco fuori io per quello che sono, è una critica importante ai miei proposti iniziali. Lo apprezzo davvero come l’opinione di chi mi vuole bene ed è sincero con me.
Varie volte ho avuto modo di parlare del senso della libertà e del senso migliore da offrire a quel regalo meraviglioso che è la vita. Per quanto mi riguarda ho chiaro il concetto che la mia libertà si esalta quando diventa servitrice, trovo curioso pensare che in giapponese Samurai significa colui che serve. Qui non riesco a vedere nella nebbia uno scopo utile per qualcuno che non sia io. Mentre mi interrogo sull’opportunità di proseguire o meno l’esperienza del blog, ho pensato di pubblicare, per quelli che ancora non hanno subito più volte questa citazione, un breve racconto di Tagore, che trovo l’icona migliore al mio senso personale della libertà. Lo faccio soprattutto ed ancora una volta, per me, per verificare che la sua freschezza sia ancora intatta nelle cose che faccio, anche e soprattutto in queste righe che scrivo. Un vostro commento mi aiuterà nel fare chiarezza. Un Addio è comunque un arrivederci.
Ero giovane, e mi sentivo forte. Quella mattina di primavera uscii di casa e gridai:
«Io sono a disposizione di tutti. Chi mi vuole ?»...
La sera arrivai nei pressi di un casolare. Si affacciò una graziosa fanciulla e mi disse: «Ti prendo io. E ti compenserò con il mio sorriso». Io rimasi perplesso. Quanto dura un sorriso ? Frattanto quello si spense, e la fanciulla si dileguò nell'ombra.
Passai la notte disteso sull'erba, e la mattina ero madido di rugiada. «Io sono a disposizione... Chi mi vuole ?». Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un fanciullo che, seduto sulla spiaggia, giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse. «Ti prendo io», disse, «e in cambio non ti darò niente». Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui.
Alla gente che passava e chiedeva di me, rispondevo: «non posso, sono impegnato». E da quel giorno mi sentii un uomo libero.
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stanotte non ti lascio un sorriso..non sotto queste parole..
oggi ti lascio il nulla..
il non lasciarti il sorriso, ma il nulla era riferito al racconto di tagore
non voglio lasciarti un sorriso, perchè non voglio vederti sparire..
quindi non ti lascio niente..
Anche io sento la necessità di un po’ di vuoto, per accogliere cose preziose, sempre con la speranza di diventare migliore. Grazie per le tue parole appetitose :).
Le parole hanno il dono di avere spesso significati dentro ai significati, quasi sempre hanno contenuti superiori alle mie intenzioni a seconda di chi le legge attraverso i propri occhi e la propria esperienza, per questo è di utilità meravigliosa poterle conforntare.
Angelo Branduardi: ho ascoltato il suo primo concerto che avevo 15 anni, sono iscritto a fan club e seguo i concerti che passano vicino a casa. Resta la colonna sonora fondamentale di tutta la mia vita, dei momenti tristi e delle ninna nanne cantate ai miei bambini, del tempo dedicato alla meditazione come alla gioia più pura della musica. Credo sia una questione di vibrazioni che hanno lo stesso periodo della mia anima e quindi rispondono per simpatia alle frequenze evocative.
Grazie per questa goccia che diventa diamante e scintilla alla luna.
Le tue parole mi fanno pensare ad un Haiku di uno dei maestri più famosi: Basho scrive…
Nao mitashi hana ni akeyuku kami no kao
Ancora vorrei vedere, tra i fiori all’alba vagare, il volto del Dio
È un’immagine che porto in fondo in al cuore come tutti gli amici conosciuti qui
scintille di polvere
i suoi pensieri