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Vento Apparente

Post n°541 pubblicato il 29 Settembre 2017 da Zero.elevato.a.Zero
 
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Dopo le vacanze estive non ho smesso di andare in mare, ci sono tornato più volte soprattutto in occasione di eventi sportivi che richiedono attitudini parecchio diverse da quelle rilassate e meditative della crociera.
Quando si corre sul mare il cronometro torna a fare da protagonista ed in ogni momento è necessario valutare oltre alla velocità, efficienza delle vele, rotta assunta dallo scafo, posizione dell’equipaggio e variazioni delle condizioni meteo, soprattutto del vento e della corrente: c’è meno spazio per astrazioni filosofiche.
A questo si aggiunge che per la maggior parte delle barche d’altura la manovra è ancora condotta fidando sull’energia umana diretta, senza l’impiego di servo meccanismi idraulici ed elettrici; quindi è opportuno ottimizzare momenti di azione e riposo dei diversi membri dell’equipaggio.
Dove la tecnologia interviene in modo massiccio è nella capacità di informazioni che si hanno a disposizione navigando: non solo un’accurata valutazione della posizione, rotta e velocità della barca, direzione ed intensità di vento e corrente, ma ancora della posizione delle altre navi attorno, soprattutto quelle che partecipano alla competizione delle quali si viene informati sulla loro velocità e direzione e questo, maggiormente di notte, crea condizioni nuove e percezioni più affinate.
Nonostante questa relazione che collega i regatanti, ogni imbarcazione è un piccolo universo a sé stante, il vento che si percepisce in barca è diverso da quello del mondo a causa del moto: tanto che a bordo si parla di vento apparente distinguendolo da quello reale.
Non  è difficile capire questa cosa immaginando di pedalare in bicicletta in un giorno senza vento, il moto per effetto della pedalata fa attraversare l’aria e quello che percepiamo è un vento che proviene da davanti che ha la stessa velocità della bici, è un vento che il mondo non conosce ed esiste solo in modo apparente per il ciclista e tutto quello che sta sulla bicicletta. Ecco perché quando il vento c'è pedalare contro costa maggiore fatica e averlo invece alle spalle aiuta ad avanzare più speditamente. Le barche non fanno eccezione alla regola galileiana, solo che preferiscono le andature con il vento più possibile lontano dalla poppa, per innescare funzionamenti aerodinamici delle vele. È per lo stesso motivo che oggi esistono barche che viaggiano a velocità molto superiori a quelle del vento reale.
Quando il vento è poco e soprattutto da retro, conviene quindi fare camminare la barca più velocemente possibile in modo da creare un vento apparente sempre più appruato e sempre più capace di stimolare la prestazione delle vele.
Mi stupisce sempre, nonostante l’evidenza algebrica del fenomeno, che sulla barca si viva un universo personale, con il proprio vento, con le proprie percezioni relative, soprattutto mi piace l’idea che, con pazienza e con tenacia, come mi ricordava il mio amico e Kohai in un momento di illuminazione, si possa costruire un vento migliore che gonfia le vele e porta lontano con maggiore efficacia.
Credo anche che difficilmente si possano sposare le due attitudini di andare per mare godendo di un viaggio fuori dal tempo, oppure misurarcisi sopra mediante il confronto tra scafi ed equipaggi, con quella follia umana che porta ad inventare concetti come il tempo, ma che permette allo stesso tempo di tendere i propri limiti aumentando capacità e obbiettivi raggiungibili. Insomma o si è crocieristi o si finge di esserlo per il tempo che passa tra una regata e quella successiva, cercando di soffocare nel frattempo l’orgoglio umano di desiderare qualcosa oltre quello che la natura regala: il vento apparente che fa andare più veloci.
Buon Vento!

DikDik - Il Vento (di Battisti - Mogol)

 
 
 

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