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« Cos'è la musica? (II)Cos'è il suono? »

Cos'è la musica III

Post n°4 pubblicato il 14 Febbraio 2010 da domenicomolinini
 

Dai vostri commenti evinco che, seppure in linea di massima, definite la musica come arte di per sé sublime, per una condizione congenita al suo stesso essere, che ne farebbe una sorta di linguaggio divino, sempre, in assoluto, quindi.

musica nuova

A questo punto ritengo utile citarmi. In Musica Nuova così scrivo:

... nel corso dei tempi, le personalità più illustri hanno definito il termine musica, con affermazioni talvolta molto differenti tra loro, ma pur sempre valide, evidenziando l’impossibilità di sancirne il significato con una definizione assoluta. A tal proposito l’Enciclopedia della Musica Garzanti recita: «non è possibile proporre una definizione valida in assoluto, dal momento che la nozione stessa di musica, le riflessioni via via formulate sulla complessa “realtà del sonoro” e i contorni assegnati agli eventi ritenuti specificamente musicali sono variati a seconda delle epoche storiche, delle culture e degli individui».

Una definizione “asettica” della musica è: “ forma di attività che si esprime per mezzo dei suoni”....

...Così, nel definire la musica come linguaggio, occorre chiarire che, di quello, essa non possiede l’accezione con cui è comunemente riconosciuto: l’essere un mezzo di comunicazione, come la parola. Il linguaggio musicale, infatti, a differenza con il meccanismo semantico insito nella parola, scritta o parlata, non è fatto di vocaboli convenuti e di termini stabiliti atti a dare un’informazione univoca.

Nella musica non ci sono parole ed è difficile “identificare tratti discreti minimi che significano qualcosa come le parole e i fonemi”, per cui essa “non è un linguaggio in senso semiologico di cui si possa costruire un vocabolario”. Da un punto di vista semiologico, quindi, una forma linguistica che ha un significato, oltre che comprensibile, deve essere traducibile in un altro linguaggio. Ma la musica produce pensiero e sentimenti attraverso canali non discorsivi, essendo intelligibile ma intraducibile. Utile, in tal senso, è la distinzione che fa Imberty tra il concetto di senso e quello di significato, per cui la musica ha un senso ma non un significato, cioè non consente di definire delle relazioni tra significante e significato paragonabili a quelle del linguaggio.

Non esiste, quindi, un significato extrasonoro che i suoni possano trasmettere e del quale siano significanti, poiché il significato della musica è la musica stessa.

La musica è quindi un linguaggio, in quanto materia organizzata in sistema significativo e in quanto forma simbolica, anche se si caratterizza per una semanticità indeterminata e intraducibile, “indeterminatezza che non equivale a non significatività ma ad una plurivalenza”.

Questo dimostra che, a differenza del linguaggio, parlato o scritto, strumento di espressione per descrivere la condizione umana, quello musicale è esso stesso immediata e diretta espressione di quella.

Per dirla con Massimo Mila, il linguaggio musicale è essenzialmente una sintassi dove esiste una logica intrinseca che coordina la successione e le combinazioni dei suoni.

La musica conserva, inoltre, le stesse accezioni che rimangono al linguaggio, parlato o scritto, quando di una frase si fanno l’analisi logica e grammaticale: l’impalcatura sintattica. Quindi, è per il fatto che possiede questa fisiologia sintattica che si può parlare della musica come di un linguaggio, il quale ha le proprie leggi espressive; diverse sicuramente da quelle della parola, ma capaci di realizzare altre espressioni, che alla parola sono precluse.

 
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