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Domenico Molinini - Tempo vivente

Concerto per Flauto e Pianoforte
Flautista Michele Bozzi
Pianista Gianni Saponara
29 Giugno 1980 - Corato

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Una storia che merita di essere raccontata.Tra pochi...
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« Ildebrando PizzettiTempo Vivente »

una domenica italiana (da Nuvola Viola, alias Cate)

Post n°19 pubblicato il 18 Aprile 2010 da domenicomolinini
 

Cateviola ha il potere di provocarmi: leggo un suo post e mi viene voglia di scrivere sul tema da lei trattato (se questo non è plagio "postifero", cos'è?).

Mario Farisano aveva 44 anni.

Chissà se il Papa ha saputo di Mario Farisano, un uomo, attanagliato dall'angoscia, dalla disperazione, dal dolore, che non ha saputo (potuto?) farcela.
Non è una tiritera anticlericale la mia. Tante volte, di fronte a situazioni critiche, mi sono chiesto cosa stesse facendo la Chiesa per risollevarle e, non ridete, cos'avrei fatto io se fossi stato il primo dei sacerdoti.
Chissà cos'avranno pensato di quell'uomo i ricchi. Quelli veri, intendo. Quelli che non riuscirebbero, quand'anche volessero, a contare tutti i loro soldi, poiché, nel mentre, questi continuerebbero ad aumentare.
So come la pensano i ricchi: sono convinti di essere tanto migliori degli altri, più bravi, più intelligenti, più competenti, più capaci, più, più, più... Non li giustifico minimamente i ricchi. La ricchezza nella maggior parte dei casi deve la propria opulenza all'immoralità dominante che si accompagna alla mancanza del buon governo della cosa pubblica. La ricchezza è tra i mali che l'umanità dovrebbe fare in modo non fosse mai realizzabile (vedi il mio Teorema di Ulisse).
Ma la Chiesa mi sconvolge. Mi sconvolge poiché le ricchezze materiali, mobili e immobili che essa possiede sono incommensurabili.E allora mi sovviene del Vangelo Di Matteo in cui si dice: E' più facile che una grossa corda (Gesù intendeva propriamente una gomena, visto che si rivolgeva a pescatori) passi nella cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei Cieli. Una corda, tal quale quella scelta da Mario Farisano, una brava persona, come ce ne sono tante, in balìa della cattiveria di uomini che si fanno lupi verso altri uomini (mi perdonino i lupi che tali sono, poiché così Natura li ha fatti).
Di quello che i leghisti fanno e sfanno, nella loro convizione delirante di essere gli unici ad avere senno e ragion d'essere, non voglio nemmeno scrivere: si può essere lupeschi, ma non cretini.
Le uscite surreali di Berlusconi su Saviano, poi, sono frutto della insostenibile leggerezza dell'essere. Gli auguro di prendere coscienza del proprio spessore morale e di porvi rimedio e, se sia vero che egli crede in Dio, visto che lo vedo spesso in Chiesa con atteggiamento compunto e devoto, di rendersi conto che nell'Aldilà difficilmente riuscirà a prendere per culo il Padreterno.
In quanto a Luttwak, l'ho sentito ad Annozero e in qualche modo mi ha fatto pensare anche lui alla logica del lupo che stando a monte del ruscello si rivolge all'agnello, a valle, rimproverandogli di sporcargli l'acqua.

 

 
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