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Cantare...

Post n°31 pubblicato il 23 Settembre 2010 da domenicomolinini
 

Giorgia (alias dodici_scatti), con la sua richiesta sul post di Ilike, mi dà l'occasione per una breve riflessione sulle qualità canore ed interpretative di Ilike e più in generale sul canto ed i cantanti.
Premetto che, essendo molto occupato con la musica, ho poco tempo da dedicare all'ascolto musicale. Infatti, se sto componendo, quella che ascolto e vado costruendo è la mia musica. Se, invece, sto scrivendo e facendo ricerca musicologica, ogni tanto ascolto anche musica.
Tornerò, magari a breve in un altro post, a scrivere sul significato di ascolto.
Per adesso, quello che mi preme significare è che, non avendo molto tempo da dedicare alla complessa pratica intellettuale dell'ascolto musicale, quando sono nelle condizioni per farlo, la musica di Rossini non entra nella rosa, pure vasta, delle mie scelte (e anche di questo prima o poi dovrò scrivere).

E veniamo a Ilike.
Già prima di queste recite, a giugno, avevo notato quanto, in assoluto, la sua voce fosse maturata, sia timbricamente, sia tecnicamente, avendola ascoltata nello Stabat di Pergolesi.
Inoltre, Ilike ha la capacità di stare, e muoversi, con naturalezza sul palcoscenico. Non è da tutti: mi capita di vedere certi elementi che più catatonici e imbranati di così non si può.
Il canto non è una pratica facile, e non mi riferisco solo al canto lirico.
Per cantare, occorrono doti naturali.
Prima fra tutte l'orecchio musicale, ossia la capacità di percepire i suoni, appropriarsene e saperli utilizzare concettualmente (così come facciamo con le lettere del nostro alfabeto).
L'orecchio musicale prescinde e non ha nulla a che vedere con l'alfabetizzazione musicale: si può cantare benissimo senza conoscere la musica.
Ilike ha un buon orecchio musicale. Quindi ha la prima dote che occorre per cantare.
Eppure, continuo ad imbattermi in soggetti che vorrebbero cantare, ma non hanno orecchio musicale. La cosa grave, a mio sommesso parere, è che li si fa cantare ugualmente. Questo avviene poiché nelle scuole di canto (non sempre per fortuna) ci si occupa solo della formazione (intesa come strutturazione) della vocalità canora, senza prima verificare se il soggetto abbia orecchio musicale.
Per intenderci, si fa un lavoro di liuteria, talvolta sopraffino, ma, una volta pronto lo strumento chi lo suona?
Un buon violino suonerà bene solo se affidato alla perizia di un eccellente violinista. Chi abbia impostato una voce eccellente, produrrà suoni timbricamente eccellenti, ma, se non intonato, canterà in maniera straziante.
Affidate uno Stradivario ad un violinista in erba e sentirete che strazio.

Ma non è finita.
Per cantare non basta possedere l'orecchio musicale. Occorre anche possedere senso ritmico, ossia, in presenza di suoni, agire-reagire secondo processi psico-motori, indotti dalla percezione.
Chi non abbia senso ritmico è incapace di procedere, come si dice, "a tempo". E' incapace, praticamente, di coordinare nello spazio tempo l'inizio ed il termine di ogni evento sonoro, ossia di ogni durata, quindi del flusso ritmico nel contesto metrico.
Ilike ha un buon senso ritmico.

Riepilogando, orecchio musicale, senso ritmico, capacità attoriale sono gli ingredienti fondamentali che servono ad un cantante lirico. Ilike ha queste doti alle quali unisce una grande dedizione allo studio.
Già, perché occorre studiare tantissimo per mettere a frutto queste doti e lei lo fa in maniera metodica ed intelligente.

L'ultimo elemento che gioca a favore o a sfavore della carriera di un cantante lirico (ma questo non vale solo per i cantanti lirici) è un tantino di fortuna. Trovarsi al posto giusto, nel momento giusto, essere ascoltati da un direttore artistico o musicale, sono accadimenti che non poche volte hanno aperto gloriose carriere.

Non credo che occorra aggiungere altro se non che, come Ilike, ci sono in Italia tanti validi cantanti lirici. Nel corso degli ultimi trent'anni della mia attività musicale di  compositore, direttore d'orchestra, formatore e direttore di coro e didatta ho conosciuto ed interagito con centinaia di cantanti. A parte quelli già famosi, si è sempre trattato di giovani dai quali ho preteso ed ottenuto la qualità che rispondesse al mio estremo rigore in fatto di esecuzione musicale. Ebbene, con enorme rammarico e sdegno, ho dovuto constatare come molti, troppi, di loro non abbiano ottenuto il giusto riconoscimento per il loro sacrificio.
E così alzo la voce e grido e vorrei scuotere le mura dei palazzi dove indolentemente pasce e ingrassa chi dovrebbe occuparsi meritoriamente della cosa pubblica e dell'istruzione e della cultura e dell'arte e della musica.
Ed allora, additare la mediocrità contrabbandata e propagandata a dritta e a manca come superlativa, diventa l'occasione per fare una denuncia che, come un fiume in piena che esonda dai propri argini, vorrebbe spazzare il letamaio che ci circonda.

 
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