Creato da: domenicomolinini il 09/02/2010
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« Cos'è la musica? (II)Cos'è il suono? »

Cos'è la musica III

Dai vostri commenti evinco che, seppure in linea di massima, definite la musica come arte di per sé sublime, per una condizione congenita al suo stesso essere, che ne farebbe una sorta di linguaggio divino, sempre, in assoluto, quindi.

musica nuova

A questo punto ritengo utile citarmi. In Musica Nuova così scrivo:

... nel corso dei tempi, le personalità più illustri hanno definito il termine musica, con affermazioni talvolta molto differenti tra loro, ma pur sempre valide, evidenziando l’impossibilità di sancirne il significato con una definizione assoluta. A tal proposito l’Enciclopedia della Musica Garzanti recita: «non è possibile proporre una definizione valida in assoluto, dal momento che la nozione stessa di musica, le riflessioni via via formulate sulla complessa “realtà del sonoro” e i contorni assegnati agli eventi ritenuti specificamente musicali sono variati a seconda delle epoche storiche, delle culture e degli individui».

Una definizione “asettica” della musica è: “ forma di attività che si esprime per mezzo dei suoni”....

...Così, nel definire la musica come linguaggio, occorre chiarire che, di quello, essa non possiede l’accezione con cui è comunemente riconosciuto: l’essere un mezzo di comunicazione, come la parola. Il linguaggio musicale, infatti, a differenza con il meccanismo semantico insito nella parola, scritta o parlata, non è fatto di vocaboli convenuti e di termini stabiliti atti a dare un’informazione univoca.

Nella musica non ci sono parole ed è difficile “identificare tratti discreti minimi che significano qualcosa come le parole e i fonemi”, per cui essa “non è un linguaggio in senso semiologico di cui si possa costruire un vocabolario”. Da un punto di vista semiologico, quindi, una forma linguistica che ha un significato, oltre che comprensibile, deve essere traducibile in un altro linguaggio. Ma la musica produce pensiero e sentimenti attraverso canali non discorsivi, essendo intelligibile ma intraducibile. Utile, in tal senso, è la distinzione che fa Imberty tra il concetto di senso e quello di significato, per cui la musica ha un senso ma non un significato, cioè non consente di definire delle relazioni tra significante e significato paragonabili a quelle del linguaggio.

Non esiste, quindi, un significato extrasonoro che i suoni possano trasmettere e del quale siano significanti, poiché il significato della musica è la musica stessa.

La musica è quindi un linguaggio, in quanto materia organizzata in sistema significativo e in quanto forma simbolica, anche se si caratterizza per una semanticità indeterminata e intraducibile, “indeterminatezza che non equivale a non significatività ma ad una plurivalenza”.

Questo dimostra che, a differenza del linguaggio, parlato o scritto, strumento di espressione per descrivere la condizione umana, quello musicale è esso stesso immediata e diretta espressione di quella.

Per dirla con Massimo Mila, il linguaggio musicale è essenzialmente una sintassi dove esiste una logica intrinseca che coordina la successione e le combinazioni dei suoni.

La musica conserva, inoltre, le stesse accezioni che rimangono al linguaggio, parlato o scritto, quando di una frase si fanno l’analisi logica e grammaticale: l’impalcatura sintattica. Quindi, è per il fatto che possiede questa fisiologia sintattica che si può parlare della musica come di un linguaggio, il quale ha le proprie leggi espressive; diverse sicuramente da quelle della parola, ma capaci di realizzare altre espressioni, che alla parola sono precluse.

 
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Commenti al Post:
cateviola
cateviola il 14/02/10 alle 23:41 via WEB
Linguaggio senza vocabolario, intraducibile. Linguaggio in cui il significato coincide con un significante evocativo, ma non per simboli, non tramite codice semantico. Espressione sensibile dei sentimenti e e dei moti invisibili dello spirito umano
In sintesi, perché voglio rileggermi i dialoghi tra i commenti all'altro post... molto molto interessante e piacevole
(Rispondi)
 
vi_di
vi_di il 15/02/10 alle 11:04 via WEB
Perfetto, questo argomentare sulla musica come linguaggio. Mi permetto, da profana, di aggiungere una cosa: proprio in quanto la sua è una sintassi uguale in tutto il mondo, la si può considerare linguaggio universlae.
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 16/02/10 alle 15:38 via WEB
Certo.
La musica, qualsiasi musica, comprese certe ciofeche che vanno per la maggiore, è un linguaggio universale.
Quello che mi sforzerò di chiarire, e penso ne valga la pena, è che, nonostante la evidente universalità della sua natura, spesso la musica non è univocamente compresa.
Ciò significa che laddove io valuti una musica come ciofeca, ciò sarà dovuto ai processi semantici (squisitamente soggettivi, non mi stancherò mai di dire) che avrò posto in essere.
La cosa interessante e gradita è che voi mi state dando non un "La", bensì un torrente di imbeccate che mi costringono a fare delle brevi anticipazioni su argomenti che intendo trattare ancora più diffusamente.
Grazie :-)
(Rispondi)
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 17/02/10 alle 10:25 via WEB
Sarà per questo che i bambini piccoli, che ancora non parlano ma utilizzano suoni, riescono in ogni caso a farsi comprendere dagli adulti e soprattutto dagli altri bambini? Avviene anche quando già parlano, ma lingue diverse.
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 18/02/10 alle 11:00 via WEB
Sicuramente i suoni, prima ancora di essere organizzati nelle disparate forme che chiamiamo musica, sono una fonte inesauribile di gioco altamente educativo per i bambini e questo fin dai primi mesi di vita.
Giocare con i suoni, crescere con i suoni è il modo migliore per socializzare e favorisce l'apprendimento non solo della musica, ma anche delle lingue parlate, a cominciare da quella materna.
Non a caso Robert Francès, riferendosi al sistema tonale, lo definisce come la lingua musicale materna degli occidentali.
(Rispondi)
 
cloudbreak
cloudbreak il 17/02/10 alle 18:04 via WEB
Beh, le parole sono utilizzabili solo in un ambito circoscritto, legato essenzialmente alla comprensione delle stesse. Non per niente ci sono le varie lingue, e non è detto che tutti conoscano tutte le lingue. Ma la musica viene compresa da tutti, indistintamente. Forse è per questo che la si può definire una forma di comunicazione universale (e non mi limito agli esseri umani: anche gli animali reagiscono alla musica)
(Rispondi)
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 18/02/10 alle 10:49 via WEB
Dici bene: anche gli animali e, aggiungo, le piante.
A tale riguardo, già alcuni decenni fa sono stati condotti esperimenti molto interessanti presso varie università italiane e straniere. A Bari gli esperimenti si sono tenuti presso la facolta di Fisica. Me lo raccontava un caro amico, purtroppo scomparso, che lì insegnava.
In due ambienti, identici sotto tutti gli aspetti, sono state messe due piante anch'esse identiche, entrambe davanti a un impianto stereofonico.
In una stanza è stata trasmessa continuamente musica cosiddetta "classica" (dirò in un altro momento le ragioni della virgolettatura), mentre nell'altra è stata trasmessa musica differente.
Alla fine dell'esperimento si è palesemente notato come la pianta posta nella stanza in cui era stata trasmessa musica classica fosse cresciuta rigogliosa e con il fusto proteso verso l'impianto di diffusione, mentre l'altra pianta mostrasse chiari segni di una crescita meno che normale e, quel che più ha destato sorpresa, con il fusto notevolmente piegato nell'atto di allontanarsi dalla fonte sonora.
(Rispondi)
 
 
 
cloudbreak
cloudbreak il 18/02/10 alle 17:54 via WEB
Se alla pianta avessero fatto ascoltare le canzoni di Masini o della Pausini, non si sarebbe piegata dalla parte opposta, si sarebbe immediatamente suicidata....
(Rispondi)
 
 
 
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 18/02/10 alle 23:11 via WEB
Non potremo saperlo mai. Queste due leggiadre figure non erano neppure nate quando è stato fatto l'esperimento...
(Rispondi)
 
elliy.writer
elliy.writer il 19/02/10 alle 21:37 via WEB
Leggo entusiasta post e commenti. E' tutto molto interessante, complimenti! Anche l'esperimento con le due piante :)
(Rispondi)
 
domenicomolinini
domenicomolinini il 19/02/10 alle 22:41 via WEB
Sono davvero felice di suscitare il tuo interesse, assieme a quello degli altri amici.
Presto continuerò :)
(Rispondi)
 
dianavera
dianavera il 05/05/10 alle 21:43 via WEB
La velocità era la cosa essenziale, la gioia di sedersi in macchina e precipitarsi avanti attraverso lo spazio. Divenne il bene primario, una fame da saziare a ogni costo. Nulla attorno a lui per più di un momento, e poiché i momenti si susseguivano, era come se lui solo continuasse a esistere. Lui era il punto fermo in un vortice di cambiamenti, un corpo che restava in equilibrio, assolutamente immobile, mentre il mondo gli si gettava incontro e scompariva. L'automobile divenne il sacrario dell'invulnerabilità, un rifugio dentro il quale nulla poteva più colpirlo. Mentre guidava non aveva fardelli da portare, era libero dalla benché minima particella della vita precedente. Questo non signífica che nella sua mente non sorgessero i ricordi, ma sembrava che non recassero più nulla dell'antica angoscia. Forse con questo aveva qualcosa a che fare la musica, i nastri interminabili di Bach e Mozart e Verdi che ascoltava seduto al volante, come se in qualche modo i suoni emanassero da lui e impregnassero il paesaggio, trasformando il mondo visibile in un riflesso dei suoi stessi pensieri. Dopo tre o quattro mesi, aveva solo da salire in macchina per sentire che stava liberandosi del suo corpo, che appena premeva il piede sull'acceleratore e iniziava a guidare, la musica l'avrebbe trasportato in un mondo senza peso. Paul Auster > La musica del caso
(Rispondi)
 
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