Creato da Airetikios il 18/06/2011
Se Dio esiste ,forse non sono io.

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2 Novembre

Post n°149 pubblicato il 02 Novembre 2011 da Airetikios

C'è un aspetto che mi ha sempre affascinato della morte e nonè  la sua ineluttabilità, ma piuttosto la vita che prosegue oltre quell'increspatura che è stata l'esistenza di una persona.

Da ragazzino facevo il chierichetto, mi capitava spesso di accompagnare il prete alla casa di un defunto per un rosario o per il funerale.

Entravo in quelle case per me sconosciute, vedevo oggetti che al defunto dovevano essere state familiari, che magari aveva usato e riusato, che si era costruito, che aveva scelto ed acquistato e che in quel momento non gli servivavo più, ma continuavano ad esistere.

Gli oggetti sopravvivono a noi, pensavo.

Ma non solo gli oggetti, anche le persone ci sopravvivono e con le persone i ricordi.

Nelle ultime ore di vita di mia madre , mentre la vegliavo pensavo che nella sua testa c'erano montagne di ricordi che riguardavano me, mio fratello, mia sorella che presto sarebbero andati perduti per sempre.
Alcuni ricordi erano unici, li possedeva solo lei, altri erano condivisi da mio padre pur con una visione diversa essendo stati diversi i punti di vista.

Chi altri, nel bene o nel male ha un ricordo di me?
Tutti quelli che mi hanno incontrato, che mi hanno conosciuto .

Se è vero che non si muore mai finchè si vive nel ricordo di qualcuno, posso pensare che una parte di me vada oltre la mia fine fisica, ma arriverà comunque un momento in cui anche l'ultimo ricordo, l'ultimo segno della mia esistenza scomparirà.
La vita è come un mare, che liscia la sabbia, la livella, demolisce i castelli costruiti sulla spiaggia, cancella le impronte.

Paradossalmente la cosa mi lascia sereno, mi accorgo di non voler tramandare la mia esistenza a tutti i costi, in fondo la mia vita interessa a me, interessa a chi mi vuole bene ed allora mi cullo nel pensiero di essere un semplice puntolino nell'eternità, una increspatura dell'onda, un granello di sabbia tra altri miliardi di granelli simili a me, una pennellata di colore di un quadro.

E mi piace pensare che nello sguardo grande di Dio tutte le nostre vite siano abbracciate allo stesso istante e si possa vedere il mare, la spiaggia, quel quadro che ha dipinto e che ama particolarmente.

Alex

 

 

 
 
 

Comincia davvero l'autunno

Post n°148 pubblicato il 30 Ottobre 2011 da Airetikios

Va bene, fino ad oggi abbiamo scherzato!
Ha iniziato a fare più freddo, e va bene, gli alberi hanno indossato i colori più sgargianti ed anche questo va bene, hanno iniziato a perdere le foglie e ci può stare, per strada odore di fumo di legna e caldarroste accendono la malinconia e va benissimo, le prime piogge portano i consueti disastri e questo va molto meno bene, ma finora non c'era ancora stato quel momento tanto temuto per cui alle cinque di sera fa buio.

Da stasera ci saremo, da stasera, in cambio di un po' di luce al mattino, che svanirà presto, ci sorbiremo delle lunghissime sere in cui ogni attività all'aperto perderà molto del suo fascino.

Non mi preoccupa la nebbia e neppure questo cielo grigio, non mi spaventa il freddo, da parecchi anni a questa parte patisco il buio precoce.

Non ho paura del buio ovviamente, sono grande e grosso, ma è la mia anima inquieta che lo soffre, che si carica di nostalgia e malinconia, che guarda inesorabile al tempo trascorso che è indubitabilmente maggiore di quello ancora da percorrere e si chiede spesso che fare, come vivere, come porre uno dietro l'altro gli inesorabili minuti che si accalcano dietro i granelli della clessidra.

In questi giorni ho un sovraccarico di lavoro , ho lavorato ieri, lavorerò domani alla soluzione di un problema su cui giro intorno invano da giovedì pomeriggio.
Il cliente francese mi ha fatto sapere che vuole me per le operazioni che si dovranno effettuare tra 15 giorni e questo se da un lato mi gratifica, per l'altro mi pone in oggettiva difficoltà nei confronti del collega a cui spetterebbe quel compito ed in più sono qui che giro come una trottola senza cavare un ragno dal buco.

Adesso mi metterò qui, nel silenzio di questa domenica mattina a studiare, forse con un caffè riuscirò a mettere da parte i pensieri che si accavallano e non mi fanno concentrare

Sul lato pratico sono rimasto senza mutande. Letteralmente! Ieri ho dovuto andare alla merceria del paese a comprare due paia di boxer perchè mi ero accorto di aver esaurito le scorte.

In questi casi di solito si tratta di fare mente locale e cercare una spiegazione logica , insomma , non è mica poi normale scoprire che nel cassetto dove ci stanno le mutande e le calze rimane solo un paio di fantasmini a fare ciao e dire non c'è nessuno.

Come ho fatto ad usare tutto , ma tutto senza accorgermene?

Beh, è semplice, a parte aver buttato via quelle slandrate, lo scorso WE avevo pochissima roba e non ho fatto la lavatrice, poi sono partito, quattro giorni via, più altri tre giorni tiratissimi in cui mi capitava sempre di fare tardi al lavoro e non hai voglia di attaccare la lavatrice che, non so come mai, ma se la prende comoda, un ciclo di lavaggio prende quasi due ore e centrifugare alle 10-11 di sera non mi sembra corretto per i vicini.

Ecco qua che mi ritrovo al sabato sera, pronto a ficcarmi sotto la doccia con la triste prospettiva di non avere nulla in cui racchiudere le pudenda.

Cadono le foglie e finiscono le mutande .
Sarà il caso di aumentare le scorte

Alex

 
 
 

La paura più grande

Post n°147 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da Airetikios

La paura più grande è quella che non vuoi vedere e che nascondi nel posto più profondo di te stesso, facendo finta che non esista e ti rivolgi ad altre paure più piccole facendo finta che ti stai occupando di quelle, ben sapendo che le hai scelte perchè ti lasciano comunque una via d'uscita.
 
Ed invece l'altra che tieni profonda dentro di te non ha soluzioni, la devi affrontare, devi comunque andare avanti, ma non sei più lo stesso.
 
La vicenda umana di Simoncelli ci ha messi di fronte a quella che per molti di noi è probabilmente la paura più grande ed anche adesso che si è evidenziata, e proviamo onestamente a metterci nei panni di chi la sta vivendo non riusciamo neppure minimamente a sopportarne l'idea 
 
Perdere un fglio è qualcosa contro natura, è uno stravolgimento di quelle leggi naturali che inconsciamente abbiamo accettato ed è una rivoluzione che ci spaventa perchè non la possiamo gestire, ci sentiamo in balia del fato e questo ci destabilizza.
 
Personalmente mi rendo conto che la morte di mia madre, se pur prematura, se pur rapida, se pur non preventivata è comunque accettabile perchè in fondo ho sempre saputo che sarei dovuto naturalmente sopravvivere a lei.
Ma la perdita di un figlio è uno stravolgimento delle leggi della vita e va a toccare tantissimi punti che ci impediscono di rimetterci in piedi ed affrontarla, E' inutile girarci intorno il dolore per la perdita di un figlio non si affronta, lo si subisce e basta.
 
Come padre sento il dovere di proteggere i mie figli, sempre e comunque, proteggerli dal mondo esterno, da quei pericoli che forse io vedo amplificati e loro invece più sfumati, la perdita anche solo di uno di loro, mi fa sentire di aver fallito il compito che la natura mi ha posto e con questo ho fallito la mia vita.
 
Poi la vita continuerà, questo è certo, ma nulla  sarà più come prima.
 
"SE non lo avessi lasciato andare", "SE mi fossi accorto di questo...", "SE avessi fatto più attenzione ", "SE......" sono le domande ed i tormenti delle infinite notti e dei giorni silenziosi, con quei "SE" che giriamo come coltelli nelle carni, perchè non vogliamo accettare che il destino abbia voluto questo senza che noi potessimo opporci, siamo disposti a riconoscerci una qualsiasi colpa anche arbitraria, anche presa per i capelli pur di non sentirci in balia di un Fato capriccioso che gioca con la nostra vita, e soprattutto se abbiamo altri figli la sensazione di poter in qualche modo controllare le cose ci fa sperare di non subire un altro dolore.
 
Anche questa è una paura, l'essere in balia del destino.
 
Un passaggio , una morte è comunque sempre uno specchio in cui vediamo riflessi noi stessi, possiamo voltare il capo o guardarla cercando di capire meglio cosa siamo e cosa la vita ci chiede.
E' un modo anche questo per non rendere inutile un dolore.
 
 
Alex

 
 
 

Paesaggi

Post n°146 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da Airetikios

Lascio Alby sur Cheran avvolta da una nebbia fitta che lascia però trasparire ampie chiazze di azzurro nel cielo. "Nebia bas-a bel temp a las-a" penso tra me e me mentre imbocco la rotonda che mi porterà all'autostrada non dopo averla individuata a fatica.

La strada è sgombra, poche auto, quasi nessun Tir e dalla radio, sulla stazione Autoroute, canzoni d'amore in francese che si intonano perfettamente al paesaggio che via via si fa più nitido.

La nebbia mi accompagna fino a Chambery quasi volesse fare una sorpresa e tenere nascosta la brutta periferia di una città, poi d'improvviso scompare e mi lascia in un panorama autunnale di incredibile bellezza,

Il sole basso taglia radente l'aria ed evidenzia le sfumature di colori, il verde dei prati ancora bagnati dalla pioggia di ieri, gruppi di alberi multicolori che riplendono nelle livree autunnali, il bruno della terra, il nero delle rocce, il verde scuro dei fiumi che mi scorrono incontro.

L'Autoroute della Maurienne si snoda tra pascoli e boschi, qua e là un villaggio dai tetti scuri con i camini che fumano ed intorno come quinte naturali scoscese e lucide di pioggia le prealpi francesi che si innalzano via via fino a mostrare vette innevate.

Non faccio nessuna foto, sarebbe inutile, dovrei avere una telecamera che riprendesse a 360° tutta l'ora buona che serve per arrivare da Chambery al Traforo del Frejus.

In tutto quel nitore soltanto in lontananza la vetta del Monte Bianco appare velata dalla nebbia che sta salendo verso il cielo fino a sparire.

Arrivo all'imboccatura del tunnel in stato di grazia che condivido con un messaggio che mi chiede come sia la strada perchè in Italia è un disastro.

Il Tunnel del Frejus è un buco puzzolente e caldo lungo quasi 13 Km dove la velocità massima consentita sono 70 Km/h e la distanza obbligatoria tra un veicolo e l'altro è di 150 mt.

La lunghezza che impedisce una completa aerazione fa in modo che all'interno la temperatura salga man mano che ci si inoltra nel cuore della montagna arrivando fino a 30-32 gradi, ci si accorge che si è superata la metà quando la temperatura inizia a calare.
Sono circa dieci minuti lunghissimi e noiosissimi, dove solo il cruise control impedisce di distrarsi e superare i limiti che porterebbero ad una sanzione immediata non appena usciti.

Lasciato un magnifico paesaggio autunnale in suolo francese, all'uscita mi trovo improvvisamente catapultato in pieno inverno, il cielo ha lo stesso azzurro dell'altro versante, ma qui tutto è coperto dalla recente nevicata di ieri, mezzi spalaneve all'opera ed ovunque ai lati della carreggiata le classiche montagnole di neve sporca.

Il candore è abbagliante e sono costretto a mettermi gli occhiali da sole, ma lo spettacolo è superbo, le montagne, le MIE montagne, quelle che conosco e che ho salito sono splendide nella loro divisa invernale, maestose, solenni, ieratiche ed io le guardo commosso.

Se ho dei bei ricordi dell'adolescenza sono legati ai campi estivi che la parrocchia ci faceva trascorrere qui, in alta Val Susa, altre volte sono uscito dall'autostrada e per la strada nazionale mi sono fermato a rivedere quei posti, un po' cambiati, ma pur sempre inconfondibili, invece stavolta devo proseguire veloce per Torino, le rogne mi hanno raggiunto anche in Francia 
A quanto pare pure i miraggi sono a termine.

Alex

 
 
 

... e per tetto solo un cielo di stelle...

Post n°145 pubblicato il 26 Ottobre 2011 da Airetikios

Il mio lavoro è anche questo, terminare la giornata ed invece di ritornare a casa, si va in albergo, in una delle mille e mille stanze sparse per il mondo.

Stanze sempre diverse, ma che solo in rarissimi casi non si portano dietro la desolazione e la tristezza di un albergo da viaggiatori di commercio.

Cambia molto l'umore delle persone, almeno il mio, quando si può tornare in una stanza allegra, in cui si nota la cura delle cose, in cui un quadro o un soprammobile indicano il desiderio di farti sentire a casa  e quando invece la port si apre su una stanza grigia, con le finestre chiuse, le tende tirate, la moquette per terra ed un orribile luce al neon che rende disumana ogni ombra, ogni contrasto.

Un tavolino appoggiato ad una parete, una sedia, il letto e null'altro.

Per evitare luoghi simili molte volte ho preferito fare più km, allontanarmi un poco, ma almeno sfuggire alla depressione.

La stanza in cui mi trovo queste due sere si potrebbe definire senza infamia e senza lode, accogliente quanto un saio da frate ha però il vantaggio di prendere luce da un bellissimo Wasistdas che , come da foto, permette a chi sta nel lettuccio di guardare il cielo.

Per ancora più incredibile fortuna sta piovendo, da un cielo grigio la pioggia autunnale ticchetta piano sui vetri , spezza un poco questo silenzio, fa compagnia e , se pure mette malinconia,  è una malinconia dolce che parla di giorni di sole che verranno ancora, dell'autunno presente dell'inverno imminente.

Più tardi si tratterà di andare a mangiare e scegliere bene, i piatti della tradizione savoiarda sono ipercalorici e non me li posso permettere pena cancellare in poco tempo i risulttai di una stagione

Ma questo più tardi, per ora sto leggendo un libro sdraiato sul letto, fuori il mondo continua la sua corsa, ma almeno per il momento può fare a meno di me.

Alex

 
 
 
 
 

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