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Il paese delle meraviglie

Messaggi di Marzo 2019

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Post n°90 pubblicato il 23 Marzo 2019 da Quenofhearts84

                                                      Le parolacce.


Le parolacce dilagano. Ai bambini non le vietiamo più, e i politici ne fanno ampio uso. Il turpiloquio segnala una visione rozza della lingua, blocca i ragionamenti e qualifica chi lo utilizza più di chi ne è bersaglio.

Ma esiste un modo per usarlo bene.

Il turpiloquio dà – neppure un bambino lo ignora – un senso di potere; ti protegge, funzionando a un tempo, specie fra gli agguati del traffico cittadino, da formula di scongiuro, da esclamazione punitiva e da espressione di sdegno. 

Chissà quanti le parolacce le urlano tra sé e sé, dovunque risulti loro più congeniale, insaponandosi sotto la doccia o facendo jogging nel parco, o magari al buio, prima di addormentarsi.

Qualcuno prega Dio, qualcuno insulta un altrettanto insondabile prossimo.

Un v. e sogni d’oro.

La parolaccia, che è fatta per offendere, pretende un pubblico e, va da sé, qualcuno o qualcosa da colpire. Sta al posto di una sberla o di un calcio, o di uno sputo. Aristotele, a ragione, notava che tra l’aischrologhia  e l’azione riprovevole il passo è breve.

Lo si è visto anche troppo dimostrativamente in questi giorni alla televisione. Sia Aristotele sia Platone, dunque, vietavano senz’altro la pratica dell’aischrologhia nel loro stato ideale.


Le parolacce oggi dilagano. Non le si proibisce più neppure ai bambini.

Il fenomeno è osservato dai linguisti e dai commentatori sociali. Dilagano perché dilaga la comunicazione spicciola.

Non vengono senza le loro compagne ideali: le frasi fatte. Basta scorrere qualche scambio di battute su una pagina di Facebook e avremo una campionatura abbastanza rappresentativa della condizione verso cui tende la lingua pubblica. 

L’uso scriteriato di espressioni volgari indica un problema di ordine sociale.

 
 
 

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Post n°89 pubblicato il 03 Marzo 2019 da Quenofhearts84

 

Il Carnevale dal punto di vista storico viene considerato come un periodo di festa e di rinnovamento. Secondo il calendario dell’antica Roma, il periodo che oggi noi dedichiamo al Carnevale poteva coincidere con la fine o con l’inizio dell’anno.

Ciò che colpisce di più nelle origini del Carnevale riguarda il significato che aveva in passato come ribaltamento dell’ordine sociale in cui i servo poteva diventare padrone, almeno simbolicamente, e viceversa.

                   

Tenete conto che la storia del festeggiamento del Carnevale in Italia è molto antica. Si parla del Quattrocento e del Cinquecento come secoli per cui già si hanno delle testimonianze della festa del Carnevale in alcune città italiane. 

Il Carnevale secondo la tradizione cattolica è il momento che precede l’inizio della Quaresima, un periodo che deve essere dedicato alla riflessione e al riavvicinamento agli aspetti sacri della vita in previsione della Pasqua.

Nella sfera laica i festeggiamenti e le tradizioni per il Carnevale richiamano al divertimento, alla possibilità di vivere alcune giornate in allegria.

 
 
 

 

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