Creato da stelladelmattino2005 il 20/03/2006
Pensieri e parole rigorosamente in disordine
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Certo non sai (F.Guccini/A.Marangolo)
Certo non sai quanto sai quanto sei dolce e bella quando dormi
coi tuoi capelli sparsi e abbandonati sul cuscino
neri e lucenti, come degli stormi
di corvi in volo chiaro nel mattino.
Certo non so che cosa puoi sognare quando sogni
e appare solo appena un lieve affanno nel respiro
che ti esce piano e si mescola coi suoni
di questa notte che si consuma in giro.
E sulla tua fronte gocce di sudore;
io vorrei asciugarle, io vorrei parlarti,
dirti cose vane me c'è in me il timore
di spezzarti il sonno, forse di svegliarti.
Forse non sai quanto sia felice nel vederti
addormentata e persa accanto a me, stesa vicino;
quanto sia bello il gioco dell'averti
in sogno verso chissà quale destino.
Certo non sai quanto mi commuovi quando dici
parole strane e quasi senza senso a mezza voce,
forse ricordi di attimi felici
persi in un atomo onirico veloce.
Certo non so con cosa o chi sorride quel sorriso,
dicon con gli angeli ma il nostro cielo è quello umano,
un lampo breve che dà luce al viso
accarezzato da questa mano.
Questa breve notte lenta si frantuma
ed il nuovo giorno piano sta arrivando,
già sull'est albeggia, non c'è più la luna;
sveglia ti alzi e chiedi: "Cosa stai guardando?"
Forse non sai quando di sonno e di notte sei bagnata
quanto ti ami e quanto siano vuote le parole:
chiedo: "Che sogni ti hanno accompagnata?"
e fuori il giorno esplode al nuovo sole.
… tutte le parole scritte dagli uomini sono forsennato amore non corrisposto; sono un diario frettoloso e incerto che dobbiamo riempire di corsa, perché tempo ce ne’è poco. Un immenso diario che teniamo per Dio, per non recarci a mani vuote all’appuntamento.
Tutto è destinato a mutare.
L'incendio di una foresta si estinguerà.
Il mare in tempesta si placherà.
Gli eventi naturali si susseguono l'un l'altro senza alcun avviso ai naviganti.
Nel cielo, le bolle di sapone ascendono le correnti e poi, improvvisamente, scoppiano.
Il divenire si perpetua attraverso il passaggio da un termine al suo opposto.
Si sappia: la vita è questo tumulto, un disequilibrio geometrico che rompe le acque per poi convogliarle in un fiume placido.
Un'assenza di sbilanciamento si tradurrebbe in un danno per una realtà intrinsecamente mutevole. Nelle più gravi situazioni, quando il peggio sembra essere accaduto, è indispensabile avere pazienza.
Ma non solo: non sarà sufficiente sapere che i cambiamenti sono parte integrante delle nostre esistenze: sarà necessario attenderli, cavalcarli. Correndo incontro alle variazioni soltanto non rischieremo di essere destabilizzati.
In sella al tifone le lacrime volano via.
Miao Yin
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Chi può scrivere sul blog
Ci sono normalità, regole, armonie che nemmeno noti tanto è scontato che ci siano. Oggi lo so. E’ l’eccezione, lo sconvolgimento del consueto che ti mette ansia, ti rizza i nervi, ti bulina l’animo.
La più grande bellezza e l’infima bruttezza partecipano al mistero. C’è negli antipodi, nel contrasto assurdo, nel diverso in natura come un filo che se lo tiri ti fa sentire vicino a una verità che le cose di tutti i giorni nemmeno sfiorano. C’è nel lampo e nel tuono una forza che manca alla giornata serena; c’è nella febbre, nell’incubo notturno, perfino in una sbornia, un indefinibile attimo di chiarezza, di certezza improvvisa. Quando qualcosa sconvolge ci dice molto più di quel che siamo abituati a sentire. L’inspiegabile, l’unico, arriva come a scuoterti, svegliarti da un sonno di ordinarie, concilianti abitudini.
L’uomo ha livellato tutto, pur di far scorrere il suo sangue a quella precisa velocità, far battere il cuore a quel ritmo sempre uguale a se stesso e così vivere il più a lungo possibile, non importa come, non importa a costo di cosa, pur di vivere disegnando una linea diritta, tra immagini a specchi consueti. Eccoci lì, macchine in un grande garage ordinato e pulito, dove ogni manovra d’entrata, uscita, sosta, parcheggio, precedenza, è stata così precisamente organizzata che non dobbiamo più chiederci quale sia il nostro posto, il nostro percorso, il nostro box.
Ma forse non siamo in un box. Forse questo mondo non è nato per essere un garage. Forse questo posto è stato pensato come un parco giochi o una stazione ferroviaria di treni a orari imprevedibili.
I pazzi, i selvaggi, i bambini hanno ancora di queste intuizioni
Il cucciolo
C'era una volta un cucciolo che viveva in una bellissima tana.
Tutto era fatto su misura per lui e lui ne era proprio molto felice. Erano belli non solo i suoi giochi e la sua cuccia, ma anche le cose che i suoi genitori facevano per lui e le parole che gli insegnavano fra queste quella che si sentiva più spesso era la parola SI. E così il cucciolo crebbe conoscendo solo queste cose, finché arrivò il giorno dell'uscita dalla tana, quando tutti i cuccioli imparano a camminare nel bosco. Ed allora questo cucciolo che conosceva solo il SI si avventurò anche lui per il bosco, quando all'improvviso vide di fronte a lui un grosso mostro.
<<Chi sei?>> gli chiese il cucciolo con voce tremante.
<<Io sono la parola NO!>> tuonò possente la voce.
Il piccolo ne fu così terrorizzato che corse velocemente nella sua tana, si barricò dentro e non volle più uscire. Passò un po' di tempo ed i suoi genitori ebbero molta pazienza, ma quando si accorsero che lui non voleva davvero più uscire dalla tana, capirono che bisognava fare qualcosa. Pensa e ripensa, scartarono varie ipotesi. Scartarono quella di uscire ed allontanare il NO che aveva spaventato il loro cucciolo, perché chissà quanti altri ne avrebbe trovato nel bosco e non potevano certo eliminarli tutti. Scartarono anche l'idea di cominciare a dirgli sempre di no anche loro, per abituarlo, perché il cucciolo si sarebbe sentito spaventato e disortientato da questo cambiamento improvviso.
Fu così che decisero che l'unica cosa possibile era quella di fargli fare amicizia con la parola NO, poco per volta, piano piano, in modo che non si spaventasse.
E infatti, il cucciolo, che dei suoi genitori si fidava, la prima volta che questi gli misero davanti la parola NO si sentì stupito, ma non così spaventato come quando era là fuori da solo, nel bosco non familiare. E a poco a poco anche la parola NO entrò qualche volta nella tana del piccolo, insieme alle cose che gli erano familiari. E anche lui ebbe modo di imparare a conoscerla e non temerla.
E quando il sole si fece più caldo per la nuova primavera che arrivava, anche il cucciolo che prima conosceva solo la parola SI poté uscire dalla sua tana e giocare con gli altri fra le ombre del bosco, sia che queste si chiamassero SI, sia che si chiamassero NO.
(Guido Petter)
La presente favola è stata copiata dal blog UniversoParallelo che qui si ringrazia per la gentile concessione... o meglio fin'ora non si è opposta al "furto".
« Caponata di melanzane | Grazie Sissi... » |
Questa la scaletta:
01 In morte di S.F.
02 L'isola non trovata
03 Quello che non
04 Una canzone
05 Noi non ci saremo
06 Canzone della bambina portoghese
07 Canzone delle domande consuete
08 Farewell
09 Incontro
10 Vorrei
11 Signora Bovary
12 Lettera
13 Eskimo
14 Cirano
15 Su in collina (nuova canzone)*
16 Il vecchio e il bambino
17 Auschwitz
18 Dio è morto
19 La locomotiva
Definirlo solo un concerto sarebbe riduttivo: è uno spettacolo affascinante e coivolgente.
Conobbi Guccini anni fa, quando partecipò ad uno dei concerti estivi che si tengono a Dolceacqua patria di Bigi, uno delle anime del Tenco, organizzato proprio per ricordarlo. Ero una ragazzina e poco sapevo di Guccini cantante - Il vecchio il bambino che si cantava in chiesa o La locomotiva che urlavano alle feste dell'unità del mio paese - ne rimasi affascinata.
Presentò in quell'occasione una sua nuova canzone: "Canzone per Anna", quando uscì l'album lo acquistai e rimane, sin'ora, l'unico album che posseggo di Francesco Guccini. Come spesso accade ci si allontana da chi si crede diverso e smisi - lo ammetto SBAGLIANDO - di ascoltare le parole delle sue canzoni, nuove e vecchie. Troppo politicizzato, troppo di sinistra... credevo. Si, certo! Di destra non lo è ma la poesia è senza bandiera e le sue parole sono spunti di riflessione sul mondo di quando ero piccina come su quello di oggi. Penso a questo ogni volta che mi accade di ascoltare Dio è Morto... è come ascoltare un telegiornale: alcol, droga, politica corrotta, il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto...
Mi sono ricreduta, ho ascoltato, cercato di capire, apprezzato. E' stata una lezione di vita: mai chiudersi in sè stessi, mai credere di essere nel giusto senza ascoltare almeno le ragioni degli altri... Retorica? Si, sicuramente. forse domani le mie orecchie torneranno a chiudersi ed il mio cervello smetterà di pensare, però per fortuna oggi non è così.
BRAVO GUCCINI...
*"Su in collina"
ascoltata in anteprima da Edmondo Berselli dell'Espresso che l'ha così definita:
"un pezzo "fenogliano"in cui l'epica si dispiega su un tessuto antiretorico, con immagini scabre, paura, sudore, fatica"
E' la traduzione dal bolognese di una poesia del poeta dialettale Gastone Vandelli (classe 1921), con musica di Flaco Biondini.
Contrariamente a quanto sostiene Berselli il sudore scarseggia, mentre abbonda il freddo.
"Questa poesia mi ha commosso" ha detto Francesco presentandola in concerto "ed ho voluto tradurla in italiano".
La ballata racconta di un gruppo di partigiani che, durante una tormente di neve, si apprestano ad un'azione in Collina, ma quando vi arrivano trovano un loro compagno torturato e ucciso dai "tognìn" ("i nazi infami" ndr).
Lo seppelliscono, qualcuno spara un colpo in aria e tutti giurano vendetta, piantando un palo al posto della croce.
Poi rientrano alla base, informano i compagni, e da lontano guardano il palo che ricorda dove è stato tumulato il compagno caduto.
La scrittura della canzone ha avuto una gestazione molto lunga, abbandonata dopo l'undici settembre, ripresa nel 2006.
(Tratto dal sito: Rispieghiamo Guccini per chi era assente)
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