TO BE
"Per voi il cinema è spettacolo, per me è quasi una concezione del mondo"
[Vladimir Majakovskij, 1922]
I AM A DREAMER
"Abituali spettatori dell'agitazione del mondo, i sognatori sono terribili quando, di colpo, li prende il bisogno d'agire. Abbassano la testa e si precipitano contro i muri con quella serenità sconcertante che può dare soltanto un'immaginazione disordinata."
Conrad
ON AIR
AVANZCOPERTE
Nata ieri
Commedia su una rinascita, Cukor, 1950
L'onda
Fantastica parabola sull'autarchia di Gansel - 2008
L'esperimento del dottor K
con Vincent Price! - 1958
The Fortune Cookie
accoppiata micidiale Lemmon-Matthau per Wilder - 1966
Hedwig
sconosciuto ancora per poco John Cameron Mitchell - 2001
Shortbus
opera seconda sessuata di John Cameron Mitchell - 2006
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Post N° 343Per un pugno di goal Per lo spettatore 113 minuti sono troppi, per il fan troppo pochi: Maradona, la mano de D10s è un filmetto che lascia il dissapore già durante la seconda parte. Sforzarsi per un'altra mezzoretta probabilmenteavrebbe giovato al caro Risi, che invece sembra essersi scervellato un tantino solo nella storia del protagonista da piccolo. La storia di Maradona è fatta di calcio, è fatta di dissipi interiori, è fatta di amori e adulteri, è fatta di cocaina, è fatta di vittorie e di tradimenti, la storia di questo Maradona vuole essere quella del Diego umano, ma fallisce nel suo tentativo di demitizzare un personaggio per mostrarcene le debolezze e le tenerezze, come l'amore per la famiglia, perché provando a raccontare di tutto un po', il risultato sembra un'accozzaglia, tra l'altro imprecisa e inconsistente. Parte come la favola di un bambino (un Gonzalo Alarcon sorprendente nella somiglianza quanto nell'interpretazione) che tra gli stenti riesce a sganciare sorrisi che bucano lo schermo, come i suoi gol bucano la rete. Risi enfatizza la vena polemica di Diego, la sua sincerità sempre incondizionata, la sua lealtà calcistica, la sua determinazione eroica. E i primi minuti riescono a interessare anche i più diffidenti, che hanno altre fedi calcistiche. La regia ricorda quella di Salvatores in Io non ho paura, sebbene sia più ambiziosa nella scelta di effettismi che insinuano il dubbio che ci sia la mano di... qualcunaltro. Poi inzia un velocissimo iter che ripercorre, tra immagini da repertorio di pessima qualità, la storia dell'uomo che i Napoletani continuano a santificare. E' come un dribbling tra qualche goal indimenticabile, tra le squadre che lo "sfruttarono" mentre a lui interessava solo giocare, tra la tentazione dello sballo facile, tra l'inconsapevolezza degli squilibri che i giochi di potere (e di mafia) tramarono, tra l'amore di una donna vittimizzata e succube, tra le discese e le risalite. Manca la sana provocazione, manca l'insana esaltazione: la leggenda di un uomo straordinario viene riletta come una fiction semplicistica. Non ci resta che... aspettare Kusturica sperando in un suo ritratto dell'artista da giovane! |
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IL SENSO DELL'AMORE DI A.
- "Perché Signor Anderson? Perché? Perché? Perché lo fa? Perché si rialza? Perché continua a battersi? Pensa davvero di lottare per qualcosa a parte la sua sopravvivenza? Sa dirmi di che si tratta, ammesso che ne abbia conoscenza? E' la libertà? E' la verità? O magari la pace...Ma mi dica che non è l'amore! Illusioni Signor Anderson, capricci della percezione, temporanei costrutti del debole intelletto umano, che cerca disperatamente di giustificare un'esistenza priva del minimo significato e scopo! Ogni costrutto è artificiale quanto Matrix stessa! Anche se ormai devo dire che solo la mente umana poteva inventare una scialba illusione come l'amore! Ormai dovrebbe aver capito Signor Anderson, a quest'ora le sarà chiaro, lei non vincerà, combattere è inutile. Perché Signor Anderson? Perché? Perché persiste?"
- "PERCHE' COSI' HO SCELTO"
Il mio sogno reale, l'amole mio