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L’ombra di un omicidio rituale sul martirio dei Romanov. Lo studio del Cremlino

Post n°146 pubblicato il 06 Novembre 2023 da daniela.g0
 

Incoronazione dello Zar Nicola II e della zarina Alessandra di L. Tuxen (1898, Hermitage) 

 

Cari Lettori, segnalo oggi un articolo di Lorenzo Maria Pacini riportato recentemente dal giornalista Maurizio Blondet, che tratta delle circostanze del martirio della sfortunata famiglia Romanov e dei misteri irrisolti che circondano ancora oggi la loro morte, avvenuta nel 1918 per mano dei bolscevichi a Ekaterinburg in Siberia.  

Scrive Blondet, commentando gli avvenimenti che risalgono al 2017, l'anno antecedente il centenario del martirio dell'ultimo Zar e della sua famiglia: 

«Il comitato di inchiesta, organismo legato al Cremlino, istituisce una commissione speciale sulla teoria dell'omicidio rituale della famiglia imperiale. Teoria su cui indaga anche la Chiesa ortodossa, ma che suscita le proteste della comunità ebraica. 

Torna d'attualità in Russia la teoria dell'omicidio rituale dei Romanov, un'espressione che rimanda all'antisemita "accusa del sangue". 

Il comitato di inchiesta, organismo giudiziario legato al Cremlino, formerà una commissione speciale di membri della Chiesa e storici per indagare su questa teoria che è sondata anche da una commissione del patriarcato ortodosso. 

La Chiesa russa dubita anche dell'autenticità delle spoglie dei Romanov trovate nel 1991 e 2007. 

"Il consiglio dei vescovi non prenderà decisioni sull'autenticità dei resti di Ekaterinburg perché l'indagine degli esperti non è ancora finita" ha spiegato Hilarion Alfeyev, vescovo della Chiesa ortodossa russa. 

Protesta la comunità ebraica visto che l'espressione fa riferimento alla teoria antisemita sull'uccisione di bambini cristiani da parte degli ebrei per berne il sangue, accuse che in passato furono all'origine dei pogrom. 

Un esempio scioccante di "ignoranza medievale" secondo il rabbino Boruch Gorin: "L'idea dell'omicidio rituale della famiglia dello zar è al cento per cento antisemita. Siamo scioccati. Penso che quello che ha detto il vescovo Tikhon, che la maggioranza dei membri della commissione ortodossa crede in questa teoria, dimostri che c'è una fortissima retorica antisemita all'interno della Chiesa ortodossa russa". 

Nicola II e la sua famiglia furono giustiziati da un gruppo di bolscevichi il 17 luglio del 1918 a Ekaterinburg. I Romanov sono stati canonizzati dalla Chiesa ortodossa nel 2000».

 

La granduchessa Marija Nikolaevna Romanova (1899 - 1918)  

 

Quello che mi preme rilevare, prima di lasciarvi alla lettura dell'articolo, è la continua sovrapposizione, del tutto errata, che nell'immaginario collettivo continua a svolgersi tra l'ebraismo originario e un falso giudaismo, che possiamo definire cabalistico. Sono due anime contrapposte che lottano fra loro, perché diametralmente opposte sono le loro origini. Se l'ebraismo originario infatti trae le sue origini dalla rivelazione di Dio sul Sinai a Mosè e alla successiva stesura della Legge, diverse ed estranee sono le origini del giudaismo cabalistico, che nasce dalla fusione etnica di un esiguo numero di ebrei emigrati nell'Europa centrale e orientale con le folte popolazioni dei Kazari di origine turco - caucasica e l'acquisizione da parte dei primi delle loro pratiche occulte ed esoteriche, aborrite fin dall'inizio dalla Legge mosaica come opere del demonio. 

In questo preciso momento storico, di fronte agli attacchi vergognosi sferrati dallo Stato di Israele verso i civili innocenti della striscia di Gaza - fra cui il recente bombardamento dell'antichissima chiesa di San Porfirio -, la natura anticristiana e antiumana di quello che a torto viene definito giudaismo, viene fuori nella sua interezza. 

Il falso giudaismo infatti, che si nutre di pratiche esoteriche e di occultismo, ha tentato e tenta ancora di impadronirsi delle sorti del mondo. Esso si fregia della stella di Refan, legata al culto di Moloch, che è ancora oggi un simbolo usato dai maghi e dai satanisti, impresso nella pietra sacrificale in cui vengono immolati i sacrifici animali ed anche umani da parte dei satanisti. 

Tale falso giudaismo sarebbe più corretto definirlo oggi sionismo, che non ascolta e colpisce il suo stesso popolo, dopo che per volontà dei Rothschild un gran numero di ebrei aschenaziti si sono trasferiti in quello che nel 1948 sarebbe divenuto il moderno Stato di Israele. Sappiamo che recentemente sono state soffocate nelle minacce le manifestazioni di protesta degli israeliani contro l'attacco ai civili della striscia di Gaza. 

E' giunto il momento allora di fare un passo indietro lungo la Storia, per accorgersi di come la mano delle grandi famiglie di banchieri di origini aschenazite, ben celata nei libri di scuola, abbia tramato finanziando lautamente la Rivoluzione russa per ottenere la caduta dello Zar, costretto ad abdicare nel 1917, e di come questo fatidico anno abbia segnato la storia anche di tutto l'Occidente fino ad oggi. 

Questa data segna infatti l'inizio di un attacco alla Cristianità senza precedenti, preannunciato dalla Madonna a Fatima proprio nello stesso anno. 

E' molto significativo il fatto che il re Giorgio V del Regno Unito rifiutò di concedere allo Zar Nicola II e alla consorte zarina Alessandra la possibilità di trasferirsi in Gran Bretagna con i figli prima di essere arrestati, segnando così in modo irreversibile il destino della famiglia. Nonostante Giorgio V fosse cugino di entrambi i coniugi. Tale episodio indica chiaramente come l'asse anglo sionista fosse ben solido fin da allora. 

Così come la crudeltà gratuita e le modalità dell'esecuzione indicano chiaramente la natura dei nemici bolscevichi. A quanto risulta, emergono particolari agghiaccianti di efferata crudeltà sull'esecuzione prima dello Zar e poi a seguire della zarina, che morì dopo essersi segnata con la croce, e dell'unico figlio maschio, Alessio, gravemente malato e su cui fu scaricato un intero caricatore. 

Fu poi la volta delle giovani figlie, che assistettero impotenti alla macabra scena: prima le due maggiori e dopo le minori: Marija tentò la fuga dalla porta posteriore ma fu colpita a una gamba e successivamente infilzata con le baionette e percossa con il calcio delle pistole. Lasciata agonizzante, fu finita con un colpo di pistola dopo tempo.  

Urge poi ripensare a certe teorie, come "bere il sangue dei bambini cristiani" insieme alla continua sparizione di migliaia di minorenni ogni anno, in Italia e nel mondo, un gran numero dei quali non fa più ritorno a casa. 

Un orrore senza fine, come quello che si sta perpetrando in questi giorni per gli sfortunati civili, molti dei quali ancora una volta bambini, che abitano sulla striscia di Gaza.   

Buona lettura.

 

La famiglia Romanov al completo nel 1913  

 

Raccontare quello che fu il martirio della famiglia imperiale dei Romanov, l'infausta notte fra il 16 e il 17 luglio del 1918, suscita sempre una certa emozione. Non tutti, però, hanno il coraggio di posare lo sguardo su un'ombra di quella tragica vicenda che, ancora oggi, non è stata a sufficienza illuminata. 

Tutto parte da una dichiarazione del vescovo ortodosso russo Tikhon Skekunov, per molti anni segretario della commissione patriarcale incaricata degli studi sull'omicidio dei Romanov, il quale ha seguito della conferenza dedicata alla memoria degli Zar nel 2017, presso il monastero Sretenski di Mosca, ha dichiarato che «Stiamo considerando la versione dell'omicidio rituale nel modo più serio. Ma non solo, un gruppo considerevole della commissione della Chiesa non ha alcun dubbio su questa spiegazione». 

I nomi degli esecutori della condanna sono ben noti: (Yankel Solomon) Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin (Shaya-Isay Fram Goloshchekin), Pyotr Voykov (Pinhus Wainer), Beloborodov Alexander Georgievich (Vaisbart Yankel Isidorovich), Konstantin Myachin (Vasily Yakovlev), Georgy Safarov (Voldin). Secondo quanto sempre dichiarato da Tikhon nella medesima circostanza, «il solo fatto che qualcuno abbia ucciso lo zar, anche se dopo la sua abdicazione, in questo modo, e che gli assassini si siano divisi le vittime - la testimonianza di Yuroski (il capo del gruppo di bolscevichi che guidò l'esecuzione, n. d. r.) - e che erano in molti a voler essere gli assassini dello zar, dimostra che consideravano l'omicidio come un rituale particolare».

 

Gli esecutori e i mandanti della strage. Da sinistra, in alto, (Yankel Solomon) Yakov Sverdlov, Philippe Goloshchyokin (Shaya-Isay Fram Goloshchekin) and Pyotr Voykov (Pinhus Wainer). Sotto: Beloborodov Alexander Georgievich (Vaisbart Yankel Isidorovich), Konstantin Myachin (Vasily Yakovlev) and Georgy Safarov (Voldin)  


A seguito di queste parole, la comunità ebraica russa ha reagito duramente, tramite il rabbino Baruch Gorin che ha detto: "Queste dichiarazioni sono un chiaro esempio di oscurantismo medievale. Una teoria del complotto antisemita". Eppure, il sospetto di un massacro rituale ebraico non è di oggi. Il plotone d'esecuzione che alle 2.30 del 17 luglio 1918, nei sotterranei della casa Ipatiev a Ekaterinburg uccise lo Zar, la zarina, i cinque figli, il medico di famiglia ed alcuni servitori, era composto di 12 persone, che ben stanno a rappresentare le 12 tribù di Israele. Circa gli assassini, alle persone del luogo fu detto che erano "fucilieri lettoni", ma fra loro c'era anche l'"ungherese" Imre Nagy, futuro capo del Governo a Budapest, senza considerare che molti di loro parlavano tedesco o yiddish. Gli omicidi lasciarono sui muri simboli o segni che furono interpretati come kabbalistici, come ha avuto modo di verificare l'ufficiale bianco Nikolai Sokolov (1882-1924) che, quando le truppe anticomuniste ripresero brevemente Ekaterinburg ai bolscevichi, condusse la prima inchiesta e trovò sul muro, fra le tante, una scritta in tedesco: "BelsaTZAR ward in selbiger Nacht von seine Knechten umgebrat", BaldaZAR venne assassinato dai suoi servi nella notte: erano versi del poeta ebreo Heine, una parafrasi della Torah nel libro di Daniele "Quella stessa notte Baldassarre re dei Caldei fu ucciso". Si tratta del passo dove al re Baldassarre dei Caldei viene annunciata l'imminente rovina con le parole "Mene, tekel, peres", che il profeta ebraico interpreta così: "Mene: YHWH ha computato il tuo regno e vi ha posto fine. Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e trovato scarso. Peres: il tuo regno è diviso e dato ai medi e ai persiani" (Daniele 5, 26-28).

 

La scena biblica che ha ispirato Heine per il suo poema, in un dipinto di Rembrandt: Il festino di Baldassarre, del 1636  

 

Sono risultate poi note le interessanti conoscenze rabbiniche di altri degli assassini. Il capo del plotone d'esecuzione, Yakov Yurovskij (1878-1938) era nato Jankel Movsev e aveva fatto studi in sinagoga. Il suo braccio destro quella notte, Mikhail A. Medvedev, era probabilmente ebreo, nato Kudrin; fu lui a sparare alla testa dello zar e della granduchessa Marija con la pistola Browning n. 389965 che egli stesso consegnò, nel 1964, prima di morire, al Museo della Rivoluzione. L'incarico di sciogliere i corpi nell'acido solforico se lo accollò il chimico Pyotr Voikov, nato Pinkus Weiner; Philiph (in realtà Isay, un diminutivo yiddish) Isaevic Goloshchyokin, che divenne poi un pezzo grosso della rivoluzione (si deve a lui la morte di 1-2 milioni di persone in Kazakhstan nel 1932-33), si vantava di conservare la testa dello Zar nel suo archivio, in un boccale pieno d'alcol. Il più alto caporione a dare l'ordine del massacro, Yakov Sverdlov, nato Jankel Solomon nel 1885 da un ricco mercante, massone, il più feroce organizzatore del Terrore Rosso contro i contadini e i cosacchi del Don, primo Capo dello Stato sovietico: per la parte che ebbe nell'eccidio dei Romanov, la città dove avvenne, Ekaterinburg, venne ribattezzata col suo nome, Sverdlovsk; il poeta giudeo David Bergelson lo celebrerà come «orgoglio del popolo ebraico». Del resto, prima della Grande Guerra (1914-18) a Varsavia, nei negozi ebraici, si vendeva una cartolina di auguri per lo Yom Kippur in cui si vedeva un rabbino con la Torah in una mano e un uccello sull'altro braccio: l'uccello portava la testa coronata dello Zar Nicola. allusione ad un sacrificio di una gallina bianca praticato dagli ebrei più religiosi nello Yom Kippur: il fedele si fa passare la gallina sopra la testa poi la sgozza e la dissangua, pronunciando la formula: "Questa è una bestia sacrificale, così sia la mia purificazione".

 

Ebrei aschenaziti in preghiera nella Sinagoga durante lo Yom Kippur, di Maurycy Gottlieb (1878)  


Se la ritualità giudaica, in buona parte ereditata anche da varie sette massoniche e cricche sataniste, appare strana ai più, non dobbiamo dimenticare un ultimo dettaglio, di tipo più spirituale: uccidere lo Zar significava uccidere il detentore del potere politico sacro, donatogli da Dio, consacrato con l'unzione, e dunque uccidere colui che, per grazia divina, era il solo in grado di contrastare l'avanzata del regime comunista sovietico. Solo in questo modo, e la Storia ce lo dimostra, è stato possibile procedere nell'iter di trasformazione politica, culturale e religiosa del popolo russo e di tutte le altre nazioni ed etnie circostanti, immettendo nel mondo quello che, proprio in quegli stessi anni, la Madonna a Fatima aveva appellato come «La bestia del Comunismo» che avrebbe sovvertito il mondo e causato la partita della Fede salvifica. 

Fare luce su come si svolse il martirio dei Romanov vuol dire riappropriarsi della sacralità politica di un popolo, quello stesso popolo che oggi, dopo settant'anni di regime e trent'anni di ingresso nel mondo globalizzato, si pone come fare di speranza per le sorti del mondo intero.

 

 

 
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