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Post n°139 pubblicato il 11 Settembre 2023 da daniela.g0
Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca nata a Coesfeld l'8 settembre 1774 e morta a Dülmen il 9 febbraio 1824, è venerata come beata dalla Chiesa Cattolica grazie alle sue «doti di veggente e di altri doni soprannaturali come stigmate, levitazione, bilocazione, divinazione ed estasi». Almeno così si poteva leggere su Wikipedia solo pochissimo tempo fa. E così ho letto in una mia personale ricerca, intorno alle ore 1:08 del 23 agosto 2023 e andando avanti per una decina di minuti. Si sarà certamente trattato di una coincidenza, ma tornando sulla voce di Wikipedia qualche giorno dopo ho scoperto che la voce era stata modificata nella sua parte introduttiva. Le parole virgolettate riportate sopra sono state rimosse per sostituirle con il parere del cardinale José Saraiva Martin, prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi, secondo il quale «la maggior parte dei contenuti dei libri pubblicati da Brentano non sono opera di Emmerick ma "sono scaturite dalla creativita e della fantasia artistica del Brentano"». La modifica effettuata, come potete constatare sopra mostra imperfezioni dal punto di vista ortografico, segno che è stata scritta con molta fretta. Non ci è dato conoscere il vero nome di chi l'ha eseguita ma sappiamo, dalla lettura del suo profilo, che non possiede alcuna competenza storica o teologica. L'ora della modifica è segnata per le 1:34, proprio una manciata di minuti dopo la mia lettura della voce, che parla di una donna che comunque la Chiesa Cattolica ha proclamato beata il 3 ottobre 2004, mentre era pontefice papa Giovanni Paolo II. Vi chiederete adesso perché mi stia soffermando su questi preamboli iniziali. Lo faccio perché, come molti già sapranno, la Emmerick ebbe carismi particolarissimi all'interno della Chiesa Cattolica, e molti dei suoi scritti sono oggi di un'attualità impressionante oltre che esplosivi nei contenuti.
Anna Katharina Emmerick Anna Katharina Emmerick nacque in una famiglia di umili contadini, quinta di nove figli. Già nell'infanzia fu protagonista di esperienze mistiche, e all'età di nove anni le apparirono la Madonna con Gesù Bambino, l'angelo custode e diversi santi. Da ragazza lavorò prima come domestica e poi esercitò il mestiere di sarta. In una visione avuta nel 1789 Gesù le offrì la corona di spine, Katharina accettò ed apparvero così sulla fronte le prime stigmate. In seguito le si aprirono ferite anche alle mani, ai piedi e al costato. Nel 1802 entrò nel convento delle agostiniane ad Agnetenberg, presso Dülmen. Qui venne trattata dalle consorelle con sospetto e diffidenza a causa della sua umile condizione sociale, nonostante le numerose estasi di cui era protagonista in vari luoghi, in cella, in chiesa o sul lavoro. La sua salute divenne sempre più malferma in seguito ad un incidente avvenuto nel 1805, costringendola a letto sempre più spesso negli anni successivi. Mentre le ferite che ne affliggevano il corpo si aprivano e sanguinavano periodicamente. Tali ferite furono studiate da religiosi e scienziati: il Vicario Generale, dopo una rigorosa indagine condotta da una commissione medica, si convinse della santità della monaca e dell'autenticità delle sue stigmate. Fu in cura dal dottor Franz Wesener, un medico ateo divenuto poi credente oltre che suo fedele amico, il quale tenne per undici anni un diario dei fenomeni occorsi alla sua paziente. Nel 1818, attirato dalla fama che ormai si era diffusa intorno alla monaca, si recò a visitarla il famoso scrittore e poeta Clemens Maria Brentano, uno dei più importanti rappresentanti del romanticismo tedesco e di origine italiana. Appena si presentò ad Anna Catharina, la veggente lo riconobbe, perché ne aveva avuto conoscenza attraverso le sue visioni. Catharina riteneva che Brentano fosse l'uomo scelto da Dio per raccogliere e mettere per iscritto ciò che lei vedeva. E Brentano, che era venuto per trattenersi appena pochi giorni, non andò più via: rimase a Dülmen per ben sei anni, volendo collaborare alla missione in cui credeva Anna Caterina. Giorno dopo giorno, annotò scrupolosamente quel che lei narrava: dodicimila pagine che descrivono nei dettagli la vita di Gesù e di Maria Vergine. Le visioni della Emmerick avvenivano mentre la veggente si trovava separata dal corpo in Terra Santa dove assisteva agli episodi narrati dai Vangeli come se stessero avvenendo in quel momento. Il giorno dopo la monaca li descriveva a Brentano. Né Anna Katharina, né il poeta erano mai stati in Terra Santa, eppure Katharina descrisse con sorprendente precisione i luoghi della vita di Gesù e della Madonna, gli abiti, le suppellettili, i paesaggi. Sulla base delle descrizioni della Emmerick è stata ritrovata ad Efeso la casa dove Maria visse dopo la morte di Gesù. Era una casa rettangolare fatta in pietra, a un piano solo, col tetto piatto e il focolare al centro. Era situata tra i boschi al margine della città perché la Madonna preferiva vivere appartata. Il sacerdote francese don Julien Gouyet, credendo a queste visioni, si recò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta dalla Emmerick. Gouyet effettivamente trovò i resti dell'edificio, nonostante le trasformazioni subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la monaca tedesca.
La casa di Maria Santissima a Efeso (Turchia)
La validità delle affermazioni della Emmerick fu successivamente confermata anche dalle ricerche archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi ebbero modo di appurare che l'edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva al I secolo d.C.. Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e custodita dai cappuccini, c'è un cartello che spiega che ciò che ne resta, cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle visioni della monaca Anna Katharina Emmerick. «La dolorosa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo - come riporta la stessa voce di Wikipedia, e in palese contrasto con quanto scritto precedentemente dal nostro ignoto autore nell'introduzione alla voce sulla Emmerick - narra invece le visioni riguardanti la passione di Gesù, sottolineandone gli aspetti più cruenti. La grande beata mistica tedesca descrive con dovizia di particolari impressionanti la flagellazione, la crocifissione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, non tralasciando la raffigurazione di alcun personaggio che prese parte al supplizio del suo Sposo celeste. Le visioni della beata presentano la passione di Cristo in un realismo senza pari, che ancora oggi lascia sgomento il lettore moderno. Le testimonianze sulla passione di Gesù vennero raccolte da Clemens Brentano dalla bocca della Emmerick, mentre ella giaceva a letto sofferente a causa della sua lunga e grave malattia. Per quanto la tendenza ad esaltare i particolari più violenti della passione di Gesù siano tipici della letteratura e dell'omiletica degli ultimi quattro secoli, nell'opera della Emmerick molti episodi narrati non sono presenti né nei Vangeli sinottici né in quelli apocrifi».
La beata Anna Katharina Emmerick in un dipinto di Gabriel von Max
Nell'estate del 1823 lo stato di debolezza generale della monaca tedesca peggiorò. Anna Katharina dichiarò allora che avrebbe unito la propria sofferenza con quella di Cristo e l'avrebbe offerta per la redenzione degli uomini, come aveva già fatto negli anni precedenti. Morì il 9 febbraio 1824. La tomba venne riaperta sei settimane dopo la sua morte e il corpo fu trovato intatto.
Le profezie sulla Chiesa Le visioni di Anna Katharina non riguardarono solo dettagli sulla vita di Gesù e Maria. Di grande interesse sono anche le profezie apocalittiche sul destino della Chiesa Cattolica. «Vidi anche il rapporto tra i due papi... Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L'ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità... Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. Una plebaglia selvaggia e ignorante si dava ad azioni violente. Ma tutto ciò non durò a lungo» (13 maggio 1820). È impressionante come queste parole pronunciate dalla beata Emmerick si adattino perfettamente a quanto avvenuto in Vaticano dopo la rinuncia di papa Benedetto XVI. Catharina parla di una falsa chiesa e della presenza anomala di due papi. Mentre le chiese, intese come edifici, che Katharina vide chiudersi, sono state chiuse effettivamente già da tempo in tutta Europa. «Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta, mentre le bufere la stavano danneggiando. Ma vidi anche che l'aiuto sarebbe arrivato quando le afflizioni avrebbero raggiunto il loro culmine. Vidi di nuovo la Beata Vergine ascendere sulla Chiesa e stendere il suo manto su di essa. Vidi un Papa che era mite e al tempo stesso molto fermo... Vidi un grande rinnovamento e la Chiesa che si librava in alto nel cielo». «Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola... Non c'erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c'era niente che venisse dall'alto... C'erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l'ultima moda, così come la nuova chiesa eterodossa di Roma, che sembra dello stesso tipo...» (12 settembre 1820). E qui le parole diventano davvero esplosive: e forse è proprio questo il motivo per cui il nostro solerte autore operante su Wikipedia si è dato da fare per cancellare le informazioni sui doni soprannaturali della beata. «Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là [a Roma]. Non c'era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano angeli, santi ed altri cristiani. Ma là [nella strana chiesa] tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione umana... Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni. C'era qualcosa di orgoglioso, presuntuoso e violento in tutto ciò, ed essi sembravano avere molto successo. Io non vedevo un solo angelo o un santo che aiutasse nel lavoro. Ma sullo sfondo, in lontananza, vidi la sede di un popolo crudele armato di lance, e vidi una figura che rideva, che disse: "Costruitela pure quanto più solida potete; tanto noi la butteremo a terra"» (12 settembre 1820). E' impressionante come molte di queste affermazioni trovino un riscontro concreto sulla realtà che riguarda la Chiesa Cattolica oggi. Il riferimento alla «setta segreta» che mina alle sue basi la Chiesa non può non farci pensare alla massoneria, che lavora incessantemente per la distruzione della Chiesa. Basti qui ricordare le parole del giovane Massimiliano Kolbe che fu testimone di un episodio sconcertante avvenuto il 17 febbraio 1917, quando i massoni riunitisi a Roma sventolarono in piazza San Pietro una bandiera raffigurante Lucifero nell'atto di schiacciare l'arcangelo Michele. Ma le visioni della mistica sulla presenza di una falsa chiesa dove «non c'è nulla di santo» e contemporaneamente di due papi, lasciano sconcertati per il loro realismo e gettano nuova luce su molti degli interrogativi che oggi affliggono il credente. Mentre in questa visione della Emmerick è evidente il riferimento all'Apocalisse di Giovanni: «Vedo altri martiri, non ora ma in futuro... Vidi le sette segrete minare spietatamente la grande Chiesa. Vicino ad esse vidi una bestia orribile che saliva dal mare... In tutto il mondo le persone buone e devote, e specialmente il clero, erano vessate, oppresse e messe in prigione. Ebbi la sensazione che sarebbero diventate martiri un giorno. Quando la Chiesa per la maggior parte era stata distrutta e quando solo i santuari e gli altari erano ancora in piedi, vidi entrare nella Chiesa i devastatori con la Bestia. Là essi incontrarono una donna di nobile contegno che sembrava portare nel suo grembo un bambino, perché camminava lentamente. A questa vista i nemici erano terrorizzati e la Bestia non riusciva a fare neanche un altro passo in avanti. Essa proiettò il suo collo verso la Donna come per divorarla, ma la Donna si voltò e si prostrò [in segno di sottomissione a Dio; n. d. r.], con la testa che toccava il suolo. Allora vidi la Bestia che fuggiva di nuovo verso il mare, e i nemici stavano scappando nella più grande confusione... Poi vidi, in grande lontananza, grandiose legioni che si avvicinavano. Davanti a tutti vidi un uomo su un cavallo bianco [il Cristo glorioso, n. d. r.]. I prigionieri venivano liberati e si univano a loro. Tutti i nemici venivano inseguiti. Allora, vidi che la Chiesa veniva prontamente ricostruita, ed era magnifica più di prima» (agosto-ottobre 1820). Qui un impressionante riferimento al pontefice: «Vedo il Santo Padre in grande angoscia. Egli vive in un palazzo diverso da quello di prima e vi ammette solo un numero limitato di amici a lui vicini. Temo che il Santo Padre soffrirà molte altre prove prima di morire. Vedo che la falsa chiesa delle tenebre sta facendo progressi, e vedo la tremenda influenza che essa ha sulla gente. Il Santo Padre e la Chiesa sono veramente in una così grande afflizione che bisognerebbe implorare Dio giorno e notte» (10 agosto 1820). «La scorsa notte sono stata condotta a Roma dove il Santo Padre, immerso nel suo dolore, è ancora nascosto per evitare le incombenze pericolose. Egli è molto debole ed esausto per i dolori, le preoccupazioni e le preghiere. Ora può fidarsi solo di poche persone; è principalmente per questa ragione che deve nascondersi. Ma ha ancora con sé un anziano sacerdote di grande semplicità e devozione. Egli è suo amico, e per la sua semplicità non pensavano valesse la pena toglierlo di mezzo. Ma quest'uomo riceve molte grazie da Dio. Vede e si rende conto di molte cose che riferisce fedelmente al Santo Padre. Mi veniva chiesto di informarlo, mentre stava pregando, sui traditori e gli operatori di iniquità che facevano parte delle alte gerarchie dei servi che vivevano accanto a lui, così che egli potesse avvedersene». Queste parole, senza voler forzare in alcun modo il testo, a me sembrano davvero il ritratto di papa Benedetto XVI. Ne ho già parlato diffusamente più volte in passato, ed è impossibile non notare le incredibili similitudini con i dolorosi avvenimenti che hanno riguardato il pontificato e la vita del papa tedesco. Basti qui ricordare l'accerchiamento e la solitudine che sono stati riservati a Joseph Ratzinger fino alla morte. Il pericolo più grande, come ebbe a dire in un occasione papa Benedetto XVI, non proveniva infatti tanto dall'esterno, ma piuttosto dall'interno della Chiesa: da quei «traditori e operatori di iniquità che facevano parte delle alte gerarchie» della Chiesa e che vivevano a stretto contatto con il pontefice. «Non so in che modo la scorsa notte sono stata portata a Roma, ma mi sono trovata vicino alla chiesa di Santa Maria Maggiore, e ho visto tanta povera gente che era molto afflitta e preoccupata perché il Papa non si vedeva da nessuna parte, e anche per via dell'inquietudine e delle voci allarmanti in città. La gente sembrava non aspettarsi che le porte della chiesa si aprissero; essi volevano solo pregare fuori. Una spinta interiore li aveva condotti là. Ma io mi trovavo nella chiesa e aprii le porte. Essi entrarono, sorpresi e spaventati perché le porte si erano aperte. Mi sembrò che fossi dietro la porta e che loro non potessero vedermi. Non c'era alcun ufficio aperto nella chiesa, ma le lampade del Santuario erano accese. La gente pregava tranquillamente. Poi vidi un'apparizione della Madre di Dio, che disse che la tribolazione sarebbe stata molto grande. Aggiunse che queste persone devono pregare ferventemente... Devono pregare soprattutto perché la chiesa delle tenebre abbandoni Roma» (25 agosto 1820). Dopo la lettura di questo testo della Emmerick mi torna alla memoria l'anno 2021, quasi esattamente due secoli dopo le visioni avute da Catharina. E quanto accadde il mese di maggio nella città di Roma, sede del papato oltre che capitale d'Italia. Si era formato allora un gruppetto di preghiera che si riuniva ogni notte a pregare davanti alla Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, insieme al frate italo americano Alexis Bugnolo. Una di queste sere fra' Alexis, mentre si trovava assorto in preghiera, fu aggredito dalle forze dell'ordine, in particolare dalla Polizia Municipale, e gettato a terra davanti al gruppo di fedeli increduli. Allora, infatti, erano stati decretati dai nostri politici i lockdown serali, perché come è ormai noto il virus usava uscire dopo le ore 22. Fra' Alexis quindi infrangeva l'obbligo di lockdown pregando ogni sera davanti alla Basilica dedicata a Maria, mentre chiedeva con insistenza nelle sue orazioni di liberare Roma dal male. «Le inquietudini e le voci allarmanti in città» di cui parla Katharina, in quei giorni venivano seminate dal mainstream a causa della cosiddetta pandemia da COVID-19. «Vidi la Chiesa di San Pietro: era stata distrutta ad eccezione del Santuario e dell'Altare principale. San Michele venne giù nella chiesa, vestito della sua armatura, e fece una pausa, minacciando con la spada un certo numero di indegni pastori che volevano entrare. Quella parte della Chiesa che era stata distrutta venne prontamente recintata... così che l'ufficio divino potesse essere celebrato come si deve. Allora, da ogni parte del mondo vennero sacerdoti e laici che ricostruirono i muri di pietra, poiché i distruttori non erano stati capaci di spostare le pesanti pietre di fondazione» (10 settembre 1820). «Vidi cose deplorevoli: stavano giocando d'azzardo, bevendo e parlando in chiesa; stavano anche corteggiando le donne. Ogni sorta di abomini venivano perpetrati là. I sacerdoti permettevano tutto e dicevano la Messa con molta irriverenza. Vidi che pochi di loro erano ancora pii, e solo pochi avevano una sana visione delle cose. Vidi anche degli ebrei che si trovavano sotto il portico della chiesa. Tutte queste cose mi diedero tanta tristezza» (27 settembre 1820) «La Chiesa si trova in grande pericolo. Dobbiamo pregare affinché il Papa non lasci Roma; ne risulterebbero innumerevoli mali se lo facesse. Ora stanno pretendendo qualcosa da lui. La dottrina protestante e quella dei greci scismatici devono diffondersi dappertutto. Ora vedo che in questo luogo la Chiesa viene minata in maniera così astuta che rimangono a mala pena un centinaio di sacerdoti che non siano stati ingannati. Tutti loro lavorano alla distruzione, persino il clero. Si avvicina una grande devastazione» (1 ottobre 1820). Come è noto, Benedetto XVI non lasciò la città di Roma così come non smise mai di indossare la talare bianca, segno inequivocabile che egli fosse ancora il Papa. Per nove lunghi anni, infatti, egli continuò a ripetere incessantemente: «Non ci sono due papi. Il Papa è uno solo». Papa Benedetto XVI è morto, come sappiamo, la mattina del 31 dicembre 2022: da quel momento la Chiesa Cattolica, ormai priva del Vicario di Cristo, si trova realmente in un pericolo ancora maggiore. Finché papa Benedetto XVI era in questo mondo, infatti, svolgeva comunque la funzione di katéchon (dal greco antico τὸ κατέχον: colui che trattiene), rappresentando colui che trattiene il mistero dell'iniquità (cfr. 2 Tessalonicesi 2,6-7). Anche se sappiamo con assoluta certezza, e le parole di Katharina vanno anch'esse in questa direzione, che la Chiesa non potrà mai essere sopraffatta dai suoi nemici (cfr. Matteo 16,18). «Quando vidi la Chiesa di San Pietro in rovina, e il modo in cui tanti membri del clero erano essi stessi impegnati in quest'opera di distruzione - nessuno di loro desiderava farlo apertamente davanti agli altri -, ero talmente dispiaciuta che chiamai Gesù con tutta la mia forza, implorando la Sua misericordia. Allora vidi davanti a me lo Sposo Celeste ed Egli mi parlò per lungo tempo... Egli disse, fra le altre cose, che questo trasferimento della Chiesa da un luogo ad un altro significava che essa sarebbe sembrata in completo declino. Ma sarebbe risorta. Anche se rimanesse un solo cattolico, la Chiesa vincerebbe di nuovo perché non si fonda sui consigli e sull'intelligenza umani. Mi fece anche vedere che non era rimasto quasi nessun cristiano, nell'antico significato della parola» (4 ottobre 1820). «Mentre attraversavo Roma con San Francesco e altri santi, vedemmo un grande palazzo avvolto dalle fiamme, da cima a fondo. Avevo tanta paura che gli occupanti potessero morire bruciati perché nessuno si faceva avanti per spegnere il fuoco. Tuttavia, mentre ci avvicinavamo il fuoco diminuì e noi vedemmo un edificio annerito. Attraversammo un gran numero di magnifiche stanze, e finalmente raggiungemmo il Papa. Era seduto al buio e addormentato su una grande poltrona. Era molto ammalato e debole; non riusciva più a camminare. Gli ecclesiastici nella cerchia interna sembravano insinceri e privi di zelo; non mi piacevano. Parlai al Papa dei vescovi che presto dovevano essere nominati. Gli dissi anche che non doveva lasciare Roma. Se l'avesse fatto sarebbe stato il caos. Egli pensava che il male fosse inevitabile e che doveva partire per salvare molte cose... Era molto propenso a lasciare Roma, e veniva esortato insistentemente a farlo... La Chiesa è completamente isolata ed è come se fosse completamente deserta. Sembra che tutti stiano scappando. Dappertutto vedo grande miseria, odio, tradimento, rancore, confusione e una totale cecità. O città! O città! Cosa ti minaccia? La tempesta sta arrivando; sii vigile!» (7 ottobre 1820). «Fra le cose più strane che vidi, vi erano delle lunghe processioni di vescovi. Mi vennero fatti conoscere i loro pensieri e le loro parole attraverso immagini che uscivano dalle loro bocche. Le loro colpe verso la religione venivano mostrate attraverso delle deformità esterne. Alcuni avevano solo un corpo, con una nube scura al posto della testa. Altri avevano solo una testa, i loro corpi e i cuori erano come densi vapori. Alcuni erano zoppi; altri erano paralitici; altri ancora dormivano oppure barcollavano» (1 giugno 1820). Questa descrizione circa i vescovi della Chiesa Cattolica è quantomeno singolare. Nella visione della beata qualcuno non ha la testa, qualcuno manca del corpo, qualcun altro zoppica mentre altri dormono... Ma quanti i vescovi che hanno perso la testa o zoppicano vistosamente nella fede in questo momento? E quanti stanno dormendo? O sono totalmente paralizzati, tanto da non muovere un dito anche se sanno benissimo che la barca si sta riempiendo d'acqua?
Fine prima parte. Qui la seconda parte dell'articolo.
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