Creato da: daniela.g0 il 17/11/2013
Tutela dell'ambiente e della salute

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Ultime visite al Blog

daniela.g0Spal.Codigoroacquasalata111junder61g.i.n.o8ernestoandolinaLeggi_la_schedaPenna_Magicacamper1967camillainbluamici.futuroieriloredana49alberto.t1981hardrain61cassetta2
 

I miei Blog Amici

 

 

 
« Schiuma bianca invade Ro...La Chiesa e le profezie ... »

Il sospetto sulla morte di Papa Pio XI, la Prima Repubblica e il futuro dell’Italia - Terza parte

Post n°138 pubblicato il 23 Agosto 2023 da daniela.g0
 

 

Il partito della Democrazia Cristiana e i tempi della dissoluzione   

La Democrazia Cristiana fu un partito profondamente infiltrato: dopo i primi ardori e i facili entusiasmi, ha mostrato la sua vera natura anticristiana e contro l'Italia. 

Lascerò parlare i testimoni dell'epoca, senza attingere alle tante bugie scritte in numerosi libri o articoli. 

Mio padre aveva vent'anni nel 1945. Ha vissuto dunque tre epoche: la prima del Fascismo, seppur giovanissimo, la seconda e la terza della Prima e Seconda Repubblica. 

Entrato giovanissimo a far parte dell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, ebbe modo di constatare direttamente quanto accadde nel tempo. L'Istituto della Previdenza Sociale, così come lo aveva concepito Mussolini, era un gioiello di assistenza verso le fasce bisognose e più deboli della popolazione italiana. Tale rimase anche nel primo dopoguerra, mentre i lavoratori dell'Istituto potevano godere di un premio di rendimento, che valorizzava l'impegno che ciascuno poneva nello svolgere il proprio lavoro. 

Questo meccanismo perfetto, che garantiva la popolazione e l'efficienza effettiva e sostanziale dei lavoratori allora parastatali, naturalmente non durò troppo a lungo nella Prima Repubblica. 

Mio padre non poteva non constatarlo: conservava scrupolosamente ritagli di giornale dove vi erano articoli in merito a quanto stava accadendo. Aveva la capacità di saper leggere gli avvenimenti ed anticipare il futuro, che non vedeva roseo: per questo i colleghi di lavoro lo soprannominavano scherzosamente "Cassandra". 

Tuttavia egli rimaneva sempre fiducioso che prima o poi si sarebbe verificata una svolta, che sarebbe accaduto il cambiamento. 

Mentre colpo dopo colpo veniva distrutta l'assistenza sociale e sanitaria che lo Stato fino a quel momento aveva garantito alla popolazione, mio padre prefigurava con rammarico i prossimi scenari. Sapeva bene chi fossero le famiglie e i gruppi di potere appartenenti alla potentissima finanza anglo sionista che comandavano il mondo: Rothschild, Rockefeller, Warburg, ecc. Potentissima finanza che, come abbiamo visto, papa Pio XI aveva già ben stigmatizzato nella sua enciclica Quadragesimus annus

E sapeva altrettanto come la massoneria, che non è mai "buona", avesse profondamente infiltrato la Chiesa Cattolica e le Istituzioni. 

Non esiste la massoneria "deviata", come vorrebbe oggi il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Nascosta dietro un'apparente facciata di filantropia, si cela la vera natura della massoneria: è satana, il grande architetto, che adorano i suoi vertici. 

Mio padre era consapevole dove la politica di un partito cristiano soltanto in superficie, come tutta la politica, stava conducendo l'Italia. Malgrado le apparenze, malgrado l'Italia sarebbe divenuta poi la quarta potenza industriale al mondo, malgrado il tenore di vita ben più alto di oggi degli italiani. 

Aveva vissuto i tempi del Fascismo, che avevano significato anche la costruzione di grandi opere pubbliche, in tutta Italia e specialmente al Sud. Il Sud infatti, dalla famosa Unità d'Italia nel 1860, era stato relegato volutamente dal governo monarchico a uno stato di degrado e di abbandono, costringendo tanti ad emigrare all'estero. 

Contrariamente a quanto si legge sui libri di scuola, infatti, sotto la dinastia dei Borboni il Sud Italia conobbe un periodo di floridità e di sviluppo economico e culturale. Dopo la spedizione dei Mille e l'annessione del Sud al Regno d'Italia, iniziò la parabola involutiva del Meridione d'Italia: il bilancio in attivo del Regno delle due Sicilie servì al Regno piemontese per appianare i debiti contratti con le guerre d'indipendenza. L'imposizione di tasse altissime da parte del governo centrale, che i contadini non potevano pagare, danneggiarono gravemente l'agricoltura e lasciarono la popolazione locale in condizioni di indigenza. 

Il fenomeno, definito in Piemonte come "brigantaggio", in realtà nacque come forma di dissenso e di protesta che rivendicava fedeltà al Papa e al re Francesco II di Borbone. Fece seguito dal governo centrale una feroce repressione anche contro la popolazione inerme, che molto aveva in comune con le stragi ad opera dei partigiani. A Castellammare del Golfo, situata a circa 50 chilometri da Trapani, città che al tempo dei Borboni era stata un florido centro commerciale, dopo la rivolta che esplose con rabbia della popolazione il 1° gennaio 1862, avvenne per rappresaglia la fucilazione di una bambina di appena 9 anni, Angela Romano, e di altre sei persone, fra cui una donna non vedente di 30 anni, un'invalida di 50 anni e un sacerdote. 

Infatti dietro al comunismo dei partigiani o dietro alla monarchia del Regno d'Italia, le forze occulte che si muovevano, dettando linee e direttive, erano sempre le stesse: le massonerie. 

Con l'arrivo nei primi anni Venti del Fascismo, il Meridione, per la prima volta dopo tanti anni di annessione al Regno d'Italia, aveva conosciuto, seppure per breve tempo, un periodo di riscatto. 

Tuttavia, al termine del conflitto mondiale, ben presto sarebbero ricominciati i tempi della paralisi burocratica, della corruzione dilagante penetrata in tutti gli strati della società, dell'immobilismo e dell'inefficienza programmata della Cosa pubblica. 

Questo fenomeno fu ben più visibile nel Sud Italia piuttosto che al Nord: un caso emblematico è rappresentato dalla cronica mancanza di infrastrutture, con la Salerno - Reggio Calabria mai completata. Oppure il ridicolo binario ferroviario rimasto ancora incredibilmente unico in Sicilia, che è arrivato intatto come un vecchio cimelio fino ad oggi: provate ad indovinare chi lo aveva costruito?  

Non state sbagliando se pensate a Mussolini.   

 

"Chi comanda a Palermo?"   

È sintomatico come il giudice Giovanni Falcone, intervistato un giorno d'inizio 1983 a Palermo da un'intraprendente giornalista, alla domanda di lei: «Chi comanda a Palermo?», rispose senza mezzi termini: «Comandano i cavalieri, ma sul giornale questo lei non può scriverlo». 

La giornalista contrariata ed incerta chiese allora: «I cavalieri del lavoro?». 

E Falcone spazientito: «Che c'entrano i cavalieri del lavoro?». 

Allora la giornalista azzardò, molto incerta: «I cavalieri del Santo Sepolcro, allora?». 

«Esatto», rispose Falcone, «ma sul suo giornale non può scriverlo». 

Il contenuto col suo seguito di questa intervista vedrà la luce solo nel libro "La città marcia", edizioni Marsilio. La giornalista si chiama Bianca Stancanelli. 

Falcone non rispose "la mafia" alla domanda della Stancanelli, come ci si poteva aspettare. L'intervista avvenne mentre Giovanni Falcone stava traslocando dal suo ufficio, spostando avanti e indietro fascicoli e faldoni dalla scrivania agli armadi, senza mai fermarsi. 

Fu allora che la stessa giornalista notò che chiunque avrebbe potuto sparargli nella schiena dalla grande vetrata dove si trovavano, al piano terra di Palazzo di Giustizia. D'altronde il giudice Falcone camminava ogni giorno a Palermo senza scorta e nessuno gli aveva mai sparato. 

Si aspettò invece quel giorno di fine maggio in autostrada, all'altezza di Capaci, e non a caso alla vigila della Seconda Repubblica, perché non fu certo la mafia a prendere la decisione di ucciderlo. 

Così come era già avvenuto con Enrico Mattei, nel 1962. 

Nel giugno 1992, circa un mese dopo l'attentato sull'autostrada A29 Palermo - Mazara del Vallo, avrà luogo la riunione sul panfilo Britannia, dove erano presenti la regina Elisabetta e cento delegati della City londinese insieme con il presidente e gli amministratori delegati delle industrie italiane pubbliche. Fu allora che Mario Draghi, anche lui presente sul panfilo, prese la parola per illustrare la necessità di «un'ampia privatizzazione che avrebbe scosso le fondamenta dell'ordine socioeconomico, ripristinato i confini tra pubblico e privato e indotto un ampio processo di deregolamentazione».

 

Il giudice Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 - Palermo 23 maggio 1992)  

 

A prendere la decisione di assassinare il giudice Giovanni Falcone con la sua scorta e in modo roboante perché non ci si dimenticasse, furono quegli stessi poteri forti transnazionali a cui Falcone, con la sue indagini, con il suo "seguire il flusso di denaro", aveva dato molto fastidio. Falcone era arrivato infatti ai vertici di comando situati fuori dall'Italia che destabilizzavano il Paese. E ancora una volta la mafia sarà solo il braccio armato, ancora una volta, solo mera esecutrice. 

La mafia, come sempre dalla sua stessa nascita, sarà utile a quei poteri transnazionali di cui essa è a totale servizio tramite la massoneria. Esiste infatti un occulto collegamento tra le associazioni criminali e quelle massoniche. 

La mano della mafia sarà utile anche come veicolo di depistaggio per l'opinione pubblica, nonché esecutrice materiale della strage. La nascita della mafia in Sicilia, come associazione e con tale denominazione, fu espressamente favorita dal governo del Regno d'Italia allo scopo di tenere sotto scacco la popolazione locale e soffocare le numerose rivolte contadine avvenute dopo l'Unità d'Italia. 

Rivolte che venivano puntualmente represse nel sangue dall'esercito del re Vittorio Emanuele II di Savoia. 

Fu il giudice Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia, ad affermare nel 1978: «La mafia nasce e si sviluppa [in Sicilia, n. d. r.] dopo l'unificazione del Regno d'Italia».  

Mentre l'agenda rossa del giudice Paolo Borsellino scomparve nel nulla, dopo la strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992, esattamente come parecchi anni prima era scomparsa anche la borsa di pelle gialla che Benito Mussolini portò con sé fino alla fine. 

Dopo l'attentato fu tutto un susseguirsi di menzogne e depistaggi in cui si trovarono coinvolti uomini dello Stato, come agenti di polizia e uomini dei servizi. 

Non fu certo la mafia a sottrarre l'agenda di Paolo Borsellino e fra le sue pagine non c'erano soltanto nomi appartenenti alla politica italiana, come si disse. Tra quelle pagine dovevano esservi i nomi di quei referenti sovranazionali che avevano messo a rischio la sicurezza del Paese esattamente come quasi cinquant'anni prima, in quella borsa di pelle, si trovavano le prove della colpevolezza di chi, fuori dall'Italia, aveva tramato per innescare lo scoppio del Secondo conflitto mondiale. 

Ma torniamo a quei primi mesi del 1983. Sono gli anni della Prima Repubblica; siamo a Palermo che vuol dire Sicilia. La Stancanelli descrive quegli anni «del sangue e della furia: la guerra di mafia aveva seminato cadaveri e lupare bianche. I morti ammazzati si contavano a decine». 

In quello stesso 1983 furono uccisi, il 25 gennaio a Valderice, il magistrato di origine trapanese Giangiacomo Ciaccio Montalto e il 29 luglio a Palermo, il magistrato palermitano Rocco Chinnici. Già il 3 settembre 1982 era stato assassinato a Palermo il generale piemontese Carlo Alberto dalla Chiesa insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro. 

Dire Sicilia significa dire Italia. La Sicilia è sempre stata il banco di prova dell'intero Paese. 

Nel resto d'Italia la strategia della tensione era stata posta in essere nel decennio antecedente dai numerosi spargimenti di sangue ad opera delle Brigate Rosse, fino all'assassinio di Aldo Moro. Dietro si celavano ancora una volta i servizi segreti e lo stato profondo americano. 

Perché «l'Italia, quarta potenza industriale al mondo» avrebbe dovuto fare i conti, anzitutto, con queste realtà: ecco perché chi scrive con nostalgia della Prima Repubblica, se in buona fede, non sa davvero di cosa stia parlando. 

In Sicilia, in quegli stessi anni Ottanta, era l'epoca delle attese interminabili ai pronto soccorso, della malasanità, della totale indifferenza e dell'incuria.   

 

La malasanità e la distruzione della scuola   

Oggi, come accade in Italia, e con l'avvento della Seconda Repubblica, lentamente tutto è salito fino al Nord: la sanità pubblica di Milano, un tempo fiore all'occhiello della città, è solo un lontano ricordo. Le attese interminabili ai pronto soccorso sono giunte puntualmente anche lì, così come la perenne carenza di personale sanitario: è di poco più di un mese fa la notizia che il numero dei medici operativi nelle guardie mediche potrebbe essere ridotto

Nonostante qualche professionista abbia affermato come così si metta a rischio il servizio di assistenza essenziale nella città. Il medico non potrà più recarsi in visita da un malato nonostante stia sospettando una polmonite. 

Mio padre ripeteva spesso, mentre frequentavo le scuole superiori in quei "mitici" anni Ottanta: «Stanno distruggendo la scuola». 

La scuola era ancora fondata allora - malgrado tutto - sulla riforma Gentile, dal nome del filosofo siciliano che l'aveva ideata in epoca fascista. Giovanni Gentile era profondamente cattolico, e con la sua riforma furono formate intere generazioni di studenti. 

Di lì a pochi anni sarebbe arrivato il tempo dei quiz, dello studio degli autori volutamente decontestualizzato dalla storia in letteratura italiana, non offrendo agli studenti il fondamento necessario per comprendere l'evolversi degli avvenimenti ed inquadrare il profilo di ogni autore e il valore della sua opera. 

«Noi suppliamo a questa carenza come possiamo», mi disse un giorno una giovane professoressa. 

«Cerchiamo di far studiare gli autori illustrando il dovuto contesto storico: ma lo facciamo noi, perché i programmi non lo prevedono più». 

Correva l'anno 1999: era da poco nata la Seconda Repubblica, ma come abbiamo visto quel terreno era stato preparato accuratamente già da molto, molto tempo. 

Ecco perché chi vuole la Prima Repubblica fondata su valori cristiani, sbaglia. La Prima Repubblica aveva lo scopo di traghettare seppur lentamente l'Italia verso la Seconda e verso il momento in cui si trova adesso. 

Chi parla con toni entusiastici della Prima Repubblica desidera forse un ritorno al passato sotto l'egida di Washington, desidera un'Italia in definitiva nuovamente succube e mai sovrana.   

 

La sovranità perduta dell'Italia   

Ma l'Italia, in un rinnovato equilibrio mondiale, deve riacquistare la propria sovranità senza essere sottomessa alle dipendenze di Washington, Tel Aviv, Mosca o Pechino. Solo così potrà riacquistare la propria libertà: non lasciatevi ingannare. 

L'Italia al termine del secondo conflitto divenne infatti terreno di conquista per i vincitori, non certo alleata. È significativo come Winston Churchill, nel settembre del 1945, venne in villeggiatura sul lago di Como in compagnia della figlia. Sullo stesso lago dove nei dintorni solo pochi mesi prima si era consumato il massacro del seguito di Benito Mussolini, nonostante le rassicurazioni davanti al cardinale di Milano, Ildelfonso Schuster, che non sarebbe stata versata una goccia di sangue.

 

Winston Churchill mentre dipinge, come era solito fare in vacanza e come fece trovandosi in prossimità del lago di Como  

 

Da allora, furono molti gli uomini ricchi e potenti che comprarono casa sui laghi italiani come se fossero a casa loro. 

In particolare il lago Maggiore - come ha riportato poco tempo fa Cesare Sacchetti - è diventato recentemente il punto di affluenza di cittadini israeliani che si stanno trasferendo in quella zona e sembrerebbe sia stato scelto come una centrale di spionaggio internazionale per condurre determinate operazioni, ovviamente con il placet del governo italiano. Questo non farebbe che confermarci come Israele abbia assunto un ruolo sempre più rilevante nel dirigere la politica estera dell'Italia e dei Paesi dell'Europa occidentale.   

 

L'ultimo sogno e il Segreto di Fatima   

Benito Mussolini aveva sognato negli ultimi giorni della sua vita un giovane puro che avrebbe restituito all'Italia la sua sovranità nazionale e i poteri forti temettero fortemente che tale sogno potesse davvero realizzarsi, ecco perché condannarono Mussolini, dopo averlo assassinato, anche alla damnatio memoriae per impedire che ciò accadesse. 

Credo tuttavia che, malgrado tutto, il nostro Paese tornerà a riavere in un tempo non lontano la propria indipendenza e la propria sovranità nazionale. 

Dovrà essere un'Italia capace di recuperare con orgoglio le sue origini che affondano nella civiltà ellenistica prima e in quella romana poi. 

Furono i romani a porre le fondamenta per il diritto moderno e le basi per la civiltà come la conosciamo oggi. Il nostro patrimonio storico e culturale è invidiato in tutto il mondo. 

Il momento particolarissimo che stiamo vivendo oggi ci indica che esistono le premesse perché il sogno di un'Italia realmente sovrana si possa avverare. 

La Russia sta giocando in questa partita un ruolo chiave e questi due Paesi, Russia e Italia, benché lontani anche per identità e cultura, sono comunque legati fra loro: uniti dalla medesima tradizione cristiana che li accomuna. Ma uniti anche nel mistero di Fatima. 

La Storia non sfuggirà infatti alla profezia di Fatima, che non si è ancora compiuta. Benché la massoneria tema molto questo avvenimento e cerchi in ogni modo di distruggerne il messaggio.  

«Noi distruggeremo Fatima», aveva proferito il cardinal Ravasi di fronte ad uno speranzoso Vladimir Putin

Ma le cose di Dio non sono nel potere dell'uomo, né di chi lo governa, come il maligno. Grano e loglio sono destinati a crescere insieme fino alla mietitura. Ecco perché qualunque cosa faccia l'uomo, anche per impedirlo, il regno di Dio crescerà ugualmente. 

Se la Russia fa parte del mistero di Fatima, anche l'Italia è un Paese chiave. La Madonna fu molto chiara nelle sue apparizioni a Civitavecchia e le sue parole si sono tristemente avverate nei tempi odierni. 

Il Paese che porta nel suo stendardo San Giorgio nell'atto di uccidere il drago, satana, sta facendo la propria parte in quella che ormai chiaramente ha assunto la connotazione di una lotta all'ultimo respiro contro il male, benché i suoi nemici cerchino inutilmente di fermarlo. 

All'Italia spetta altrettanto di ritornare a ricoprire il suo vero ruolo: essere guida spirituale nel mondo. Papa Pio XI si rallegrò molto all'indomani della conclusione dei Patti Lateranensi nella sua allocuzione Vogliamo anzitutto per aver restituito «Dio all'Italia e l'Italia a Dio»

Ma i poteri forti eliminarono papa Pio XI e condannarono anche il suo pontificato all'oblio. Di questo grandissimo e coraggioso pontefice infatti si parla sempre troppo poco. 

E il Concordato, quando fu oggetto di revisione nel 1984, non riconobbe più il Cattolicesimo religione di Stato in ossequio al principio della laicità dello Stato italiano. Ma quella che fu celebrata allora come un'apparente conquista, in realtà avrebbe ulteriormente spalancato le porte dell'Italia ai suoi nemici. 

Fino ad arrivare ai nostri giorni, quando il tessuto democratico del Paese è ormai lacerato e compromesso, come aveva previsto già allora il presidente del Consiglio Bettino Craxi. 

Nelle scuole italiane si è giunti al punto di sospendere senza stipendio un insegnante che osa far costruire un piccolo rosario e recitare qualche preghiera ai bambini durante le ore di lezione, mentre a coloro che professano altre religioni lo Stato italiano mette a disposizione persino i locali all'interno degli edifici scolastici per poter esercitare meglio il loro culto

Ma in quello che si sta rivelando come un momento unico della nostra Storia, dopo la demolizione programmata e i tanti spargimenti di sangue voluti dai nostri nemici che hanno messo a dura prova il nostro Paese, spetta a noi il compito della ricostruzione, che non potrà non passare dalla devozione al Cuore Immacolato di Maria. 

È nel Suo nome infatti la rinascita dell'Italia. 

Devozione che i nostri antenati hanno conservato gelosamente con fervore nei secoli e che ha permesso di trovare identità e coesione ad un popolo molto diverso da nord a sud.

La nostra devozione alla Madre di Dio, che dovremmo avere anche il coraggio di promuovere, permetterà e affretterà il trionfo del Suo Cuore Immacolato.  

Sarà allora il momento in cui vedremo finalmente il Santo Padre consacrare la Russia al Cuore Immacolato di Maria, in un'Italia definitivamente sovrana.  

E sarà concesso al mondo un tempo di pace.   

 

 

19 luglio 2023 

Nel 31° anniversario del vile attentato che costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli uomini e alle donne della sua scorta

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963