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Le pietre che cadono dal cielo, i Septem Pignora Urbis, Chretien De Troyes e il Graal

Post n°22 pubblicato il 24 Luglio 2012 da claudio.nigris
Foto di claudio.nigris

Le chiamavano lapsit exillis o meglio lapis lapsus ex coelis (pietra caduta dai cieli) sicuramente meteoriti, ma spesso nell'immaginazione dei nostri avi, gli venivano attribuiti significati e poteri immensi decantandoli in meravigliose storie senza tempo. L'ago di Cibele (la pietra nera di Cibele di forma conica) costituiva, nell'antica Roma, uno dei sette pignora imperii * , cioè uno degli oggetti che secondo le credenze dei romani garantiva il potere dell'impero. La Pietra Nera di Cibele (Magna Mater, la grande madre) fu portata a Roma per ordine dei sacerdoti e costruito sul palatino il suo tempio per custodire la pietra nera (dove giace tutt'ora col nome di Lapis Niger), sicuri che questo sarebbe bastato a proteggerli. I romani infatti pensavano che le divinità romane non ce la facessero a venire sempre in loro aiuto. Altra presunta Lapsit Exillis, si narra, sia Lia Fail o pietra del destino (addirittura parlante) portata, narrano le leggende Irlandesi, dai Tuatha di Danann dalla loro prima dimora (cioè dal cielo). La Lia Fail era la pietra della consacrazione degli antichi re d’Irlanda e poi D'Inghilterra. Parlando ancora di storie celesti c’è anche La Pietra nera custodita nella Kaʿba (cubo) è anch'essa una pietra caduta dal cielo oppure, come si racconta, fatta calare dallo stesso Allah direttamente dal Paradiso sulla Terra (poi messa in salvo da noè e recuperata poi da Abramo). Direttamente dalle penne di Wolfram von Eschenbach (Parzival) , Thomas Malory (La morte di Artù), e Chretien De Troyes (Le Roman de Perceval ou le conte du Graal) ecco che assistiamo invece alla lapsit exillis per antonomasia il santo GRAAL. A parte Thomas malory, che  incarna subito il Graal nella coppa dell'ultima cena di Cristo (con uno spirito quindi tutto cristiano) , Sia Eschenbach che Chretien De Troyes invece identificano il Graal in qualcos'altro ancora: Wolfram von Eschenbach (Castello del Graal) ci parla di uno smeraldo e dell ’epocale scontro avvenuto tra gli angeli ribellatisi all’autorità del Signore e quelli a lui ancora fedeli e di come dalla corona di Lucifero, l’angelo a capo della fazione ribelle, in una circostanza del conflitto o durante la sua caduta all’Inferno, si distaccò un grande smeraldo che, una volta caduto sulla Terra, prese il nome di Gral o Graal. Chretien De Troyes il termine GRAAL invece lo coniò proprio lui e di capitolo in capitolo nel suo romanzo cercava di rimandare sempre la spiegazione del termine tenendo così sempre vivo l'interesse e la curiosità dei lettori. Molte parole parevano somigliare alla parola Graal: gresal, gral, greil e tutte indicavano comunque un piatto o qualcosa di simile. in realtà era una delle due parti della pietra rossa (caduta dal cielo) e in particolare quella che somigliava appunto come forma a un gradale (piatto). Chretien ricordandosi l'aneddoto del cambio di nome da Abramo da parte di Dio in AbrAAmo, aggiunse una "A" al suo GRAL per far capire, alla fine del libro, al suo lettore che quel gradale non era un semplice piatto, ma un oggetto talmente potente arrivato sulla terra direttamente dal cielo per volere di Dio. Chiamandolo GRAAL quindi il poeta rafforzò l'unione tra l'oggetto stesso e la sacralità di Dio, esattamente come era stata rafforzata l'unione tra l'uomo Abraamo e Dio con il cambio di nome adottato dallo stesso signore dell'universo. La prossima volta che uscite provate a guardare meglio le stelle, potreste trovare migliaia e migliaia di storie che qui sulla terra nessuno vi racconterà mai.

* Septem Pignora Urbis :

I pignora imperii erano i sette oggetti che garantivano, secondo le credenze dei romani, il potere di Roma. ci furono sette garanzie a tenere il potere a Roma: l'ago della Madre degli Dèi, la quadriga di argilla dei Veienti, le ceneri di Oreste, lo scettro di Priamo, il velo di Iliona, il palladio, gli ancilia:

L’Ago di Cibele (Madre degli Dèi), piccola pietra nera conica ad “ago”, di probabile origine meteoritica (adorata in Asia minore), ed era posta in una teca dentro la bocca della statua della Grande Madre.

La quadriga dei Veienti doveva essere la rappresentazione del carro di Giove. Collocata sul tempio capitolino fu ordinata da Tarquinio il Superbo ad un artista di Veio. Durante la cottura, per la fabbricazione, la quadriga si gonfiò a dismisura. La fu interpretato come un auspicio fasto di Imperium

Le ceneri di Oreste (figlio di Agamennone) furono seppellite nella località di Aricia da Ifigenia. Furono poi trasferite a Roma, sotto la soglia del Tempio di Saturno.

Lo scettro di Priamo, fu salvato dalle fiamme di Troia. Verrà offerto a Latino da Ilioneo, a nome di Enea, a simbolo e pegno di pace e alleanza. Era con molta probabilità conservato sul Palatino.

Il velo di Ilione era il velo tessuto in acanto, che Elena ottenne dalla madre Leda e che condusse con se a Troia.

Il Palladio era, con molta probabilità, un simulacro di Minerva conservato nella parte più secreta del Tempio di Vesta sorvegliato insieme al Fuoco sacro, dalle Vestali, le sette vergini incaricate di mantenere sempre accesa la fiamma. Poteva essere visto solo dalla Vestale Massima.

Nel Tempio di Vesta c’erano numerose copie del Palladio (copiate dal fabbro Mamurio Veturio). Solo la Vestale Massima sapeva riconoscere l’originale.

Gli Ancili erano dodici scudi incavati o bilobati (a forma di otto), dei quali solo uno era originale essendo stato inviato da Giove. Gli altri erano copie che Numa aveva fatto replicare al fabbro Mamurio Veturio per evitare il furto di quello vero. Erano collocati nel Sacrarium Martis, annesso alla Casa dei Salii Palatini.

 
 
 
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Un blog di: claudio.nigris
Data di creazione: 25/05/2012
 

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