Creato da: sampiero_p il 10/01/2005
OGNI UOMO E' UN'ISOLA. NESSUN UOMO E' UN'ISOLA. (Mouscardin)
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Post n°380 pubblicato il 14 Luglio 2008 da sampiero_p
Per la contiguità culturale e gl'indubbi influssi del grande Napoleone, siamo abituati a festeggiare un po', anche noi fratelli d'oltralpe, l'anniversario della presa della Bastiglia, apoteosi della Rivoluzione francese,
che pose fine alla monarchia degenerata e sancì l'avvento della borghesia al potere, ma soprattutto simbolo di autonomia dallo Stato, nel nome del cittadino singolo. Non tutto rifulse nella sanguinosa storia della sostituzione di una classe sociale ad un'altra, perdente per aver abusato del propria funzione di governo. Le stragi ed il soffocamento crudele delle opposizioni per stigmatizzare il trionfo illuministico della dea ragione, che di lì a poco avrebbe soppiantato il dio tradizionale, con un'altra forma di religione laica e fanatizzante, fecero percepire che un'era dell'intolleranza si faceva strada tra i popoli e che inevitabilmente questo avrebbe comportanto l'irrompere in Europa di totalitarismi e dittature protrattisi fino a pochi decenni fa. Lo spirito giacobino contrapposto a quello della libertà rettamente intesa, come il raffronto con la rivoluzione inglese prima, e quella americana dopo, ha reso evidenti agli storici imparziali, che un confine sottilissimo separa la lotta per l'indipendenza e la libertà del popolo da chi - pretendendo di essere il depositario della verità - si autoproclama unico interprete dell'interesse generale e dispensa il terrore accompagnandolo con l'uso indiscriminato della ghigliottina contro gli avversari. Allora, in questo giorno di tripudio per la sempre affascinante Marianna, ricordiamoci che l'anima della conquista della libertà non sono i giacobini e i fondamentalisti, i quali, oggi come ieri, attentano ai diritti del singolo e delle comunità intermedie. Vive la France e la liberté pour tout le monde.
Post n°379 pubblicato il 10 Luglio 2008 da sampiero_p
Pare che l'antico nome dell'isola de La Maddalena fosse Ilva.
Post n°378 pubblicato il 03 Luglio 2008 da sampiero_p
Il Premier non va a Matrix. ![]() Meglio così. L'ora tarda impedisce, di per sé, di assistere ad una trasmissione delle solite. Argomenti in primo piano nella cronaca vengono sviscerati per la gioia degli amanti del gossip e per approfondire poco, sul piano delle riflessioni e della maturazione dei giudizi. In questo caso poi, il Cavaliere avrebbe potuto rischiare di fare la figura del suo cameriere, il quale, dal buco della serratura, guarda ciò che non va guardato ed ascolta, alla porta della camera da letto, ciò che non va ascoltato. In una casa che si rispetti, infine, i fatti privati si discutono a parte, evitando di mettere in piazza i famosi panni sporchi. Vizi privati e pubbliche virtù. Questa regola dell'ipocrisia sociale, vale ancora di più per un capo di governo, che di gaffes ne ha commesse troppe e deve, ora, dimostrare ai cittadini la correttezza delle proprie scelte, in vista di un cambiamento significativo di rotta, soprattutto in economia. La gente comune vuole vedere scendere i prezzi dei generi alimentari, vuole arrivare alla fine del mese. Non sa cosa farsene dei discorsi hard, costituenti il piatto forte, condito in tutte le salse, sui giornali, in televisone, al cinema ed al teatro e via dicendo. Certo, un po' di senso della misura in più non guasterebbe in tutta la classe dirigente. Un po' di stile, ragazzi. Datevi un contegno. Almeno provateci in pubblico ed i vostri affari privati di donne ed affini, blindateli nel boudoir. L'Italia ha bisogno di decoro. Un grande sociologo ed economista come Vilfredo Pareto criticava il cosiddetto virtuismo, la caricatura delle virtù civiche, quelle che fanno grande e degno di rispetto un paese, le sole richieste dai cittadini ai propri governanti, nel vecchio continente non puritano. Le piccole virtù, legate alle cose private e di piccolo spessore non vanno considerate molto importanti nella vita sociale. Peccatucci non gravi da assolvere nel confessionale, perchè non riguardano il bene pubblico, ma la natura imperfetta dell'uomo. Il brillante pensatore aveva ragione, con un avvertimento in più per i mass media, cui è necessario, se è possibile un salto di qualità a favore della privacy di ognuno di noi celebre od oscuro personaggio di questa società a brandelli. Tolgano la bava dalla bocca dei propri cronisti e fotoreporter, evitino le morbosità, fin troppo dentro il dna degl'italiani. Intanto, a lungo andare dei pettegolezzi di Signorini e company anche il popolino più coatto alla fine si stuferà se non altro, per una sorta di rigetto naturale. E allora che comincino subito ad eliminare il trash più maleodorante, come si spera si stia facendo a Napoli.
Post n°377 pubblicato il 03 Luglio 2008 da Mouscardin
E' passato tantissimo tempo, ma ricordo benissimo quel pomeriggio assolato di fine gennaio. Non sembrava inverno, ma un anticipo della primavera. Era stata allestita una mostra di quadri e disegni di Picasso in una residenza storica della cittadina, che fu sede pontificia, per un certo periodo, durante le lotte intestine del papato. Ero in compagnia di un amico, che tuttora si diletta a scrivere: lì per lì, in una pausa della preparazione degli esami, decidemmo di fare una scorrazzata in costa azzurra, bella tutto l'anno per i turisti, ma già trasformata dall'architettura d'assalto per contornare spiagge e coste di residence e porticcioli per la nautica da diporto: prefigurava, con un decennio di anticipo, quella che sarebbe divenuta la rapallizzazione della vicina riviera ligure. Colpa della burocrazia nostrana, ma almeno un po' di spazio naturale, per qualche anno ancora, sarebbe rimasto intatto. Non erano molte le opere esposte, ma si notavano per la loro robusta identità. Il pittore aveva una prepotente personalità, un gusto forte per la vita, l'amore, la passione, tutti i lati più avvincenti dell'esistenza.Si diceva che, trascorresse la mattinata, nella dimora della notorietà acquisita, in boxer, a bere caffè e fumare gauloise, mentre maneggiava i pennelli o raccoglieva l'ispirazione per creare. Chissà se era vero. Ma intanto la leggenda galoppava. Il grande artista, impegnato in tutti i campi della vita civile culturale, era citato dappertutto, osannato e corteggiato come un Adone, anche se in realtà ricordava un fauno dell'antichità. Si può dire fosse ancora all'apice della fama, quando raggiungemmo Avignone: eppure nonostante la giornata domenicale non incontrammo molti visitatori. Singoli o coppie che si avvicendavano, ma senza eccessivo entusiamo o manifestazioni evidenti di apprezzamento. Forse come accade per quanti sono troppo osannati, si stava creando un circuito di autodifesa critica da parte del pubblico, una reazione ad un surplus d'informazioni e di elogi. Capita a chi viene incoronato genio in vita. L'alloro in testa comincia a traballare finché rischia di cadere tra lo scetticismo o l'indifferenza. Oggi non so se possa rappresentare un idolo. Né conosco in quale posto di rilievo, nella pittura di tutti i tempi, le sue creazioni possano essere collocate. Nonostante tutto, però, in quell'occasione, rimasi colpito anch'io, come appuntava diligentemente nel suo taccuino il mio compagno di viaggio, " dai colori, dalle linee forti, marcate, che sembravano tagliare la tela e proiettarsi fuori delle sale del museo: per le strade, le piazze, i mercati, sul mare non molto lontano. Il mediterraneo era lì Anzi, roteava come un matador, pronto a colpire inesorabilmente il toro dell'imaginazione. Picasso incarna l'anima universale della Spagna, quasi come Goya o Velasquez, certamente cercava di rappresentare il volto moderno ed enigmatico del suo paese, privo ormai di precisi punti di riferimento ed avvolto in mille contraddizioni." Quella della cittadina francese fu un'ottima scelta.
Post n°376 pubblicato il 30 Giugno 2008 da sampiero_p
Tag: Cardini, Corano, Europa Oggi, globalizzazione, Maglie, MC DOnald's, Mussulmani, Presunzione, Realtivismo Un breve saggio dello storico Franco Cardini pubblicato su "Europa Oggi", dedicato all'islam ed ai mussulmani, nel quale, fra l'altro, mette in rilievo la tendenza degli occidentali alla superficialità, nel valutare uomini ed avvenimenti di quella vasta area culturale e religiosa, fondata sul culto di Allah e del Corano.
Post n°374 pubblicato il 24 Giugno 2008 da sampiero_p
Non è facile innamorarsi. Si sa che occorre del tempo per stabilire se si tratta di vero amore o di semplice infatuazione. Le distinzioni in quest'impervia materia sono d'obbligo. La realtà è un conto, il virtuale un altro. Sebbene anche nell'universo telematico non possano escludersi possibilità variegate, che danno luogo ad incontri veri, che confermano le impressioni tratte dallo schermo, non mancano le delusioni e le provvisorie frequentazioni, che si risolvono in una bolla di sapone. A me è capitato di stringere, tramite il web, vere amicizie. Ma per innamorarsi anche virtualmente ci vuole ben altro. Almeno un film, non dico tanto. La storia interpretata da una bella donna, seducente e persuasiva nell'interpretazione. Gli sguardi e le movenze giuste. L'atteggiarsi delle labbra. Sono elementi indispensabili perché l'immaginario venga colpito dal dardo dell'angioletto. Era dai tempi di Audrey Hepburn, che non provavo qualcosa di simile a quello che ho sentito (sentito, sì) sgorgare dentro di me alla vista del film "Un cuore d'inverno". Si trattava di un replay televisivo, e di una donna veramente bella in una delle vesti principali, di un'attrice intravista prima di sfuggita, che, nell'occasione, ho potuto ammirare in tutto il suo splendore. C'è da tener conto che Adreuy la conobbi nell'infanzia, in pellicole in bianco e nero. Emmanuelle Béart, quella a cui mi riferisco nella fattispecie, è molto più giovane ed ha mille colori che incantano. E' figlia d'arte, ma soprattutto una meravigliosa creatura. In questa storia improbabile del regista francese Patrice Laconte, viene conquistata da un uomo arido ed algido, incapace di reazioni normalissime in chi avesse gli ormoni, oltre che il cervello ed il cuore, al proprio posto. Costui si muove come un robot, senz'apprezzare nulla al di fuori del proprio lavoro d'antiquario e di realizzatore di violini di pregevole fattura. Egli è reificato. S'inserisce nell'oggetto prodotto, fino a farne un involucro per la propria anima. Ma come si fa a vivere così? Eppure capita. Lei la Béart, che incarna una dolcissima musicista, colma di sentimenti, idee, fantasie ed ardori non ricambiati, è l'immagine stessa dell'amore: complicato, tormentato, inesauribile fonte di vita e di malinconia, dolore e passione. Si rimane senza parole davanti ai suoi occhi grandi ed espressivi, al corpo elegante e perfetto nelle sue forme armoniche e sensuali. Come si fa a rimanere freddi? Si è al cospetto di un essere pensante, palpitante, il quale meriterebbe ben altra sorte, che non l'indifferenza e l'allontanamento ad opera di questo banalissimo artigiano-antiquario, dallo sguardo un po' ebete, mentre la osserva come se avesse di fronte non una dea, ma la corda spezzata di uno strumento mal riuscito ed inutilizzabile. La vicenda cinematografica si conclude, com'era prevedibile, amaramente, ma il profumo femminile rimane sospeso nell'aria e soffonde l'animo. Se non è amore, è innamoramento allo stato puro, nascente, originario, primigenio, selvatico, istintivo. Forse è solo infatuazione. Probabilmente sì, ma densa di sviluppi insperati in un'epoca lubrica e volgare come quella presente. Emmanuelle? Peut-etre.
Post n°373 pubblicato il 23 Giugno 2008 da sampiero_p
C'è molta gente dalla puzza sotto il naso. Con il passare del tempo forse un giorno cambierà, dopo averlo sbattuto contro qualche imprevisto incidente di percorso, ma intanto va sopportata. Tra la marea crescente di signorini soddisfatti come avrebbe detto Ortega y Gasset, i quali credono di tutto sapere e reclamano diritti inesauribili alla conquista della società, una nutrita schiera alligna tra i cosiddetti intellettuali e la loro sottospecie giornalistica. Ma anche tra le persone comuni, presenti nelle nostre relazioni quotidiane, si è fatta strada, da qualche decennio, questa mentalità legata ad un'eccelsa presunzione, tanto più consistente, quanto più larghe sono le buche della propria ignoranza. Noi siamo, a dispetto delle apparenze, un popolo arretrato e retrivo, colmo di superstizioni e pregiudizi mentali, insuperbiti da un benessere fasullo, quasi tutto originato da bluff finanziari, composto quindi di lustrini e specchietti, come dimostra la crisi economica in atto, dove chi è più furbo la fa quasi sempre franca ed, inorgogliendosi delle proprie bravate, si ritiene autorizzato a disprezzare il prossimo, specialmente quando si trova di fronte a soggetti ancora dotati di buon senso e, consci dei propri limiti, non avvezzi a fare, come si diceva un tempo, il passo più lungo della gamba. Le antiche virtù sono scomparse e quelle tipiche della piccola borghesia o dei ceti popolari sono state sostituite, grazie ai mass media dominati dalla volgarità e ad una scuola ricettacolo di tutte le bassezze del consorzio sociale, dalla volontà di sopraffazione per coltivare l'arrivismo ed il facile guadagno: Il denaro è la merce di scambio più utilizzata e sul mito della ricchezza ad ogni costo ormai si misura la vita. L'esistenza ha perso del tutto o quasi il fascino dell'avventura, il richiamo della bellezza, l'aspirazione alla realizzazione spirituale di sé, l'apertura verso il mondo, il rispetto dovuto all'altro, oltre che alla propria individualità. Oggi si tende invece a lasciare sempre meno spazio a quanti non vogliano soggiacere alla prepotenza e all'arroganza,alla violenza morale , a volte, velata dall'ipocrisia sociale, altre volte, scoperta e brutale.
Post n°372 pubblicato il 21 Giugno 2008 da sampiero_p
"Il declino dell'insegnamento universitario" Ogni tanto mi soffermo a guardare qualche sito o blog gestito da docenti dell'Università. E devo dire che, a parte qualche lodevole eccezione, c'è un triste spettacolo davanti agli occhi di chi mantiene il culto della conoscenza e del sapere, a causa dell'impressione assai poco gradevole, che si trae dagli argomenti trattati e dal modo di esporli. La sensazione è quella di una sciatteria presso che uniforme e di una banalità così grave da rimanere esterrefatti. Mi ero illuso, fino a poco tempo fa, che l'ambiente universitario, nonostante le forti immissioni di personaggi ambigui e di traballante competenza, conservasse un ceto insegnante degno di rispetto. Invece mi accorgo, ad ogni pie' sospinto, che l'asinocrazia ha fatto passi da gigante, conservando del passato solo le bardature retoriche e decadenti e le baronie, per le quali vale sempre la regola della lotta al coltello, favorita dalla lottizzazione partitocratica. Non c'è nemmeno il gusto di sbeffeggiarli questi insegnanti, tanto in basso è caduta la figura, un tempo, aureolata del sapiente per eccellenza. Una volta, a tirar sberleffi contro un Ugo Papi, emblema del professore satanico e reazionario, arroccato nella torre eburnea del potere cripto-fascista, c'era almeno da cogliere, nel viso del personaggio contestato, un lampo di austera dignità, finita ormai nel nulla dell'anonimìa imbelle, partorita dal sistema livellatore della pseudo- democrazia. A parte i Piperno, i Negri e non so chi altro sia giunto in cattedra, grazie agli esami collettivi e alle autoproclamazioni dei trenta e lode, si deve però constatare come anche la classe di docenti venuta su con selezioni e concorsi, modulati dalla cooptazione e dal comparaggio, con lo scambio di favori mafiosi, è quanto di più deprimente e narcisistico, presuntuoso e vacuo possa generare il virus della mediocrità e del pressapochismo. Già alcuni anni fa mi meravigliai della proposta fattami da un rettore di tenere alcune lezioni in una disciplina, che praticavo da tempo e per la quale avevo maturato esperienza professionale specifica. Mi chiesi se ciò sarebbe stato possibile quando ancora i prof erano poco più di semidei pronti ad assidersi nell'olimpo di un qualsivoglia ateneo di provincia. Poi mi dissi che forse alcune materie mancavano d'interscambio tra pratica e dottrina, come invece sarebbe auspicabile per ogni branca dello scibile e di qui l'esigenza dell'interrelazione. Sul momento, ne fui lusingato, ma, dopo, a ben vedere, mi accorsi che tra coloro, che approdavano al ruolo di Preside di facoltà, ve n'erano alcuni già conosciuti come puri e semplici fuoricorso. Approfondendo le conoscenze e frequentando certi esemplari della fauna universitaria, mi sento deluso e disincantato. In questo settore, come in tanti altri dell'apparato pubblico, c'è solo una generale clima di disarmo intellettuale, e pare un miracolo incontrare ancora, di tanto in tanto, valide personalità, persone dalla testa lucida e pensante, che meritatamente godono di stima anche all'estero.
Post n°371 pubblicato il 18 Giugno 2008 da sampiero_p
Il recente film del regista americano Woody Allen, dal suggestivo titolo "Match Point", rappresenta il culmine di un'evoluzione artistica, che ha visto il passaggio da tematiche intrise di drammatico pessimismo, temperato o nobilitato da un raffinato sense of humour, alla pura e semplice esaltazione del cinismo. E' il senso di una lucida disperazione quello che accompagna il cammino di questo talento della macchina da presa, nei cui sguardi si concentra tutto la pena, il sarcasmo, l'aporìa ed il dolore del popolo ebraico. Basta vederlo mentre suona il clarinetto con aria smarrita, per capire che si tratta di un uomo, tormentato fin dalla nascita potrebbe dirsi, dal dilemma della fede, che attanaglia tutti i membri della sua comunità nell'arco millenario della propria storia. Uomini condannati a vagare per il mondo come sappiamo, in preda ad un senso di colpa inestirpabile, lacerati tra la speranza del messia e il dubbio nichilista di un'esistenza affidata al caso e alla fortuna... (non quella machiavellica in cui c'è uno spazio riservato al valore del singolo nel determinare in parte almeno gli eventi ed il corso degli avvenimenti storici, ma quella raffigurata nell'immagine della dea bendata, che elargisce i propri doni a chiunque, perfino a chi non li merita). Il film è dedicato alla casualità considerata ormai l'unica regolatrice della nostra vita. Il protagonista che aspira, manco a dirlo, ad un'esistenza da ricco a qualsiasi costo, si abbandona alla passione, ma non sa controllarla e tra il sentimento d'amore e l'agiatezza di un matrimonio d'interesse, sceglie quest'ultimo, commettendo un duplice omicidio per liberarsi dell'amante scomoda perché, incinta, vorrebbe il riconoscimento di un legame autentico, a dispetto dell'ipocrisia e del compromesso. In questa storia si capovolgono tutti i tradizionali parametri del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto e di quella che un tempo si definiva la"nemesi". Come a dire che finalmente sappiamo tutta la verità del mondo com'è e come è sempre stato: una foresta selvaggia, dove può capitare che il "fato" arcaico sia coerente con i fini malvagi dell'uomo, fino al punto di dire che l'audacia nel commettere un delitto è premiata con l'impunità e addirittura con una vita serena, non turbata da alcuna coscienza, perché questa non esiste od è addomesticabile a proprio piacimento. Questa l'idea cardine attorno alla quale ruota la storia cinematografica, povera di colpi di scena, ma ricca d'insegnamenti rovesciati. Woody Allen non ride più sarcasticamente né satiricamente dei suoi protagonisti, li comprende e li esalta, alla fine, come la testimonianza del nulla che ci circonda. Qui consiste il suo talento: svela una realtà diffusa e ineluttabile. Basta guardarsi attorno e osservare il vicino di casa o l'interlocutore occasionale, per rendersi conto di quanto sia banale la chiave di lettura del mondo circostante: vivi qui e subito coltivando con ipocrisia il tuo arbitrio con il disprezzo o l'indifferenza per il prossimo:la vita è una roulette. Almeno per la maggior parte della società occidentale avanzata.
Post n°370 pubblicato il 09 Giugno 2008 da sampiero_p
Nell'ultima trasmissione "Enigmi",andata in onda su Raitre, Corrado Augias, che pare vieppiù assomigliare al celebre Ridolini, attor comico del secolo scorso, ha voluto affrontare il tema del satanismo, piatto forte di qualsiasi showmen, intellettuale-scrittore- presentatore, che voglia richiamare l'attenzione del pubblico di palato facile e dalle tendenze morbose, come si addice alla moderna società di massa, tanto più incolta, quanto più credula e manipolabile. Che Augias, al pari dei suoi colleghi di cordata presenti, dalla preistoria, nella TV giacobina della terza rete, abbia come missione ben remunerata (dai contribuenti)quella di manipolare le folle tele-dipendenti, ormai è chiaro perfino ai bambini. Negli ultimi tempi, si è acceso a comando un nuovo interesse per la pseudo-religione e, traendo spunto dai numerosi fatti di cronaca nera, in cui si mescola la criminalità comune con sette diaboliche di vario tipo, qualsiasi imbonitore televisivo si lancia a testa bassa, per cogliere furbescamente qualche risultato nella battaglia quotidiana, che i vecchi militanti della gauche di piazza e di governo, continuano a sostenere contro la Chiesa cattolica, simbolo di tutti gli oscurantismi, di ieri, di oggi e di domani. Da laici non laicisti avremmo pensato ad un'inchiesta obiettiva che mettesse a fuoco il problema, certamente grave, separando i fatti dalle opinioni, come regola d'oro dell'informazione. Ma siccome in Italia, la fazione deve conquistare consensi per il bene della causa, ecco che si rimescolano le carte, non tanto per rendere un servizio al pubblico, quanto per orientarlo verso il pregiudizio marx-leninista o neopositivista, atto a smantellare la "Reazione in agguato", da sempre annidata nelle schiere vaticane. Sicché si è organizzata una tavola rotonda, nella quale il posto minoritario doveva necessariamente spettare al sacerdote di turno, perché potesse apparire chiaro a tutti qual è il vero errore d'impostazione ideologica, contornandolo di personaggi, ormai da rotocalco, o utili idioti, o quinte colonne, per accreditare le tesi più funzionali alla critica demolitrice dell'Istituzione religiosa. Nella passerella dell'ultimo spettacolino organizzato dal volpino Augias, anch'egli misuratosi con il cristianesimo giallo o noire, come va di moda adesso, scrivendo un'Inchiesta su Gesù dall'esito quanto mai incerto, sono sfilati dunque, oltre al Don Aldo (prete benemerito nel sociale, per la lotta alle sette sataniche, con la sua meritevole organizzazione della quale non possono parlar male neppure i più accaniti anticlericali), il filo-plagiatore radical chic Umberto Galimberti ed il neo-teologo presenzialista,Vito Mancuso (unico intellettuale ammesso nei buoni salotti teleprogressisti, dopo il battesimo ottenuto con Otto e mezzo, circa un anno fa, per il best-seller, in lieve odore d' eresia, dal titolo "L'anima ed il suo destino"), oltre ad un onesto investigatore privato, collaboratore delle forze dell'ordine,ma di scarsa influenza per la formazione delle idee.Le quali, viceversa, nell'intento di Corrado "Ridolini" dovevano essere elargite a piene mani del duo Umberto-Vito, i veri maitre à penser della situazione, probabilmente uniti nel comune disegno di realizzare un accordo secolare di stampo teo-scientista. A contenere le interpretazioni passatiste del sacerdote circa il maligno, il diabolico, le possessioni ed i delitti di setta, ci ha pensato il moderatore,pronto ad interrompere qualsivoglia ragionamento politically incorrect, minacciando la scarsità di secondi a disposizione dell'interlocutore impertinente, mentre a straparlare dell'immaginifico binomio "Sacro e Follia", che la Chiesa di Roma trascura costantemente di combattere (sic!),avendo come interessi prevalenti temi minoritari e moralistici, provvedeva l'illustre semiologo Galimberti mescolando allegramente il mito di Dioniso con il male del mondo,ricollegando, non si sa bene come e perché, alla pazzia del nostro tempo la sacralità,non relegata, nella sfera ad essa precipua dalla classe ecclesiastica, disattendendo così i propri compiti(! ? !)sia mondani che ultramondani. Orbene, se la trasmissione ha sortito un effetto, non pare sia stato quello propostosi dall'ineffabile conduttore, il quale, un po' insoddisfatto in chousura, ha tentato disperatamente di ottenebrare almeno il termine "Spirito Santo" ostinatamente innalzato come un vessillo crociato da un don Aldo pervicacemente legato a doppio filo all'ortodossia della propria fede. Invano l'anchormen, un po' comicamente, rimproverava al Prof. Mancuso di non aver adeguatamente difeso il neologismo teleogale, consistente nella parola pittoresca e taumaturgica "Energia", evidentemente ritenuta, nella sua alternatività, più consona alla tutela dell'ambiente razionalista e più promettente per i fautori della"Religione fai da te", la sola ammissibile per il pensiero unico della sinistra fondamentalista. P.S. Al Prof. Galimberti suggeriamo di attingere per le prossime performances, scritte o parlate, dal libro di Mircea Eliade "Il sacro ed il profano". In esso troverà, forse, la spiegazione della follia e dei crimini delle sette, frutti perversi di un mondo desacralizzato.
Post n°367 pubblicato il 04 Giugno 2008 da Mouscardin
"NURAGICI E BALENTES" Potreste tranquillamente definirlo un esemplare dell'etnia anglo-sarda-araba, una rara specie dedita alla ricerca ed allo stesso tempo attenta al mondo concreto: personaggi che vedono il mondo con gli occhi dinsincantati degli intellettuali, ed ancor più la storia come inesauribile avvicendarsi di poco epiche costumanze. Tant'è che nei suoi saggi acuti per interpretazione dei fatti e brillanti per il tono divertito con cui elabora le proprie teorie, il professore non esita ad andare controcorrente ed a lanciare le proprie frecce intrise di caustico pessimismo contro le teorie dominanti anche in campo scientifico. Ora mi è capitato di leggere un lungo articolo(*) frutto dei suoi studi sulla religiosità dei nuragici, con il quale fa piazza pulita dei luoghi comuni, che trovano tuttora largo riscontro in una certa idea del popolo sardo e della terra antica a forma di sandalo. Però contro la balentìa ancora imperante nell'isola, come categoria culturale ed etica, il docente non è d'accordo e si vede lontano un miglio. I protosardi non solo erano piccoli di statura, ma furono conquistati in un batter di ciglio dai cartaginesi, divenendo loro schiavi o, nella migliore delle ipotesi, loro piccoli mercenari. L'unico vanto che ad essi può esser concesso è che fossero religiosi e molto devoti agli antenati ed al dio Sole (!), non tanto al Sardus Pater ad altre divinità di stampo classico od ellenistico, come la fantasia di altri scrittori ha fatto propendere a credere. Sacrificavano col sangue del toro sulle migliaia di are sacrificali sparse un po' ovunque in Sardegna, venerando l'acqua (i famosi "pozzi sacri" derivano da quest'attitudine) ed i pascoli per le greggi. Ignoro per il momento se analoghi passi avanti nella ricerca archeologica e negli studi etnologici siano stati fatti, per non deprimere troppo i cultori di Shardana, nonché i balentes di ieri e di oggi. -------------------------------------- (*)Carlo Maxia, Religiosità dei nuragici ed are sacrificali, Rendiconti del Seminario di Scienze dell'Università di Cagliari, fasc. 3\4 1974.
Post n°366 pubblicato il 29 Maggio 2008 da sampiero_p
Post n°365 pubblicato il 11 Gennaio 2008 da sampiero_p
La Sardegna si rivolta contro la spazzatura importata dalla campania. E' un segno di egoismo, di mancanza di solidarietà, considerato che il cumulo di rifiuti rappresenta oggi l'Italia all'estero? E' vero un assunto, al di là della tragedia ambientale ed umana che è sotto gli occhi di tutti. Non c'è unità nazionale. Il nostro è un paese disunito, non tanto perché non c'è solidarietà per risolvere il grave problema di Napoli e della Campania, quanto perché non esite oggi in Italia né il senso dello Stato (retaggio della destra storica post risorgimentale, definitivamente eclissatosi dopo la vittoria ed il consolidamento della partitocrazia ed il contestuale rafforzamento di quella "democrazia mafiosa", ben individuata, a metà degli anni sessanta, da Panfilo Gentile), né lo spirito comunitario, che resse fin dopo il miracolo economico, come lascito della civiltà contadina, fino alle soglie dell'attuale postindustrialismo). Detto questo, mi pare di poter aggiungere che, in Campania ed in Sicilia e regioni limitrofe, la camorra, l'ndrangheta, la mafia, etc. comandino più spudoratamente che nelle regioni del Nord, dove un maggior rispetto della legalità sussiste, ma non è proprio esemplare, grazie al degrado causato dalla politica romana. Chi potrebbe risolvere adeguatamente la situazione, mandando in galera i responsabili e risanando gradualmente la situazione disastrosa determinatasi in 14 anni di disinteresse? Forse Antonio Di Pietro. Prendetela pure come una provocazione, ma forse un ministro "plenipotenziario", che affronti l'emergenza, con i metodi del Prefetto Mori, potrebbe reincarnarsi nell'ex magistrato di mani pulite, se gliene dessero la possibilità e lui volesse raccogliere la sfida, operando concretamente, anziché limitarsi ai proclami...
Post n°364 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da sampiero_p
Un esimio commentatore, Mario Sechi, dalle pagine di "Panorama" prende in esame le tesi che l'On. Fini proporrà nella convention del suo partito per la rifondazione dell'area moderata ai primi di febbraio a Milano.
Credo che nelle parole di Sechi ci sia troppo allarmismo. Chi ha paura di discutere le tesi propositive di AN, da lui elencate nel post? La destra, la sinistra o entrambe? Un grande liberale come Ortega y Gasset definiva, le ottocentesche distinzioni tra destra e sinistra, "semiparalisi mentali". Vogliamo continuare ad arroccarci sulle accademiche torie liberiste e sulle sue realizzazioni concrete, sulle quali già Von Hayek avanzava forti dubbi alcuni decenni fa, o è il caso di affrontare la realtà drammatica di un mondo che cambia velocemente? Ci è più caro difendere la verità dogmatica del "liberismo puro" (rivelatosi "puro utopismo" nella continua evoluzione di una società complessa) da buoni provinciali radicati nella periferia derll'impero, oppure vogliamo esaminare in che modo sia possibile in Italia ed in Europa coniugare la libertà ed il liberalismo con la giustizia sociale e le identità culturali nazionali,regionali, locali, che rischiano di essere travolte e spente dalla globalizzazione e dal mercatismo? Il Prof. Tremonti ha già cominciato ad occuparsi del problema in maniera seria ed approfondita. E allora anziché soffermarci sulle piccole cose e sui possibili accordi tra PD e PPL, perchè non affrontiamo i nodi del nostro tempo con un po' di apertura mentale? Non è in gioco la percentuale di voti che raccoglieranno gli ex alleati del centrodestra per arrivare ad un "governicchio" qualunque. E' in gioco l'avvenire del paese e dell'occidente, che non si costruisce in modo positivo ed incisivo con le liti da cortile tra i vari leader, contrabbandando come questioni di principio quelli che, per i moderati autentici, in grado di pensare con la propria testa, sono evidenti e poco nobili interessi di bottega. P.S.
Post n°363 pubblicato il 01 Gennaio 2008 da sampiero_p
Una musica dolce e delicata, che richiama l'armonia del creato e fa sentire ognuno di noi come parte dell'universo. Le festività propiziano quest'incontro tra il nostro microcosmo ed il macrocosmo, la sua galassia, i pianeti, il sole, la luna, la terra. La piccola rosa e l'infinito...
Post n°361 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da sampiero_p
Post n°360 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da sampiero_p
Come sarà stato l'amore nelle generazioni precedenti? Qual era la concezione e la pratica di questo indistruttibile strumento di crescita ed emancipazione? A sentire chi ha vissuto al tempo del rock, quello primigenio di Elvis Presley, Little Richard, Bill Haley, all'epoca di James Dean e del primo Marlon Brando, quando si ruppero gli schemi della società tradizionale con i figli che cominciavano la contestazione nei confronti dei padri (sia quelli appartenenti alla mitica e dorata società americana del way of life per un nuovo Eden, nato dalle ceneri della seconda guerra mondiale, e sia quelli che in Europa si rimboccavano le maniche, cercando d' imitare i modelli, un po' ingenui, del benessere d'oltreoceano, con la consapevolezza di dover conquistare con il lavoro ed i sacrifici senza soste ciò che sarebbe divenuto il miracolo economico della ricostruzione del dopoguerra,) l'amore si librava come una farfalla tra petali in fiore. Il pudore abbassava i toni e si attestava sul minimo comun denominatore della libertà dei costumi moderatamente intesa. Senza grandi clamori, avvolta in un'elegante discrezione, ma scevra da pregiudizi e convenzioni puritane. I sentimenti avevano l'opportunità di manifestarsi più apertamente che in passato, con poche e semplici regole lontane dal perbenismo di maniera ed il sesso si conquistava con entusiasmo e gradualità, apprezzandolo come un frutto, al tempo stesso, proibito e prelibato. Si svelava a poco a poco, assimilando le idee, non conformiste e liberatorie, legate alla scoperta dell'istinto vitale di uomini e donne che finalmente potevano ascoltare, senza tabù la voce della propria intima natura, così ben descritte da David Herbert Lawrence nell 'Amante di lady Chatterley. L'amore al tempo del rock non aveva nulla di cinico e prevedibile. Si costruiva nella maniera più naturale ed il ritmo di quella musica, allegra, gaudente, ribelle e scatenata, era il segnale di una svolta epocale, unica nella storia del costume del novecento. Nessuno poteva immaginare che avrebbe, poi, aperto le porte al sessantotto e alla demolizione degli ultimi rifugi dell'io, per fare spazio alla massificazione e alla banalizzazione, per instaurare l'omologazione e la globalizzazione del più positivo e creativo, rivoluzionario ed individualista dei sentimenti umani. Forse era, quella del rock, la misura più equilibrata che la rivolta giovanile di quella generazione potesse acquisire e lasciare in eredità per un mondo più libero. Ma noi, forse, non abbiamo saputo amministrarla come meritava. Che bello il vecchio "Rock around the clock"!
Post n°359 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da sampiero_p
Tag: Bucarest, Chiesa, Cioran, civiltà contadina, cultura, Eliade, Europa, Horia, Jonesco, Roma, romania L'atmosfera di questo natale era incantevole con l'albero più grande d'Europa al centro della piazza più celebre della capitale della Romania. Molto deve fare, questo paese per crescere e scrollarsi il peso di un passato drammatico. Ma le incertezze del cammino, faticoso e controverso, come capita spesso nella storia, alla fine di un'epoca e all'inizio di un'altra, non devono ricadere sulla popolazione, la quale cerca di avviare un'economia moderna, senza dimenticare le tradizioni contadine, che hanno costituito, insieme con la Chiesa, il collante dell'identità di un paese naturalmente europeo e latino, per il filo di continuità che tuttora sottilmente lo lega a Roma antica. Ci auguriamo che le radici non vengano recise e che l'atmosfera che si comincia a respirare duri nel tempo e nel tempo si rafforzi. Vorremmo una Romania europea e latina, un modello che nessuno degli stati, appartenenti alla vecchia comunità, ha saputo creare mentre dovrebbe costituire l'immagine più profonda e vera del continente. Andiamo a leggere o rileggere Mircea Eliade, Eugene Jonesco ed anche Emile Cioran, i quali, con altri innumerevoli esempi d'intellettuali, scrittori, poeti ed artisti, sono i simboli indelebili della Romania più grande. Ricordiamo Vintila Horia, fine scrittore e profeta della decadenza europea, che visse, come tanti, esule a Parigi, per testimoniare la propria fede nel riscatto di un popolo e dell'Europa intera.
![]() Bucarest - Atmosfera romantica
Post n°358 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da sampiero_p
Tag: Massacri Uno psicopatico ha massacrato un'ancor giovane donna a Castelfranco Veneto. Un delitto efferato. L'uomo, ritenuto malato di mente, lavorava come falegname ed era entrato in contatto con la vittima tramite una chat. Che cosa possa aver indotto la figlia di un notaio benestante a frequentare in web un tale individuo non lo possiamo sapere con certezza. Ma non è il solo interrogativo che rimane in testa dopo aver ascoltato le notizie del telegiornale. Uno fra tutti rimane inquietante. I carabinieri affermano di aver localizzato il luogo del sequestro ed il locale dov' era tenuta la prigioniera, ma non sono intervenuti, per timore di peggiorare la situazione, limitandosi, quindi, a seguire il rapitore per giorni e giorni. Sono passate circa un paio di settimane dall'annuncio della scomparsa, senza nessun indizio particolarmente utile per non ritenerla in pericolo di vita. Come si fa a ritenere che si potesse trattare di una fuga sentimentale tra due adulti conosciutisi chattando? Tutto può essere, ma gl'investigatori, una volta stabilita l'identità dell'uomo ed identificata la sua abitazione, non avevano altre possibilità per tutelare l'integrità della sequestrata? Pare impossibile che con tutti gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione degli apparati dello stato, la situazione sia sfuggita di mano in modo così raccapricciante: la morte, infatti, risale a pochi giorni dopo il rapimento. Paradossale e tragico che, alla vigilia del Natale, un falegname, come Giuseppe di Nazareth, possa aver imbrattato di sangue il ricordo della nascita del Salvatore. Assurdo constatare come, tramite la telematica, si possa irretire ed uccidere, ma non ci si possa difendere dal male, prevenirlo e sconfiggerlo. Eppure essa non ha, in se stessa, niente di perverso e malvagio.
Post n°357 pubblicato il 24 Dicembre 2007 da sampiero_p
Tag: Festività Nasciamo con un seme d'amore nei nostri cuori, che si sviluppa man mano che evolve il nostro spirito e che ci porta ad amare ciò che ci appare bello senza che ci sia mai stato detto di cosa si tratti. E dopo questo, chi può dubitare che si sia al mondo, per null'altro se non per amare? Infatti, per quanto lo si voglia nascondere a noi stessi, si ama sempre. Persino là dove sembra sia stato bandito l'amore, esso vi si trova segretamente e di nascosto, e non è possibile che l'uomo possa vivere un solo attimo senza di esso. (Blaise Pascal)
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Inviato da: Maria
il 11/03/2009 alle 21:55
Inviato da: Anonimo
il 08/11/2008 alle 17:33
Inviato da: L_irrequieto
il 05/11/2008 alle 17:00
Inviato da: Mouscardin
il 04/08/2008 alle 11:52
Inviato da: Anonimo
il 28/07/2008 alle 18:15