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ALFASIA 017 (cronache)
Post n°35 pubblicato il 15 Dicembre 2005 da alfasica
LA VAGINA DEL GIARDINO INFINITO Discesa sul mondo, Lenta e dolce, insinuarsi nel sonno. Ritmo continuo. Ascese gutturali.
L’ipnotico Canto Sacro.
Nel letto in silenzio Scambio risveglio per sogno, Apro gli occhi, pesanti piombi, oggetti massicci.
Nella mia stanza sostanziosa e ferma Ventilatore in bilico senza un piede, Sul pavimento scarpe tondeggiano.
Il Canto Stride fastidioso Nella mia Ragione.
Alzarsi, Preparare la macchinetta del caffè. Due del pomeriggio, Si alza forte il Canto Sacro.
Tutto è luce vibrante d’acqua. Il telo del terrazzo, abbassato come un’ala Sulla mia cucina, è umido d’arancia. Piante secche muovono l’aria. Io fissamente seduta, Guardo l’acciaio con occhi di gazza.
Tempo dimenticato, Incantata dalla porta armonica Poggio l’orecchio. Una conchiglia di scale Srotola ripetizioni esotiche. Legno scuro, muove sillabe di miele. Il mio orecchio le lecca fino alla fine del canto.
Lenti iperboliche e oro bizantino come nastri, Muri di buganville si arrampicano in cicli continui, Uomini ambrati, sostano nelle stanze. La Vagina del Giardino Infinito.
Sera con le cicale. Il canto nel mio pensiero si somma. Lo desidero come un uomo, Un libro, una Bibbia, le Undici.
Il suono è venuto, ancora, come gli ho chiesto. Rompe e frammenta i miei occhi imperlati. Le sabbie soffiate portano la luce bianca Del tempo fermo, lo sento scorrere omogeneo, Senza vita abbagliante, grano a grano.
Il piccolo tempio, circolare nella sua fine- Esile cupola d’avorio sospesa, Alte e sottili colonne ritorte all’aria- Mi chiama nella sua ombra. Mi incammino, cado nel sonno. Il mio amante chiama più forte. Dalla finestra una verticale d’argento, Mattino.
Forzare la volontà incollata. Gli occhi sanno già ciò che trovano, Le Cose Solide Al loro posto, quello che ho deciso- Un pavimento, un ventilatore e la sua elica-
Vedo vicino alle scarpe delle macchie non scelte, Macchie nere e veloci Si allontanano come punti corazzati. Di scatto in piedi il mio corpo teso. Lento lo scarafaggio sul mio copriletto, Fermo - non orientato.
Eliminare i repellenti neri. Mostruosi sopravvissuti delle Ere terrene, Gamberi scampati al proprio sviluppo. La specie, la vita primaria- Adatti per le condizioni di privazione Vivi in una catastrofe naturale-
Agili sotterranei Nascondersi - riprodursi a migliaia. Sotto la mia maglia, nelle gambe, controllare La loro organizzazione. Capire come ucciderli. Veleno insetticida per la casa, Veleno sul tappeto, veleno nell’armadio, veleno nel letto.
Preparare il buon pranzo. Carne sul fornello che sfrigola. Due del pomeriggio Alza forte il mio Canto Sacro.
La porta vibra al segnale. Verso di lei, la raggiungo, Voglio appoggiare il mio corpo, Congiungermi al legno sordo.
Spalanca ghiaccio nelle mani Corridoio dalla gola aperta, Un urlo lo sguardo. Finestra infinita, l’aprirsi sincronico In file di porte copula nei corridoi. Nere veloci mannaie alzate Moltiplicano squadre di uomini.
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