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LA VAGINA DEL GIARDINO INFINITO
Discesa sul mondo,
Lenta e dolce, insinuarsi nel sonno.
Ritmo continuo.
Ascese gutturali.
L’ipnotico Canto Sacro.
Nel letto in silenzio
Scambio risveglio per sogno,
Apro gli occhi, pesanti piombi, oggetti massicci.
Nella mia stanza sostanziosa e ferma
Ventilatore in bilico senza un piede,
Sul pavimento scarpe tondeggiano.
Il Canto
Stride fastidioso
Nella mia Ragione.
Alzarsi,
Preparare la macchinetta del caffè.
Due del pomeriggio,
Si alza forte il Canto Sacro.
Tutto è luce vibrante d’acqua.
Il telo del terrazzo, abbassato come un’ala
Sulla mia cucina, è umido d’arancia.
Piante secche muovono l’aria.
Io fissamente seduta,
Guardo l’acciaio con occhi di gazza.
Tempo dimenticato,
Incantata dalla porta armonica
Poggio l’orecchio.
Una conchiglia di scale
Srotola ripetizioni esotiche.
Legno scuro, muove sillabe di miele.
Il mio orecchio le lecca fino alla fine del canto.
Lenti iperboliche e oro bizantino come nastri,
Muri di buganville si arrampicano in cicli continui,
Uomini ambrati, sostano nelle stanze.
La Vagina del Giardino Infinito.
Sera con le cicale.
Il canto nel mio pensiero si somma.
Lo desidero come un uomo,
Un libro, una Bibbia, le Undici.
Il suono è venuto, ancora, come gli ho chiesto.
Rompe e frammenta i miei occhi imperlati.
Le sabbie soffiate portano la luce bianca
Del tempo fermo, lo sento scorrere omogeneo,
Senza vita abbagliante, grano a grano.
Il piccolo tempio, circolare nella sua fine-
Esile cupola d’avorio sospesa,
Alte e sottili colonne ritorte all’aria-
Mi chiama nella sua ombra.
Mi incammino, cado nel sonno.
Il mio amante chiama più forte.
Dalla finestra una verticale d’argento,
Mattino.
Forzare la volontà incollata.
Gli occhi sanno già ciò che trovano,
Le Cose Solide
Al loro posto, quello che ho deciso-
Un pavimento, un ventilatore e la sua elica-
Vedo vicino alle scarpe delle macchie non scelte,
Macchie nere e veloci
Si allontanano come punti corazzati.
Di scatto in piedi il mio corpo teso.
Lento lo scarafaggio sul mio copriletto,
Fermo - non orientato.
Eliminare i repellenti neri.
Mostruosi sopravvissuti delle Ere terrene,
Gamberi scampati al proprio sviluppo.
La specie, la vita primaria-
Adatti per le condizioni di privazione
Vivi in una catastrofe naturale-
Agili sotterranei
Nascondersi - riprodursi a migliaia.
Sotto la mia maglia, nelle gambe, controllare
La loro organizzazione.
Capire come ucciderli.
Veleno insetticida per la casa,
Veleno sul tappeto, veleno nell’armadio, veleno nel letto.
Preparare il buon pranzo.
Carne sul fornello che sfrigola.
Due del pomeriggio
Alza forte il mio Canto Sacro.
La porta vibra al segnale.
Verso di lei, la raggiungo,
Voglio appoggiare il mio corpo,
Congiungermi al legno sordo.
Spalanca ghiaccio nelle mani
Corridoio dalla gola aperta,
Un urlo lo sguardo.
Finestra infinita, l’aprirsi sincronico
In file di porte copula nei corridoi.
Nere veloci mannaie alzate
Moltiplicano squadre di uomini.
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