Creato da alfasica il 21/11/2005

UNDATED BAR

racconti isterici, criminali e patologiche storie

 

(ripetizioni)

Post n°68 pubblicato il 15 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

FAVOLA ARTIFICIALE

L’uomo con l’impermeabile vestito di grigio ha il passo veloce

si aggira geometrico tra le montagne appuntite

tiene sotto il braccio un ombrello e una ruota di bicicletta.

La prima montagna ha sulla sua punta un pioppo.

La seconda montagna ha sulla sua punta una croce.

La terza montagna ha sulla sua punta un grattacielo.

(Il pioppo è bianco di marmo)

(La croce è tutta illuminata)

(Il grattacielo è verde e sottile) 

L’uomo con l’impermeabile si aggira geometrico tra le montagne veloci

vestito di grigio ha il passo appuntito

tiene sotto il braccio un ombrello e una ruota di bicicletta.

Alla prima montagna l’uomo si ferma e posa la ruota.

I raggi iniziano a girare, e blu e viola e bianco dal pioppo

e tutta la luce nel buio sembrava un lampo sull’uomo.

L’uomo con l’impermeabile vestito di grigio si aggira appuntito

Tra le montagne geometriche ha il passo veloce

Tiene sotto il braccio un ombrello.

Alla seconda montagna l’uomo si ferma e apre l’ombrello.

La pioggia inizia a salire, e blu e rosso e bianco dalla croce

e tutta la luce sembrava uno schermo sull’uomo.

L’uomo con l’impermeabile vestito di grigio ha il passo geometrico

si aggira veloce tra le montagne appuntite

tiene sotto il braccio la mano vuota.

Alla terza montagna l’uomo si ferma e la tocca con un dito.

La porta si inizia ad aprire, e blu e verde e bianco dal grattacielo

e tutta la luce sembrava quell'artificio sul giardino.

Si aggira veloce

un passo geometrico

tra le montagne appuntite.

La prima montagna ha sulla sua punta una croce di marmo.

La seconda montagna ha sulla sua punta un grattacielo illuminato.

La terza montagna ha sulla sua punta un pioppo verde e sottile.

 
 
 

(ripetizioni)

Post n°66 pubblicato il 13 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

AUTODETRMINAZIONE VERDE,  (CANTO) 

Se dovessi morire, lo farei dall’alto.

Se dovessi morire lo farei nel vuoto.

E lo farei lontano,

Se dovessi morire, lo farei acida.

Comprerei un biglietto per N.Y., e lo farei dall’Empire.

Correndo salirei con le scarpe a spillo incollate ai piedi,

Per morire completa_

Come loro mi vogliono.

Se dovessi morire cercherei in un negozietto una piccola pelliccia,

Di ermellino nero, per non avere freddo volando.

Tingerei le labbra e le unghie di rosso nella stanza d’albergo

Attaccherei ciglia finte con una lunga linea scura agli occhi.

Con la pelle ancora bianca,

Lo farei d’inverno, se dovessi morire.

E se dovessi morire, lo farei con tutti i soldi in tasca

Una mela verde nella mano, cantando. 

Se dovessi morire lo farei dall’alto.

Se dovessi morire lo farei nel vuoto.

E lo farei lontano se dovessi morire.

Lo farei acida.

 

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°65 pubblicato il 12 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

IL PEZZO DI CORALLO

Ricordo la sapienza della scabra sabbia illimitata intorno

E il leggero schiacciamento dei pesci fendenti,

Pesci crudi dentro mia scena primaria e il loro muoversi astratto.

La retta limpida passare, la variazione della luce a immersione,

Un grande soffitto che libera piccole onde specchiate

L’andamento del silenzio profondo e il colore blu.

E ricordo il mio scomparire come un battesimo d’aria

In un attimo l’aprirsi del cielo massimo.

E il vento, un luogo come una narice di conchiglia.

Qualcuno che mi appoggiò su questo tavolo.

Ricordo la mia ossidazione, spontanea e liberatoria

Spezzare la compattezza e il tempo, ricordo la mia fissità.

Ricordo le mie braccia, uguali a me stesso stratificarsi, la polvere.

La mia forma rossa come una pietra di fuoco.

Ricordo le note di Bach ritornare, una lampada accesa

E una collana di vecchie braccia appoggiata.

 

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°64 pubblicato il 12 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

DISCESA 

Non sono una donna semplice, nemmeno per me

Eppure il mio pensiero lo è, è facile come niente altro.

Te lo dico, tu non ci credi.

Anche a me sembra strano eppure è così,

Quando lo guardo lui si mostra subito e non si nasconde

Quando lo chiedo lui viene, senza farmi aspettare.

Perché non mi confonde come il resto, lui è semplice.

Quindi non dire più che non mi capisci!

E perché non mi inganna come il resto lui è pulito.

Non voglio più sentire _ non ti capisco.

Non mi interessa cosa vedi

E non mi interessa se questo ascensore arriva

Sembri solo voler schiacciare quel pulsante

E ancora, ancora, e io non sono semplice.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°63 pubblicato il 10 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

MOTO IMMOBILE

Passo ore a guardare gli oggetti e me tra loro ferma, a guardare gli oggetti

Ora non posso più capire se mi sto muovendo

Li comprendo come comprendo me ma non li  capisco

So solo che sono me e io ne faccio parte.

A volte li tocco senza accorgermene

E loro ci sono, anche quando sono assente,

Immobili come io non riuscirei mai.

Quando entri nella stanza tu mi fissi e io ti immobilizzo

Resti in piedi sulla porta, neanche vedi che loro sono fra noi

Mi chiedo come fai a vivere così sospeso nel vuoto, e tu di me lo so te lo chiedi

Ma io mi muovo anche stando ferma.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°62 pubblicato il 10 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LA CONTORSIONE

 

Qualsiasi cosa mi chiedi io non l’ho mai saputa veramente

E’ per questo che continuo a risponderti indefinita

Prima mi hai chiesto come andava, ti ho detto bene

L’altra notte sembrava tu mi stessi salutando, ho detto è vero

L’altra notte io ti ho salutato come si fa negli adii silenziosi

Ora sto con te per far piacere a lei

Avevo deciso di non volerti più vedere (perché così la penso)

Ma  oggi ti ha sorriso di nuovo al telefono

Come se non ci fossi avete fatto discorsi sulla mia giornata 

E io zitta stavo a sentire

Anche ora non possiamo parlare, ma tu puoi scegliere se ascoltarmi

Perché lei ti vuole ma tu vuoi me.

 
 
 

ALFASIA 031-  (lettere intime)

Post n°61 pubblicato il 09 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

IL GIOCO

A volte ti guardo semplicemente, e mi dispiace.

A volte non ho la tua consapevolezza, e non mi accorgo ti diverte.   

A volte mi guardi, e il tuo occhio sembra dirmi, lei non vede ciò che sto facendo.

E credi di poter fingere con me come con chiunque.

Ma il mio occhio ha visto il tuo, e so cosa stai facendo.

Lascio che tu mi illuda, perché mi piace.

Devi sapere che la mia coscienza non è davvero la tua, io so cosa sta succedendo.

Noi ci serviamo. Eppure anche io a volte ci credo.

A volte, tu non hai la mia consapevolezza, e non sai che il nostro stare vicini ci è funzionale.

Nient’altro. Eppure hai ragione, sembra vero.

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°59 pubblicato il 08 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LE SFERE DI CERAMICA

Abbiamo corpi lucidamente morbosi.

Abbiamo sinistre zone latenti che si incurvano in estensioni oscure. 

Siamo deboli, non riusciamo ancora a respingere la nostra lisergica sudditanza,

Scivoliamo su noi stesse come celle lattee perfettamente lisce. 

Il tocco delle nostre pelli propagano estasi di una fredda liquidezza intuitiva

Quando alternate ci sillabiamo scansioni  armoniche di una perfezione criminale. 

Sempre compostamente in anticipo sulle probabilità del controllo deceleriamo al contatto.

Manteniamo la diabolica sospensione inibitoria con l’incanto di epicuree pietrificazioni, 

Continuiamo fisse un’equidistanza catartica eseguendo ermetiche rotazioni inverse.

Sono le incessanti intersezioni dei nostri moti che sembrano comporre queste preghiere. 

Da quanto ci continuiamo a trascinare in narcotiche sequenze anellari.

A ritroso verso il nostro ordine non riusciamo a schiudere la nostra sciocca teoria. 

Come capsule lapidee che chiudono con pesantezza il loro volere narcisistico,

Come perle lunarie che esercitano basse la loro sadica attrazione alla terra, 

Noi  ci cerchiamo escludendoci con l’andamento del sonno notturno

E rimaniamo due marmi trascendenti.

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°58 pubblicato il 07 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LA MANIGLIA

E' la calma metallurgica che catalizza la mano invasiva

Sembra che la mia articolazione induca alla curiosa apertura.

L’operazione dinamica della mano somministrata attivamente

Scarica nel contatto un colpo acceso alla mia teminazione isterica,

Stimola la reazione breve amplificando l’angolo della mia chiusura

Come il cronico corpo di un grillo che attiva un metodico scatto.

Con la solida orizzontalità devo stimolare una pura distanza,

Eppure la mano ha intuito l’eccitazione reattiva dei miei rapporti

Cerca di sedurre la mia sterilità primaria, la mia semplice forma fredda,

Non si limita a insinuare una mia possibile disposizione

Carica su di me il suo peso lasciando come una bava di calore

E vengo soffocata nel mio stesso avvitamento involontario.

Con un fastidio coincidente al tatto, ritornando su di me precisa,

Lavoro all’esclusione come un misantropico eiettore d’organi 

Rimango una punta sotto la pelle diffondendo penetrante il mio disagio

Con un veloce rumore tonico che permane nell’ambiente.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°57 pubblicato il 05 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LA CHIAMATA SOSPESA

Questa notte la mia mano mi ha toccata con la tua pressione.

Ti odio ultimamente, ma è un odio piccolo

Lo sai che non provo molto affetto e così non ho grandi reazioni

Ma la mia mano era la tua, non d’un altro.

Ora ti parlo apertamente e tu rimani fermo, senza capire chi sono

Sto usando la tua pressione e non la mia.

Dici sempre che non ti cerco, è vero credi

I miei movimenti verso di te sono minimi e continui.

In questi giorni non ho fatto niente, nemmeno per me

E ora ti penso

Ma tu non ci sei veramente e non te lo posso dire,

Così non accenno a muovermi e ti aspetto anche se non vieni.

 
 
 

(nero da lettere intime)

Post n°56 pubblicato il 04 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

SOLA CON TE

Guardami

Dai, girati e guarda me

Sono giorni che ti sto davanti aspettando

E tu non l’hai ancora fatto

I tuoi occhi continuano a passarmi sopra

(Come fossi un particolare della superficie imbiancata).

Ti ho detto guardami,

Non sono una cosa da avere per te

Io mi amo sopra a tutto e così mi possiedo.

Mi hai detto, forse,

Mi piaci perché sei diversa

Poi ho sentito nella tua voce

Ho paura perché sei diversa,

Tu lo sei per me quanto io lo sono per te

Ma io non ti temo perché mi conosco.

Hai detto, mi manchi, ancora prima di conoscerci

Ora ti dico che mi manchi perché non mi sei mai stato vicino.  

Hai il mio corpo tra il tuo quando lo chiedi

Ma continui a dirmi sei lontana

Non posso darti ciò che non puoi

Sei l’uomo terreno che avverte la mia esistenza

Quando mi sei vicino non puoi vedere, ne toccare

Per questo ti manco, e io rimango sola.

 
 
 

 (cercando nell'acqua)

Post n°55 pubblicato il 03 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

LA GOCCIA

Cerco di prolungare la mia formazione, attraverso un equilibrio forzato

Sono divenuta un’unità ottusa che aspetta la propria aspirazione inversa. 

Sono rimasta in sospensione come uno di quei meccanismi a molla

Fermato in carica, l’aria tollerante sostiene il formicolio della mia superficie; 

Aspetto come una piuma esitata limitando le mie inclinazioni

Quando sospendo il mio greve come un pendolo neutro. 

Ora ottundo anche la mia psicanalisi, lasciando decantare la mia sostanza

Chiudo la sua forma potente nei confini nitidi del mio liquido pensiero. 

Mi comprimo nel tempo in un quanto gigantesco e patetico

che ostina un fine ormai estraneo alla sua comprensione. 

E’ la mia soluzione possibile che mi incanta l’intuito, ostina la mia pesantezza,

Mi fa aspettare una intima comprensione nel mio osservatorio lenticolare; 

I nervi delle foglie mi paiono uncini così introflessi nei miei lucidi interni,

La corteccia è una lesena leonina moltiplicata come un ritornello geometrico. 

Tutto dentro la mia densità appare secondo un andamento continuo ed elastico

Ma il mio raccordo scettico decide di negare la mia aderenza al costante.

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°53 pubblicato il 02 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

IL VASETTO D’ARIA

Pensano io sia l’esito della mia funzione,

Un gelificato spazializzatore di contenuti indotti.

Mi vedono come l’apatica estensione dell’idea di frazionabilità,  

Mi credono sostituibile con uno sterile sosia.

Insospettata cella razionale deduco un’ipotetica autonomia,

La mia forma è l’assunzione controllata dei miei equivalenti,

La cerchiatura del mio coperchio è la mia claustofilia

Avvitata tramite attrazione ansiogena ermetica;

La bocca filettata del mio corpo digrignando la chiocciola di denti

Specifica il mio prolungare etico della componente ingerente.

Il mio vetro è un Logicista, appiattito sull’esterno

La cui trasparenza assume solo l’essenziale circostante,

Sono sovraesposto alle impressioni sul mio interno

Mi si impone il radicale vuoto, stabile e leale.

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°52 pubblicato il 02 Gennaio 2006 da alfasica
Foto di alfasica

L’ORCHIDEA

Il mio sviluppo è un aritmetico eros, l’arcuato processo di un espansione anatomica.

Fissamente esile all’asse compilo epsilon di clorofilla,

Al vertice nervosamente equidistanti ascendono composte.

La mia architettura è un epilettico automatismo che descrive l’igienica fisiologia del mio linguaggio,

Ma dal mio esofago moltiplico cifre assottigliate che esito a liberare, come se fossero un suono fobico;

Il compulso svolgere nelle estremità delle labbra seduce la mia epurata concezione autogena,

Annichilisce l’astinenza di un più complesso logaritmo interiore.

Quei lembi agiscono come un comportamento azionato dolorosamente

Vorrei essere una entità immune, un solo stelo cilindrico e invece sono indotta ad un’esplicita apertura fotogena,

Un’espansione galvanizzante che decripta i miei segreti in colori mortificanti, in lingue tumide come vagine.

Nel tempo attendendo un solo contatto cogitativo tra il mio asse e il suo svolgersi essenziale nel buio.

 

 
 
 

(cercando nell'acqua)

Post n°51 pubblicato il 31 Dicembre 2005 da alfasica
Foto di alfasica

IL RAGNO

Sono arrivato qui solo per guardare, scendendo stabile sul filo sospeso.

La vista è il mio senso più eccitato. Le zampe una raggiera espansa senza spessore.

Il mio corpo è una macchina percettiva che si sposta laterale nell’aria rivelatrice,

Il mio ventre convesso è  occhio di umor amniotico, schiude leggermente la sua palpebra di peli.

La mia anima muove il sismografo esteta che opera seducenti intensità sintetiche,

Quasi come fosse un singulto intercettato.

La mia oscillazione è il simmetrico sistema di una sonda sterile, solenne e acuta.

La mia ispezione prosegue reattiva e lenta svolgendo le sue proiezioni dimensionali

Il mio respiro è acinetico e la mia pulsazione razionale.

Con il mio peso astratto attuo la liminale misurazione moderando paziente i confini massivi.

La mia libido è speculare, lecita solo se annullante, di una lingua logica veloce e letale

La mia psiche è d’una strana tecnologia come uno di quei lirici processori in quiete.

Sono di una specie ferma, cosciente e vigile, arrivato qui scendendo solo per guardare.

 
 
 

ALFASIA 023 (fogli di amanite)

Post n°49 pubblicato il 29 Dicembre 2005 da alfasica
Foto di alfasica

L'INNESCO

Sono l’orecchio poggiato.

Sono la fine dei miei piedi.

O sono solo una safena, pulsante.

Un brulichio della gamba.

Un’unghia fibrosa,

Affondata in un dito di pelle.

Potrei essere…

L’odore di luglio, l’eco di un cuoio,

L’innesco del sole!

Una gigantesca ginestra

Felice, chiudermi in casa.

Avere un becco d’uccello

E tramare lenzuola

- Di catrame,

Pescare in stagni biliari,

Insultare le ore…

Un boia dei boschi!

E decapitare mirtilli.

Ma questo non conta.

Mi ghiaccerei   

Sapendo di essere viva,

Invocherei la catalessi

Se fossi in questa terra,

Mi lascerei morire,

Affamata per essere stata.

 

 
 
 

LE VOCI DI NABOKOV

Post n°48 pubblicato il 28 Dicembre 2005 da alfasica

La punta della lingua

compie un percorso di tre passi sul palato

per battere, al terzo, contro i denti.

Humbert

Humbert Humbert

Humbert il Terribile

Humbert il Piccolo

Il tetro Humbert

Humbert il Ragno Ferito

Humbert l’Umile

Herr Humbert

Humbert il Canterellante

Humbert il Botolo

Hum

Il mio Hum

Humbert il Cubus

(gli Humbert,casa Humbert,la signora Humbert, Dolores Humbert)

Edgar H. Humbert

H.H.

Humbert il popolare macellaio

Herr Doktor Humbert

Impaziente Humbert

Io, Jean-Jacques Humbert

Dr.Humbert

Lo schifoso Dr. Humbert

(Mr. Humbird, dottor Humburg, Mr. Humberson, Dr. Hummer)

Il prudente papà Humbert

Un altro Humbert

Il vecchio Humbert

Il professor Humbertoldi

Il clan Humbert

San Humbertino

Io, Humbert

C.Q.

(NOTA: maiordomus_ le contorsioni del soggetto implicano inopinabili clonazioni?) 

 
 
 

ALFASIA 022  (fogli di amanite)

Post n°47 pubblicato il 27 Dicembre 2005 da alfasica
Foto di alfasica

TRANS-RECLAM

: infittisce lacci, eccita istamine, rassoda sulla strada eretta pisciando caldo.

Reclam.

-   Natiche notturne per prepuzi dozzinali.

    Sensazioni plastiche.

    Erezioni sleali.

Ciuccia-piaceri - di colonne d’anatre schizzanti routine

Bottiglie lasciate sotto i ponti:

Sciolina.

Mugghisce afasica in meccanica sorpresa

- OH!-

GODIMENTO ROBOTICO

Rasata virilità deve bastare!

Pignoni di acciaio sospensioni gommose solo lei  risveglia.

E la vagina?

Che ricordi, quanta vita!

Quando superba, grassa, era l’attricetta dei film di Fellini. 

Macchina dentellata ferisce.La schiena non ha madre. Orfano.

 
 
 

ALFASIA 021 (fogli di amanite)

Post n°45 pubblicato il 26 Dicembre 2005 da alfasica
Foto di alfasica

Mirabilianti sentinelle palmate

Percorrendo lumen

Nell’occhio s’espandono

Frizzando in scafandri

Cavalcando alghe

D’umor vitreo nutrite godono

Spume, luciferini lucori

Addormentano la palpebra

In notturna incandescenza.

 
 
 

ALFASIA 020 (lettere intime)

Post n°44 pubblicato il 25 Dicembre 2005 da alfasica
Foto di alfasica

IL REGALO DI NATALE

L’albero è fatto alla prima neve, un pomeriggio di novembre

Natale è finito. Otre il tempo della venuta.

 

Nella stanza confusa trovo i giorni tra le carte decorate,

Marry Crystmas _ My Funny Valentine.

 

Un cartoncino. Quadrato su ogni verso.

Da conservare come un’anima bianca,

 

_                                                          _

Mai ancora scritto dalla mia nuova venuta.

 

Lo giro tra le mani, e decido di incartalo.

Lo regalo a chi me lo chiede, Lo regalo a chi lo vuole.

 

E’ nuovo e silenzioso. È vuoto e freddo come un neonato,

Compatto come un’acqua, elastico come un’onda.

 

E’ flessibile e sottile, ancora liscio, come l’ho creato io all’inizio.

Da piegare se si vuole, ma non da strappare.

 

Non è oggetto da perdere tra le cose,

Non è un foglio ma è un quadrato luminoso e pulito,

 

Da guardare come un vetro. Il suo specchio opaco.

Impressioni dette, i suoi gesti, controluce ancora scivola senza solchi.

 

Ora ce l’ha, ma non lo sa, ce l’ha senza poterlo usare.

Senza dire niente l’ho lasciato in una tasca.

 

 
 
 

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