Creato da: bb034rl il 21/06/2011
"Chi ha paura di sognare è destinato a morire." (Bob Marley)

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Il mondo di tutti.

Post n°118 pubblicato il 11 Gennaio 2014 da bb034rl
 
Tag: NWO

Qualche giorno fa ho scritto un posto sul "Presente e futuro".

La conclusione era che il problema della nostra civiltà è la proprietà (ed il denaro). Cosa significherebbe eliminare la proprietà, sia privata che pubblica? Significherebbe trasformare tutto ciò che esiste in proprietà dell'umanità. Ogni mezzo tecnologico (per l'agricoltura, il volo, i trasporti ferroviari, etc.) sarebbero di proprietà di tutta l'umanità. Ogni essere umano avrebbe quindi diritto alla casa, al vitto, abbigliamento, istruzione, etc. Da parte sua, ognuno contribuirebbe col proprio lavoro, ognuno per quelle che sono le proprie capacità (agricoltore, allevatore, insegnante, ricercatore, progettista, muratore, etc.) rendendo possibile a tutti l'accesso ad ogni servizio del quale avesse bisogno. Essendo tutto "proprietà dell'umanità" non avrebbe più senso l'esistenza del denaro e quindi di tutte quelle aziende ed enti che sono sorti per gestirlo (banche, assicurazioni, uffici statali, casinò, etc.). 

Inattuabile? Comincio col dimostrare la demenzialità del nostro sistema.

Supponiamo che per anni siano state mandate astronavi su Marte per terraformarla e trasferirvi parte della popolazione per ridurne il peso sulla Terra. Ebbene. Raggiunto con successo la prima parte dello scopo (la terraformazione), ci si prepara per trasferire un po' di persone sul nuovo pianeta, Si parte con l'inventario:

1) abbiamo la tecnologia per realizzare le astronavi? Si.

2) abbiamo le risorse per realizzare le astronavi? Si.

3) abbiamo la tecnologia per produrre il propellente? Si

4) abbiamo i volontari? Si

5) abbiamo i soldi per realizzare il tutto? No. E causa lo sforamento debito/PIL, le banche non ce ne danno altro.

Ebbene, causa mancanza di denaro, si ferma tutto, la sovrappopolazione porta all'insufficienza dei generi ailmentari, scoppiano disordini di piazza, guerre civili ed altro. Totale: milioni di morti. Tutto per la mancanza del denaro. 
In un mondo dove tutto fosse in condivisione, l'ultima domanda non avrebbe senso ed appurata l'esistenza di tutti gli altri requisiti, il progetto andrebbe avanti senza nessun problema.

Ora, non vi pare che sia più utopica questa società che non una basata sulla condivisione?

Immaginiamo ora un mondo senza proprietà e quindi senza denaro. 

Primi effetti: 

- sparirebbe in breve tempo il 95-98% della criminalità;

- molti ospedali andrebbero chiusi in quanto circa l’80% di incidenti, malattie e patologie sono legate allo stress dovuto al nostro modo di vivere;

- sparirebbero uffici e fabbriche in quanto si produrrebbe il necessario e non il superfluo, il che porterebbe maggiori terreni disponibili per agricoltura od altro ed un notevole calo dei consumi energetici (niente luci per le pubblicità, le fabbriche, gli uffici, etc.)

- sparirebbero uffici statali, regionali e provinciali, banche, assicurazioni ed un’altra miriade di uffici che non ha senso elencare, con gli stessi effetti descritti prima;

- sparirebbero caserme, grandi magazzini, centro commerciali, aree industriali, con gli stessi effetti descritti prima;

- tutti lavorerebbero da una a due ore al giorno per il benessere di tutta l’umanità e non per l’utile della propria azienda;

- i ricercatori farmaceutici potrebbero ricercare tutti quei medicinali che oggi sono negati in quanto poco redditizi (cioè, le case farmaceutiche non ci guadagnano);

- i brevetti ora tenuti nascosti (ad esempio l’automobile ad acqua, ma è solo uno dei tanti) verrebbero utilizzati in quanto utili per il benessere dell’umanità ma anche del pianeta Terra;

- ogni prodotto sarebbe realizzato in modo da durare il più a lungo possibile e da essere facilmente riparato, in quanto non esisterebbe più la nostra pazzesca logica di mercato (produrre, consumare, produrre, consumare, etc. etc. etc.);

- si tornerebbe a coltivare la canapa, essendo questa una pianta dai molteplici usi (carta, abbigliamento, vasellame, carrozzerie di autovetture, mobili, etc.) in quanto non sarebbe in competizione con le sette sorelle (compagnie petrolifere) le quali decretarono la malvagità di tale pianta in quanto Ford ne ricavò dal suo olio un combustibile per far andare la Ford T4 (mi pare il modello fosse questo);

- mezzi di produzione e di locomozione (aerei, treni, vetture) sarebbero di proprietà dell’umanità e quindi condivisi ed utilizzati da tutti in base alle loro necessità (o divertimento);

- le scuole sarebbero pubbliche e tutti arriverebbero al diploma (tecnico, scientifico o classico) e chi volesse andrebbe avanti. Tutte le scuole ed università sarebbero dotate di laboratori per esperimenti e ricerca (chimica, fisica, farmaceutica, medica e tecnologica), laboratori che sarebbero utilizzati sia dagli studenti sia dai ricercatori (inutile realizzarne altri) ed edifici per le costruzioni (treni, automobili, pullman, navi, etc.).

Certo, molti lavori sparirebbero (contabile, avvocato, commercialista, etc.), ma ne nascerebbero di nuovi (legati alla necessità di ottimizzare il consumo delle risorse naturali) e quelli esistenti sarebbero svolti da un maggior numero di persone che quindi passerebbero meno tempo sul lavoro e più tempo in famiglia, con gli amici, etc.

Si ritroverebbe la voglia di ricercare, scoprire, sperimentare, cose che non facciamo perché non abbiamo il tempo od il denaro. 

Sono convinto che la gente lavorerebbe molto più volentieri in un mondo simile, potendo sognare (e sicuramente realizzare) viaggi con equipaggi su Marte, le lune di Giove e Saturno, Urano, Nettuno e Plutone, potendo immaginare progressi ora impensabili in medicina, chirurgia e farmacologia. Questo mondo riporterebbe l’uomo ad essere “vivente” e non un morto come lo è nella nostra “civiltà”. 

E' realizzabile un mondo del genere? Teoricamente si, praticamente no. Chi detiene il potere (e tramite questo il denaro ed il controllo delle risorse) spingerà sull'egoismo di chiunque affinché una simile idea non prenda mai piede. E tutti i piccoli che hanno la loro fettina di potere in questo tipo di civiltà (dipendenti statali, funzionari e direttori di banca, capiufficio, dirigenti d'impresa, etc.), non la molleranno, in quanto la loro fettina di potere è tutto ciò che hanno e quindi è tutto ciò che loro sono. Forse saranno una minoranza, ma impediranno il realizzarsi di una civiltà veramente umana e profonderanno tutti i loro sforzi e le loro capacità per mantenere le cose come stanno, fino a quando tutto ciò scoppierà. Se allora qualcuno di loro dovesse capire di essere corresponsabile di tutto ciò che accadrà, beh, francamente non vorrei essere nei suoi panni, o meglio, non vorrei trovarmi a dover fare i conti con la sua coscienza.

Saluti.

ßß034rl

 
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Commenti al Post:
bb034rl
bb034rl il 12/01/14 alle 21:46 via WEB
Io credo che senza proprietà, le richieste sarebbero contenute già dalle persone (il necessario da mangiare, vestirsi, etc.). Credo che dopo un periodo iniziale, sarebbero le persone stesse a non sentire la necessità di accumulare cibarie od altro. Ed anche i servizi (se si considera un mondo ove tutti lavorerebbero ma con turni di due ore al giorno o un giorno alla settimana), credo che quelli esistenti, forse leggermente incrementati, sarebbero sufficienti e nessuno sentirebbe l'impellente necessità di un mezzo personale per muoversi. Certo, prima di tutto sarebbe necessario un cambiamento culturale a livello mondiale, ma penso che chi è già dell'idea di cambiare questo tipo di società, non avrebbe difficoltà ad imporsi dei limiti nell'interesse generale (limiti poi molto relativi). Tutto sarebbe sempre disponibile o reperibile in breve tempo. Penso che questo sarebbe già sufficiente a far desistere chiunque dall'idea di accumulare, cosa che si rivelerebbe inutile. Forse mi sbaglio, ma voglio credere che l'essere umano sappia anche gestirsi da solo nelle piccole cose (cibo, casa, vestiti, etc.). Nelle grandi, un governo (o dei capi, scelti direttamente dalla gente senza elezioni ma per lenta delega di compiti) che avesse come punto di riferimento il benessere di tutti e l'oculata gestione delle risorse, credo che valuterebbe tutti gli aspetti e le conseguenze di ogni decisione prima di prendere quella definitiva.
(Rispondi)
 
 
daredevil665
daredevil665 il 14/01/14 alle 11:10 via WEB
È il denaro il sistema di accumulo per eccellenza (di potere o di proprietà reali o potenziali), perché non occupa spazio e non deperisce come gli oggetti reali: si può accumulare all’infinito, perché i numeri non esistono, sono astratti. Perciò si può dire tanto 1 quanto il numero più grande che si desidera, che la differenza è solo nella propria mente. Diverso è avere quella differenza in oggetti reali, che occupano spazio, hanno un peso, deperiscono e non si trasformano in qualcos’altro. Un paio di jeans resta un paio di jeans. E cosa me ne faccio di mille paia di jeans?

Senza denaro, Immaginando un magazzino in cui la gente possa rifornirsi liberamente di ciò che vuole, chiunque potrebbe prendere di più di ciò che consuma, ma arriverà ad avere cumuli di oggetti per casa, che gli impedirebbero di muoversi; e cibarie non consumate che comincerebbero ad diffondere odori sgradevoli. E se anche riuscisse a metterle in un capanno, non gli servirebbero, perché la gente non gliela comprerebbe, dato che il sistema non funzionerebbe più con il metodo dell’acquisto e per giunta può recarsi nei magazzini a prendere ciò che gli serve. Nei magazzini, poi, ci sarà sempre merce, anche se qualcuno ne arraffa di più, perché tale merce sarà prodotta per tenere colmi i magazzini, ossia pronta e allineata alla somma delle necessità della gente. In teoria, ognuno potrebbe arraffare di più saturando il proprio spazio, ma una volta saturato, il ritmo di prelievo si ridurrebbe al consumo reale stabilizzandosi a questo, mentre l’accumulo si potrebbe vedere come una scorta.

Verrebbe a scomparire il desiderio di furto per accumulo infinito (cioè il capitalismo di oggi, che è una malattia psicologica generata e alimentata dal denaro stesso, dato che si può accumulare all’infinito), ma resterebbe quello di esimersi dalla fatica di lavorare. Ammesso che in questo” nuovo” tipo di società il lavoro non mancherebbe mai, dato che non esiterebbe la competizione dei prezzi (rapporto qualità/prezzo) a limitare le assunzioni, chi lavora, lavorerebbe per libera scelta, sapendo la serie di vantaggi che tale partecipazione gli conseguirebbe, rispetto al non partecipare.

Chi preleva i beni, potrebbe essere munito di documento, tipo tessera magnetica, che attesti la sua partecipazione attiva alla comunità. Tessera che, pur essendo controllata elettronicamente, sarebbe più che altro un vanto averla e una vergogna viceversa, dato che non si potrebbe più trovare la scusante del lavoro che non c’è. Il furto sarebbe comunque inevitabile, perché il desiderio di non patire la fatica del lavoro esiste per qualsiasi forma di vita, che tende a risparmiare energia anche solo nel parcheggiare più vicino all’entrata del magazzino, a patto che tale fatica non restituisca un grande piacere o la soddisfazione di una necessità impellente. La fatica si può fare volentieri anche per realizzare un’opera d’arte che non porta nessun guadagno materiale ma emotivo. Allora, bisogna capire se una tale società è in grado di evidenziare che è più faticoso e meno piacevole condurre una vita nel malaffare, che nella partecipazione a questa comunità e ai suoi vantaggi. La società di oggi, sprona invece a sognare una montagna di denaro per esimersi dalla dipendenza della comunità, beneficiando però dei beni in essa prodotti (ossia, con la maggior fatica di altri), avendo la possibilità di calcolare coi numeri del denaro il rapporto iper-vantaggioso tra fatica e guadagno. Questo è poi il senso del denaro, perché se tutti avessimo la stessa cifra o giù di lì, non avrebbe motivo di esistere.

Vedo che parte dell’umanità, cioè quella che direttamente (imprenditori e capitalisti) o indirettamente (i ricchi benestanti e consumatori) tirano le file di questa attuale di società, desiderando un lusso sfrenato e indifferenti al resto del mondo, è ancora estremamente lontana dal pervenire al benché minimo barlume di questa nostra immagine. Anzi, semmai dovesse presentarsi anche solo il barlume, avvertirebbero la nausea per paura di perdere il loro paradiso terrestre. Perciò, l’umanità non è ancora in grado di concordare un unico sistema di vita e difficilmente lo sarà se non per causa di forza maggiore, ossia di un male che non guarda in faccia a nessuno, posto perciò al di sopra dell’umanità, ossia il risvolto naturale a tutti gli eccessi dell’umanità, che in questo modo di vivere è destinato a venire.
(Rispondi)
 
DivinoGiove
DivinoGiove il 15/01/14 alle 00:34 via WEB
(Ho letto i vostri precedenti pensieri: accodo questo commento al mio precedente come integrazione ma anche come interazione/risposta ai vostri). Ritengo che la moneta a disposizione di ognuno dovrebbe essere il mezzo più pratico per accedere a qualsiasi bene o servizio, e che la sua quantità dovrebbe fungere da “filtro” al connaturato desiderio dell’uomo di potere disporre, senza limiti, di qualsiasi risorsa. La moneta continuerebbe a rendere agevole, per esempio, i contenziosi immancabili come sanzioni, risarcimento danni, trasgressione di regole, di leggi, etc. In una ipotetica società dove il lavoro occupasse una piccola parte del tempo della giornata, dovremmo pensare al resto del tempo da impiegare: in attività di ricerca personale e collettiva, di studio; in attività ludiche, culturali, artistiche; nella trasmissione del sapere tra generazioni; in divertimento e relax, sport. Tutto questo comporterebbe comunque un consumo di risorse per la collettività la quale tenderebbe a sperimentare infinite soluzioni – come diceva anche devil – ma che dovrebbe sempre tenere conto del limite di un sistema naturale finito, come quello del nostro pianeta.
Dico questo perché ritengo, quello della moneta, il sistema più praticabile e di più immediata applicazione, semplicemente aggiungendo a quello attualmente esistente delle nuove regole che avrebbero la funzione di correggere le aberrazioni, gli eccessi, di questo nostro sistema capitalistico.
(Rispondi)
 
DivinoGiove
DivinoGiove il 15/01/14 alle 00:34 via WEB
(Ho letto i vostri precedenti pensieri: accodo questo commento al mio precedente come integrazione ma anche come interazione/risposta ai vostri). Ritengo che la moneta a disposizione di ognuno dovrebbe essere il mezzo più pratico per accedere a qualsiasi bene o servizio, e che la sua quantità dovrebbe fungere da “filtro” al connaturato desiderio dell’uomo di potere disporre, senza limiti, di qualsiasi risorsa. La moneta continuerebbe a rendere agevole, per esempio, i contenziosi immancabili come sanzioni, risarcimento danni, trasgressione di regole, di leggi, etc. In una ipotetica società dove il lavoro occupasse una piccola parte del tempo della giornata, dovremmo pensare al resto del tempo da impiegare: in attività di ricerca personale e collettiva, di studio; in attività ludiche, culturali, artistiche; nella trasmissione del sapere tra generazioni; in divertimento e relax, sport. Tutto questo comporterebbe comunque un consumo di risorse per la collettività la quale tenderebbe a sperimentare infinite soluzioni – come diceva anche devil – ma che dovrebbe sempre tenere conto del limite di un sistema naturale finito, come quello del nostro pianeta.
Dico questo perché ritengo, quello della moneta, il sistema più praticabile e di più immediata applicazione, semplicemente aggiungendo a quello attualmente esistente delle nuove regole che avrebbero la funzione di correggere le aberrazioni, gli eccessi, di questo nostro sistema capitalistico.
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DivinoGiove
DivinoGiove il 15/01/14 alle 00:37 via WEB
Ops, ho sparato un doppione... pardon.
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daredevil665
daredevil665 il 15/01/14 alle 16:53 via WEB
Le punizioni si possono pensare anche senza pagamenti in denaro, per esempio, sospendendo il diritto di guidare l'automobile a chi commette una infrazione grave, idem per il parente o l'amico che presterà la macchina a colui che l’ha commessa; la galera, oggi sovraffollate e svuotate con l'indulto perché non c'è denaro per costruirne altre. Di regole ne facciamo sempre di nuove, ma ciò non significa che saranno automaticamente rispettate, specie quando si possono corrompere o raggirare col molto denaro, come accade. Il controllo della finanza è lento rispetto alla mole di evasori e del tempo che necessita ogni controllo e verifica delle scartoffie. E questo lavoro ha un costo, senza pensar alla corruzione di finanzieri, per cui occorre istituire altri controllori, di controllori, di controllori… infinito = impossibile. La presenza del denaro e la conseguente competizione, ci fanno consumare il mondo più del necessario, pensando i prodotti come oggetti che devono essere superati prima del loro reale stato di obsolescenza fisica, con oggetti nuovi, onde evitare che il lavoro si fermi e con esso lo stipendio. E con la crisi, ci chiedono di pagare le tasse per pagare i lavori e i servizi statali!?!? E coma fai a pagarle se non c’è lavoro perché chi aveva denaro per far lavorare la gente italiana se ne è andato in Cina per guadagnare di più o per resistere ai prezzi del mercato? Il denaro è un sistema assurdo e contraddittorio. Il denaro implica anche un costo enorme per la sua gestione e verifica, che sia in forma di numero o di proprietà fisica, sia di denaro stesso che di rotture di scatole per le file e i moduli da compilare ecc. Per mantenere le banche, coi suoi dipendenti ecc. ho calcolato un minimo di 20 miliardi di euro all’anno. Ti propongo il problema di pensare un mondo senza denaro e senza baratto (che sarebbe come il denaro, perché anziché condividere, ci sarebbe comunque una competizione sui numeri) e di trovare tutte le soluzioni senza di esso, come non fosse mai esistito e non dovesse mai esistere. Secondo me le trovi se ti imponi di eliminare dal circolo dei tuoi pensieri questo oggetto. Trovami le soluzioni senza di esso.
(Rispondi)
 
 
 
DivinoGiove
DivinoGiove il 15/01/14 alle 23:33 via WEB
Io accolgo con tutti i favori la tua proposta, caro devil, anzi, io lo sogno un mondo come lo descrivi tu, tanto che, ti dirò, magari potessi vivere secondo, per esempio, lo stile del popolo awaiano di poco tempo fa - ora, putroppo incominciano ad occidentalizzarsi anche loro - ma ritengo che sia inverosimile pensare ad un cambio così radicale del nostro sistema sociale se non attraverso una graduale correzione di quello attuale verso una progressiva presa di coscienza dei valori che stiamo considerando, con i più nobili obiettivi che tu descrivi, su cui, tra qualche secolo, forse, potremmo ritrovarci a ragionare. :)))
Quest'ultima vuole essere, ovviamente, solo una battuta. :)))
(Rispondi)
 
 
 
 
daredevil665
daredevil665 il 17/01/14 alle 15:05 via WEB
Perfettamente d'accordo. Che la tua ultima sia o meno una battuta, per me l'importante è aver capito quale sarebbe la condizione da vivere, piuttusto che restare a credere alle fandonie di questa società e a seguirne ci modelli come una marionetta, ma siccome questa condizione desiderata potrebbe non avverarsi mai, penso anche che la vita debba cercare di vivere al meglio per sè, qualsiasi sia lo scenario, come, del resto, fa ogni animale di questo mondo.
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
DivinoGiove
DivinoGiove il 20/01/14 alle 17:12 via WEB
Condivido quello che dici: la consapevolezza ed il disincanto sono peculiarità fondamentali per ogni individuo. Purtroppo abbiamo a che fare con un Sistema che ha come obiettivo quello di privarci progressivamente di quelle libertà che i nostri padri, i nonni ed i loro padri hanno conquistato con inenarrabili sacrifici, e di cui noi, oggi, ancora disponiamo; io m'immagino, purtroppo, un futuro plumbeo e neppure molto lontano, e la mia parte di responsabilità, per quanto piccola possa apparire, me la sento tutta addosso.
Ciao. Roberto.
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