Creato da Il.Don.Camillo il 04/06/2007

DON CAMILLO'S BLOG

"Che la tua vita non sia una vita sterile - Sii utile - Lascia traccia" San Josemaria Escrivà

 

 

ETEROGENESI DEI FINI

Post n°166 pubblicato il 25 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Tornato dopo parecchi giorni di assenza, mi trovo a riflettere sulla prevedibile batosta che l’Unione Europea ha preso in Irlanda per quanto riguarda il referendum di ratifica del Trattato di Lisbona. Numerosi erano i segnali di una vittoria del no (che si è attestato intorno al 54%), ma ancora di più doveva far presagire il peggio ai nostri cari eurocrati la forte cattolicità di quel Paese su cui San Patrizio vigila con attenzione.

E, constatando questo no della cattolica Irlanda all’Unione Europea, non si può che ritornare alla settecentesca eterogenesi dei fini di Vico. Non si può spiegare altrimenti, infatti, questo scambio delle parti: i comunisti e le sinistre varie che nel dopoguerra contrastavano l’azione unificante e popolare di De Gasperi, Schuman e Adenauer, sono ora tra le più accese forze europeiste, mentre i cattolici (dalla cui comunità nacquero i tre succitati fondatori dell’Unione Europea) rifiutano questo carrozzone comunitario.

Perché? Perché l’Ue è uscita dai suoi binari, non ha raggiunto il suo scopo, si è trasformata. Contrariamente agli ideali e ai progetti dei tre fondatori cattolici, l’Ue non è diventata quell’insieme di popoli di comune cultura e origine, non è stato un riunire le genti di quella mirabile christianitas medievale, ma è diventata un mostro burocratico, un macchinario mangiasoldi ed esclusivamente istituzionale. Con le sue sedi, i suoi uffici e il suo Parlamento, questa comunità che doveva poggiarsi sui popoli vicini, si è allontanata da essi, rimanendo in mano a delle elitè, a dei pochi oligarchi europei. Questa oligarchia ha favorito la presa del potere da parte di un pericoloso relativismo, che ora le istituzioni comunitarie cercano di iniettare negli Stati membri. Ma i popoli non ci stanno. Hanno detto no, a partire dalla Francia e a finire, per ora, con l’Irlanda. I cattolici in primis non ci stanno.

Non ci serviva un’Ue contro la famiglia, contro la vita, da matrimoni gay, aborto ed eutanasia. No, ci serviva ben altro, di culturale e di comunitario. Ci serviva ciò che sognavano De Gasperi, Adenauer e Schuman.

 
 
 

TERRA CHIAMA BONDI. BONDI NON RISPONDE

Post n°165 pubblicato il 10 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

 Lasciare il potere intellettuale al gramscismo?
Sandro Bondi dichiara a Tempi di non avere alcuna intenzione di far guerra alla egemonia culturale della sinistra.

: Lei ha già ha speso parole generose per Nanni Moretti e Umberto Eco, per esempio. Oltre all’ecumenismo proverà a promuovere voci, personalità, espressioni culturali radicalmente diverse rispetto all’egemonia di matrice gramsciana che imperversano in questo paese praticamente dall’immediato secondo dopoguerra? 

Il Ministro risponde

: sarebbe assurdo pensare di proporre una nuova egemonia di segno diverso ma sempre finalizzata al potere 

Chiede Amicone, direttore di Tempi

Ci risiamo.
Ogni volta che il Centro torna al Governo, è preso da raptus di buonismo e libertarismo. Dimenticando che la battaglia più importante, premessa di ogni altra, è quella culturale. A questa battaglia le sinistre dedicano da sempre le migliori energie.
Un esempio?
Nel 1974 viene introdotto in Italia il divorzio. Sbaglierebbe chi pensasse che la maggioranza degli italiani si sia lasciata convincere dai tre anni di campagna referendaria che lo precedettero. Il voto sul divorzio (o sull’aborto, sulla droga e così via) fu il risultato di un’opera di corruzione della mentalità e dei costumi intrapresa almeno dal secondo dopo guerra.
Fu Gramsci ad insegnare che, per ottenere la direzione della vita di un paese occidentale, era indispensabile conquistare l’egemonia culturale. Luigi Amicone, direttore di Tempi, queste cose le sa ed intelligentemente chiede all’On. Bondi, neo-Ministro per i Beni e le Attività culturali: "Lei ha già ha speso parole generose per Nanni Moretti e Umberto Eco, per esempio. Oltre all’ecumenismo proverà a promuovere voci, personalità, espressioni culturali radicalmente diverse rispetto all’egemonia di matrice gramsciana che imperversano in questo paese praticamente dall’immediato secondo dopoguerra?". La risposta del Ministro è permeata dalle ingenuità del libero mercato: "Piuttosto credo sia giusto riconoscere le grandi intellettualità, come nel caso di Eco, ma vorrei anche che nessuno si scandalizzasse quando vengono chiamati ai livelli più alti intellettuali di centrodestra". Bondi vede "grande intellettualità" dove, invece, c’è solo un raccontar balle utile alla cultura progressista.
Ma la risposta di Bondi rivela un virus più grave: il considerare la concorrenza – tra intellettuali di destra e "intellettuali" di sinistra – come una panacea per tutti i mali.

Il buon Amicone, non si arrende e, forse non capacitandosi di tanta insipienza, insiste sollevando: "la questione della storia e della storia della cultura insegnata attraverso i libri di testo". Allucinante la risposta del neo-Ministro: "Credo che la questione sia di competenza del ministro dell’Istruzione".
Peccato che il Ministero incaricato del "Sostegno Editoria Libraria" sia proprio quello di Bondi. Se non si sostengono le case editrici che pubblicano testi veritieri, quali saranno i libri che verranno adottati nelle scuole?

Amicone - lo immagino sgomento - insiste: "Non sarebbe ora di chiudere il rubinetto dei finanziamenti pubblici a questo cinema che di italiano ha solo i vizi e ben poche virtù culturali?". Aggiungo io: e il teatro, la musica, lo spettacolo? Bondi nemmeno capisce la domanda: "Se non ci fosse un sostegno pubblico, non esisterebbe più da tempo cinema di qualità italiano".
On. Bondi, pensi almeno alla sua poltrona: quanti voti crede le porterà la libera concorrenza ? un popolo nutrito da sesso libero, droga, sballi vari, per quale ragione dovrebbe preferirla al Partito Democratico?

Le parole del neo ministro rivelano tuttavia una malattia ancora più grave. Si tratta del male – letale per l’Occidente – del relativismo.
Ogni papà sa che non tutto deve essere lasciato alla libertà di scelta dei piccoli. Un Governo che vuole davvero il bene di un popolo non può ignorare come e da quale cultura si sia affermato il peggiore totalitarismo della storia. Chissà perché, invece, per il Centro-Destra, la libera diffusione di testi come "Il piccolo manuale della guerriglia urbana" (autoprol.org) o il "Manuale dell’azione diretta" (bologna.social-forum.org) è considerata "concorrenza", come se i black block o i neo terroristi dei Centri Sociali spuntassero per magia.

La maggiore novità del nuovo Parlamento sta nel fatto che la destra non è più rappresentata, benché alcuni suoi esponenti siano stati eletti qua e la’. Così, come tutti i Governi centristi, anche quello attuale si sta occupando di economia, si sicurezza, di efficienza. Alla cultura ci mettono uno qualsiasi.
Ma dire che "La Chiesa è una ricchezza per lo Stato" e poi agire come se verità ed errore avessero gli stessi diritti o producessero gli stessi effetti è roba da Prodi.

FattiSentire.net

 
 
 

"SEGRETI IMBARAZZANTI": GLI ALBIGESI

Post n°164 pubblicato il 06 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Mi si accusa di voler nascondere chissà quali segretoni di un oscuro passato ecclesiastico, di non voler affrontare argomenti “imbarazzanti” per la mia fede cattolica. Ma io, vi dirò, non ho proprio nessun problema. Parliamone.

Tra le varie accuse lanciate su questo blog in giorni recenti, spiccavano la “rivolta” contro i Catari e l’imbarazzante questione degli Albigesi. E allora, dico io, affrontiamo questo “imbarazzante” argomento.

Prima di cominciare, va specificato, come qualcuno, tra l’altro, ha ricordato nei commenti relativi a questa discussione, che gli Albigesi rientrarono nella “categoria” degli eretici Catari. Infatti, ad Albi, in Linguadoca (sud della Francia), si ebbe una notevole diffusione dell’eresia catara, che la Chiesa colpì, in quella determinata zona, anche con la forza militare.

Numerosi storici concordano nel pensare pensare, giustamente, che il ricorso alla forza fu sbagliato, per la semplice questione che non è pensabile ammazzare in nome di Cristo.

Ma non tutti sono tanto onesti da ricordare cosa successe prima della crociata contro l’eresia catara nel sud della Francia. Non ci fu infatti alcun Papa che, alzatosi la mattina, decise, di punto in bianco, di sterminare le popolazioni di quei territori a causa dell’eresia catara. Ad alcuni piace crederlo, perché ritrarre una Chiesa così, corrotta e perfida, torna sempre comodo. Ma è la verità che vogliamo, non le favole anticlericali.

Dicevamo, dunque, dell’eresia catara, che si espanse in quella zona tra il 1145 circa (prima presenza catara segnalata in Linguadoca) e il 1255, anno in cui la corona francese conquistò l’ultimo caposaldo cataro a Queribus.

Inizialmente, papa Innocenzo III (1198-1216) pensò bene di inviare, per contrastare i predicatori dell’eresia catara, una task force di missionari capaci di ripristinare la fede e la dottrina cattolica, affossate dai Catari. Questa eresia, infatti, in contrasto con la fede cattolica, propugnava delle idee tali da comportare: eliminazione della resurrezione, reputazione di Cristo quale semplice spirito con l’apparenza di carne, visione del mondo quale Inferno vero e proprio, contrasto della Chiesa (satanica, come lo erano il battesimo, l’Eucarestia e il matrimonio). L’eresia catara condannava il matrimonio e la procreazione e disgustava i bambini. Questo con conseguenze pesanti e immediate: crollo del tasso di natalità, distruzione del pilastro rappresentato dalla famiglia nella società, e collegato disfacimento della società stessa. Il guaio che comportò la diffusione di questa eresia fu l’impreparazione di taluni sacerdoti locali; i predicatori catari, infatti, preparatissimi nella loro visione della Scritture, avevano gioco facile nell’imbrogliare i fedeli a spese del sacerdote.

Dicevamo, dunque, dell’invio, da parte di Innocenzo III, di missionari cistercensi per contrastare questa diffusione malefica. Ma, constatata l’inadeguatezza di questi ultimi, il Papa provvide a inviare i neonati e formatissimi padri Domenicani, il cui ordine era stato proprio recentissimamente fondato da san Domenico di Guzman.

La situazione precipitò quando un attentato introdusse la forza militare al posto della forza apostolica: il legato (Pierre de Castelnau) inviato dal Papa per invitare i nobili locali a contrastare anch’essi l’eresia e per scomunicarli, in seguito al loro rifiuto, fu assassinato nel 1208 da un fedelissimo del conte Raimondo VI di Tolosa (roccaforte dei Catari). Perché questo rifiuto dei nobili, questo atto contro la Chiesa del conte? È molto semplice: come nel Cinquecento, durante la Riforma, i nobili scelsero la strada eretica per sottrarre alle diocesi tutte le proprietà ecclesiastiche e le loro ricchezze. Apro e chiudo una breve parentesi: l’attuale agonia del protestantesimo è dovuta al fatto che fu abbracciata, cinquecento anni or sono, per comodità e per interesse, una strada sbagliata.

Comunque, l’assassinio del legato pontificio convinse Roma ad utilizzare la forza; e venne organizzata una crociata, accolta con entusiasmo dai cattolici del Nord della Francia. Nello stesso anno Raimondo VI fece pubblica penitenza, ma la guerra, purtroppo, era già partita.

Il nuovo legato pontificio, l’abate di Citeaux, fungeva da supervisore. E come capo della spedizione fu scelto Simone IV di Monfort. Fu lui, sfruttando in modo illegittimo il senso stesso della crociata contro gli eretici, con il consenso dell’abate di Citeaux, e contro le intenzioni e il desiderio di Roma (che, però, era all’oscuro di questo), che massacrò la popolazione di Bezières, conquistata nel 1209.

La spedizione di Monfort continuò ma il Santo Padre, informato delle malefatte di Montfort da alcuni nobili fedeli al Papato, nel Concilio Laternanense rimosse l’abate dal suo incarico, e invitò la corona francese a scendere in campo contro quel folle di Montfort. Agli eredi di Raimondo, in quello stesso concilio, furono restituiti i terreni.

L’azione militare del re di Francia portò alla conquista di tutto il meridione francese, e l’eresia catara, perlomeno in quella zona, scomparve.

Questo quello che dice la storia. Poi, se altri vorranno proporre la loro versione, saranno ben accetti. Sì, ma nel settore “fantasy”.

 

 
 
 

MEMORARE

Post n°163 pubblicato il 05 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso dire al mondo che alcuno, ricorrendo alla tua protezione, implorando il tuo aiuto, chiedendo il tuo patrocinio, sia stato da te abbandonato. Animato da tale fiducia, a te vengo con le lacrime agli occhi; colpevole di mille peccati mi prostro ai tuoi piedi per domandarti pietà.
Non volere, o Madre di Gesù, disprezzare le mie suppliche, ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen.
San Bernardo

 
 
 

La conversione di Alphonse Ratisbonne/3

Post n°162 pubblicato il 04 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Tratto da Ipotesi su Maria, Vittorio Messori, Edizioni Ares

 

(…) Quasi un secolo dopo, un altro francese, anch’egli agnostico se non ateo e almeno in parte ebreo – Andrè Frossard – visse l’esperienza, che egli stesso riconobbe analoga, di una conversione radicale e istantanea, giunta del tutto imprevista e dagli effetti durati per tutta la vita. Pure per il Frossard il fenomeno mistico fu esclusivamente «visivo», senza parole; egli pure disse più volte di avere «capito tutto, di colpo, senza avere udito nulla». Entrambi i francesi, quello dell’Ottocento e quello del Novecento, sino al momento dell’«incontro non avevano alcuna idea precisa sul cattolicesimo (lo detestavano senza conoscerlo), ma quando fu spiegato loro il catechismo dissero che quell’insegnamento non faceva che confermare quanto già avevano appreso dalla visione mistica.

Per tornare a Ratisbonne: come divorato dal desiderio di ricevere il battesimo (la cui importanza gli era stata rivelata in quel lampo di conversione), undici giorni dopo fu ammesso al sacramento, assumendo il semplice nome di «Maria», che non abbandonerà neppure entrando nell’Ordine dei Gesuiti. Consacrato sacerdote nel 1848, resterà nella Compagnia – con soddisfazione sua e dei superiori – per alcuni anni: l’abbandonerà, in accordo anche con Pio IX, per unirsi al fratello Thèodore (prete già dal 1830, come sappiamo) che aveva fondato una congregazione – quella di Notre Dame de Sion, ancora esistente – per la conversione degli ebrei al Vangelo. Così descriverà l’incontro con lui che, confidando nell’intervento mariano, non aveva dubitato della sua conversione: «Siamo rimasti inginocchiati sullo stesso inginocchiatoio per più di mezz’ora, senza poter dire una sola parola, ma singhiozzando di felicità e riconoscenza». Tra le iniziative prese insieme, la fondazione di una casa per catecumeni a Parigi: nella folla di ebrei che giungevano in Occidente dai grandi insediamenti dell’Est, erano molti coloro che avrebbero voluto un’educazione cristiana per sé e per i loro figli. Alphonse morirà nel 1884, a 70 anni, in Terra Santa, ad Ain Karin, il luogo tradizionale della Visitazione di Maria a Elisabetta. Tra le sue ultime parole: «La mia fiducia in Maria è giunta a quella che, a viste umano, è temerarietà. Null’altro ho voluto che tentare di essere una sorta di segnale che indichi ai fratelli la Vergine, la cui intercessione è onnipotente».

 3 - Fine

 

Il Memorare di San Bernardo (citato nella prima parte del racconto) sarà pubblicato, a Dio piacendo, domani

 
 
 

La conversione di Alphonse Ratisbonne/2

Post n°161 pubblicato il 03 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Tratto da Ipotesi su Maria, Vittorio Messori, Edizioni Ares

 

(…) Diamo al protagonista la parola, traducendo il testo che l’instancabile Renè Laurentin (dedicatosi per anni anche alla ricostruzione critica di questo caso) ha ricostruito sulle fonti più sicure: «All’improvviso, mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi come scendere un velo davanti a me. La chiesa mi sembrò oscura, eccettuata una cappella, come se la luce fosse concentrata tutta là. Non posso rendermi conto di come mi sia trovato in ginocchio davanti alla balaustra di quella cappella: in effetti, ero dall’altra parte della chiesa e tra me e la cappella c’erano, a sbarrare il passo, gli arredi che erano stati montati per un funerale. Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi, in piedi sull’altare, viva, grande, maestosa, bellissima e dall’aria misericordiosa, la santa Vergine Maria, simile – nell’atto e nella struttura – all’immagine della Medaglia che mi era stata donata perché la portassi. Cercai più volte di alzare gli occhi verso di lei, ma il suo splendore e il rispetto me li fecero abbassare, senza impedirmi però di sentire l’evidenza dell’apparizione. Fissai lo sguardo, allora, sulle sue mani e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia. Con quelle stesse mani, mi fece segno di restare inginocchiato. Ma una forza irresistibile mi spingeva verso di lei. Alla sua presenza, benché ella non abbia detto alcuna parola, compresi di colpo l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della fede nel Vangelo: in una parola, compresi tutto, di colpo».

Continua la testimonianza autografa di Alphonse: «Non potrei rendere conto delle modalità in cui, in un solo momento, acquisii la conoscenza della fede. Tutto ciò che posso dire è che, nell’attimo del gesto di quelle mani, una benda cadde dai miei occhi; anzi, non una sola, ma una moltitudine di bende che mi avevano avviluppato sparirono successivamente e rapidamente come la neve, il ghiaccio, il fango sotto l’azione del sole pieno. Vedevo, al fondo dell’abisso, le miserie estreme dalle quali ero tolto per un atto di misericordia infinita…»

La drammatica testimonianza di Ratisbonne termina con una frase che, per tutta la vita, amò ripetere: «Elle ne m’a rien dit, mais j’ai tout compris» («Ella non mi ha detto nulla, ma io ho capito tutto»).

2 – Continua domani

 

Il Memorare di San Bernardo (citato nella prima parte del racconto) sarà pubblicato, a Dio piacendo, il giorno seguente la messa online della terza ed ultima parte della storia

 
 
 

La conversione di Alphonse Ratisbonne

Post n°160 pubblicato il 02 Giugno 2008 da Il.Don.Camillo

Tratto da Ipotesi su Maria, Vittorio Messori, Edizioni Ares

 

(…) È in Sant’Andrea che ha luogo la sconvolgente conversione del ventottenne Alphonse Ratisbonne: la Madonna gli appare con le braccia abbassate e le mani aperte, nel gesto esatto di quella famosa Medaglia che il giovane ebreo, per sfida un po’ beffarda, ha accettato di portare al collo (è la Medaglia miracolosa di Rue du Bac, ndr).

Il Ratisbonne appartiene a una delle più ricche e influenti famiglie della numerosa comunità ebraica di Strasburgo. Suo fratello maggiore, Thèodore, convertitosi al cristianesimo, era stato ordinato sacerdote nel 1830, l’anno stesso delle apparizioni a santa Caterina Labourè (è ancora Rue du Bac, ndr). Don Thèodore diventerà uno dei principali collaboratori del parroco di Nostra Signora delle Vittorie e, come tale, propagandista entusiasta e instancabile della devozione all’Immacolata, cui raccomanderà ogni giorno il fratello Alphonse. Una preghiera che sarà clamorosamente accolta dall’apparizione della Madonna stessa, come vedremo presto.

Il giovane Alphonse, fedele all’ebraismo più come riti e tradizione che come fede, sente doveroso battersi per l’assistenza e il riscatto dei fratelli in Israele. La sua ostilità verso il cristianesimo in generale, e il cattolicesimo in particolare, non solo non è nascosta, ma è pubblicamente manifestata. Innamorato di una cugina, Flore, ha fissato con lei la data diun matrimonio vantaggioso anche sul piano sociale, ma voluto dai due soprattutto per amore. Prima di sposarsi, decide di fare un viaggio che lo porti sino a Gerusalemme, per vedere la terra dei suoi Padri. Con una imprevista variazione al programma, sceglie di visitare anche Roma. Arrivato nel giorno dell’Epifania del 1842, una delle sue prime visite è al ghetto, dove vivono gli oltre quattromila ebrei romani. E questo rafforza l’ostilità, già viva e militante, verso il cattolicesimo e il governo pontificio.

A Roma, il Ratisbonne – seppure di malavoglia – viene in contatto con il gruppo di cattolici ferventi francesi (molti dei quali convertiti) , giunti a nutrirsi della spiritualità romana e dei quali fa parte il barone Thèodore de Bussières, venuto dal luteranesimo e amico del sacerdote fratello di Alphonse. Il de Bussières non solo impegna gli amici credenti perché preghino per quel giovane ebreo, ma – quasi come per una scommessa – riesce a convincerlo a portare su di sé la famosa Medaglia. Di più: ottiene da lui la promessa di ricopiare il testo della famosa preghiera di san Bernardo (la pubblicheremo domani, ndr) che inizia con il Memorare, (…).

Malgrado abbia già prenotato la partenza in diligenza per Napoli (per poi proseguire da qui, in bastimento, verso Instanbul e da lì in Palestina) Alphonse, spinto da una forza misteriosa, decide di restare ancora qualche giorno a Roma. Nella tarda mattinata del 20 gennaio di quel 1842 accompagna il barone de Bussières nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, dicendo che resterà sulla carrozza, mentre quel suo conoscente (più che amico, a causa della sua diffidenza verso i cattolici) deve intendersi con i frati per l’organizzazione di un funerale. Restato, però, solo con il cocchiere, la curiosità di vedere l’interno della chiesa lo spinge ad entrare. E qui, del tutto inaspettato, giungerà il “colpo di fulmine” che sconvolgerà radicalmente la sua vita, cambiandola per sempre.

1 - Continua domani

 
 
 

TRISTI RICORDI

Post n°159 pubblicato il 29 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo

29 maggio 1453: Costantinopoli
è espugnata da Maometto II


«Con un brivido di terrore l'Europa si rende conto che, grazie alla sua ottusa indifferenza, ha fatto irruzione una violenza distruttrice che per secoli terrà in un paralizzante laccio le sue forze...» (Stefan Zweig).

Ormai consapevole del destino che attendeva Bisanzio, l'Imperatore Costantino XI aveva inviato numerosi messaggeri al Papa, a Venezia, a Genova, alla ricerca disperata di aiuto. Ma l'Europa sembrava indifferente.
Quando Maometto II entrò a cavallo nella cattedrale di Santa Sofia, rimbombante di lamenti e di grida disperate, ordinò ai muezzin di invitare i fedeli alla preghiera. La Croce cristiana veniva sostituita dal dominio della Mezzaluna islamica.

www.storialibera.it

 
 
 

LEGGE 40

Post n°158 pubblicato il 26 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo

Il colpo di coda della (ex) ministra Turco sulle linee guida della Legge 40 è stato di una bassezza indescrivibile. Un residuo di quella solita sinistraccia che si dice, si firma, si manifesta democratica e poi, nei fatti, sputa sopra i verdetti popolari.
Qui di seguito le dichiarazioni del cardinal Bagnasco sulla legge 40 e la bioetica in generale.

APCOM Le linee guida sulla legge 40 approvate dall'ex ministro della Sanità Livia Turco agli sgoccioli della scorsa legislatura rischiano di "promuovere una mentalità eugenetica", secondo il cardinale Angelo Bagnasco. Il documento recepiva, tra l'altro, alcune sentenze in materia di fecondazione assistita che aprivano alla diagnosi pre-impianto degli embrioni. Da vari e qualificati osservatori si è già eccepito sul merito e sui tempi del provvedimento", ha rilevato il porporato pronunciando la prolusione dell'assemblea generale della Cei (26-30 maggio). "Infrangendo un delicatissimo bilanciamento delle esigenze in campo - ha proseguito Bagnasco - esso comporta oggettivamente il rischio di promuovere una mentalità eugenetica, inaccettabile ieri al pari di oggi. E' da auspicare che i criteri ispiratori e le disposizioni della legge 40 non siano oggetto di interventi volti a stravolgere il punto di equilibrio raggiunto dal Parlamento, e poi chiaramente confermato dall'esito referendario, ma al contrario - ha concluso - possano trovare piena attuazione in uno spirito di condivisa attenzione alla vita". Il card. Bagnasco - che ha caldeggiato una "vera e larga premura" del Governo in materia di rifiuti, salari e politiche famigliari - ha poi auspicato, sul più ampio tema della bioetica, una "complessiva cautela, grazie alla quale gli elementi in gioco vengono sapientemente soppesati, mettendo la comunità nazionale al riparo da iniziative imprevidenti e precipitose. C'è da dire che la sostanziale prudenza tenuta circa questi temi durante la campagna elettorale - ha rilevato il porporato - dovrebbe essere un buon indizio sulla prudenza anche successiva".

 
 
 

Maria e Internet

Post n°157 pubblicato il 25 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo

Intervista alla suora salesiana Marie Gannon

di Miriam Díez i Bosch

ROMA, domenica, 25 maggio 2008 (ZENIT.org).- Grazie a Internet è possibile un'autentica devozione mariana. L’ha scritto suor Marie Gannon, salesiana, in un saggio raccolto dalla Rivista di Scienze dell’Educazione, edita dalla Pontificia Facoltà Auxilium di Roma, dove questa religiosa americana insegna.

ZENIT ha voluto incontrarla per capire in che modo Maria viene presentata su Internet. Suor Marie si azzarda in questa intervista a dire quale è la miglior web mariana.

In che modo possiamo suddividere la presenza di Maria in Internet?

Sr. Gannon: In un mio recente saggio sul tema delle risorse presenti in Internet per la promozione di una autentica devozione mariana, ho suddiviso la presenza di Maria in Internet secondo tre criteri: la ricerca mariologica, il culto mariano e la devozione popolare a Maria.

Ho verificato che alcuni siti rientrano specificamente in una di queste categorie, mentre altri portali raccolgono elementi presi da una combinazione di questi criteri.

I siti che considero parte della ricerca mariologica includono la presenza di pagine curate da associazioni, università, centri specializzati mariani e anche da studiosi di Mariologia mentre la questione del culto mariano e della devozione popolare a Maria viene proposta specialmente da movimenti e gruppi ecclesiali insieme a singoli fedeli che intendono promuovere la devozione alla Madre di Dio.

Quali sono le risorse per promuovere una autentica devozione mairana?

Sr. Gannon: Prima di tutto sono quelle risorse che promuovono la corretta conoscenza di tutta la ricchezza custodita dalla Chiesa nell’arco della sua storia dai primi Concilii ecumenici con il dogma della Theotokos fino al documento Marialis Cultus di Paolo VI e alla più recente pubblicazione del libro liturgico Messe della beata Vergine Maria della Congregazione per il Culto Divino.

Un secondo gruppo di risorse, a mio parere, sono i siti che illustrano la missione, la presenza e gli interventi di Maria nella storia di salvezza accanto al suo Divin Figlio.

Come terza sorgente, penso che le risorse che presentano la storia dei santuari, delle apparizioni e delle preghiere mariane siano le chiavi per una autentica devozione a Maria.

Si azzarderebbe a dire quale è il migliore sito mariano su Internet?

Sr. Gannon: Sì, mi sembra che il sito The Mary Page, che si presenta in inglese, francese, spagnolo e coreano, sia veramente ben fatto e attraente per i navigatori.

Dico così perché, attraverso questo portale, il centro di ricerca The Marian Library/International Marian Research Institute of the University of Dayton Ohio, offre una larga selezione di materiali che include informazioni su recenti bibliografie, riferimenti a Maria nei documenti del Magistero, accesso alla banca dati di studi mariani su tematiche che variano dalla presenza di Maria nella Sacra Scrittura alla documentazione di devozioni mariane popolari.

Tutto è organizzato in 30 categorie di link che collegano più di 150 articoli, studi generali e specifici, opere artistiche, devozioni e celebrazioni paraliturgiche, poesie e musica, film e video su Maria, francobolli e timbri mariani, meditazioni ed altri materiali in varie lingue.

La vastità sempre crescente del portale riflette l’intento di padre John A. Elbert SM che, nel 1943, ha fondato The Marian Library convinto che una sana devozione mariana richiede una sana fondazione teologica e biblica.

Quali sono i temi che prevalgono in questi siti, e quali i tratti di Maria più richiesti o che suscitano più interesse?

Sr. Gannon: Il tema di Maria nella storia di salvezza – Madre del Figlio di Dio Gesù Cristo e Madre della Chiesa suo Corpo Mistico – e nella storia di ogni persona come potente aiuto, accanto a Cristo, per la nostra salvezza.

Queste tematiche sono presenti in tutte e tre le categorie con cui ho iniziato questa intervista: la ricerca mariologica, il culto mariano e la devozione popolare a Maria.

Particolarmente forte è la presenza di Maria nella vita quotidiana, nelle risposte che Lei offre alla Chiesa e alla società odierna attraverso le sue apparizioni, come a Lourdes e a Fatima. Tocca a noi ascoltarla e seguire il suo esempio di prontezza e obbedienza alla Parola di Dio, la volontà che ci salva.

 
 
 

RIAVVICINAMENTO IN CORSO

Post n°156 pubblicato il 20 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Si era partiti dal “soli” per passare al “liberi”, e ora al “nuovo centrosinistra”. Le tappe del percorso del Partito democratico sono sintetizzabili così: soli, liberi e ora anche in compagnia.

La vocazione maggioritaria è andata a farsi benedire. Pare.

Infatti è di ieri la notizia secondo cui Walter Veltroni si sta dando concretamente da fare per accogliere non nel Pd ma con il Pd «parti più ragionevoli della Sinistra radicale». A cominciare dalla cara vecchia Sinistra democratica, ovvero la costola mussiana dei Ds che si era staccata in seguito un attimo prima della fusione margheritin-diessina nel Partito democratico. Ieri mattina, appunto, c’è stato l’incontro tra l’ex Sindaco di Roma e il nuovo coordinatore di Sd Claudio Fava. Ed è stato il comunicato diramato al termine di questa riunione che ha creato non poche perplessità all’interno del partito del 33%, soprattutto tra i veltroniani più fedeli.

Da parte mia, non posso che esserne deluso. Per carità: liberissimi, Veltroni e i suoi, di fare e brigare quanto vogliono, e sono anche abbastanza grandi e maturi per cambiare idea su qualcosa, ma il riprendere pezzi della sinistra radicale mi sembra una scelta quantomeno nociva. Si tratta di minare le basi del nuovo sistema di governabilità che si è instaurato con la vittoria del binomio Popolo della Libertà – Partito democratico.

È evidente, dal mio punto di vista, che Walter Veltroni sente mancare il terreno sotto i piedi. Il 33% di questa tornata elettorale (che non è stato il 35% prestabilito ma neanche un cattivo risultato) rischia infatti di sfumare in fretta: molti voti strappati alla sinistra radicale potrebbero ritornare all’ovile in mancanza di uno scontro decisivo tra sinistra e Berlusconi, e altri suffragi potrebbero riversarsi nelle tasche del giustizialista Di Pietro, che si sta ritraendo come unico vero oppositore (anche se, tristemente, pregiudiziale) del governo berlusconiano. Bisogna pure tenere da conto delle Amministrative: il Pd da solo, sul territorio, non va da nessuna parte. E infatti, al loft, non si era mai parlato di rompere con la amica/nemica sinistra radicale. Il problema è un altro: ci starà la sinistra radicale? Comunisti e compagnia bella, infatti, sono pronti a rompere in tutta Italia nel caso in cui Berlusconi e Veltroni vadano oltre le carezze, per passare anche ad un semplice accordo sulla soglia di sbarramento alle Europee, che potrebbe tagliare fuori persino da Strasburgo la sinistra radicale.

Vedremo.

 
 
 

Maria e l’Europa

Post n°155 pubblicato il 19 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Molti sapranno che nel maggio del 1949 fu istituito a Strasburgo il Consiglio d’Europa, organismo creato con l’obiettivo di portare ad un’effettiva unificazione europea, e che lo stesso Consiglio, l’anno seguente, bandì un concorso per stabilire quale dovesse essere il simbolo, la bandiera della futura Unione Europea. Ebbene: quel concorso, cui parteciparono 101 artisti con i rispettivi bozzetti, fu vinto da Arsène Heitz, disegnatore alsaziano, che propose una corona di dodici stelle bianche su sfondo azzurro.

E allora? Allora c’è che quei colori e quelle stelle non furono casuali. Heitz, devoto alla Madonna, quando seppe del concorso e vi si lanciò – senza illusioni -, stava leggendo la storia di santa Catherine Labourè, ovvero la giovane novizia delle Figlie della Carità cui apparve la Vergine nel lontano 1830, nella famosa rue du Bac. Ebbene, a Catherine Labourè Maria apparve con dei raggi uscenti dalle mani, un globo terrestre sotto i piedi e, attorno alla testa, una corona di stelle. E in più, iscritte in un ovale, le parole: “Oh Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”. E’ la Madonna dell’Immacolata Concezione, quella che si rivelerà pochi anni dopo, nel 1858, sempre in Francia, nella famosissima Lourdes,  a Bernadette Soubirous. È la Madonna della Medaglia miracolosa.

E, guarda caso, la Madonna appare così come è descritta la donna dell’Apocalisse (Ap 12, 1: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di stelle).

E’ quindi per devozione all’Immacolata Concezione che il nostro Heitz disegnò la bandiera con le dodici stelle (quelle della corona di Maria) bianche su sfondo azzurro. Bianco e azzurro. I due colori della Madonna. Il bianco della purezza e l’azzurro del cielo (da qui il nome di una gradazione di azzurro: il celeste).

E questo bozzetto vinse. Il Consiglio d’Europa lo scelse, e lo fece indubbiamente senza alcuna motivazione confessionale, dal momento che il responsabile europeo della commissione che procedeva alla scelta era un ebreo.

Ma non è finita qui. Infatti il disegno di Heitz fu adottato ufficialmente nel 1995. E, guarda un po’, in che giorno? L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione.

Ora, dunque, la “bandiera di Maria” sventola sui ministeri, gli uffici statali e ogni altro edificio statale.

E ciò non può che stare a significare il particolare affetto della Madonna per l’Europa, in cui apparve più volte e in più luoghi. Da Rue du Bac a Fatima, passando per Lourdes, La Salette e tanti altri luoghi.

 
 
 

TRENT'ANNI DOPO

Post n°154 pubblicato il 18 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo

C'è da chiedersi se oggi i nostri cari amici Radicali abbiano festeggiato per i quattromilioniottocentomila bambini morti nella sola Italia a causa dell'aborto.
Forse sì, forse no. Di certo ritengono ancora un diritto l'aborto, nonostante i risultati. Qualcuno disse che gli alberi si giudicano dai frutti. E la 194 ha fruttato molto: quasi cinque milioni di vite innocenti e indifese aspirate e gettate via.
Oggi, 18 maggio 2008, si "festeggiano" i 30 anni dalla nascita effettiva di una disgraziata legge che ha introdotto anche in Italia la strage di massa dei nostri bambini, che ha strangolato il nostro futuro e prodotto una ferita lacerante nel nostro tessuto sociale.
Il 18 maggio del 1978, difatti, il Senato della Repubblica pose il suo "nihil obstat" alla strage degli innocenti, votando in modo favorevole sulle legge 194.

Trent'anni dopo, chi dice la verità sull'aborto viene tacciato di reazionismo e additato per le sue parole che "offendono lo Stato democratico", mentre chi difende la vita sul piano culturale e, senza successo, su quello politico, è considerato un assassino. Un nemico delle donne.
E' così, purtroppo. Ma le cose stanno cambiando.
Cara 194, ancora zero di questi giorni.

 
 
 

LA SQUADRA DI GOVERNO

Post n°153 pubblicato il 07 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Se n'è parlato, se n'è discusso, si sono fatti pettegolezzi, se n'è riparlato, se n'è ridiscusso e si sono fatti altri pettegolezzi. Ora, finalmente, la squadra di governo c'è. Una faticaccia, ma ora è finita. Si comincia a lavorare.

Per la verità, ben poche le sorprese, dopo le indiscrezioni di questi giorni dei vari esponenti del centrodestra. Le facce sono un po' quelle di sempre, ma ciò che importa è che funzionino, non che siano nuove.
Ci aspettavamo un po' meno poltrone, ma non è ancora dato sapere quanti saranno, in totale, gli uomini del presidente. Berlusconi ne aveva promessi sessanta tra ministri, viceministri e sottosegretari. Vedremo. Di certo il 21 (ministri) di oggi supera ampiamente i limiti previsti nei giorni addietro.

Roma, 7 mag. (Apcom) - Dodici ministri con portafoglio, nove senza e quattro donne: è l'identikit della squadra di Governo che il nuovo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha illustrato ai giornalisti subito dopo l'incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nello studio alla Vetrata del Quirinale. Questi i ministri con portafoglio: Giulio Tremonti all'Economia, Franco Frattini agli Esteri, Roberto Maroni all'Interno, Ignazio La Russa alla Difesa, Stefania Prestigiacomo all'Ambiente, Maurizio Sacconi al Lavoro, Maria Stella Gelmini all'Istruzione, Angelino Alfano alla Giustizia, Altero Matteoli alle Infrastrutture, Claudio Scajola allo Sviluppo economico, Luca Zaia alle Politiche agricole, Sandro Bondi alla Cultura. Nove i ministri senza portafoglio: Elio Vito ai Rapporti con il Parlamento, Umberto Bossi alle Riforme federaliste, Roberto Calderoli alla Semplificazione, Raffaele Fitto ai Rapporti con le Regioni, Mara Carfagna alle Pari opportunità, Andrea Ronchi alle Politiche europee, Renato Brunetta alla Pubblica amministrazione, Gianfranco Rotondi all'Attuazione del programma, Giorgia Meloni alle Politiche giovanili. La Lega Nord ottiene quattro ministeri, due con portafoglio e due senza. Stesso numero di ministeri e stessa proporzione anche per Alleanza nazionale. Restano fuori Michela Vittoria Brambilla, che nei giorni scorsi era stata considerata in pole position per il ministero dell'Ambiente e Carlo Giovanardi, passato dall'Udc a Forza Italia. Quattro sono le donne ministri: tre di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna e una di Alleanza nazionale, Giorgia Meloni, già vicepresidente della Camera nella scorsa legislatura.

 
 
 

APPENA 60 ANNI E GIA' LO VOGLIONO MORTO

Post n°152 pubblicato il 06 Maggio 2008 da Il.Don.Camillo
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Gerusalemme, 7 mag. (Ap-Apcom) - Iniziano oggi le festività per il 60esimo anniversario dello Stato ebraico. La settimana per il sessantesimo anniversario includerà concerti, commemorazioni dell'Olocausto, un seminario sulla coesistenza israelo-palestinese e un percorso in bicicletta di 1.200 chilometri. Il culmine delle celebrazioni giungerà però dal 13 al 15 maggio quando proprio Shimon Peres accoglierà in Israele una lunga lista di nomi celebri: primi fra tutti, a sottolineare l'importanza del legame con gli Stati Uniti, il presidente americano George W. Bush e la cantante Barbra Streisand che canteranno la preghiera ebraica "Avinu Malkeinu" (Nostro padre, nostro re). Peres ha organizzato una conferenza sul contribuito di ebrei e israeliani all'umanità, e dibattiti su temi "vari come le arti, le scienze, la filosofia, la medicina e l'ecologia". E la lista degli ospiti conta "forse dieci presidenti da vari paesi ed ex presidenti, ministri e primi ministri, scienziati, filosofi e artisti" ha detto Peres in una intervista alla Associated Press. Ci saranno l'inviato per il Quartetto Tony Blair, l'ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, il magnate Rupert Murdoch; l'ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger, il premio Nobel Elie Wiesel, l'ex presidente ceco Vaclav Havel, il professore di Harvard, Alan Dershowitz, il fondatore di Google Sergey Brinn, il fodnatore di Facebook Mark Zuckerman, il magnate indiano Ratan Tata, il miliardario americano Sheldon Adelson e l'ex presidente indonesiano Abdurrahman Wahid. Non tutti i paesi europei invieranno però una delegazione governativa. Dalla Germania non è prevista la partenza né del cancelliere Angela Merkel né del ministro degli Esteri Steinmeier perché, si apprende a Berlino, vi sono state consultazioni bilaterali la settimana scorsa; anche il presidente federale Horst Koehler non andrà perché a settembre Peres sarà in visita ufficiale in Germania. Alla conferenza organizzata da Peres parteciperanno alcuni deputati tedeschi e l'ex ministro degli Esteri Joschka Fischer. Dalla Spagna arriverà il 13 sera il ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, assai ben conosciuto in Israele come ex inviato dell'Unione europea in Medio Oriente. Dagli Stati Uniti, oltre alla presenza di George W. Bush è prevista una delegazione governativa statunitense di composizione ancora non chiara. In Israele arriverà anche l'ex primo ministro francese Jean Pierre Raffarin come "rappresentante personale" del presidente francese Nicolas Sarkozy, che dovrebbe andare in Israele alla fine di giugno. Il Foreign Office da Londra non si è ancora espresso. Quanto al governo italiano, l'agenda degli appuntamenti del premier in pectore resta in sospeso, ma la presenza di Silvio Berlusconi, fanno notare fonti sia in Italia che in Israele, è decisamente improbabile anche per la concomitanza con l'insediamento dell'esecutivo

 
 
 

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