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DON CAMILLO'S BLOG

"Che la tua vita non sia una vita sterile - Sii utile - Lascia traccia" San Josemaria Escrivà

 

 

LA NOSTRA WALK FOR LIFE

Post n°136 pubblicato il 27 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Continua la Walk for Life italiana, ovvero la campagna elettorale di Giuliano Ferrara per la sua fantastica lista "Aborto? No, grazie". Qui di seguito tutti gli appuntamenti da oggi 27 marzo a poco prima del voto.
Segnalo l'incontro pubblico di venerdì 4 aprile a Milano, ore 21.00

Giovedì 27 Marzo

Giuliano Ferrara a Torino

- Con il capolista per Piemonte 1 Natale De Lorenzo

Ore 17 - Palco di Piazza Castello lato Ovest- Torino (TO)

 - Ore 17 - Rosa Rao, candidata nella circoscrizione Sicilia 1 e 2, partecipa a un dibattito fra candidati di diversi partiti organizzato da due associazioni femminili, la F.I.L.D.I.S. e l'A.N.D.E.

Hotel President, via Francesco Crispi 230, Palermo

Venerdì 28 Marzo

Giuliano Ferrara a Novara

Con il capolista per Piemonte 2 Marzio Grigolon

- Ore 11 - Sala conferenze del quartiere sud via Monte San Gabriele 50/c

- Ore 15 - a Biella - Sala conferenza del Museo del Territorio, Via Quintino Sella

- Ore 21 - Vercelli - Chiostro della Basilica di Sant’Andrea

 - Siena: Alcuni candidati toscani incontrano gli amici alle 18.30 nei  locali della parrocchia dell'Osservanza 

- I candidati Paolo Tanduo e Maurizio Gubinelli saranno a Marzio Albino

Ore 21 - Sala consiliare - Albino (BG)

- Il candidato Luca Tanduo sarà a Clusone, dove interverrà anche il cantante Daniele Reggiani

Ore 21 - Clusone (BG)

Sabato 29 Marzo

Giuliano Ferrara e il candidato Eraldo Ciangherotti in Liguria

- Ore 9:30 - Imperia, Piazza San Giovanni di fronte alla Chiesa

- Ore 11:30 - Savona Sala Nervi, Palazzo della Provincia, piano terra, lato via IV Novembre

- Ore 15:30 - Genova Sala Barabino, teatro della gioventù, via Maccaggi, 92

- Ore 17:30 - La Spezia Sala Dante, via Ugo Bassi 4

 

- Ore 16 - Giorgio Gibertini interviene al convegno "Aborto, l'orrore nascosto", organizzato dal Reverendo Arturo Ruiz Freites - Istituto del Verbo Incarnato  - Centro di Alti Studi San Bruno Vescovo, Segni (RM)

Domenica 30 MARZO

Giuliano Ferrara e i candidati Cinzia Calusi, Lorenzo Schoepflin, Fernando Corona in Toscana

- Ore 18 - Firenze, Piazza Santissima Annunziata

- I candidati Paolo e Luca Tanduo presentano la lista “Aborto? No, grazie” 

Auditorium di Casazza (BG)

Lunedì 31 Marzo

Giuliano Ferrara in Sardegna con il capolista nell'isola Loris Brunetta

- Ore 18 - Incontro pubblico: "Prima le donne e  bambini", T Hotel
Via dei Giudicati, 66 - Cagliari (CA)

Ore 18 - Il candidato Lorenzo Schoepflin incontra gli amici all'Hotel Continentale, piazza Guido Monaco - Arezzo   

- Ore 20.30 - Il candidato Francesco Agnoli sarà al Cinema Barbazza – Spinea (S.Bertilla)

Mercoledì 2 Aprile

Giuliano Ferrara in Emilia Romagna

- Ore 11.30 - Il candidato Giovanni Salizzoni e Giuliano Ferrara incontrano i giornalisti, Hotel Ferrara, largo Castello, 36 - Ferrara

- Ore 13 - Centro di Ferrara

- Ore 18 - Piazza Maggiore, Bologna

- Ore 21 - Giovanni Salizzoni e Giuliano Ferrara incontrano il pubblico. Hotel Donatello, Via Rossini, 25 - Imola

Altri incontri:

- Ore 20.30 - Auditorium Museo delle Scienze
Via Ozanam n. 4 - Brescia (BS). Con la partecipazione del Prof. Claudio Risé, dott.ssa Elisabetta Pittino, dott. Stefano Savoldi: “Il Padre, la vita, la famiglia”

- Ore 18:30 - Convegno con la candidata Olimpia Tarzia, Salone dei Santi Pio e Antonio - Via Matteotti - Anzio (RM)

Giovedì 3 Aprile

Giuliano Ferrara nelle Marche

- Ore 15 - Novafeltria

- Ore 18 - Pesaro

- Ore 21 - Ancona

Venerdì 4 Aprile

Giuliano Ferrara in Lombardia

Mattinata - Conferenza stampa a Seveso sul tema Diossina e aborto terapeutico

- Ore 16:30 - Sala Consigliare - Via Fornaroli - Magenta (Seguirà visita al Santuario S.ta Gianna Beretta Molla)

- Ore 21 - Incontro pubblico a Milano

Sabato 5 Aprile

Giuliano Ferrara in Lombardia

- Ore 11 - Mantova

- Ore 16:30 - Auditorium Mussini - Viale Libertà - Vigevano

- Ore 21 - Sala Tramogge (presso il Polo scientifico tecnologico lombardo) - Vicolo molino 2 - Busto Arsizio (VA)

La candidata Olimpia Tarzia parlerà delle ricadute culturali e sociali della Legge 194/78

- Ore 9 - Università Tor Vergata - Roma (RM)

Domenica 6 Aprile

Giuliano Ferrara in Lombardia

- Ore 10 - Palazzo Comunale, Piazza Duomo 2 - Crema

- Ore 16 -  Auditorium della ex Chiesa di San Sisto, Via Carlo Alberto angolo via Vittoria - 24126 Colognola - Bergamo

- Ore  15-17 - Momento di festa con canzoni e testimonianze sulla vita a cui seguirà l'intervento di Giuliano Ferrara

- Ore 18 - Villa Fenaroli, Rezzato - Brescia

Associazione culturale “12 Marzo” organizza la conferenza “La Vita è amore e bellezza. Difendiamo la vita”, relatori Giuliano Ferrara, Luca Volonté, Giacomo Samek Lodovici, modera Elisabetta Pittino

- Ore 18 - Villa Fenaroli Palace Hotel - Sala Scalabrini
Via Giuseppe Mazzini, 14 – Rezzato (BS)

Lunedì 7 aprile

Presentazione lista “Per la moratoria con Giuliano Ferrara. Aborto? No, grazie” e presentazione del libro di G. Gibertini“Mi hanno accolto con un abbraccio”, ED Fede & Cultura, con i candidati della lista Giorgio Gibertini, Elisabetta Pittino, Stefano Savoldi

- Ore 20:30 - Palazzo Todeschini - Sala Peler
Via porto Vecchio, 36 - Desenzano (BS)

Incontro elettorale con i candidati Paolo Picco, Matilde Leonardi, Paola Bonzi e Maurizio Crippa

Sala Maddalena - Via S. Maddalena - Monza (MI)

Martedì 8 aprile

Presentazione della lista e conferenza “Dalla parte del Figlio, del Padre, della Madre”, con il capolista Claudio Risé e i candidati Elisabetta Pittino, Stefano Savoldi

- ore 18 - Aula Magna Scuola Primaria “Madonna della Neve”
Via Nigoline, 2 - Adro (BS)

Mercoledì 9 aprile

Giuliano Ferrara in Puglia

Orario da definirsi - Foggia

Orario da definirsi - Bari

Giovedì 10 aprile

Conferenza “Prima le donne e i bambini“, con Giuliano Ferrara e Olimpia Tarzia

- ore 18:30 - Teatro Seraphicum, Via del Serafico 1 - Roma (RM)

- Ore 21 - Dibattito pubblico sulle elezioni con Paolo e Luca Tanduo e candidati del PDL e del PD. Centro Kolbe, Via Kolbe n. 5 - 20137  Milano

Moderano la serata Alessandro Sessa, della redazione di Altroconsumo, e Alessandro Cozzi, conduttore della trasmissione televisiva "Diario di famiglia"

 
 
 

RIFLESSIONI SULLA BELLA NAPOLI

Post n°135 pubblicato il 26 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Sinceramente, non capisco una cosa. E vorrei che un blogger napoletano, o magari anche solo qualche campano che passa di qua, mi rispondesse.
Sinceramente, dicevo, non capisco per quale motivo Antonio Bassolino sia ancora al suo posto. Con il pattume che non è capace di raccogliere e le conseguenze di questo sull'esportazione e sul turismo, ha messo in ginocchio una regione. Una splendida regione. E nessuno dice niente.
Si può sapere perchè non si sente parlare,non dico quotidianamente, ma almeno settimanalmente, di grandi proteste, manifestazioni, cortei e via dicendo? Da Milano, è ovvio, la situazione non la si può vedere tanto chiaramente. Ma da quello che si dice su giornali e tv, Napoli è veramente in uno stato penoso. Napoli e la Campania.
I no (altrochè no: hanno rispedito tutto al mittente) di Corea e Giappone alla grande mozzarella di bufala (fatturato di 300 milioni di euro) rischiano di lanciare un effetto domino. E il turismo, che dovrebbe essere (e penso sia) una fonte primaria di introiti per una regione così splendida, è stato depennato dalla lista delle entrate.
Qualcuno mi spiega perchè Bassolino è ancora lì?

 
 
 

NO, GRAZIE. LO DICONO I FATTI

Post n°134 pubblicato il 25 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

di Maurizio Crippa
Sebbene una giornalista collettiva l’abbia definita “l’ultima puntata di questo grande serial televisivo sull’aborto in onda da tre mesi in Italia”, la splendida storia della Juno di Pordenone è tutt’altro che questo, è l’ultimo di quattro grandiosi fatti –  non opinioni – accaduti in Italia dall’inizio del 2008, da quando è cominciata la moratoria contro la pena d’aborto. Non per “colpa” della moratoria e neppure, va da sé, per suo solo merito: sono la vita e la sua intelligenza che pulsano e incrinano la crosta dell’indifferentismo morale. Da nord a sud dell’Italia emerge la ribellione di fronte all’unica cosa di cui davvero non se ne può più, il maltrattamento su scala industriale della vita. Così, giunti a metà di una campagna elettorale che non decolla, nonostante il tentativo quasi unanime di silenziare il tema della vita per parlare di Alitalia, è il momento di fare il punto sui fatti grandiosi che accadono. Di aprire gli occhi sulla loro capacità di invertire l’ordine prestabilito (prestabilito da chi?) delle cose di cui ci si dovrebbe limitare a discutere.
Il primo è Napoli. Anzi, a Napoli sono accadute due cose. Uno, che un bambino è stato ucciso perché era malato. Di una malattia che basta cliccare Google per sapere che non è d’impedimento a una vita dignitosa, la sindrome di Klinefelter. La donna che poi si è trovata nella condizione di dover abortire in un bagno poteva ignorarlo. Forse avrebbero dovuto avvertirla i medici cui la legge 194/78 “per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” affida il compito di accompagnare le donne nel loro doloroso percorso. Ma (forse) si sono limitati, loro sì, al procurato allarme: signora suo figlio sarà handicappato. Due, che la verità e la buona informazione hanno bucato il velo omertoso del giornalismo collettivo, hanno fatto sapere alla nazione che al Policlinico Federico II non c’era stato nessun blitz a sirene spiegate, non era stata interrogata con metodi inquisitori una donna che aveva appena abortito. Non c’era stata alcuna caccia alle streghe scatenata da feroci campagne pro life. Così l’aborto divenuto atto di eugenetica spiccia – nella banalità e nel cattivo funzionamento della sanità pubblica – è stato riconosciuto per quel che è, emergendo per la prima volta come fiume carsico nella coscienza nazionale. Il secondo fatto è avvenuto a Genova, dove un’indagine su un ginecologo che praticava aborti al di fuori della legge, e che ha deciso di risolvere nel più inappellabile dei modi il suo contenzioso con la giustizia, ha portato alla luce un altro aspetto dello scandalo supremo del nostro tempo: quello di un bambino abortito per un reality show. L’aborto comodo, fuori controllo, per futili motivi. Ancora una volta è stato il buon giornalismo a contraddire l’opacità morale. E l’Italia ha scoperto che l’allarme di cui ci si dovrebbe curare non è l’inesistente “campagna contro le donne”, ma la violazione incivile della legge 194, peraltro sanabile con euro 51 di multa.
Il terzo caso, che ha illuminato la Pasqua, è quello della giovane donna di Pordenone. Non più violazione della 194, ma violazione del tabù mortifero che l’ha trasformata in silenzioso killer e accettata regola sociale. C’è molta più maturità e coscienza del proprio tempo nel “voglio questo figlio, voglio allevarlo con tutto l’amore di cui sono capace” detto da una ragazzina, che nel disturbo luciferino del solito, ineffabile Silvio Viale, il medico che difendeva la sacrosanta libertà della donna che ha abortito per un reality, ma che ora s’indigna perché il caso pieno di vita vera della Juno di Pordenone sarebbe stato “trasformato in un reality”. Il re è nudo, si rompe la crosta arida della società, non solo italiana: segnatevi il luogo e la data in agenda: ne parlerà il mondo. E da sotto, chiara e fresca emerge una nuova cultura della vita, smentita secca e gioiosa del dogma per cui il sesso – anche un po’ incosciente – di una quattordicenne debba e possa avere come unico pozzo in cui purificarsi quello nero dell’aborto, il metodo di contraccezione brutale e definitivo, culturalmente imposto.
Il quarto fatto non ha a che vedere con l’aborto, ma pur sempre con la vita maltrattata, stavolta la fine della vita. Il 15 marzo Salvatore Crisafulli, che vive in condizioni di “minima responsività”, con altri malati e famiglie di malati nelle sue condizioni ha iniziato uno sciopero della fame per denunciare “l’eutanasia passiva dello stato italiano”, dispensata tramite la mancanza di assistenza. Una protesta estrema e tale da mettere a rischio la stessa vita dei malati. La novità, anche qui, è che stavolta non si tratta di uno sciopero della fame per chiedere l’eutanasia, la fine della sofferenza, ma per rivendicare il diritto alla vita e all’assistenza da parte dello stato. Fosse una campagna “à la Welby”, il giornalista collettivo farebbe a gara per aggiornare in tempo reale, per stracciarsi le vesti contro la legge che nega la libertà di morire. Ma qui invece c’è la contraddizione vera, la vita, ancorché sofferente, che preme per esserci. Perché si parli di lei e si agisca contro il suo maltrattamento. E’ un cambiamento nella cultura e nella politica. Non basterà mettere il silenziatore a una campagna elettorale. Things they are changing.
Tratto da www.ilfoglio.it

 
 
 

BOICOTTIAMO PECHINO

Post n°133 pubblicato il 24 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Accesa la fiamma olimpica, continuano le contestazioni anticinesi. E c'è chi chiede, giustamente, per la Cina i diritti umani e non le Olimpiadi.
Boicottiamo le Olimpiadi. Il nostro tricolore non può sventolare tra i nemici della libertà.

Ansa. (...) I responsabili cinesi assicurano di essere in grado di controllare tutto il percorso della fiaccola in Tibet, comprese le delicate tappe di Lhasa (20 giugno) e del monte Everest (in una data imprecisata in maggio), mentre nuovi appelli al dialogo e alla moderazione sono giunti oggi dal segretario di Stato Usa Condoleezza Rice e dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Pechino prosegue intanto nella sua offensiva propagandistica, martellando il pubblico cinese con dettagliati resoconti delle "atrocità" commesse dai "teppisti" che sono immancabilmente al servizio della "cricca secessionista" del Dalai Lama, i cui progetti "sono destinati a fallire". Né il Comitato Olimpico Internazionale né il Comitato Organizzatore cinese hanno finora smentito la notizia secondo cui nel periodo delle Olimpiadi saranno vietate le trasmissioni televisive in diretta da piazza Tiananmen. Un divieto che potrebbe dare il via ad una serie di contestazioni da parte delle tv di tutto il mondo.

 
 
 

BENVENUTO MAGDI ALLAM!

Post n°132 pubblicato il 23 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo

Città del Vaticano, 22 mar. (Apcom) - Il giornalista di origine egiziana Magdi Allam, musulmano non praticante, ex allievo dei salesiani del Cairo, verrà battezzato questa notte dal Papa in occasione della tradizionale veglia pasquale celebrata nella basilica di San Pietro, a Roma, a partire dalle 21. Nato al Cairo nel 1952 da genitori musulmani, Magdi Allam ha frequentato le scuole primarie (dall'asilo alla quinta elementare) presso le suore comboniane e le secondarie (medie e liceo) presso i Salesiani del Cairo. Cittadino italiano dal 1986, vive nel nostro Paese da 35 anni. Si è laureato in Sociologia all'università La Sapienza di Roma. Prima a 'Repubblica', Allam è poi passato al 'Corriere della sera' come vicedirettore 'ad personam'. Per le sue posizioni sulla questione dell'islam italiano, così come sui temi dell'immigrazione o del Medio Oriente, è stato fatto oggetto di minacce e gli è stata attribuita la scorta. In una recente intervista, Allam ha spiegato, a proposito della sua fede musulmana: "Mai stato praticante. Mai pregato cinque volte al giorno col capo rivolto verso la Mecca: solo di rado in moschea. Mai digiunato durante il Ramadan. Nasco musulmano in quanto figlio di musulmani, ma sono come mio padre, che pregava poco o niente e beveva, anche troppo. A differenza di mia madre, che era religiosa al limite del fanatismo e ha voluto essere sepolta a Medina, la seconda città santa dell'islam, accanto alla moschea che custodisce le spoglie di Maometto. Un trauma profondo, per me". Oltre a Magdi Allam, il Papa impartirà i sacramenti del battesimo, della cresima e della prima comunione ad altre cinque persone, provenienti da Italia, Camerun, Cina, Stati Uniti e Perù. L'inizio della celebrazione del sabato santo, che ricorda la risurrezione di Cristo, avverrà nell'atrio antistante la basilica vaticana, dove si svolgerà il rito della benedizione del fuoco e della preparazione del cero pasquale. In basilica, poi, il passaggio dal buio alla luce simboleggerà l'ingresso della luce portata da Cristo nel mondo del peccato, della solitudine e della morte. La solenne cerimonia di questa sera si svolgerà in una basilica che si prevede gremitissima. Con il Papa concelebreranno ben trenta cardinali, mentre saranno cento i sacerdoti che somministreranno la comunione ai fedeli.

 
 
 

CONTIAMO FINO A UN MILIARDO

Post n°131 pubblicato il 17 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Uno. Pausa. Due. Pausa. Tre. Pausa. Quattro. Così, senza tregua, fino a un miliardo. Centosessantaquattro. Pausa. Centosessantacinque. Pausa. Parlando a Verona nel suo tour veneto per presentare la lista “Aborto? No, grazie”, Giuliano Ferrara ha lanciato un appello “a padre Livio Fanzaga di Radio Maria, a Radio Vaticana, a tutte le radio cattoliche, quelle libere, commerciali, alle radio di stato e a tutte le televisioni”. L’appello vuole essere la risposta ad Adriano Sofri, “che sostiene che la cifra di un miliardo di aborti nel mondo negli ultimi trent’anni è un’astrazione, una citazione letteraria, come se fosse il Milione di Marco Polo”. Da qui l’invito a tutti gli organi di informazione audio e video perché dal giorno dopo Pasqua, il 24 marzo, ospitino “una catena umana di volontari che, ventiquattro ore su ventiquattro, si avvicendino tra loro a contare da zero fino a un miliardo”. Milleuno. Pausa. Milledue. Pausa. Milletre. L’operazione è tecnicamente molto semplice: qualcuno in un microfono esprimerà “la verità del nostro tempo in termini numerici”. Perché un miliardo di bambini non nati non può essere un’astrazione. Scandendo bene le parole. Cento-quaranta-sette-mila-seicento-cinquanta-tre. Pausa. Cento-quaranta-sette-mila-seicento-cinquanta-quattro. Pausa. Senza commenti, con la giusta gravità. Duecentotremila. Pausa. Duecentremilauno. Pausa.
Chiunque abbia mai provato a contare così a lungo sa quanto sia faticoso. Un’impresa che vuole significare quanto impegno, tempo e fatica occorrono per dire che cosa sia l’aborto anche solo in termini numerici. Un-milione-cinquecentomila-seicento-trenta-quattro. Pausa. Un lungo elenco di numeri che verrà letto continuativamente e trasmesso dalle radio e dalle tv “in modo carsico fino e oltre il giorno delle elezioni politiche”. Una triste conta numerica che faccia capire a chi segue in radio e tv dibattiti e contese su Ici, prezzi in aumento, articoli 18 o argomenti più futili, “di cosa stiamo parlando”. Sette-milioni-ottocento-mila-trecento-ventotto. Pausa. Un’impresa titanica che vedrà tra gli speaker volontari gente da tutto il mondo: Spagna, Stati Uniti, Polonia, Messico, Inghilterra, paesi in cui la moratoria sull’aborto sta trovando consensi. One-hundred-millions-two-thousands-fifty-eight. Pausa. In tutte le lingue con cui parla oggi la lotta per la vita.
Tutti avranno in questo modo la possibilità di conoscere la catena lunghissima di numeri che hanno segnato il dramma del nostro tempo. Un fiume carsico che emergerà dai palinsesti e scorrerà nelle case, nelle automobili, nei bar della gente. Due-tre minuti ogni due ore. Quattro-cento-settanta-milioni-novecento-novanta-nove-mila-tre-cento-diciotto. Pausa. Come lancette dell’orologio che segnano il tempo che passa, questa grave enumerazione ricorderà quello a cui il mondo dell’informazione ha “per troppo tempo voltato le spalle fingendo di non vedere”. Sei-cento-trenta-due-milioni-cento-quaranta-tre-mila-uno. Pausa. Sei-cento-trenta-due-milioni-cento-quaranta-tre-mila-due. Un appello che potrebbe rappresentare “il punto di svolta nella significatività e nell’impegno civile di chi, dovendo farlo, non si è mai opposto a che l’aborto divenisse un fenomeno sempre più moralmente indifferente”. Radio e televisioni che diventino la voce di un miliardo di voci messe a tacere. Novecento-novanta-nove-milioni-novecento-novanta-nove-mila-novecento-novanta-nove. Un miliardo.
Tratto da www.ilfoglio.it

 
 
 

IL TESORETTO NON C'ERA E NON C'E'

Post n°130 pubblicato il 14 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Giusto un mese fa, il 15 febbraio, Walter Veltroni declamava con incrollabile certezza: "E’ ragionevole che il tesoretto ci sia. La prossima trimestrale di cassa a marzo ci dirà che le risorse ci sono, derivano da un grande lavoro che è stato fatto, soprattutto sull’evasione fiscale".

Da allora, un giorno sì e l’altro pure, nei dibattiti televisivi e sulle pizze, gli esponenti del Pd hanno rinfacciato senza vergogna al centrodestra il mancato assenso a un provvedimento da inserire nel "milleproroghe" per destinare il "tesoretto fantasma" ai salari e alle pensioni. Tale provvedimento, dichiarato "irricevibile" dalla Presidenza del Senato, si era trasformato in un ordine del giorno della Sinistra Arcobaleno, passato con il consenso del governo e del Pd. Si impegnava il governo a "emanare un provvedimento urgente" in tal senso.

I dati forniti solo ora dal governo smascherano il grande bluff. Il tesoretto non c’era e non c’è. Come si sapeva, come era prevedibile sulla scorta delle previsioni di decrescita del Pil, non c’è un solo euro disponibile perché il tesoretto non esiste.

La Relazione unificata sull’economia e la finanza pubblica certifica così una serie di bugie:

1. La bugia del governo che ha sbandierato per mesi la tesi secondo la quale, dopo i sacrifici, il 2008 sarebbe stato l’anno della redistribuzione della ricchezza (ma quale?). 
2. La bugia di Prodi e dei suoi ministri del Pd, secondo la quale la caduta del governo avrebbe lasciato il lavoro a metà (per fortuna), impedendo interventi a favore dei salari e delle pensioni.
3. La bugia di Veltroni che trenta giorni fa distribuiva pillole di certezza sull’esistenza del tesoretto.
4. La bugia di tutto il centrosinistra che accusava il PdL di aver rifiutato di destinare risorse (inesistenti) per salari e pensioni. 
www.poteresinistro.it

 
 
 

WALTER SPIRITOSONE

Post n°129 pubblicato il 11 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Forse il nostro amico Veltroni ha voglia di scherzare. Oggi ha infatti dichiarato: Romano Prodi "è riuscito a risanare i conti dello Stato dopo aver trovato il buco del centrodestra, e lo ha fatto in una condizione difficilissima". E ha avuto persino la bella faccia tosta di ringraziarlo per questo "lavoro eroico".
E tutto questo è scandaloso. Prodi ha aumentato le tasse e la spesa. Peggio di così...!
Per evitare commenti troppo crudeli, vi rimando ad un post che ho pubblicato tempo addietro sulle politiche dei tagli del governo Prodi.

***

Giusto giovedì scorso, il nostro carissimo amico e ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa è tornato a parlare di tagli alle gigantesche spese dello Stato italiano. E lo ha fatto invitando gli altri ministeri a collaborare in questa sua azione di sforbiciata. Un nobile progetto, quello di tagliare le spese. Se poi fosse supportato dai fatti sarebbe anche meglio. Ma noi non pretendiamo mica la luna da questa politica, no?

Tagli, dicevamo. Pare che, alla fine, viste le cifre, Padoa Schioppa ci abbia ripensato: nelle previsioni di questa Finanziaria (portata avanti a colpi di fiducia e, quindi, senza alcuna discussione più o meno costruttiva), infatti, la Pubblica Amministrazione (il carrozzone burocratico del nostro Paese) si papperà in più 94 miliardi.. Di euro, mica di noccioline. Complimenti per i tagli, caro signor ministro: come inizio non c’è male.

Se, infatti, nel 2006, la Pa è costata 371 miliardi di euro, quest’anno si è deciso che l’anno seguente verrà a costare il 25% di in più. Questo significa la bellezza di quattrocentosessantacinque miliardi di euro. Una cifretta.

Invece di sfoltire un po’ il personale (una parte del quale scalda le poltrone) inserendo una sana meritocrazia e facendo conseguentemente ripartire il carrozzone, il governo Prodi dona un bel centinaio di nostri miliardi a questo mostruoso macchinario, senza toccare alcunché per farlo lavorare come Dio comanda.

Apprezziamo lo sforzo e il progetto di TPS (sempre che non ci prendesse in giro fin dall’inizio…) ma, è risaputo, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

 
 
 

L'IPOCRISIA DEL FRONTE ABORTISTA

Post n°128 pubblicato il 06 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Lo straccio delle vesti per l’assenza della RU486 negli ospedali italiani è la dimostrazione più lampante di quanto siano ipocriti e nemici della donna il fronte abortista e la sua battaglia per la morte.

Prima attaccano i Ferrara e i vari prolife perché sono nemici della donna, perché vogliono criminalizzarla, perché vogliono imporle la gravidanza. Prima difendono la 194. E poi fanno il contrario, dimostrando che una logica, una ragione pro-death non esiste. La loro è lurida propaganda, nemica della donna.

Dicono di sostenere le donne, ma agiscono in modo contrario. Predicano bene e razzolano male. Se, infatti, con 194 e RU486 di aborto sempre si tratta, nei modi cambiano molte cose. Con la RU486 che le nostre care femministe, i nostri abortisti in generale e la nostra carissima Turco (“una cattolica disperata che ha consegnato la sua cultura e la sua sensibilità alla prigione dell’ideologia” – Giuliano Ferrara) sostengono e vogliono diffondere a man bassa, però, si ribalta il concetto di “tutela della maternità” della Legge 194. Già la mancanza di questa tutela con la 194 è mascherata in modo maldestro, ma con la RU486 scomparirebbe anche il proposito. Infatti, con questa pillolina assassina (la kill pill), la donna si ritroverebbe completamente sola. Il medico scomparirebbe, e la 194 tanto difesa – pur mantenendo, come detto, il proposito assassino di far fuori il bambino innocente – si troverebbe in contrasto con questa nuova procedura di morte.

Altroché difesa della donna e vaccate varie. Gli unici che si prendono la briga di aiutare le donne (ma ai giornali e ai mass media in generale non piace farlo sapere) sono i prolife, con i loro centri di aiuto alla vita che Ferrara si prefigge di aiutare una volta raccolti i voti. Sono questi centri, con tutti i loro volontari, quelli che combattono per la donna. Per non lasciarla sola, per aiutarla a scegliere la vita, e non la morte. Per attuare l’unica parte buona della 194, quella che prevede la tutela della maternità. Quella bellamente e costantemente saltata a pie’ pari.

"Ho notato che tutti che sono favorevoli all'aborto sono già nati" -
Ronald Reagan

 
 
 

LA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA SCEGLIE ROUCO VARELA

Post n°127 pubblicato il 05 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo

Il cardinale di Madrid Antonio Rouco Varela è stato eletto a sorpresa alla presidenza della Conferenza Episcopale Spagnola. A sorpresa perché fino alla vigilia del voto erano in tanti a dare per scontata la rielezione dell’uscente vescovo di Bilbao, Ricardo Blazquez. Il presidente uscente non è riuscito a guadagnarsi, contrariamente alle abitudini della Chiesa spagnola, il secondo triennio al vertice dell’episcopato.

Sicuramente più duro nei confronti del governo laicista e socialista di Zapatero, il cardinal Valera si è distinto per la sua azione in difesa della vita e, soprattutto, della famiglia. Ha infatti partecipato nel 2005 alla grande manifestazione contro la legalizzazione dei matrimoni gay (a differenza di Blazquez, assente) e, nel 2007, a quella in favore della famiglia, entrambe a Madrid. Nella seconda, addirittura, ha attaccato frontalmente il governo spagnolo in quanto minaccia per i “diritti fondamentali della persona”.

Il nuovo presidente è uno dei grossi calibri. Unico spagnolo presente nella Congregazione per i vescovi, è membro, a Roma, di ben nove dicasteri della Curia. A breve compirà 72 anni ed è stato eletto con 39 voti, contro i 37 per l’uscente Blazquez e un’astensione.

Domenica gli spagnoli si recheranno alle urne per bastonare o promuovere il governo Zapatero. E la presa di posizione della Conferenza episcopale spagnola, con la scelta di Varela, è un segnale forte, specialmente dopo la lunghissima guerra fredda tra i cattolici e Zapatero in Spagna. Purtroppo, il Partito socialista è dato in vantaggio, e questo lo si deve addebitare a due motivi: la politica economica, sicuramente di effetto, e la scandalosa inattività del Partito popolare, che ha persino ricandidato come premier uno sconfitto.

C’è chi dice che l’episcopato spagnolo sia stato il vero partito di opposizione in questi anni di Zapatero. In questi anni di costante e sfiancante assalto alla famiglia. È possibile, ma lo schema di gioco dovrà essere, in seguito, e a mio modesto parere, un altro. Per carità: la politica andrà comunque tenuta d’occhio costantemente, monitorando le azioni del successivo governo e tenendo saldi i principi non negoziabili costantemente ribaditi dal Santo Padre (ovvero: vita, famiglia, libertà di educazione). Ma la ricetta è un’altra. Ed è spiegata molto bene dallo stesso Benedetto XVI nel discorso che un anno fa tenne alla Commissione delle Conferenze episcopali della comunità europea. Lanciando un grande allarme per il futuro dell’Europa che conosciamo, quella che ha inventato, prodotto, vinto, quella della cultura, delle scienze, delle arti, quella nata dalla fusione delle grandi culture di Roma, Atene e Gerusalemme, quella delle radici cristiane. Questa Europa si sta avviando al tramonto. Sta lasciando il passo. “Si potrebbe quasi pensare che il Continente europeo stia di fatto perdendo fiducia nel proprio avvenire”, disse il Papa. Parole gravi, come quelle di un congedo europeo dalla storia. Constatato questo, il Papa concludeva l’ottimo discorso con un invito a tutti i cristiani: un invito alla presenza.

Ecco le sue parole. “Cari amici, so quanto difficile sia per i cristiani difendere strenuamente questa verità dell’uomo. Non stancatevi però e non scoraggiatevi! Voi sapete di avere il compito di contribuire a edificare con l’aiuto di Dio una nuova Europa, realistica ma non cinica, ricca d’ideali e libera da ingenue illusioni, ispirata alla perenne e vivificante verità del Vangelo. Per questo siate presenti in modo attivo nel dibattito pubblico a livello europeo, consapevoli che esso fa ormai parte integrante di quello nazionale, ed affiancate a tale impegno un’efficace azione culturale. Non piegatevi alla logica del potere fine a se stesso! Vi sia di costante stimolo e sostegno l’ammonimento di Cristo: se il sale perde il suo sapore a null’altro serve che ad essere buttato via e calpestato (cfr Mt 5,13). Il Signore renda fecondo ogni vostro sforzo e vi aiuti a riconoscere e valorizzare gli elementi positivi presenti nell’odierna civiltà, denunciando però con coraggio tutto ciò che è contrario alla dignità dell’uomo.”

 

E’ questo il segreto. Presenza. Instancabile presenza. Infaticabile azione di salvaguardia dei nostri valori attraverso l’intervento nei dibattiti pubblici. Presenza affiancata da un’efficace azione culturale. Un mix potente e sicuramente di successo. Invito dunque tutti i cristiani a perseguire questo obiettivo. Salvare i nostri valori e la nostra Europa (in questo caso la Spagna) attraverso un’instancabile azione culturale e di presenza.

 

 

Laudabitur Jesus Christus.

 
 
 

LA MORATORIA IN SPAGNA

Post n°126 pubblicato il 04 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Tra pochissimo, alle otto e trenta, Giuliano Ferrara sarà ospite della "sua" trasmissione Otto e Mezzo su La7. Invito tutti a seguirla. Sarà tutto di guadagnato.

Pubblichiamo qui di seguito e integralmente il discorso che Giuliano Ferrara - direttore del Foglio - ha pronunciato nell'Aula Magna dell'Università San Paolo di Madrid

Cari amici, signore e signori. Molti anni fa noi occidentali abbiamo deciso che nessuna donna può essere legalmente obbligata a partorire e che nessuna donna deve essere incarcerata per avere abortito. Fu una soluzione obbligata e decente, che non è possibile e non è giusto oggi rovesciare, e che fu presa per combattere l’aborto clandestino. Ma da quel tempo ad oggi il mondo è stato sfregiato da oltre un miliardo di aborti, e una cappa di muta disperazione è calata sull’umanità. Gli aborti continuano al ritmo di cinquanta milioni l’anno. Nessun contraccettivo ha limitato il numero degli aborti, perché l’aborto chirurgico e farmacologico è diventato il metodo anticoncezionale più diffuso. Il nostro mondo è invecchiato precocemente e la vita è stata maltrattata e disumanizzata. Da quel tempo ad oggi l’aborto si è anche trasferito dal seno materno alla provetta della fecondazione artificiale. E’ diventato sempre di più aborto selettivo, dispotismo genetico, nuova schiavitù in cui una cultura forte, dominante, fiera del suo patto faustiano con il diavolo dello scientismo, decide per conto dei più deboli e indifesi tra gli esseri umani. Decide sulla pelle delle donne e dei bambini in un naufragio universale in cui nessuno ha più il coraggio di gridare il grido della salvezza che è sempre stato orgoglio dei navigatori e dei soccorritori: prima le donne e i bambini!
Questa cultura di radicale scristianizzazione decide come si decideva sul monte Taigeto che domina Sparta: la cura del malato, l’accoglienza del diverso, sono state dichiarate anticaglie, arcaismi, ed è stato giudicato moderno e postmoderno l’annientamento all’origine della vita considerata non degna di essere vissuta. Non è degna di essere vissuta la vita di milioni di bambine in Asia, vittime di politiche pubbliche antinataliste fondate sull’esclusione sessista di chi è considerato un ingombro per la linearità dell’asse ereditario o un carico inutile nel mondo del lavoro agricolo. Non è degna di essere vissuta la vita dei bambini affetti da sindromi con le quali si può condurre una vita ordinaria o straordinaria, alla ricerca della felicità e nel riconoscimento della comune natura umana. In un ospedale di Napoli due settimane fa è stato eliminato, in condizioni infernali, un bambino di ventuno settimane che aveva la sindrome di Klinefelter, una anomalia cromosomica che tocca a un piccolo su cinquecento e che si cura con metodi ordinari e consente una vita sostanzialmente regolare. Nessun giornale, nessun telegiornale se ne è accorto. Ai rifiuti urbani che preoccupano la comunità italiana mentre montagne di spazzatura si accumulano nelle strade di quella città, un tempo capitale di una grande cultura umanistica, si è aggiunto nell’indifferenza generale un altro rifiuto umano considerato indegno perfino di sepoltura.
In Italia si è arrivati alla follia di discutere se si debbano o no accogliere e curare i neonati vitali che sono il frutto di aborti terapeutici alla ventiduesima o ventitreesima settimana di gestazione. Il nostro ministro della Salute, una cattolica disperata che ha consegnato la sua cultura e la sua sensibilità alla prigione dell’ideologia, ha considerato “una crudeltà” che questi bambini vengano presi in cura senza prima chiedere l’autorizzazione dei genitori. La logica dell’aborto facile, che la pillola abortiva Ru486 è destinata a rilanciare, riconsegnando all’antica solitudine femminile la pratica abortiva, insegue la sua preda, il bambino nascituro, fin dentro l’aria che tutti respiriamo, fin dentro il mondo in cui tutti dovremmo essere stati creati eguali ed egualmente titolari della libertà di vivere.
Una cultura mortifera di cui tutti siamo più o meno complici condanna le donne a una logica di paura e di rigetto violento e innaturale della maternità, di ignoranza e di abitudine al disamore e all’infelicità. Questa cultura spaccia per diritto di autodeterminazione e per libertà o sovranità procreativa la nichilistica tendenza a disporre della libertà altrui di nascere, si accanisce sul corpo femminile imponendo come costume sociale libertario l’atto più contrario alle elementari considerazioni di umanità e di pietà che tutti gli esseri razionali, credenti e non credenti, condividono nel fondo del proprio animo e della propria coscienza: le donne e i bambini nascituri subiscono l’inganno e la pratica dell’omicidio perfetto. Un potere ideologico storicamente maschile conduce alla totale negazione del futuro per creature umane concepite nell’amore e strappate con violenza e con dolore dal riparo naturale in cui hanno ricevuto la promessa sacra della vita e dell’amore. Tutto questo avviene ormai nella più totale indifferenza morale e filosofica, e solo la chiesa cattolica e le altre denominazioni cristiane levano la loro voce inascoltata contro l’abitudine alla morte e il suo miserabile significato di schiavitù e di demenza civile.
Nel suo discorso al corpo diplomatico dello scorso 6 gennaio Benedetto XVI ha chiesto di riaprire la discussione sul valore sacro della vita umana dopo il voto delle Nazioni Unite che chiede la sospensione, la moratoria, dell’esecuzione delle pene di morte legali in tutto il mondo. Quando era un teologo e un cardinale, il Papa aveva messo in guardia il mondo affermando che con questa selta di “curare” la vita negandola “abbiamo dichiarato eretici l’amore e il buonumore”. Infatti, come possiamo rallegrarci di un gesto umanitario come la moratoria sulla pena di morte se non siamo capaci di favorire una moratoria sulla pena d’aborto?
Il segretario delle Nazioni Unite ha recentemente dichiarato che le donne sono oggetto di violenza e di esclusione nel mondo, e che in molte nazioni “non hanno nemmeno il diritto alla vita”, e ha giudicato “un flagello” questa pratica criminale. Un grande giurista italiano, il compianto Norberto Bobbio, un socialista liberale che viene considerato un esempio perfetto di laicità, disse nel 1981 che tra tutti i diritti “il diritto di nascere deve essere difeso con intransigenza, e per lo stesso motivo per cui si è contrari alla pena di morte”. Un grande e compianto poeta italiano, il marxista e cattolico Pier Paolo Pasolini, affermò di ricordare la sua propria vitalità di bambino nascituro, di sentire fisicamente sul suo corpo il segno di una vita cominciata nel senso di sua madre, e definì omicidio ogni tipo di aborto.
Ma queste affermazioni, questi sentimenti, questi pensieri che accomunano la speranza e il voto di credenti e non credenti sono stati messi in archivio dal pensiero dominante. Queste certezze ed evidenze della mente e del cuore vengono regolarmente censurate come espressioni di oscurantismo illiberale dalla comunità della tecnoscienza, dai guru in camice bianco che teorizzano il diritto di morire, e sostengono perfino la pratica dell’eutanasia infantile secondo le regole del protocollo olandese di Groningen. Ideologi in buona fede, fanatizzati dalla presunzione di essere nel giusto e di lavorare per il progresso della storia, si arrogano il diritto di definire con pretese scientifiche i confini della libertà di esistere. Non importa che nelle sale di concerto si possa ascoltare la grande musica divinamente orchestrata da un direttore con la spina bifida: i malati di spina bifida devono morire per decisione legale. Questi guru postmoderni vogliono entrare nei Parlamenti, come accade oggi in Italia con la candidatura del professor Umberto Veronesi nelle file del Partito democratico. Occupano le prime pagine dei giornali, le riviste specializzate che vendono il miraggio di una vita indefettibilmente sana e confortevole, predicano il diritto di fabbricare bambini à la carte secondo i desideri e i gusti soggettivi, diffondono una cultura della salute che esclude ogni salvezza e ogni speranza per i deboli, per gli anomali, per gli indifesi di ogni genere. E questo nel nome della loro stessa felicità, che il nulla realizzerebbe meglio dell’esistenza. E questo in nome della libertà e autodeterminazione delle donne, quando il femminismo alle sue origini faceva della lotta contro l’aborto, di cui le donne sono vittime, la sua bandiera. Dice Paolo ai Romani che “nella speranza siamo stati salvati”. E ora nella negazione di ogni speranza, predicata da una medicina fattasi pura tecnica che ha tradito anche il giuramento di Ippocrate, siamo inevitabilmente perduti.
La battaglia contro l’aborto e l’eugenetica, contro il gesto più antifemminile che sia concepibile e contro il programma di miglioramento della razza, è la frontiera decisiva del nostro secolo. Non è una contesa etica, non è una disputa intorno ai valori morali. Quella intorno alla famiglia, all’amore, al matrimonio, al legame tra il piacere unitivo e il dono di sé, tra l’eros e l’agape, è la grande battaglia sul futuro dell’umanità, sul potere del buonumore e della pace cristiana contro la logica di guerra superomista e transumanista della civiltà occidentale nell’ora della sua fragilità e della sua rassegnazione al nulla. Niente è più importante sul fronte culturale, civile e politico. Non esiste salvezza per l’incanto della vita moderna, per l’ironia e la gioia nei rapporti personali, per le grandi possibilità che la scienza apre alla vita, se questa battaglia non viene data con il rumore e il fragore che sono necessari. Non esiste salvezza del nostro modo di vita liberale se non si restaura l’antica alleanza di vita e libertà, life and liberty, proclamata nella dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America. Tra la mentalità abortista e l’idea binladenista che si debba amare la morte più della vita c’è un sottile ma visibile elemento di continuità. L’aborto maschio, moralmente indifferente, condanna le donne alla stessa sottomissione e solitudine a cui sono condannate dal natalismo forzato e dall’obbligo a partorire praticato nella umma islamica. Noi abbiamo conquistato, contro l’aborto clandestino, la possibilità di scegliere, il pro choice; e vinceremo la battaglia di civiltà solo se riusciremo a scegliere per la vita, a mettere in grado ogni donna di essere libera di non abortire. Questa è la frontiera di una modernità libera dalla schiavitù femminile e dalla schiavitù infantile, e capace di riprodurre senza fanatismo e senza cinismo il futuro del nostro mondo e del nostro modo di vivere nel rispetto assoluto degli innocenti e nella messa al bando di ogni relativismo e soggettivismo nichilista.
Cari amici, io ho molto rispetto per il vostro primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero. Non solo perché sono uno straniero. Quando ho visto il vostro sovrano rispondere a un dittatorello sudamericano con la frase ormai celebre: “Perché non stai zitto?”, ho applaudito davanti al mio televisore. Ma le idee di Zapatero sul matrimonio e sulla famiglia, la sua concezione di ciò che è l’identità di genere, e la sua filosofia di un potere democratico procedurale fondato sui numeri e sui soli numeri, tutto questo lo considero la negazione di un razionalismo laico e moderno, tutto questo lo considero una sorta di superstizione democratica capace di mettere capo a orrori come la riforma del codice civile che ha cancellato il concetto di madre e di padre dal diritto di famiglia. Per i liberali, l’eguaglianza si realizza nel riconoscimento delle diversità. Sono i giacobini e poi i totalitari del Novecento a tagliare la testa del diritto liberale per portare in terra quel paradiso dell’eguaglianza come omologazione che è stata l’inferno del XX secolo.
Per tutto questo tempo, mentre molti di noi hanno voltato la faccia dall’altra parte, milioni di volontari nel mondo hanno dato e vinto la buona battaglia, hanno espugnato uno dopo l’altro i mulini a vento della Mancha universale. Non c’è solo la grande lezione di solidarietà, di soccorso e di santità che arriva dagli operatori di pace e di vita del mondo cattolico e cristiano. In una moderna e ricca città europea come Milano, in un ospedale che è diventato il simbolo e il tempio della lotta fra l’abitudine all’aborto e la libertà di non abortire, una donna straordinaria, Paola Bonzi, ha risalito con tutte le sue forze la corrente dell’indifferenza. Paola ha fondato un Centro di aiuto alla vita e si è messa in ascolto di migliaia di donne. Paola non ha la facoltà della vista, ma vede più lontano di ciascuno di noi e conosce più di ogni altro le vere ragioni delle donne che si sentono in obbligo di eliminare i loro bambini: le difficoltà materiali, la solitudine, il condizionamento sociale, la paura di non farcela di fronte al compito educativo in una società che svaluta come un ingombro la presenza dei piccoli e li emargina dalle sue preoccupazioni sociali, una vena di utilitarismo e di illusione personale. Piano piano, con tenacia, senza moralismi ricattatori, dedicandosi con infinita pazienza a quell’essere dimenticato che è la donna in maternità, Paola è diventata la madre di migliaia di bambini e di migliaia di madri.
Paola è una persona reale, e io spero di portarla in Parlamento in una lista per la vita e contro l’aborto che si presenta alle prossime elezioni politiche in Italia. Ma se potessi, porterei in Parlamento anche Juno, la protagonista di una clamorosa e bellissima fiaba hollywoodiana che sta per uscire nelle sale di cinema d’Europa. Juno è una ragazzina modernissima, parla il linguaggio colorito e sboccato delle nostre strade, e arriva per istinto a capire che il rifiuto della maternità non deve coincidere con la rassegnazione alla morte. Juno è piena di amore e buonumore, fa ridere e piangere il pubblico come nelle migliori commedie, ma non è una sulfurea eroina di Pedro Almodóvar. La sua è un’altra logica poetica. Juno scappa da una clinica abortista, partorisce un bel bambino e lo consegna in adozione a una donna che desidera la maternità, e così riconquista la bellezza dell’esistere. Un mondo che si considera libero e moderno ha tutto da imparare dall’antica istituzione medievale della ruota dei conventi.
Cari amici, signore e signori. Tutto ciò in cui crediamo, noi liberali e laici alleati ai cristiani ferventi e consapevoli, si riassume in una splendida frase del vostro Hidalgo: “Io sono nato per vivere morendo”. Cervantes doveva avere in mente la “vita morente” predicata da Agostino di Ippona. La vita umana è limitata e desiderosa di infinito, per questo deve essere tenuta per sacra e definita dalla speranza. La ragione umana è limitata dal mistero, per questo deve essere usata in armonia con il diritto naturale e con la ricostruzione razionale, nello spazio pubblico, di principi che non sono negoziabili per nessun motivo al mondo. E queste cose l’Hidalgo le diceva al suo scudiero Sancho Panza, quando l’amore e il buonumore non erano ancora stati dichiarati eretici, per deridere affettuosamente il suo realismo mangione, il suo meraviglioso cinismo popolare: “Tu, Sancho, sei nato per vivere mangiando”. Guardate il mio corpo e capirete che ho tutta l’autorità necessaria per dirvi quel che ho detto. Grazie

 
 
 

LO STERMINIO ROSA IN INDIA

Post n°125 pubblicato il 03 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo

Lo sterminio rosa in India

I demografi hanno analizzato gli aborti in uno dei più grandi distretti indiani, Salem. Il risultato è questo: “Il sessanta per cento delle bambine viene abortito o ucciso entro il terzo giorno dalla nascita”. Ne ha parlato il quotidiano americano Christian Science Monitor, fra i più quotati nel racconto delle “missing girls” del Nobel Amartya Sen, denunciate pochi giorni fa dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. “La violenza contro le donne è una questione che non può attendere” ha detto Ban Ki-moon alla Commissione sullo status della donna. “Attraverso la pratica della selezione sessuale prenatale, un numero imprecisato non ha neppure diritto alla vita”.
La tecnologia neonatale in India è talmente finalizzata all’identificazione sessuale e all’aborto che la dottoressa Puneet Bedi, ginecologa dell’Apollo Hospitals di Nuova Delhi, ha spiegato che “nessuna donna incinta ne soffrirebbe se il test degli ultrasuoni venisse bandito. Oggi è usato per salvare un bambino su 20 mila e per ucciderne 20 su 100 se sono del sesso sbagliato”. “Paga 500 rupie oggi per risparmiarne 50 mila in futuro” è uno degli slogan più diffusi nello stato di Salem, dove il 60 per cento delle bambine è sistematicamente eliminato. Cinquecento rupie, nove euro, è il costo di un’ecografia oggi in India. The Hindu, grande quotidiano in lingua inglese, ha spiegato che si può acquistare on line un kit (formalmente illegale) che consente di determinare il sesso a casa propria dopo sei settimane con la semplice analisi di poche gocce di sangue.
Il governo ha avviato il programma “Girl Protection”, con il quale alla nascita di una bambina si apre un conto a suo nome dove vengono immediatamente depositati 20 mila rupie. “Ogni tipo di carestia, epidemia e guerra è niente in confronto a questo” ha detto la dottoressa Bedi. “In alcune parti dell’India, una bambina su cinque viene eliminata nella fase fetale. E’ una situazione da genocidio”. Quando nel Punjab venne introdotta la prima macchina per il test, nel 1979, c’erano 925 femmine ogni 1.000 maschi. Nel 1991 erano scese a 875 e nel 2001 a 793. La situazione va ogni giorno peggiorando. Times of India ha scritto più volte che “la Cina elimina ogni anno un milione di bambine, ma il trend attuale vede l’India in testa”. Renuka Chowdhury, ministro per lo Sviluppo delle donne e del bambino, si batte da anni contro l’aborto selettivo. “E’ una questione internazionale di vergogna, la maggior parte delle bambine viene uccisa prima della nascita, non dopo” dice il professor Sabu George, che studia il fenomeno da vent’anni al Center for Women’s Development Studies di New Delhi.
di Giulio Meotti - Tratto da www.ilfoglio.it

 
 
 

IL PROGRAMMA DEL PDL

Post n°124 pubblicato il 02 Marzo 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Il leader del Popolo della Libertà Silvio Berlusconi ha presentato l’altro giorno, in Via della Conciliazione, a un passo dalla vaticana Piazza San Pietro, il suo programma. Ero lì anche io, per caso. Dopo la visita nella basilica e nei Musei Vaticani, passando per Via della Conciliazione con amici, mi sono imbattuto nelle bandiere del PdL sventolanti ai lati dell’entrata principale dell’Auditorium della Conciliazione.

Un programma semplice ma fondamentale, strutturato in sette “missioni”, composte di numerosi punti. Non slogan, ma intenzioni e progetti precisi.

  1. Rilanciare lo sviluppo

  2. Sostenere la famiglia

  3. Più sicurezza, più giustizia

  4. I servizi ai cittadini

  5. Il Sud

  6. Il federalismo

  7. Un piano straordinario di finanza pubblica

 

"Per questo dico che: meno male che Silvio c’è!"

 
 
 

ABORTO E VELTRONI? NO, GRAZIE

Post n°123 pubblicato il 26 Febbraio 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Sul Foglio, un simpatico lettore avanza l’ipotesi che la sigla PD di sinistrorsa fattura sia semplicemente dovuta al fatto che quella del loft è una vera e propria lista Pro-Death. Non pare neanche troppo balzana, come idea, visti gli acquisti fatti dal Partito democratico in questi giorni: prima i Radicali (che hanno un valore da uno per cento e rischiano di far perdere molti più voti di quanti non ne portino), poi l’illustrissimo Umberto Veronesi.

Se poi si aggiunge la proposta dichiarata di ritornare ad una proposta sui Pacs, bisogna concludere che i cattolici democratici hanno ben poco diritto di chiedere (come fa la “adulta” Rosy Bindi) ai Radicali all’arrembaggio una ritirata in nome della coerenza. A mio modesto parere, nel Partito democratico veltroniano, quello del “ma anche”, quello delle “due verità” (parola dell’ex Sindaco di Roma, secondo cui le opposte visioni della Vita di Radicali e cattolici sono semplicemente “due verità”: puro e pericolosissimo relativismo), si troveranno assai meglio i Radicali dei cattolici. Come possano infatti dichiararsi ancora tali questi ultimi che siedono in numerose poltrone di un partito che propone di attaccare (dopo gli assedi falliti del governo Prodi) la famiglia, che porta al governo (quello attuale) una ministra per l’aborto e per la Ru486 e che imbarca uomini della morte come Veronesi e i Radicali, Dio solo lo sa.

Il “fuoco amico” di Famiglia Cristiana contro gli acquisti di Veltroni, inoltre, ha portato quest’ultimo ad una dichiarazione che la dice lunga sul suo modo di fare politica: basta steccati tra cattolici e laici. Ma si può sapere che cavolo vuol dire? Che se tu candidi persone che sostengono l’aborto, l’eutanasia, la distruzione della famiglia e quant’altro i cattolici non devono dissentire perché “i partiti moderni sono così”?

Da questo deriva il conseguente lavoro per scongiurare in ogni modo la salita al governo di una coalizione del genere, che, in caso di vittoria, a differenza dei precedenti governi, si ritroverebbe con una maggioranza schiacciante, dovuta al fatto che la parte restante dei seggi, che un tempo andavano tutti ad una opposizione (al centrodestra, nel caso del 2006), sarà suddivisa tra centrodestra, centristi, sinistra radicale. Un bel casino. Il Popolo della Libertà deve dunque vincere, ed è ciò che mi auguro con tutto il cuore, fosse anche solo per la sua contrarietà a certi progetti che la sinistraccia propugna.

Per questo motivo, spero che a votare la lista “Aborto? No, grazie” di Giuliano Ferrara siano soprattutto tantissimi elettori di sinistra. E lo spero per due motivi. Primo: questo dimostrerebbe che è una battaglia ben più alta, oltre gli “steccati” della politica, oltre lo scontro sull’economia o la politica estera. In America i prolife ci sono anche tra i Democratici, non si capisce perché in questo Paese sia ritenuto ovvio che non ci siano nel Pd. Secondo: perché questo potrebbe molto probabilmente comportare una vittoria del centrodestra.

La lista Ferrara è un’utile e comodissima scappatoia per tutti quei “democratici” veramente cattolici che non si riconoscono in una segreteria abile ad accattivarsi le simpatie di certi preti e poi ancora più brava nell’imbarcare abortisti e pro-death in generale.

Intanto: forza Ferrara, siamo con te! Tra breve devolverò una parte dei miei soldi a sostegno di questa grande battaglia.

 
 
 

LA LISTA PAZZA PROSEGUE LA SUA CORSA

Post n°122 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da Il.Don.Camillo
Foto di Il.Don.Camillo

Noto con tristezza che in giro vige uno scandaloso, pericoloso e preoccupante conformismo circa la magnifica proposta di Giuliano Ferrara per una moratoria contro l’aborto. A parte le opinioni di una solita stampa nostrana, è grande il rischio che la stampa gratuita in circolazione nelle metropolitane italiane possa rendere un pessimo servizio alla verità.

Oggi, infatti, come in altri giorni da pendolare, mi sono capitate sotto mano una copia di City e una di Metro. Nel primo giornale, riguardo allo scontro sull’aborto, sotto un articolo con allegata la foto di Giuliano Ferrara insieme al Papa, attirava l’attenzione una didascalia tanto semplice quanto falsa; testualmente: “Giuliano Ferrara, neo anti-abortista, bacia l’anello di Benedetto XVI, ieri a Roma, dopo la messa. Ferrara, ex comunista e ‘libertino’, ora si definisce ‘ateo devoto’ e ha riaperto lo scontro sulla legge 194 alle elezioni con una lista anti-aborto, iniziativa subito appoggiata dal Vaticano”. Come sempre, per pigrizia o per malizia, si lascia immaginare una Chiesa che macchina dietro le quinte della politica italiana, a sostenere partiti di qua e di là. Naturalmente non è così, anche se ad alcuni piace farlo pensare. Certamente, in Santa Sede si guarderà positivamente alla battaglia per la moratoria del direttore del Foglio, ma non ci si è mai e poi mai schierati dalla sua parte. Se invece con “Vaticano” si intende erroneamente la Chiesa italiana, ovvero la Cei, sarà bene dire che Avvenire, quotidiano della suddetta Conferenza Episcopale Italiana, e gli stessi vescovi le hanno date di santa ragione (anche se non all’unanimità) alla proposta dell’Elefantino di una lista.

Su Metro, invece, dopo uno specchietto minimo con una foto di Giulianone col Papa, sfogliando le pagine, si arrivava alla rubrica delle lettere, affiancata da una ipocrita opinione di un chirurgo sconosciuto, di cui, purtroppo, non ricordo il nome. Già che il titolo parlasse di “crociata contro la legge 194 faceva riflettere. Ho letto e sono rabbrividito. Oltre ai soliti luoghi comuni che una certa e succitata stampa si passa spesso e volentieri, c’erano alcune ipocrisie molto mal mascherate. Insomma, leggendo questa opinione, una persona che di Ferrara e del suo lavoro non sa niente, avrebbe pensato subito ad un orco cattivo, che vuole eliminare la 194, che vuole sbattere in cella le donne che abortiscono, che vuole lanciare una temibile “caccia alle streghe”. Robe da matti.

Intanto, il nostro Elefantino continua la sua battaglia. Domenica, sul Foglio, è stato pubblicato il programma della lista per la vita “Aborto? No, grazie” per la moratoria sull’aborto, ed uno dei punti è vietare per decreto legge la diffusione in Italia di quel veleno quale è la Ru486.

Qui di seguito "il programma serio della lista pazza", ovvero i punti della lista Aborto? No, grazie

  1. Promuovere legislativamente il dovere di seppellire tutti i bambini abortiti nel territorio nazionale, in qualunque fase della gestazione e per qualunque motivo. Le spese sono a carico del pubblico erario.
  2. Vietare per decreto legge l’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486 e simili veleni capaci di reintrodurre la convenzione dell’aborto solitario e clandestino contro lo spirito e la lettera della legge 194 di tutela sociale della maternità.
  3. Stabilire per via di legge che accoglienza, rianimazione e cura dei neonati sono un compito deontologico dei medici a prescindere da qualunque autorizzazione di terzi.
  4. Emendare l’articolo 3 della Costituzione, comma 1. Dove è scritto “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” aggiungere una virgola e la frase “dal concepimento fino alla morte naturale”.
  5. Impegnare il governo della Repubblica a costruire un’alleanza capace di emendare la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite all’articolo 3. Dove è scritto “ogni individuo ha diritto alla vita” aggiungere una virgola e la frase “dal concepimento fino alla morte naturale”.
  6. Difendere la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, escludendo per via di legge e linee guida interpretative ogni possibilità, adombrata in recenti sentenze giudiziarie, di introdurre la pratica eugenetica della selezione per annientamento dell’embrione umano al posto della cura e della relativa diagnostica terapeutica. Introdurre nei primi cento giorni una moratoria per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, sulla falsariga di quella europea abbandonata dal governo Prodi, e rafforzare la ricerca sulle staminali adulte o etiche.
  7. Fondare in ogni regione italiana una Agenzia per le adozioni il cui compito specifico sia quello di favorire l’adozione, con procedura riservata e urgente, di quei bambini che possono essere sottratti a una decisione abortiva di qualunque tipo.
  8. Adottare le modalità del “Progetto Gemma” sul sostegno materiale alle gestanti in difficoltà e alle giovani madri di ogni nazionalità e status giuridico per la prima accoglienza e educazione dei bambini, con l’erogazione di consistenti somme per i primi trentasei mesi di vita dei figli.
  9. Applicare la parte preventiva e di tutela della maternità della legge 194. Potenziare in termini di risorse disponibili e di formazione del personale pubblico, valorizzando il volontariato pro vita, la rete insufficiente dei consultori e dei Centri di aiuto alla vita in ogni regione e provincia italiana.
  10. Triplicare i fondi per la ricerca sulle disabilità e istituire una Agenzia di tutela e integrazione del disabile in ogni regione italiana.
  11. Sostenere con sovvenzioni pubbliche adeguate l’attività dell’associazione di promozione sociale denominata Movimento per la vita.
  12. Le risorse per il programma elettorale sono da fissare nella misura di mezzo punto calcolato sul prodotto interno lordo e verranno rese disponibili attraverso lo stanziamento di 7 miliardi di euro attualmente giacenti presso i conti correnti dormienti in via di smobilitazione e altri cespiti di entrata.

 
 
 

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