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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE

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SALVATORE BUZZI DI MAFIA CAPITALE HA APERTO UN LOCALE PUBBLICO A ROMA. IN FORZA DI QUALE NORMATIVA DI P.S. L'HA POTUTO FARE ??

Post n°527 pubblicato il 10 Ottobre 2021 da Caino2007dgl

Il noto pregiudicato SALVATORE BUZZI, secondo le cronache romane, avrebbe aperto un locale pubblico a ROMA , come dimostrato dal seguente link.

Siccome in base all'art. 11 del vigente TULPS, egli non mi sembra proprio che abbia i requisiti soggettivi per ottenere la relativa licenza di polizia da parte del comune di ROMA, sarebbe interessante che sia l'ufficio competente al rilascio delle licenze di cui si parla sia eventualmente anche il comando Generale della Polizia di ROMA CAPITALE , facessero chiarezza su questa strana ed inquietante vicenda che ha del'inverosimile e che pone dei seri quesiti legati all'applicazione delle norme di pubblica sicurezza, se fosse confermata la notizia divulgata anche tramite tv.

Art. 11 TULPS :

 

Dispositivo dell'art. 11 TULPS

(1)Salve le condizioni particolari stabilite dalla legge nei singoli casi, le autorizzazioni di polizia debbono essere negate:

  1. 1) a chi ha riportato una condanna a pena restrittiva della libertà personale superiore a tre anni per delitto non colposo e non ha ottenuto la riabilitazione;
  2. 2) a chi è sottoposto all'ammonizione o a misura di sicurezza personale o è stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza.

Le autorizzazioni di polizia possono essere negate a chi ha riportato condanna per delitti contro la personalità dello stato o contro l'ordine pubblico, ovvero per delitti contro le persone commessi con violenza, o per furto, rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione, o per violenza o resistenza all'autorità, e a chi non può provare la sua buona condotta(2).

Le autorizzazioni devono essere revocate quando nella persona autorizzata vengono a mancare, in tutto o in parte, le condizioni alle quali sono subordinate, e possono essere revocate quando sopraggiungono o vengono a risultare circostanze che avrebbero imposto o consentito il diniego della autorizzazione(3).

 

Note

(1) La Corte costituzionale, consentenza 2-16 dicembre 1993, n. 440 (G.U. 22 dicembre 1993, n. 52 - Serie speciale), ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui pone a carico dell'interessato l'onere di provare la sua buona condotta.
(2) La Corte costituzionale, con ordinanza 13-21 novembre 1997, n. 361 (Gazz. Uff. 26 novembre 1997, n. 48, Serie speciale), ha dichiarato la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli artt. 11 e 43, sollevata in riferimento agli artt. 2, 3 e 97 della Costituzione.
(3) La Corte costituzionale con sentenza 10-17 luglio 1995, n. 326 (Gazz. Uff. 9 agosto 1995, n. 33, Serie speciale) ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale del combinato disposto degli artt. 11, terzo comma, e 138, primo comma, numero 4, sollevata in riferimento all'art. 3 della Costituzione. Con successiva sentenza 10-17 dicembre 1997, n. 405 (Gazz. Uff. 24 dicembre 1997, n. 52, Serie speciale), la stessa Corte ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale degli artt. 11, ultimo comma, e 138, primo comma, numero 4, sollevata in riferimento agli artt. 3, 4 e 35 della Costituzione.

Ecco cosa risulta da wikipedia, sul conto del sig. BUZZI SALVATORE:

Salvatore Buzzi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Salvatore Buzzi (Roma, 15 novembre 1955) è un criminale e imprenditore italiano.


Figlio di una maestra elementare e di un grande invalido di guerra, ben presto inizia a lavorare in banca.

Buzzi vive al di sopra delle sue possibilità: usa un'auto di lusso e abita in un discreto appartamento con la fidanzata, viceconsole brasiliana. Si finanzia questo tenore di vita rubando assegni della banca dove lavora, che un suo complice, Giovanni Gargano, un pregiudicato ventenne, s'incarica di incassare. Gargano comincia a ricattare Buzzi, che il 26 giugno 1980 lo uccide nelle campagne di Malagrotta con 34 coltellate dopo averlo rincorso e finito a seguito di una colluttazione selvaggia; prima di scappare lascia 9 banconote da 1000 lire sulla faccia della vittima e cosparge di benzina il corpo a causa del passaggio di una volante.[1][2] Dopo tre giorni si scopre che il colpevole è l'insospettabile Buzzi: a inchiodarlo è una macchia di sangue nella sua auto. La sua fidanzata ammette che era rientrato a casa a tarda notte con un taglio su una mano e i vestiti sporchi e lui stesso cede dichiarando di aver ucciso Gargano dopo che questo aveva cercato di accoltellarlo.

Condannato a 30 anni per omicidio volontario il 26 maggio 1983, è un detenuto modello nel carcere di Rebibbia: due mesi dopo la condanna è il primo carcerato in Italia a laurearsi in cella, in Lettere e Filosofia, con la votazione di 110 e lode. Il quotidiano la Repubblica gli dedica un articolo.[3]

Coinvolgimento nell'inchiesta Mafia Capitale

Il 3 dicembre 2014 è arrestato nell'ambito dell'inchiesta Mafia Capitale, insieme a Massimo Carminati, considerato il capo dell'organizzazione, e ad altri 35 presunti componenti del sodalizio criminale.[6] Secondo l'accusa Buzzi avrebbe usato la cooperativa «29 giugno» per distrarre ingenti quantità di denaro a beneficio suo e dei suoi sodali. L'inchiesta riguarda le infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale della città, attraverso un sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l'assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati, della raccolta differenziata, dei campi nomadi e nel finanziamento di cene o campagne elettorali del sindaco uscente Gianni Alemanno - che figura tra gli indagati - nel 2013 per le comunali e nel 2014 per le europee, del suo successore Ignazio Marino,[7] di Matteo Renzi nel 2014 e di Nicola Zingaretti alle europee del 2004.[8][9][10] Come scrive il gip Costantini, Buzzi gestiva, "per il tramite di una rete di cooperative, le attività economiche dell'associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, dell'accoglienza dei profughi e rifugiati, della manutenzione del verde pubblico e negli altri settori oggetto delle gare pubbliche aggiudicate anche con metodo corruttivo, si occupa della gestione della contabilità occulta della associazione e dei pagamenti ai pubblici ufficiali corrotti". Secondo il Tribunale del Riesame, Buzzi "soprintende alla gestione della contabilità occulta dell'associazione e impartisce ordini alla "cassiera" Nadia Cerrito, le indica come preparare le buste dentro le quali vanno le mazzette da versare ai pubblici ufficiali corrotti o da distribuire ai soci occulti delle cooperative e in particolar modo al capo dell'associazione Massimo Carminati e a Fabrizio Testa. Mantiene rapporti confidenziali con i pubblici funzionari e amministratori fino ai massimi livelli". Il primo incontro tra Buzzi e Carminati avveniva nel carcere di Rebibbia negli anni Ottanta.[4] Carminati, alla ricerca di un lavoro una volta terminato l'affidamento, nel settembre 2011 entrava in contatto con Buzzi tramite Riccardo Mancini, amministratore delegato di Eur Spa e suo vecchio amico di gioventù: da questo incontro nascerà Mafia Capitale e Carminati si occupa da subito di mediare tra Buzzi e il suo amico costruttore di Sacrofano Agostino Gaglianone in relazione ai lavori di manutenzione e adeguamento dei prefabbricati del campo nomadi di Castel Romano, commissionati nel biennio 2012-13 dall'appaltante consorzio Eriches 29 a un'impresa vicina all'imprenditore.[11]


Il 1º giugno 2015 il gip accoglie la richiesta dei pm per il giudizio immediato: il processo per Buzzi e altri 33 indagati inizierà il 5 novembre.[18]

Da una nuova ordinanza del 4 giugno seguente emerge che Buzzi avrebbe portato voti all'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in vista delle Elezioni europee del 2014 con l'aiuto della 'Ndrina Mancuso.[19] Nel frattempo gli vengono sequestrati beni per 16 milioni di euro riguardanti le quote societarie, il capitale sociale e l'intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della Sarim Immobiliare Srl controllata dalla sua cooperativa.[20]
Buzzi, già collaborazionista,[21] chiede poi il patteggiamento a 3 anni e 6 mesi con una multa pari a 900 000 euro trovando l'opposizione della procura che chiede il giudizio immediato.[22] La durata del patteggiamento sarebbe la conseguenza per le imputazioni di associazione per delinquere semplice, corruzione (sette in continuazione), turbativa d'asta (sei in continuazione) e intestazione fittizia.[23]

Nell'estate 2015 Buzzi, nella speranza di una pena più mite, collabora con gli inquirenti facendo i nomi di altre persone coinvolte nello scandalo di Mafia Capitale. Coinvolgendo nella faccenda membri del Governo Renzi[24] e minimizzando i suoi rapporti con Alemanno e Carminati, il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Paolo Ielo hanno dichiarato di non credere alle sue parole e lo hanno ritenuto non attendibile.[25]

Massimo Carminati, durante l'udienza del 30 marzo 2017, esclude categoricamente che Salvatore Buzzi possa aver dato soldi in nero ad Alemanno e che "se Buzzi glieli avesse dati certamente me l'avrebbe detto".[26]

Il 20 luglio 2017 è stato condannato a 19 anni di reclusione dal tribunale ordinario di Roma per associazione a delinquere.[27]

L'11 settembre 2018 è stato condannato in appello a 18 anni e 8 mesi di reclusione dalla corte d’appello di Roma, dove gli viene riconosciuto l'associazione di stampo mafioso.[28]

La Corte suprema di Cassazione, il 22 ottobre 2019 ha annullato l'aggravante mafiosa a carico degli imputati, riconoscendo due distinte associazioni «semplici»: quella riconducibile a Massimo Carminati e quella riferita a Salvatore Buzzi. Per Buzzi sono cadute le accuse di turbativa d’asta e corruzione e si è in attesa della rideterminazione della pena definitiva.[29] Due mesi più tardi gli sono stati concessi gli arresti domiciliari in località Castelverde dopo cinque anni e diciotto giorni di detenzione in regime di Alta Sicurezza.[30] Nell'aprile del 2020 il tribunale del Riesame rigetta il ricorso presentato dalla Procura generale della Corte d’appello di Roma contro la sua scarcerazione.[31]

 

estratto ricavato dal sito wen: https://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Buzzi

 

E' evidente che egli siccome quasi sicuramente sarà condannato ad una pena definitiva certamente superiore ai 3 tre anni previsti dal citato art.11 TULPS, non si comprende come possa essergli stata concessa la licenza di polizia per aprire il suo locale pubblico, a meno che egli non si sia avvalso, come succede spesso anche nel campo crimnale, di una "testa di legno" che s'è intestata la relativa autorizzazione di poolizia. Se fosse così, mi aspetterei che la Questura svolgesse gli accertamenti del caso per verificarne la eventuale fondatezza o meno per assumere i relativi provvedimenti di polizia previsti dalla legge sulle MISURE DI PREVENZIONE anche a carico di chi si sarebbe prestato vergognosamente per favorire la posizione del sig. BUZZI che, una volta rideterminata la pena che merita, finirà dritto dritto in galera per scontarla, si spera, fino all'ultimo giorno.

 

 

In attesa di saperne di più dalle competenti Autorità civili e di pubblica sicurezza, confesso che tale notizia mi ha sconvolto ed anche offeso come cittadino che da sempre ha cercato di rispettare le norme della Costituzione ed anche tutte le leggi e regolamenti dello Stato , delle Regioni ,delle Province e dei COMUNI e di tutti gli altri ENTI PUBBLICI, come previsto dall'art. 54 della stessa Cost.

 

Cuneo,li 10.10.2021

 

RINALDO

 

 

 

 
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