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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE

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« L'INVASIONE DI CLANDEST...LO STATO ED IL POPOLO DE... »

LO STATO ED IL POPOLO HANNO L'OBBLIGO DELLA DIFESA DEI NOSTRI SACRI CONFINI

Post n°575 pubblicato il 08 Novembre 2021 da Caino2007dgl

 

ART. 52 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA E' SICURAMENTE DA CONSIDERARE

PRIMARIO E SUPERIORE ALL'ART. 10 DELLA STESSA COSTITUZIONE:

 

La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.

Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici.

L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.

 

                                LA DIFESA

                DEI CONFINI NAZIONALI

                                       1944-45


Dopo lo sfondamento della Linea Gotica , nella consapevolezza che la guerra fosse ormai irrimediabilmente perduta, mentre l’obiettivo dei Tedeschi era di guadagnare i passi alpini per tentare di rientrare in Germania,agli Italiani , pur combattenti su fronti opposti, si pose

paradossalmente un problema comune: la difesa dei territori nazionali da quanti, fra gli eserciti alleati, manifestavano più o meno evidenti desideri di annessione di territori italiani.

Questo rischio, che si manifestò anche sul fronte delle Alpi Occidentali, era particolarmente evidente nello

scacchiere orientale.

Già nell'autunno del 1944 era stato elaborato un piano segreto che si prefiggeva di difendere i confini orientali dell'Italia dall'avanzata delle

truppe comuniste jugoslave del maresciallo Tito. A progettarlo ful'ammiraglio Raffaele De Courten, Ministro della Marina nel governo

Bonomi del Regno d’Italia del Sud nel periodo 1944-45, che intendeva coinvolgere da un lato la Decima Flottiglia Mas del ComandanteJunio Valerio Borghese, che pure faceva capo alla Repubblica di Salo',e dall'altro i “cobelligeranti” del Governo del Sud.

                          ..omissis..



Ci furono per questo contatti anche con i Partigiani di fede non comunista, come la Brigata Osoppo in Friuli e con i gruppi patriottici delle Venezia Giulia. Questo face gridare al tradimento i Partigiani Garibaldini, e portò alla strage di Malga Porzus, dove Il 7 febbraio del '45 un centinaio di partigiani garibaldini, capeggiati dal gappista comunista Mario Toffanin, "Giacca", e da Fortunato Pagnutti, “Dinamite", salirono a Malga Porzus, dove si trovava il quartier generale della Brigata Osoppo. Qui disarmarono il comandante della Osoppo Francesco De Gregori ("bolla", zio del cantautore) e lo uccisero, insieme al commissario politico del Partito d'Azione Gastone Valente ("Enea"), e altri 18 partigiani osovani, tra cui Guido Pasolini ("Ermes"),
fratello dello scrittore. Si veda in proposito:

https://www.studiober.com/wp-content/uploads/2020/04/13-La-strage-di-Malga-Porzus.pdf
https://www.youtube.com/embed/r2STl0exPfU


Amm. Raffaele de Courten

STRALCIO TRATTO DAL SITO WEB: http://www.bacchilegaeditore.it/wp-content/uploads/la_difesa_dei_confini_scheda_www.pdf

 

 

E POI ANCHE:

 

La Resistenza italiana

La Resistenza italiana si inquadra nel più vasto movimento di opposizione al nazifascismo sviluppatosi in Europa, ma ha caratteristiche specifiche.

Nei paesi sconfitti militarmente e occupati dai nazifascisti (es. Francia, Belgio, Danimarca, Olanda, Norvegia, Grecia, Jugoslavia, Albania), la Resistenza costituisce lo sviluppo principale delle operazioni belliche.

L'Italia è, perciò, innanzitutto una delle potenze contro le quali si sviluppa la Resistenza delle popolazioni soggette all'Asse. Fino all'8 settembre 1943 il paese resta il principale alleato del Reich, e come tale partecipa alla guerra di aggressione e all'occupazione, non di rado brutale, dei territori invasi.

La Resistenza italiana si sviluppa perciò solo a partire dall'estate 1943, dopo il crollo del fascismo e la stipula dell'armistizio con gli anglo-americani. Le forze politiche antifasciste (comunisti, socialisti, democristiani, azionisti, liberali, demolaburisti) danno vita, già il 9 settembre 1943, al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che nei 20 mesi successivi sarà guida politica e militare della lotta di Liberazione.

I tedeschi, all'8 settembre, occupano gran parte del territorio nazionale. Nei giorni immediatamente successivi all'armistizio disarmano e catturano, sul territorio metropolitano ed estero, circa 800.000 soldati italiani, perlopiù lasciati senza ordini e direttive dal re Vittorio Emanuele III, dal governo del maresciallo Badoglio e dai vertici delle forze armate. Alcuni reparti organizzano tentativi di Resistenza, che si concludono però tragicamente. La gran parte degli uomini, deportati nei lager, sarà protagonista della “Resistenza disarmata” dei cosiddetti internati militari italiani.

Il movimento di Resistenza è animato da forze eterogenee, diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica, unite tuttavia dal comune obiettivo di lotta contro il nazifascismo, per la liberazione del paese dal nemico straniero e da quello interno. Partecipano alla lotta militari e civili, persone di ogni età, censo, sesso, religione, provenienza geografica e politica. La Resistenza è guidata da personalità di spicco dell'antifascismo, che hanno avversato e combattuto il regime durante tutto il ventennio, spesso pagando con il carcere, il confino, l'esilio.

Accanto a loro, vi sono i militari che hanno fatto esperienza diretta della rovinosa guerra del regime, giovani e giovanissimi che rifiutano l'arruolamento nelle file del nuovo fascismo repubblicano e che, di fronte alla durezza dell'occupazione tedesca, scelgono la via dell'opposizione e della lotta. Il movimento è fortemente unitario, pur mantenendo ogni forza partecipante la propria specificità e la propria visione politica. Talune contrapposizioni iniziali vengono superate e accantonate nel corso della guerra, per dare spazio, sul piano politico e su quello militare, a larghe intese che consentono di definire obiettivi comuni e di sviluppare un coordinamento sempre più puntuale, efficace e incisivo. Il CLN organizza comitati militari che assumono la responsabilità dell'organizzazione delle forze che vanno raccogliendosi in città e in montagna. Si tratta, naturalmente, di uno sviluppo complesso e difficile, sovente frammentario; la spontaneità di molte iniziative, le condizioni di clandestinità e segretezza in cui si deve operare, le difficoltà di collegamento, l'aleatorietà dei contatti, la scarsità di mezzi, i duri colpi inferti dai nazifascisti, tutto mette a dura prova l'impegno delle forze patriottiche. Sin dall'inizio, i nazifascisti scardinano centri politici e operativi, catturando e torturando membri e responsabili del movimento, e con estesi rastrellamenti attaccano in montagna i primi nuclei armati e le prime bande partigiane. Ciò malgrado, il movimento di Resistenza si consolida e si estende, radicandosi gradualmente sul territorio, trovando consenso e sostegno in gran parte della popolazione, e così reggendo alla prova dei tanti arresti, delle torture, delle deportazioni nei lager, delle fucilazioni, delle rappresaglie sui civili.

Regione per regione, zona per zona, la presenza delle formazioni partigiane nelle vallate e sulle montagne si fa, con il passare dei mesi, sempre più massiccia, e dalle bande iniziali si passa a ben organizzate brigate (le "Garibaldi", le "Giustizia e Libertà", le "Matteotti", le "Mazzini", le "Autonome", etc.) mentre nelle città prendono vita le SAP (Squadre di Azione Patriottica) e i GAP (Gruppi di Azione Patriottica), dediti a operazioni di reclutamento e propaganda, sabotaggio, guerriglia urbana. La lotta è sostenuta da importanti strutture politiche quali i Gruppi di Difesa della Donna (GDD) e il Fronte della Gioventù (FdG).

La Resistenza, fenomeno nazionale, si sviluppa in ogni area del paese, secondo le modalità e i tempi a disposizione. Nata da scelte personali con un'ovvia ricaduta collettiva, è una guerra che contiene in sé una pluralità di espressioni: è innanzitutto lotta armata e politica, organizzata in maniera strutturata o nata dall'esigenza del momento; è opposizione civile, spesso disarmata, ma fondamentale nel suo affiancarsi alla Resistenza militare; è “passiva”, ma non per questo meno necessaria, come quella degli internati militari che rifiutano l'adesione alla RSI e al Reich; è “militare” anche perché combattuta pure dai militari, sia nella fase immediatamente successiva all'armistizio, sia nei periodi successivi, quando le forze armate vengono riorganizzate dal Regno del Sud e danno vita al Primo Raggruppamento Motorizzato, al Corpo Italiano di Liberazione e poi ai Gruppi di Combattimento.

Già nei primi giorni dopo l'8 settembre 1943 si verificano scontri: si tratta perlopiù di azioni estemporanee e votate all'insuccesso vista la sproporzione di forze e d'armamento (oltre all'episodio di Porta San Paolo, a Roma, avvengono scontri in Piemonte, Sardegna, Toscana, Abruzzo, Campania etc.); sono, tuttavia, il segnale di uno stato d'animo e di una volontà che vanno diffondendosi tra la popolazione. A questa prima fase resistenziale appartengono episodi importanti come l'insurrezione di Matera, la difesa di Bari, le Quattro Giornate di Napoli. In quest'ultima città la popolazione riesce ad avere la meglio sulle truppe tedesche e si libera prima dell'arrivo delle forze alleate. Di lì in avanti, il movimento di Resistenza si dispiega, vanamente contrastato, con determinazione e ferocia, da nazisti e fascisti.

I nazifascisti si oppongono alla Resistenza, che li minaccia con azioni di guerra, guerriglia e sabotaggi, scagliandosi non solo contro i combattenti, ma anche contro le popolazioni, che rappresentano un bersaglio più semplice: rappresaglie ed eccidi si moltiplicano e riguardano tutto il territorio nazionale (cfr. l'Atlante delle stragi naziste e fasciste all'indirizzo http://www.straginazifasciste.it/).

Responsabili di una violenza così diffusa non sono però solo i tedeschi (le SS e la Wehrmacht) ma anche i fascisti della Repubblica Sociale Italiana, che spesso agiscono in modo autonomo. Il fascismo repubblicano è responsabile dello scatenamento di una feroce guerra civile, che è anche una delle anime della Resistenza italiana.

Superando prove durissime e benché colpito da perdite dolorose, il movimento di Resistenza continua a svilupparsi. Nel marzo 1944, al Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), che opera nelle regioni settentrionali occupate dai tedeschi e ha sede a Milano, vengono attribuiti i poteri di "governo straordinario": esso è quindi riconosciuto quale rappresentante politico dell'Italia settentrionale. Le varie formazioni militari partigiane sono coordinate, nel giugno 1944, nel "Corpo Volontari della Libertà" e, nelle diverse regioni e zone operative, sono istituiti comandi militari regionali, a stretto contatto con i CLN locali, e comandi zona in area di operazioni.

Nella primavera-estate del 1944, dopo lo sfondamento alleato della linea Gustav e l'avanzata anglo-americana nell'Italia centrale, ampie zone del territorio settentrionale sono sottratte all'occupazione tedesca e fascista: sorgono così le "Zone Libere" e le repubbliche partigiane come quelle di Montefiorino (Appennino modenese), della Val Trebbia (Liguria, Emilia Romagna, Lombardia), della Val Ceno (Emilia Romagna, Appennino Ligure), della Val Taro (provincia di Parma). In autunno, invece, è il momento del Piemonte, dove sorge la Repubblica dell'Ossola, ma altre zone libere sono nelle Langhe e in Carnia. I governi democratici provvisori delle repubbliche non possono reggere a lungo, poiché i tedeschi scatenano nei loro confronti offensive pesantissime costringendo i partigiani ad abbandonare paesi e vallate per ripiegare sulle montagne. Qui vengono continuamente attaccati, soprattutto dall'inverno 1944-1945, quando l'avanzata alleata si arresta sulla linea Gotica.

Dopo una fase di grandi difficoltà, dovute soprattutto all'assenza del sostegno alleato, nei primi mesi del 1945 le formazioni partigiane tornano alla piena efficienza e, ormai bene armate, anche grazie ai "lanci" di armi effettuati dagli Alleati, sono in grado di riprendere l'offensiva. Nella primavera del 1945, con lo sfondamento sulla Gotica, l'attività partigiana va sempre più intensificandosi. Il 25 aprile 1945 il CLNAI ordina l'insurrezione generale, durante la quale i partigiani affluiscono nelle città, si uniscono ai combattenti locali, e liberano il Nord Italia.

25 Dicembre 2010 — aggiornato il 16 Giugno 2016

 

Sono proprio questi elementi storici incontestabili che i signori che hanno scritto nei siti rispettivamente :

Ciò che inferno non è. Salvini, la Costituzione e la "difesa ...

 

12 feb 2019 — 52 comma 1 della Costituzione: “La difesa della Patria è sacro dovere ... esterna al territorio dello Stato e dei suoi confini, ma [è] ora ...
6 mar 2020 — Ma appunto, il tema delladifesa dei confini” viene brandito qua e là, ... dove e con ogni mezzo, missive comprese, dal Capo dello Stato.

per fare loro comprendere che la DIFESA DEI CONFINI SACRI DELLA NOSTRA PATRIA è un dovere per tutti, soprattutto, ovviamente per le forze armate e quelle di polizia.

In particolare al sig. GIROLAMO DE MICHELE, l'autore dello sconcertante articolo pubblicato nel sito www.euromade.info,con il quale, a suo tempo intese attaccare la dignità e l'onorabilità dei doveri svolti dal sena. MA. SALVINI, come ministro dell'interno,  vogliamo fare presente che con la legge nr. 121 del 1981, legge che lui sembra non conoscere,  il MINISTRO DELL'INTERNO ha assunto anche la carica di AUTORITA' NAZIONALE DI PUBBLICA SICUREZZA e, conseguentemente, egli è deputato anche a concorrere con forza e decisione alla difesa dei nostri SACRI CONFINI.

Ed alla sig.ra ANTONELLA RAMPINO che ha scritto un durissimo articolo sul DUBBIO del 6.03.2020 contro MATTEO SALVINI quale ex MINISTRO DELL'INTERNO, che non si può assolutamente contrapporre i DIRITTI UMANI DA SALVAGUARDARE con la DIFESA DEI NOSTRI SACRI CONFINI, estendo a dismisura la valenza e portata  pericolosissima dell'art. 10 della nostra Costituzione erga omnes , partendo dal presupposto, completamente errato, che tutti i clandestini che, finora, hanno deciso di violare impunemente i nostri sacri confii, sia tutti degni di ottenere lo STATUS DI RIFUGIATO POLITICO in ITALIA.

E questo fatto, incontestabile, è dimostrato dallo scarsissimo numero di concessioni di detto STATUS SOCIALE E CIVILE a stranieri , deliberato, finora dalle COMPETENTI COMMISSIONI del MINISTERO DEL'INTERNO.

Quando i nostri PADRI COSTITUENTI approvarono l'art.10 , sul diritto d'asilo, sicuramente non avevano immaginato che esso potesse servire a "coprire "le esigenze di vita di altro genere rispetto al riconoscimento dei diritti politici degli interessati, a tutta l'umanità che l'avrebbe richiesto violando i nostri sacri confini come ha permesso, di fatto, di fare tutti i maledetti governicchi di sinistra ed anche gli sconsiderati governo CONTE 2  e  quello attuale del prof. M.DRAGHI.

Un governo che non difende adeguatamente e con forza e decisione i nostri confini come stabilito , perentoriamente, dall'art. 52 della Cost, non è sicuramente degno di gestire la cosa pubblica in nome e per conto del POPOLO ITALIANO.


Mi chiedo , di fronte all'inerzia ed all'ignavia vergognosa del sistema europeo sul problema davvero inquietante e pericoloso legato all'invasione di migliaia e migliaia di clandestini provenienti da ogni dove, come può lo STATO ITALIANO acconsentire al loro ingresso illecito e provvedere, conseguentemente alla loro accoglienza ed assistenza dignitosa, considerato che, finora, lo stesso STATO  non è stato in grado di fare altrettanto in modo serio, corretto ed altrettanto dignitoso nei confronti dei nostri poveri e dei nostri disoccupati disperati ?

Vergogna.

Cuneo,li 08.11.2021

Rinaldo

 

 
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