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LA SOVRANITA' POPOLARE E LA COSTITUZIONE
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LA FRANCIA ED ALTRI STATI DELLA NATO CAUSARONO LA CADUTA DEL DITTATORE LIBICO GHEDDAFI E CI ROVINARONO CON I CLANDESTINI
La caduta di Gheddafi e la frantumazione della Libia
28 giugno 2021
A dieci anni dalle rivolte arabe e dalla guerra di Libia che portò alla caduta del colonnello Muammar Gheddafi è possibile tentare un primo bilancio storico di quegli eventi e porli in relazione con quanto avvenuto in seguito. Non è possibile affermare un nesso causale troppo stringente tra la fine del regime e la successiva guerra civile, nondimeno è innegabile che alcune dinamiche che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la crisi libica trovino parziale spiegazione nelle convulsioni del periodo delle sollevazioni. Quella che segue non è e non vuole essere la parola definitiva ad una vicenda tanto complessa, non soltanto per la guerra in sé ma anche per la comprensione dei protagonisti, a partire dal colonnello Gheddafi. Un personaggio curioso, sfuggente ed imprevedibile, che forse è possibile definire solo “in negativo”. Come ebbe a dire suo figlio Sayf Al-Islam in confidenza, “mio padre è un uomo diverso ogni giorno”.
omissis
Il catalizzatore anglo-francese
L’intervento francese non può essere spiegato unicamente dalla volontà dell’allora presidente Nicolas Sarkozy di coprire lo scandalo che sarebbe sorto dal presunto finanziamento illecito ricevuto dal regime libico nel 2007 per la sua campagna presidenziale. Le ragioni dell’intervento sono dunque da ricercare in un quadro più ampio ed assai meno univoco. Parigi fu colta impreparata dal movimento delle primavere arabe e la risposta iniziale fu contraddittoria ed incoerente. Di fronte a sommovimenti capaci di sovvertire gli equilibri di un’area strategica come quella nordafricana, la Francia apparve non soltanto confusa ma anche profondamente collusa con quei regimi autocratici che i rivoltosi volevano rovesciare. Il presidente Sarkozy ed i suoi collaboratori trassero a quel punto la conclusione che lo status quo sarebbe stato più destabilizzante del cambiamento e che era ormai cruciale garantire il successo economico e politico della transizione. Sarkozy chiese poi a Jean-David Levitte, suo consigliere per la politica estera, di preparargli una serie di note sul massacro di Srebrenica del 1995. Egli intravide un parallelo tra i fatti del Rwanda e della Bosnia e quelli di Bengasi ed in quei giorni confidò ad Angela Merkel che non sarebbe stato “… un altro Mitterrand. Non sarò il presidente che ha lasciato morire il popolo libico”. Dopo aver perduto l’occasione di incidere sugli eventi tunisini ed egiziani, guidare un intervento in Libia avrebbe permesso alla Francia da un lato di riaffermare il proprio ruolo nella difesa dei diritti umani e la propria leadership europea rispetto a Berlino, dall’altro di cogliere i frutti, ancora acerbi, della transizione politica ed economica. Nondimeno, ad un anno dalle elezioni presidenziali e con un tasso di approvazione in discesa, Nicolas Sarkozy aveva bisogno di un successo internazionale che ne rinsaldasse la credibilità presso l’elettorato. In quelle stesse settimane, diplomatici del Quai d’Orsay inviarono infatti a Le Monde una lettera anonima nella quale criticarono, di fronte agli eventi delle primavere, la “bancarotta morale” della politica estera francese. Ragioni di politica interna tennero dunque il passo a quelle strategiche, forse incidendo in modo determinante sulle stesse. Se a queste motivazioni di fondo possono esserne aggiunte altre esse appaiono più come elementi secondari che possono aver rinforzato decisioni già maturate. Tra questi elementi vi era certamente il desiderio di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico ottenendo una quota maggiore nello sfruttamento delle risorse libiche (incluso l’uranio presente nella striscia di Azouzou tra Fezzan e Ciad), mentre l’ipotesi giornalistica (derivata da una serie di e-mail inviate da Sidney Blumenthal ad Hillary Clinton) di un timore francese rispetto ad un tentativo di Gheddafi di creare una valuta pan-africana in sostituzione del franco CFA, è probabilmente riconducibile alla propaganda antifrancese di Sayf al-Islam.
La posizione del governo britannico di David Cameron durante la crisi libica assomma in sé tanto le contraddizioni francesi quanto le motivazioni americane. Il premier ha ammesso nelle sue memorie che nessuno aveva previsto quanto avvenne e che il Regno Unito fu anch’esso colto totalmente alla sprovvista. Di fronte all’evolversi della situazione, ed in seguito ad una serie di passi falsi molto simili a quelli francesi che dimostravano in modo imbarazzante quanto profonda fosse la collusione con le autocrazie mediorientali, Cameron convenne con i francesi che lo status quo fosse insostenibile e che bisognasse intervenire per evitare che i dittatori riprendessero il controllo a spese dei civili o che le rivolte fossero infiltrate dai jihadisti e la transizione dirottata dagli islamisti.
Parimenti, il primo ministro britannico, così come buona parte dei suoi collaboratori, apparteneva a quella generazione per cui la caduta dei regimi comunisti in Europa orientale, così come il genocidio del Rwanda, la guerra in Bosnia e il genocidio di Srebrenica, erano stati esperienze emotivamente formative. Non meno importanti furono le valutazioni di natura più strettamente economica: nel 2007 la British Petroleum (BP) aveva firmato con la National Oil Company (NOC) libica un accordo dal valore di 900 milioni di dollari, il più grande nella storia commerciale della compagnia. Ma al 2011 le operazioni di estrazione, nonostante il governo avesse ceduto al ricatto di Gheddafi e rilasciato uno dei due libici condannati per i fatti di Lockerbie, non erano ancora iniziate. Tuttavia, dopo il disastro del Golfo del Messico nel maggio 2010, costato alla BP 17,7 miliardi di dollari, quel contratto assumeva un valore diverso nell’orientare le decisioni di Downing Street. Non fu il fattore preminente ma con molta probabilità acuì il senso di urgenza con cui vennero prese le decisioni in merito ad un intervento.
stralcio della relazione pubblica tratta dal sito web: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/la-caduta-di-gheddafi-e-la-frantumazione-della-libia-30903
Per comprendere il ruolo che ebbero gli USA ed anche la RUSSIA , nella disastrosa caduta del dittatore GHEDDAFI che per anni , anche se in forza di ricatti , prepotenze e minacce di ogni tipo, aveva impedito l’invasione della nostra penisola da parte di migliaia e migliaia di clandestini , basterà visionare anche gli altri seguenti links:
La caduta di Gheddafi e la fine della sovranità della Libia - ISPI
https://www.ispionline.it › pubblicazione › la-caduta-di-...
28 giu 2021 — A dieci anni dalle rivolte arabe e dalla guerra di Libia che portò alla caduta del colonnello Muammar Gheddafi è possibile tentare un primo ...
https://it.wikipedia.org › wiki › Intervento_militare_inte...
L'intervento militare internazionale in Libia del 2011 iniziò il 19 marzo ad opera d'alcuni ... Gheddafi e le forze ribelli nell'ambito della prima guerra civile libica.
Contesto · Operazioni militari · Le basi militari usate dalla...
Zone controllate dalle forze anti-Gheddafi il 1 ° marzo · Zone contese tra marzo e agosto. · Offensiva dei ribelli nella parte occidentale della costa nel mese di ...
https://www.affarinternazionali.it › 2020/05 › il-ruolo-d...
11 mag 2020 — Khalifa Haftar ha aperto un ufficio di rappresentanza della “sua” Libia nell'ex sede diplomatica chiusa dopo la caduta di Muammar Gheddafi.
http://www.vita.it › article › libia-gli-usa-contro-gheddafi
1 mar 2011 — “Ultimo avviso a Gheddafi: in esilio” è il titolo che apre il CORRIERE DELLA SERA, e nel sommario: “Il Colonnello intervistato risponde ...
https://www.geopolitica.info › le-origini-della-crisi-in-li...
Le logiche della Guerra fredda e, con la sua conclusione, la permanenza degli Stati Uniti nel ruolo di garante dell'ordine globale avevano permesso a Roma ...
https://www.changethefuture.it › informazione › guerra...
14 lug 2020 — 2011: caduta del regime di Muammar Gheddafi. ... delle risorse, benchè il dittatore fosse nella lista dei potenziali nemici degli USA.
https://www.arte.tv › Storia › XX° secolo
Dopo quarant'anni di dittatura Gheddafi, la Libia è ripiombata nel caos. ... sono spalleggiate da Russia e Stati Uniti, con l'ambiguo ruolo della Francia e ...
Arte.tv · 29 set 2021
Ovviamente , non dobbiamo scodare che l’ITALIA è soggetta negativamente e pericolosamente anche dai cosiddetti flussi della pista balcanica conseguente alla disfatta della Serbia sempre per colpa della NATO e quindi anche della FRANCIA, del REGNO UNITO e degli USA.
Ho scritto questo post per fare riflettere tutti quelli di sinistra e del m5s, che oggi accusano il governo MELONI per essersi inimicato il governo francese e quello tedesco, in particolare che intendono fare pagare all’ITALIA il fatto che, finalmente, essa è governata da persone che amano e rispettano veramente il POPOLO ITALIANO ed intendono impedire che venga invaso e saccheggiato da altri migliaia di clandestini come hanno fatto fino a ieri i governi di sinistra e del m5s insieme, cosa che ci sta portando alla rovina totale sotto ogni punto di vista.
Vergogna
Cuneo,li 15.11.2022
Rinaldo
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