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Messaggi del 15/10/2021

CASO OMICIDIO GIULIO REGENI ED IL PROCESSO PENALE A ROMA CHE FORSE NON SI FARA' MAI !

Post n°538 pubblicato il 15 Ottobre 2021 da Caino2007dgl

QUANDO CERTI SOGGETTI ILLUMINATI NONOSTANTE LE EVIDENZE CONTRARIE E NEGATIVE ED AVVERSE, CONTINUANO A CREDERE NELLE FAVOLETTE ,RIUSCENDO A STRUMENTALIZZARE ANCHE GIOVANI CON MENTE APERTA E DEMOCRATICA:

 

Processo Giulio Regeni, la beffa: annullati i rinvii a giudizio dei quattro 007 egizianiLa Corte: gli atti tornino al gup, manca la prova della notifica ai 4 agenti imputati. I giudici spiegano: «Le responsabilità sono dell’inerzia acclarata dell’Egitto»

 

Processo Giulio Regeni, la beffa: annullati i rinvii a giudizio dei quattro 007 egiziani

 

di Michela Allegri

Giovedì 14 Ottobre 2021, 19:16 - Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 09:44

Processo Giulio Regeni: tutto da rifare. E' stato sospeso il processo ai quattro 007 egiziani accusati della morte del ricercatore triestino di 28 anni torturato e ucciso nel 2016 al Cairo: gli atti sono stati restituiti al giudice che aveva disposto il rinvio a giudizio.

 

L’ha stabilito la III Corte d’assise di Roma, dopo una camera di consiglio durata oltre 5 ore, al termine della prima udienza del dibattimento nell’aula bunker di Rebibbia. Secondo i giudici, a causa «dell’acclarata inerzia dello Stato egiziano», non c’è prova che gli imputati, assenti dall’aula, siano a conoscenza del processo a loro carico: il decreto che disponeva il giudizio era stato notificato agli avvocati d’ufficio degli agenti della National Security «basandosi sul presupposto che questi ultimi si fossero sottratti volontariamente alla conoscenza di atti del procedimento», si legge nel provvedimento. Il dibattimento è stato considerato irregolare, perché non è provato che gli imputati abbiano deciso volontariamente di essere contumaci: le richieste del ministero della Giustizia italiano sono «certamente pervenute presso l’omologa autorità egiziana» - spiegano i giudici - e sono state «seguite da reiterati solleciti per via giudiziaria e diplomatica nonché da appelli di risonanza internazionale», ma il Cairo non ha mai collaborato. Gli imputati, dunque, non sono stati raggiunti da alcun atto ufficiale. Si ripartirà quindi con una nuova ricerca dei quattro 007 e con una nuova udienza preliminare.


In realtà, secondo il procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, titolare del fascicolo, gli agenti accusati di avere torturato e ucciso il ricercatore friulano avrebbero messo in atto «un’azione complessiva per bloccare e rallentare le indagini, ed evitare che il processo avesse luogo in Italia». E ancora: «Per 5 anni c’è stata una volontaria sottrazione. Sono finti inconsapevoli».

Il magistrato, chiedendo alla Corte di respingere la richiesta delle difese, ha sottolineato che nel processo sulla morte di Regeni «non c’è una prova regina, un’intercettazione telefonica. Ma ci sono almeno 13 elementi che, dal 2016 a oggi, se messi insieme, fanno emergere che gli agenti si sono volontariamente sottratti al processo. La domanda è: perché gli imputati non sono presenti? L’imputato ha diritto ad avere tutte le notifiche, ma ha anche il dovere di eleggere domicilio».

 

Sul punto, da parte dell’Egitto c’è stato solo silenzio: su 64 rogatorie inviate al Cairo, 39 non hanno mai avuto risposta, comprese quelle relative alle notifiche degli atti. E, oltretutto, il procedimento italiano è stato riportato sui giornali e sui siti di tutto il mondo: difficile pensare che la notizia non sia arrivata anche ai diretti interessati. «Sono convinto che oggi i quattro imputati sappiano che qui si sta celebrando la prima udienza», ha concluso Colaiocco.
Regeni, dottorando dell’università di Cambridge, era stato rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, ed era stato ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo. Sul corpo aveva evidenti segni di torture: bruciature, frattura di denti e ossa, lividi, tagli, coltellate. Per l’omicidio, lo scorso maggio, erano sono stati rinviati a giudizio il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi, e il maggiore Magdi Sharif. Le accuse a loro carico sono il sequestro di persona pluriaggravato, il concorso in lesioni personali gravissime e l’omicidio.

 


LE REAZIONI
La decisione dei giudici è stata accolta a piazzale Clodio con «sorpresa e amarezza». Per la Procura, «il tentativo di impedire che il processo si celebrasse non collaborando è andato a buon fine, malgrado un lavoro inteso che ha permesso l’identificazione dei presunti autori dei fatti». Delusione anche da parte della famiglia del ricercatore: «Riteniamo importante che il governo italiano abbia deciso di costituirsi parte civile - ha detto l’avvocato Alessandra Ballerini, legale dei Regeni - Prendiamo atto con amarezza della decisione della Corte che premia la prepotenza egiziana. È una battuta di arresto, ma non ci arrendiamo».

 

 

Il magistrato, chiedendo alla Corte di respingere la richiesta delle difese, ha sottolineato che nel processo sulla morte di Regeni «non c’è una prova regina, un’intercettazione telefonica. Ma ci sono almeno 13 elementi che, dal 2016 a oggi, se messi insieme, fanno emergere che gli agenti si sono volontariamente sottratti al processo. La domanda è: perché gli imputati non sono presenti? L’imputato ha diritto ad avere tutte le notifiche, ma ha anche il dovere di eleggere domicilio».

 

Sul punto, da parte dell’Egitto c’è stato solo silenzio: su 64 rogatorie inviate al Cairo, 39 non hanno mai avuto risposta, comprese quelle relative alle notifiche degli atti. E, oltretutto, il procedimento italiano è stato riportato sui giornali e sui siti di tutto il mondo: difficile pensare che la notizia non sia arrivata anche ai diretti interessati. «Sono convinto che oggi i quattro imputati sappiano che qui si sta celebrando la prima udienza», ha concluso Colaiocco.
Regeni, dottorando dell’università di Cambridge, era stato rapito al Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, ed era stato ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo. Sul corpo aveva evidenti segni di torture: bruciature, frattura di denti e ossa, lividi, tagli, coltellate. Per l’omicidio, lo scorso maggio, erano sono stati rinviati a giudizio il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi, e il maggiore Magdi Sharif. Le accuse a loro carico sono il sequestro di persona pluriaggravato, il concorso in lesioni personali gravissime e l’omicidio.

 

notizie tratte dal sito web: https://www.ilmessaggero.it/italia/omicidio_giulio_regeni_processo_imputati_egiziani_assenti_giudici-6257257.html

 

Dunque, come avevo anch'io sospettato , la richiesta di rinvio a giudizio avanzata a suo tempo al GUP di ROMA contro i 4 presunti assassini del nostro sventurato giovane GIULIO REGENI avvenuto in EGITTO, è stato rimandato al GUP stesso visto che agli atti non esiste alcuna prova dell'avvenuta notifica della chiusura delle indagini a favore degli imputati nè quella della notizia del loro rinvio a giudizio disposto dal GUP medesimo.

Sono queste condizioni di annullamento di tutti gli atti svolti senza il rispetto della nostra procedura penale  e specialmente dell'art. 111 della Cost , che pongono fermi e solidi paletti pro rei, la cui difesa non può mai essere ridimensionata o scalfita neanche per un momento durante tutto l'iter giudiziario.

Queste mancate notifiche erano a conoscenza sicuramente del PM procedente e quindi mi stupisco e mi meraviglio amaramente che il PM abbia inteso fare un "atto di forza" , chiedendo ed ottenendo dal GUP un rinvio a giudizio che si sapeva a priori che sarebbe decaduto per i motivi detti.

Ora spero che il PM competente , previa traduzione in lingua egiziana dei relativi atti , chieda al nostro MINISTRO DI GIUSTIZIA  di farli notificare ai quattro imputati ovvero che lo faccia tramite l'INTERPOL a cui anche l'EGITTO ha aderito da molto tempo.

Solo dopo , si potrà avanzare nel relativo processo.

 

 

Ovviamente se tali rogatorie legati alla notifica degli atti spettanti agli imputati ed ai loro difensori, avessero avuto già esito negativo, suppongo che il relativo processo penale a ROMA non si celebrerà mai per ovvi motivi.

Rispetto a tale tragedia umana , io continuo a sostenere che è stato sbagliato non indagare a fondo nei confronti di coloro che, dal REGNO UNITO, convinsero lo sventurato giovane REGENI a recarsi in EGITTO per svolgere la sua inchiesta sui sindacati di quella nazione islamica che si sapeva già , da tempo,  non fosse rispettosa dei diritti umani.

Come mai non s'è investigato attentamente su tale aspetto ? temo che sia stato fatto con superficialità inducendo il giovane REGENI , per convincerlo a diventare martire della libertà, che nell'EGITTO non avrebbe trovato e riscontrato problemi di sorta ad operare in quella società, mentendo spudoratamente se fosse avvenuto questo.

Ecco alcuni link interessanti sui rapporti e sui sospetti sull'UNIVERSITA' di CAMBRIDGE  e sul TUTOR  del giovane GIULIO REGENI che riuscì a convincerlo a recarsi in un mare di "squali" pronti a divorarlo immediatamente non appena giunto nel territorio egiziano:

12 dic 2020 — La professoressa Abdelrahman di Giulio Regeni: «Ho mandato un ricercatore alla morte» L'accusa dei pm anche al sindacalista egiziano Mohamed ...

 

2 nov 2017 — Il ricercatore confessò le sue paure: "La tutor è un'attivista". Ma l'università ha taciuto. I Pm: adesso deve collabora…
24 gen 2018 — Io la conoscevo ed ero d'accordo che sarebbe stata appropriata». Perché la professoressa Maha Abdel Rahman non conferma di essere stata lei a ...
12 dic 2020 — La Procura di Roma denuncia «l'assenza di volontà di contribuire alle indagini relative al sequestro, la tortura e l'omicidio di un suo ...


VERGOGNA

Cuneo,li 15.10.2021

Rinaldo

 

 

 
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