CINEFORUM BORGOI film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020 |
Messaggi di Ottobre 2018
Post n°394 pubblicato il 28 Ottobre 2018 da cineforumborgo
NICO, 1988 Regia: Susanna Nicchiarelli Christa Päffgen, in arte Nico, è stata una delle più importanti icone pop del secolo scorso. Famosa modella negli anni Sessanta, habituée della Factory di Andy Warhol, cantante del gruppo musicale Velvet Underground e musa di Lou Reed, che nell'ultima parte della sua vita intraprende la carriera di solista girando per l'Europa e interpretando i suoi brani con una band inglese. Il film, ambientato tra Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, nella campagna polacca e il litorale romano, racconta gli ultimi tour di Nico e della band negli anni Ottanta: anni in cui la "sacerdotessa delle tenebre", così veniva chiamata, ritrova sé stessa, liberandosi del peso della sua bellezza e ricostruendo un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. È la storia di una rinascita, di un'artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona. La Musa ha una faccia diversa - chioma biondo platino, zigomi appuntiti, ciglia lunghissime, neppure l’ombra di una ruga - e infatti sta in altri film: nelle riprese di Jonas Mekas, ricordi in pellicola, Nico irrompe fuggevole nei sogni e negli incubi di Christa Päffgen. L’Artista, invece, è bruna, pallida, sciupata, illividita: quasi cinquantenne, gira le periferie d’Europa su un pullmino malconcio con turnisti di serie B, sale su palchi spogli davanti a sparuti gruppi di fan, è stufa marcia di rispondere alla domanda «com’è stato suonare con i Velvet Underground?». Sembra aver sempre meno voglia di trasformarsi in clown della domenica, e dietro la porta non piange, ma s’inietta la prossima dose d’eroina. Cova una disperata irrequietezza ed è sempre affamata: di droga, di spaghetti al sugo, di limoncello. Nell’inedito ritratto firmato da Nicchiarelli, trionfatore di Orizzonti a Venezia 74, una folgorante Trine Dyrholm diventa Christa/Nico e, con lei, satura lo schermo: ci sono solo loro due, a tentare un bilancio impossibile di rabbia e rimpianti, mentre love story, nomi, successi e gossip (l’armamentario standard dei biopic) scivolano ai margini (fa eccezione solo l’amore innaffiato di senso di colpa per il figlio Ari, e infatti i momenti con lui, per quanto intensi, sono anche tra i più fragili del film). Nicchiarelli sfonda con l’ambizione il basso budget (evviva!): traendo forza proprio dalle ambientazioni ordinarie, concedendosi la commedia, il road movie e momenti onirici, inseguendo un mistero esistenziale insolvibile e struggente, gridando che il cuore sarà pure vuoto, ma le canzoni, le canzoni no. SUSANNA NICCHIARELLI Martedì 6 novembre 2018:
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Post n°393 pubblicato il 21 Ottobre 2018 da cineforumborgo
TUO, SIMON
Titolo originale: Love, Simon
Tutti meritano una grande storia. Ma per Simon, è complicato: non solo perché sono gli anni del liceo, ma anche perché custodisce un segreto che non sa come rivelare agli amici e alla famiglia. Per affrontare così le sue paure ed insicurezze avrà bisogno di tutto il suo coraggio (e della sua ironia).
Il diciassettenne Simon Spier ha una bella famiglia e degli amici fidati; ma il segreto della sua omosessualità, che non osa manifestare, lo angustia. Finché non conosce, online, un ragazzo che ha fatto coming out, sentendosene attratto. Quando il bulletto della scuola minaccia di rendere pubblici i fatti suoi, Simon trova il coraggio di reagire. Tratto dal romanzo di Becky Albertalli e diretto da un veterano delle serie tv per adolescenti, Tuo, Simon dipinge il mondo, più che come è, come dovrebbe essere. Contrariamente al solito, per questo tipo di soggetto, non spinge sul pedale della crisi identitaria ma è cordiale e ottimista. I ragazzi sono, si, ostaggi di cellulari e social, però anche affabili e bendisposti; le famiglie, di mentalità aperta; le autorità scolastiche, dialoganti e comprensive. Nel suo tono vagamente Indie", un film per larghi pubblici semplice e che si fa voler bene.
GREG BERLANTI
Martedì 30 ottobre 2018:
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Post n°392 pubblicato il 14 Ottobre 2018 da cineforumborgo
L’INGANNO Titolo originale: The Beguiled Virginia, 1864. Negli Stati Uniti infuria la Guerra di Secessione, ma le ragazze della Miss Martha Farnsworth Seminary for Young Ladies vive protetta dal mondo esterno. Tutto cambia quando un soldato dell'Unione ferito viene trovato nei paraggi e condotto al riparo. Mentre gli offrono rifugio e curano le sue ferite, la casa viene invasa dalla tensione sessuale e da pericolose rivalità, e i tabù vengono infranti in un'imprevista serie di eventi. "L’inganno", di Sofia Coppola, si potrà chiamare, citando il debutto, "Il giardino delle vergini omicide"? Rilettura, non remake, de "La notte brava del soldato Jonathan", 1971, capolavoro di Siegel-Eastwood, è versione femminile del romanzo di Thomas Cullinan del '66, ora anche tradotto (ed. DeA Planeta), amato da Stephen King. Se il primo film era forse un apologo sulla castrazione, questo, percorso da capelli biondi odorosi di shampoo, è il piacere della stessa e tira gotico verso il salotto, Cechov col samovar horror. Coppola s'identifica nelle cinque ragazze del collegio isolato in Virginia che trovano nel bosco, piena guerra civile, 1864, un soldato nordista ferito e lo accolgono trepidamente nel luogo silente assumendolo inconsciamente come segreto oggetto del desiderio collettivo. L'iniziale febbrile diffidenza, anche politica, cede di fronte all'incipit sensuale, al turbamento dei sensi, per le fanciulle in fiore (la sfacciata è Elle Fanning), la prof. Kirsten Dust e la direttrice Nicole Kidman, sguardo on ice. Le gentili baccanti si disputano la convalescenza di Colin Farrell; ma nella notte brava, egli commette un errore. Postato nella fotografia onirica, bella e autunnale, di Philippe Le Sourd, il film vendica il sangue sparso all'esterno facendo le fusa intorno al caporale-preda che, da tradizione, attende fine da tragedia greco-Usa, Eschilo più O'Neill. Ma il lutto s'addice alla Coppola in un film fin troppo elegante, ma ricco di angoscia. SOFIA COPPOLA Martedì 23 ottobre 2018:
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Post n°391 pubblicato il 08 Ottobre 2018 da cineforumborgo
LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE Titolo originale: Wonder Wheel Tra fragili speranze e nuovi sogni, le vite di quattro personaggi si intrecciano nel frenetico mondo del parco divertimenti: Ginny, ex attrice malinconica ed emotivamente instabile che lavora come cameriera; Humpty, il rozzo marito di Ginny, manovratore di giostre; Mickey, un bagnino di bell'aspetto che sogna di diventare scrittore; Carolina, la figlia che Humpty non ha visto per molto tempo e che ora è costretta a nascondersi nell'appartamento del padre per sfuggire ad alcuni gangster. WOODY ALLEN Martedì 16 ottobre 2018: |
Inviato da: PaceyIV
il 25/02/2020 alle 13:33
Inviato da: Recreation
il 08/02/2018 alle 13:37
Inviato da: minarossi82
il 11/11/2016 alle 18:03
Inviato da: generazioneottanta
il 16/07/2016 alle 19:27
Inviato da: generazioneottanta
il 20/03/2016 alle 10:30