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Teatro 5, la casa amata da Federico

Post n°10820 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa20/12/2013
“Quando mi domandano quale è la città in cui preferirebbe abitare e mi dicono Londra, Parigi, Roma, io dico, alla fine, se devo essere sincero Cinecittà… Il Teatro 5 di Cinecittà è il posto ideale, emozione assoluta, da brivido, da estasi, è quella che provo di fronte al teatro vuoto, uno spazio da riempire, un mondo da creare”. Sono le parole di Federico Fellini incise sulla targa che a lui intitola il Teatro 5, luogo mitico della sua creatività, nel ventennale della scomparsa.
A inaugurarla il ministro Massimo Bray che considera Cinecittà parte del mito di Roma ‘città eterna’. “Un luogo che non è solo memoria ma cerco di immaginare nel futuro: un centro di produzione digitale, multimediale, e perché no una grande museo della fotografia”.

E il ministro ha visitato la sala dedicata al grande regista riminese che fa parte di ‘Perché Cinecittà’, il primo dei nuovi spazi espositivi reso permanente, che si trova all'interno della palazzina Fellini. Spazio a cui ha contribuito Istituto Luce-Cinecittà con decine di immagini fotografiche del proprio Archivio storico, e con numerosi brani di cinegiornali e di alcuni importanti film.
A fare gli onori di casa nel Teatro 5 è il presidente di Cinecittà Studios Luigi Abete che accoglie gli ospiti tra cui: Nicola Borrelli, Roberto Cicutto, Giuseppe Basso, Jean Gili, Nicoletta Ercole, Enrico Vanzina, Aurelio e Luigi De Laurentiis, Gianni Letta, Paolo Ferrari, Stefano Rulli, Lamberto Mancini, Ivano De Matteo, Paolo Del Brocco, Marcello Foti, Marina Cicogna, Aurelio Regina, Leopoldo Mastelloni.
Non c’è solo l’omaggio al famoso cineasta nelle parole di Abete, ma anche un pensiero rivolto al futuro degli studios sapendo quanto sia necessario “integrare progetti di sviluppo e valorizzare il core business di questa area”. Anche per il sindaco di Roma Ignazio Marino questi teatri, così conosciuti nel mondo, “devono essere sempre più un luogo di produzione e post produzione”.

Claudia Cardinale ha lavorato in 8½ lo stesso anno che girava con Visconti Il gattopardo: “Luchino mi voleva bruna, Federico bionda. Con Fellini non esisteva copione, improvvisava, è stato l’unico regista con il quale ho lavorato senza sceneggiatura. Ai suoi attori spesso chiedeva soltanto di recitare contando i numeri. ’Tu appartieni all’Africa, comunichi energia, tu sei la musa' mi diceva”.

Scorrono i ricordi di chi l’ha conosciuto: Dante Ferretti, ”mi ha insegnato a dire le bugie”; Vittorio Storaro“una straordinaria capacità visionaria”; Gabriele Salvatores “arrivando a Roma con il mio primo film è stato il regista che mi ha comunicato il sogno di fare cinema”.
E soprattutto il ricordo un po’ malinconico di Carlo Verdone: “Una notte, era tardi stavo tornando da una cena con amici, e vedo una persona in via del Babbuino che stava appoggiato al muro e riconosco Federico e subito mi domando ma che fa all’una di notte tutto solo. Mi avvicino e lui ‘Ciao Carletto, sai dormo poco la notte’. Ma che fai? - gli dico io – E’ una situazione un po’ equivoca. ‘Aspetto una volante della polizia, ci salgo sopra e giro la città vedendo quello che succede, prendendo qualche spunto’. Insomma un’immagine poetica di una notte di fine novembre”.

A margine della cerimonia la voce dei lavoratori: “Cinecittà ha bisogno di un nuovo e serio progetto legato alla sua mission, ha bisogno di chi lavori realmente al suo rilancio perché un altro paese, migliore, è possibile e parte anche da qui”.

 
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