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Un boss in salotto: intervista a Luca Argentero e foto del film in esclusiva da elle

Post n°10826 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Argentero a Capodanno... Argentero tutto l'anno! L'attore è il protagonista della prima commedia del 2014

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Uscirà il 1° gennaio 2014 Un boss in salotto, commedia di Luca Miniero che vede come protagonisti Luca ArgenteroPaola Cortellesi e Rocco Papaleo. Il film racconta l’arrivo in terra nordica di un bizzarro boss della camorra, che ha scelto di passare gli arresti domiciliari a casa della sorella, sposata e con la classica famiglia perfetta, che non vede da 15 anni. Non serve neppure dirlo: la permanenza del “criminale” porterà un po’ di scompiglio in casa. A parlarcene è proprio Luca Argentero, che ci svela alcuni dietro le quinte della pellicola. Da vedere in anteprima anche nella gallery esclusiva. 

Partiamo dal tuo personaggio: si chiama Michele Coso e già qui si può intuire qualcosa sul suo carattere.

Esatto, è un nome che non lascia spazio a interpretazioni. Si può immaginare che è quantomeno privo di una grande personalità. Vive in una famiglia che è un matriarcato, è la moglie che porta i pantaloni e lui è totalmente succube. La moglie, Cristina, cerca in tutti i modi l’affermazione, dedicandosi alla carriera del povero Michele. Carriera che stenta a decollare.

Come descriveresti i personaggi di Paola Cortellesi e Rocco Papaleo?

Cristina – Paola Cortellesi – è una donna che tenta in tutti i modi di mascherare le sue origini meridionali e che si è rifatta una vita al nord, dove ha costruito una famiglia all’apparenza perfetta. Ha due bravissimi figli che le sono molto legati, un marito… Ha totalmente cambiato identità dal passato. Il personaggio di Rocco Papaleo – il fratello malavitoso di Cristina – è quello che arriva per rompere questo equilibrio, chiedendo di passare gli arresti domiciliari a casa della sorella. Da qui nasceranno situazioni e gag varie.

A proposito di gag, il set ha un cast di veri “maestri” della comicità come i due già citati o anche Angela Finocchiaro. Come ti sei trovato?

Hai detto benissimo: ero con il gotha della commedia. Io mi sono umilmente accodato a questo treno di talento. Che poi sono persone molto generose sotto tanti punti di vista, da quello professionale a quello umano. Paola è un’artista strepitosa, poliedrica, multiforme. Rocco è una persona disponibilissima, con cui confrontarsi: abbiamo fatto lunghe chiacchierate, che prescindevano dal lavoro. Sono stato circondato da persone che ne sapevano più di me.

All’interno del film si parla di famiglie “imperfette” e di camorra. Temi impegnativi che ultimamente vengono affrontati con toni da commedia. Che ne pensi?

Credo che faccia parte della nostra tradizione: cinematograficamente parlando siamo abituati a ridere dei nostri peggiori difetti. È un modo per esorcizzare i problemi. In più, per quanto riguarda questo film, non c’è alcuna ambizione di trattare queste tematiche se non in modo leggero e ridicolizzandole. Bello pensare di iniziare il 2014 parlando di cose importanti e di riuscire a schiacciarle a suon di risate. In sala c’è ancora il film di Pif (La mafia uccide solo d'estate), il suo è un modo più serio e costruttivo di trattare un argomento come la mafia. Noi abbiamo puntato sulle risate: per fare in modo che non faccia più paura.

Il 2014 ti vedrà su Sky dal 22 gennaio con il programma Pericolo Verticale, incentrato sul lavoro del soccorso alpino, dove appari in veste di conduttore e produttore. Come mai un progetto sulla montagna e su questo tipo di racconto?

In questo programma appaio quasi esclusivamente come produttore, in video ci sono come filo conduttore. Quella della montagna è una passione di famiglia: sono figlio di maestri di sci, ho imparato prima a sciare che a parlare! In più anche Simone Gandolfo – il regista del programma – è un grande amante della montagna e per tanto tempo abbiamo cercato di realizzare qualcosa assieme. Ne sono molto orgoglioso.

È noto che tieni molto alla tua privacy, ma i tuoi fan possono seguirti sui social network, come ad esempio Instagram, dove si può vedere un po’ di “dietro le quinte”.

Mi piace curare il rapporto con le persone che mi seguono. Il mio non è un lavoro autoreferenziale, non lo faccio per me. Mi diverte poter mostrare parti della mia vita, parti più curiose o scherzose, poter fare foto “stupide” ed è anche un modo per parlare dei miei progetti, per far vedere cosa sto facendo. Certe cose, logico, restano mie, scelgo di non mostrarle.

L’ultima foto che hai pubblicato rappresenta un tuo primo piano, mentre sorridi in radio con le cuffie. Una persona ti scrive: “che splendida visione”. Sono tutti così i commenti che ricevi?

Diciamo che il 99% sono attestati di apprezzamento… 

 
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