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Rai 2014, un esordio da tempi d’oro

Post n°10913 pubblicato il 10 Gennaio 2014 da Ladridicinema
 

cavallorai

Mentre si ricordano i 60 anni della Rai con vari “blob”, che l’hanno fatta sembrare ferma allo scorso secolo, Rai3 ha inaugurato il nuovo anno con “I ragazzi di Pippo Fava”, in memoria del grande giornalista ucciso dalla mafia;“Presadiretta” dedicata a Aldrovandi, Cucchi, Ferrulli, Sandri e Uva , vittime di abusi; “Con il fiato sospeso” della brava Costanza Quatriglio, una tragedia all’università di Catania nascosta dall’omertà, in onore della Rai dimenticata, fatta di inchieste, di approfondimenti, di testimonianza, e non solo di varietà e fiction conditi con un po’ di tg, come si è visto nei festeggiamenti ufficiali.

Chi è obbiettivo non può aver “dimenticato” che  il servizio pubblico è stato usato e abusato dai partiti, partendo dalle conseguenze dell’editto bulgaro: censure, lotte contrattuali per impedire la messa in onda di programmi graditi dal pubblico ma non da Berlusconi; l’addio di Santoro e di tanti altri, che hanno permesso alla concorrenza, La7, di passare dal 2 al 5% di share in prima serata, con tanto di regalo: “Vieni via con me”, il programma di Rai3 che aveva superato il 30% di share, con Fazio e Saviano autorizzati a lavorare per La7; la multa per aver nominato un dg, Meocci (innominabile per legge), votato dai cinque del cda del centrodestra su ordine del solito Berlusconi; le intercettazioni telefoniche del dg, Saccà, e del capo del marketing Rai Bergamini, per sudditanza della tv di Stato a Mediaset; l’interruzione del rapporto tra Rai e Sky, contravvenendo al contratto di servizio pubblico che impone alla Rai di essere presente su tutte le piattaforme trasmissive, poi  per intervento del Tar e del Consiglio di Stato, la Rai ha dovuto dare a Sky gratuitamente quello che Murdoch voleva acquistare. Tre nomi portati ad esempio dei 60 anni: Sergio Zavoli, prima grande giornalista, poi è stato il presidente della Rai che ha dimostrato che anche in un’azienda invasa dai partiti si può rimanere indipendenti, come nel 1985 quando mise in onda “Linea diretta” di Enzo Biagi contro Craxi che fece tutto il possibile per impedirlo; il maestro Renzo Arbore che sarebbe uno straordinario direttore artistico capace di riportare la Rai nel cuore dei cittadini; infine Gianni Minà, che da anni lavora e vince premi in giro per il mondo, la Rai, raramente lo ricorda, come è avvenuto a fine anno con il suo “Blitz”, dedicato a Monica Vitti. Quando si parla di talk si cita sempre e solo il “Letterman show”, ma sono in tanti che hanno rubato da “Blitz”, e che dovrebbero ringraziare Minà: il primo che ha incrociato l’informazione con l’intrattenimento.

* da “Il Fatto Quotidiano”

8 gennaio 2014

 
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