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Il potere dei soldi

Post n°11430 pubblicato il 04 Maggio 2014 da Ladridicinema
 

Locandina Il potere dei soldi

Adam Cassidy è un giovane ambizioso e talentuoso, che vorrebbe far carriera in una grande azienda di telecomunicazioni e lasciarsi alle spalle i problemi economici che affliggono la sua famiglia. Una bravata, compiuta sulla scia di una grossa delusione, lo mette però in un guaio più grande di lui. Il magnate Wyatt, suo ex datore di lavoro, lo ricatta obbligandolo a farsi assumere dalla concorrenza per rubare il prototipo di un nuovo telefono che rivoluzionerà il mercato. Adam non ha scelta, ma gli altri non hanno scrupoli. 
"Paranoia", un romanzo di dieci anni fa firmato da Joseph Finder, è l'ispiratore di questo adattamento cinematografico, nel quale la grandezza del cast e la pochezza del risultato cozzano senza via di uscita. 
Non funziona il nucleo drammatico del film, modellato sull'archetipo del passaggio al lato oscuro del "padre" che torna a tentare il destino del "figlio", perché il personaggio di Liam Hemsworth subisce ogni scatto di carriera, incastrato com'è in un gioco pericoloso dove non c'è spazio per la sua libera volontà; né funziona lo scontro tra titani Oldman-Ford: imbalsamati in ruoli senza rotondità, entrambi sembrano prestati ogni volta alla scena di turno e il confronto finale li lascia testualmente muti, in balìa di smorfiette di disappunto che non accrescono il loro onore. 
Ciò che più compromette l'efficacia del thriller, però, è la scarsa credibilità di costruzione del mondo in cui è immerso -quello del nuovo potere e delle nuova ricchezza, legato ai brevetti tecnologici e allo spionaggio industriale- che, lungi dall'essere un fattore di contorno, è, o aspira ad essere, un protagonista a tutti gli effetti del quadro d'insieme. Nella cornice di una lunga faida tra due imperi, ricalcata sulla falsa riga della recente guerra tra Apple e Samsung per lo smartwatch di prossima commercializzazione, Il Potere dei soldi ripropone uno scenario sostanzialmente immutato rispetto alle prime riflessioni cinematografiche sul tema, vecchie di decenni. Il ritardo sull'immaginario collettivo di cui il film è carico è una colpa non da poco per un soggetto del genere, che poggia le sue fondamenta su questo terreno e finisce per ritrovarle visibilmente instabili. La retorica del "siamo tutti sotto controllo", ridotta ad un'unica scena di paranoia (per di più giustificata), nella quale Adam sventra il suo appartamento in puro stile Armani Casa per scollegare le tante telecamere, rende, infine, il polso dell'impegno profuso in fase di scrittura.

 
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