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Nicole, come in un film di Hitchcock

Post n°11462 pubblicato il 14 Maggio 2014 da Ladridicinema
 

Andrea Guglielmino14/05/2014
CANNES – Pochi applausi e perfino qualche fischio chiudono la proiezione per la stampa di Grace di Monaco di Olivier Dahan, che apre oggi, tra mille polemiche, la 67ma edizione del Festival di Cannes. I Grimaldi, ormai è risaputo, non saranno presenti alla proiezione ufficiale di stasera e hanno criticato il film soprattutto per aver mal reso la figura del principe Ranieri, che, secondo il loro giudizio, nella pellicola appare dispotico e poco disponibile nei confronti delle esigenze della principessa. Il secondo attrito è tra regista e produzione, che fino a ieri non riuscivano a mettersi d’accordo sul cut finale, anche se pare che ora le divergenze pare si siano appianate. Il film uscirà negli Usa e questo gli darà la possibilità di partecipare agli Oscar il prossimo anno. Comunque, non verrà nemmeno il produttore Harvey Weinstein, impegnato in una visita a campi di rifugiati siriani.

Per quanto riguarda gli scontenti, si tratta forse di qualche seguace estremo della famiglia reale, perché in realtà il film, grazie alle solide interpretazione di Nicole Kidman (Grace) e Tim Roth (Ranieri) regge benissimo le sue due ore, concedendosi sì qualche libertà dal punto di vista storico (come la presenza fisica di Alfred Hitchcock alla corte dei Grimaldi per convincere la principessa a interpretare Marnie, o la partecipazione di Charles De Gaulle al grande ballo di beneficenza organizzato dalla stessa) ma rendendo un ottimo ritratto di donna divisa tra la passione per il suo antico mestiere, l’amore per la sua famiglia e il suo ruolo di responsabilità politica, finché non capisce che le tre cose non sono poi così distanti, dato che, di fatto, essere la principessa di Monaco non è altro che interpretare un ruolo grande, difficile e stimolante.  

“Non ho mai pensato che si trattasse di un biopic – dice il regista in conferenza stampa – si trattava di raccontare una storia universale che riguarda non solo Grace ma tutte le donne.  Ci siamo presi delle libertà, certo. Questo significa fare cinema. Per renderlo coinvolgente avevo bisogno che i personaggi interagissero tra loro. Non sono uno storico né un biografo, miro a toccare il cuore delle persone. Mi sono ispirato ai film di Hitchcock in cui Grace Kally era protagonista e in particolare a La finestra sul cortile, e ho cercato di rendere quell’atmosfera e quel linguaggio. Il film parla in realtà del mondo del cinema, di cui Grace Kelly fa parte".  

“Riguardo alle polemiche – fa eco Kidman – capisco parzialmente i Grimaldi, in fondo si tratta della loro mamma e del loro papà, però se vedranno il film capiranno loro stessi che è fatto con rispetto e amore nei loro confronti. Ho letto molto, lavorato di ricerca per trovare la giusta chiave da dare al personaggio. Al film hanno giovato molto troupe e regista francesi. Un po’ lo abbiamo girato in Francia e un po’ negli Usa. Credo che Grace, semplicemente, abbia scelto l’amore. Era una grande star di Hollywood ma voleva anche sposarsi e formare una famiglia. Molte donne che hanno anche questa necessità finiscono per sentirne il peso sulla propria carriera. Lei si domanda se sia ancora in grado di fare l’attrice, di reggere un ruolo. Con tutte le conseguenze, per me, dell’essere un’attrice che recita il ruolo di un’attrice. Io però non sono sposata a un principe”.

 
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