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Film sulla Resistenza SECONDA PARTE

Post n°12328 pubblicato il 29 Aprile 2015 da Ladridicinema
 
Tag: STORIA

  • Sbandato! di Antero Morroni 1955Dopo l'8 settembre 1943, un soldato, Francesco, gettata l'uniforme, trova ospitalità presso una famiglia di contadini, della quale fanno parte due ragazze, Marisa e Anna. La famiglia è animata da patriottici sentimenti di resistenza ed è in relazione coi partigiani. Il capo di questi, Vincenzo, benché fidanzato a Marisa, amoreggia con Adriana una maestrina, che collabora, in qualità d'interprete, coi tedeschi. Uno dei fratelli di Marisa schiaffeggia un giorno Adriana, che giura di vendicarsi. Quando i partigiani fanno saltare una camionetta tedesca, i fratelli di Marisa stanno per essere arrestati su denuncia di Adriana, ma Francesco, del tutto estraneo all'attentato, per salvare i suoi ospiti, dichiara di esserne stato l'autore. Francesco aveva attraversato un'acuta crisi di depressione, dalla quale l'aveva tratto con la sua affettuosa sollecitudine Anna, di lui innamorata. Ella invoca ora l'intervento dei partigiani per strappare Francesco dalle mani dei tedeschi; ma i partigiani giungono troppo tardi, quando il giovane è già caduto sotto il piombo nazista.
  • Gli sbandati di Francesco Maselli 1956Nell'estate del 1943, Andrea, Carlo e Ferruccio, ragazzi di famiglie benestanti, vivono in campagna vicino a Milano. Nella villa giunge una famiglia di operai milanesi cui i bombardamenti hanno distrutto la casa. Andrea conosce così Lucia e presto si innamora della ragazza. Dopo l'8 settembre un gruppo di soldati italiani, saltati dal treno che li conduceva in Germania, si rifugia nella villa di Andrea. Questi e Carlo vorrebbero unirsi ai soldati e raggiungere i partigiani in montagna. Ferruccio, che è contrario, li denuncia al comandante tedesco. Intanto la madre di Andrea riesce a convincere il figlio a restare con lei. Lucia si rifiuta di abbandonare i suoi amici e il gruppo dei soldati. Quando arrivano i tedeschi, Lucia e un ufficiale italiano vengono uccisi. Andrea è preso dalla disperazione per non essere stato capace di seguire fino in fondo la donna che amava.
  • Il generale Della Rovere di Roberto Rossellini 1959Al tempo dell'occupazione tedesca, a Genova, un truffatore vanta conoscenze presso il comando nazista per estorcere danaro a familiari di prigionieri e di deportati. A un certo punto, colto sul fatto, egli viene arrestato dalla SS, ma un ufficiale tedesco pensa di sfruttare le sue capacità nella truffa per inserirlo nel carcere milanese di San Vittore sotto il nome del generale badogliano Della Rovere (già ucciso, erroneamente dai tedeschi). Il fine è quello di raccogliere informazioni sulla resistenza presso i detenuti politici del carcere. Per un po' l'uomo sta al gioco, ma poi toccato dagli alti ideali dei prigionieri e dalla loro sofferenza, rifiuta di collaborare ulteriormente coi nazisti e, identificandosi col personaggio finora simulato, va incontro alla morte.
  • Il carro armato dell'8 settembre di Gianni Puccini 1960Un carro armato italiano in perlustrazione lungo la costa tirrenica viene sorpreso dalle vicende dell'8 settembre: il caporale, contadino dai solidi principi, decide di riportarlo in caserma e vive una serie di vicende drammatiche, comiche, sentimentali. Giunto a casa, vorrebbe trasformare il carro armato, visto che non gli è stato possibile consegnarlo, in aratro; ma arrivano i tedeschi e lo requisiscono per un'ultima battaglia.
  • Tutti a casa di Luigi Comencini 1960L'8 settembre 1943 un giovane sottotenente puntiglioso viene travolto dall'armistizio e, nello squagliamento generale, attraversa l'Italia distrutta e sconvolta perché non gli resta altra soluzione che tornare a casa. Viaggia con un geniere diretto al Sud; dopo varie vicende i due arrivano nel Lazio, a casa dell'ufficiale, il cui padre lo esorta ad arruolarsi nella repubblica di Salò; ma lui preferisce proseguire verso Sud, con il compagno: quando lo vede morire per mano dei tedeshi si unisce ai rivoltosi dell'insurrezione di Napoli.
  • Il gobbo di Carlo Lizzani 1960Vita, imprese e morte di Alvaro Cosenza, detto il 'Gobbo del Quarticciolo', giovane diseredato che nella Roma occupata prende le armi contro i tedeschi e, a liberazione avvenuta, contro gli americani, diventando un bandito. Film d'azione in termini di romanzo popolare sullo sfondo della guerra e del primo dopoguerra.
  • Era notte a Roma di Roberto Rossellini 1960Tre evasi da un campo di concentramento, un americano, un inglese e un russo, trovano asilo, nei mesi che precedono la liberazione di Roma, presso una popolana romana. Riescono a entrare in contatto con i partigiani, ma la denuncia di una spia li costringerà alla fuga. Il fidanzato della ragazza viene fucilato e c'è il fondato sospetto che qualcuno abbia tradito. Quando arrivano gli alleati l'inglese individua la spia e la uccide.
  • La lunga notte del '43 di Florestano Vancini 1960Siamo nell'autunno del 1943, a Ferrara. Il fascista Aretusi fa assassinare il moderato console Bolognesi, accusa gli antifascisti e conduce poi la rappresaglia: undici fucilati sotto la casa del farmacista Barillari, tra cui il padre dell'amante di Anna, moglie di Barillari. Dopo l'eccidio, Anna lascia Ferrara e il suo amante se ne va in Svizzera. Nell'estate del 1960 quest'ultimo torna in città e incontra Aretusi, che gli fa i suoi complimenti; i due si stringono la mano.
  • Un giorno da leoni di Nanny Loy 1961Dopo l'8 settembre 1943 uno studente, un ragioniere e un giovane popolano cercano di sfuggire ai tedeschi e si uniscono a un gruppo di militari datisi alla macchia. Guidati da un vecchio fuoriuscito divenuto partigiano essi hanno il compito di far saltare un ponte. Dopo alcuni problemi e perplessità portano a buon fine l'impresa, che tuttavia al ragioniere costa la vita.
  • Tiro al piccione di Giuliano Montaldo 1961Spinto da confuse idee patriottiche e da una difficile situazione personale un giovane si arruola, nel settembre 1943, nell'esercito della repubblica di Salò. Trova un amico, ma ben presto si rende conto che la parte scelta è senza futuro. Ferito in un'operazione di guerriglia, incontra in un ospedale un 'ausiliaria più anziana di lui con la quale vive una breve storia d'amore prima della fuga di lei in Svizzera. Tornato al reparto, ha la dura esperienza di vedere fucilare l'amico e partecipa, senza più alcuna volontà, ad un ultimo inutile scontro con i partigiani vittoriosi. Tratto da un romanzo di Giose Rimanelli, affronta il periodo della lotta partigiana visto "dall'altra parte"; un film non molto riuscito dal punto di vista artistico, ma importante da quello storico: viene sottolineato come alle volte la scelta di parte iniziale fosse casuale ed in seguito non potesse essere perseguita in modo rassegnato.
  • L'oro di Roma di Carlo Lizzani 1961Nell'ottobre del '43 il comando delle SS a Roma chiedeva alla comunità ebraica cinquanta chili d'oro in cambio della sua salvezza. Mediante gli sforzi dei notabili della comunità, e della popolazione ebraica e no, i cinquanta chili vengono trovati, anche se Davide e alcuni altri giovani ebrei vorrebbero che la comunità resistesse e insorgesse. Giulia, ragazza ebrea, per salvarsi accetta di battezzarsi cattolica e di sposare in chiesa il suo fidanzato Massimo. Ma i tedeschi non rispettano i patti, e deportano duemila persone, tra le quali il padre di Giulia; la donna decide di lasciarsi prendere dalle SS e seguire la sorte dei suoi correligionari. Davide invece è sui monti tra i partigiani, e vince il senso di rassegnazione e rifiuto della violenza che è della sua gente, uccidendo un tedesco.
  • Una vita difficile di Dini Risi 1961Ambiziosa storia di un ventennio cruciale della vita italiana, "Una vita difficile" è la storia di un uomo medio e delle sue esperienze comico-tragiche negli anni tra il '44 e il '61. Silvio Magnozzi è un ex ufficiale di complemento, che prima della guerra ha studiato architettura e durante gli anni della Resistenza è finito a fare il partigiano, con il compito di fare propaganda. Apparentemente ferreo nelle sue convinzioni, Silvio si dimostra invece piuttosto tiepido, preferendo la compagnia della bella Elena al suo reparto. Finita la guerra, Silvio intraprende la professione di giornalista e, poco più che scribacchino in un giornale di sinistra, sogna una carriera militante nel mondo della carta stampata. Ritrovata Elena, deicide di farla giungere a Roma e di sposarla. Silvio tenta la scalata professionale, ma dopo il 25 luglio del '48 finisce in prigione. Dopo un ultimo tentativo di riprendere gli studi, il suo matrimonio fallisce e non gli resta che tentare di trovare un editore per un suo sconclusionato romanzo, cambiato a piacimento da tutti i possibili committenti. Ridotto a segretario di un importante uomo d'affari, senza più un ideale in cui credere, Silvio ha un ultimo moto di indipendenza, getta in una piscina il suo datore di lavoro e si allontana.
  • Legge di guerra di Bruno Paolinelli 1961In Italia, nel 1943, per vendicare l'attentato a un loro convoglio militare i tedeschi ordinano la fucilazione di trenta ostaggi presi a caso in un villaggio, se il colpevole non si consegnerà. Autore del sabotaggio è il maestro del paese, che tuttavia è indotto dal capo dei partigiani a non consegnarsi. I parenti degli ostaggi decidono di trovare per conto loro il responsabile dell'attentato e lo identificano nell'orologiaio del paese che viene consegnato ai tedeschi. A questo punto il maestro decide di costituirsi e affronta la fucilazione.
  • Ultimatum alla vita di Renato Polselli 1962I tedeschi fanno prigioniere cinque ragazze italiane e le tengono rinchiuse in una villa di acmpagna da essi occupata, perché vogliono sapere da esse dove sono i partigiani della zona. Prendono anche come ostaggio, una bimba, che è la sorella di una delle cinque donne. La bimba viene uccisa perché correndo nella notte, viene scambiata per un nemico; ma da questa uccisione nasce un moto di ribellione nelle prigioniere, che riescono ad impossessarsi di alcuni mitra. Nella sparatoria che ne segue, una riesce a fuggire e ad avvisare i partigiani capitanati dal padre della bimba uccisa, mentre la sorella della bambina riesce a salire sul punto più alto della villa portando con sé, come ostaggio, il figlio del capitano. I tedeschi danno un ultimatum alla ragazza, la quale finisce per ricambiare l'amore che le porta il giovane figlio del capitano; prima che scada l'ultimatum, giungono i partigiani e, a causa della nutritissima sparatoria che ne segue, tutti muoiono tranne il superstite narratore delle vicende.
  • La guerra continua di Leopoldo Savona 1962Dopo l'8 settembre 1943, cinque soldati italiani fuggono da un carcere militare e salgono su un treno diretto verso il sud. Alcune donne fermano il treno e si uniscono ai cinque evasi. Tra queste c'è Italia, una ragazza di facili costumi, che simpatizza subito con Alberto, un ex tenente. Durante una sosta del treno tre soldati tedeschi sono uccisi. La reazione germanica non tarda a farsi sentire. Il treno viene bloccato, ma i cinque uomini e Italia riescono a mettersi in salvo. Mentre si riposano, spossati da una lunga corsa, scoprono un paracadutista americano rimasto solo, dopo che i suoi compagni sono morti su un campo minato. L'americano deve far saltare un ponte: Alberto e uno dei cinque lo affiancano, ma il tentativo non riesce. I tedeschi, per rappresaglia, impiccano alcuni ostaggi nel vicino paese e stanno per passarne altri per le armi. L'americano, coadiuvato dagli italiani, attacca la postazione tedesca e libera gli ostaggi. L'azione è riuscita ma Alberto ed altri suoi compagni cadono eroicamente durante il combattimento.
  • Dieci italiani per un tedesco di Filippo Walter RattiRoma. Marzo 1944. A seguito di un attentato compiuto in Via Rasella ai danni di un reparto tedesco, dodici soldati dell'esercito di occupazione trovarono la morte. Il comando tedesco ordinò una feroce rappresaglia: il colonnello Kappler, con il concorso del questore di Roma Caruso, compilò la lista dei condannati a morte prescelti tra i detenuti per motivi politici e per reati comuni e tra i catturati nel corso dei rastrellamenti per le vie della città. Tra le vittime furono anche annoverati un sacerdote, un giovane nobile, un fascista, un professore ed un detenuto fermato nell'atto della scarcerazione. Il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine fu compiuto l'infame eccidio.
  • Gli eroi del doppio gioco di Camillo Mastrocinque 1962Il podestà di un paese tosco-emiliano ha tre figli, di cui il primo è il segretario del fascio, il secondo dirige il Dopolavoro e il terzo, Benito, sta per tornare dal fronte russo in convalescenza. Qust'ultimo, per le amare esperienze della guerra, avverte l'opportunismo e la falsità di molti atteggiamenti fascisti della sua famiglia e reagisce. All'università di Bologna conosce la figlia di un gerarca, Luciana, alla quale torna simpatico un giovane così ribelle. Ma gli eventi precipitano: Luciana sfolla nel paese di Benito. Questi si unisce ad un gruppo di partigiani e la ragazza lo segue. I fratelli e il padre cercano di cancellare i segni della loro passata attività politica: fanno il cosiddetto doppio gioco. Vengono messi al lavoro delle strade dai tedeschi. E quando gli alleati giungono in paese, sulle camionette, vestiti all'americana ci sono anche loro. Benito e Luciana si sposano e hanno un figlio. Lo chiameranno Adamo: bisogna incominciare tutto da capo.
  • Le quattro giornate di Napoli di Nanny Loy 1962Le quattro giornate di Napoli non furono una rivoluzione. Non ebbero capi, non ebbero preparazioni di nessun genere. La rivolta nacque e divampò nel giro di poche ore. Tutta la popolazione di Napoli partecipò al fatto, ma tutti lo fecero senza consultare gli altri. Spinti da una specie di necessità, i napoletani imbracciarono il fucile, si armarono di pietre, di oggetti di casa, di bottiglie di benzina, e combatterono nel loro tratto di strada, anonimi e silenziosi. Finita la battaglia ognuno tornò a casa sua e la rivolta restò nel ricordo con i soli noni dei morti, quelli, almeno, che si conoscevano. Una figura ancora ricordata è quella di Gennarino Capuozzo, un bambino di dieci anni che fu ucciso su una barricata mentre combatteva contro gli invasori del suo paese.
  • Il terrorista di Gianfranco De Bosio 1963A Venezia, alla fine del 1943, un ingegnere esponente del partito d'azione ha costituito un gruppo di partigiani di cui fanno parte un professore, un impiegato, un ragazzo del popolo e, come aiuto esterno, un sacerdote. Negli atti di sabotaggio contro i tedeschi l'ingegnere è più estremista degli stessi membri del Comitato di liberazione nazionale; il gruppo però a un certo punto si sfalda: il professore viene preso da scrupoli morali; il ragazzo deve nascondersi; lì impiegato viene arrestato e torturato. I dirigenti del CLN devono fuggire: alcuni sono presi, altri si rifugiano in una clinica; l'ingegnere, che si appresta a lasciare Venezia, uccide il capo dei torturatori e poi cerca di portare in salvo i dirigenti nascosti: ma arrivano i fascisti, avvertiti da un delatore, e l'ingegnere è ucciso, mentre altri sono arrestati. E' un'opera esemplare e tra le più importanti apparse sul tema resistenziale. Il taglio del racconto è di tipo teatrale e risente del clima fervido di elaborazione e delle sperimentazioni attuate in quegli anni dal Teatro Stabile di Torino, cui il regista De Bosio e il cosceneggiatore Luigi Squarzina facevano capo e dove lavoravano anche molti degli attori. La sceneggiatura è essenziale tutta affidata ai dialoghi, senza nulla concedere alle emozioni e con un grande sforzo di analisi storica del periodo, con l'inserimento di storie parallele o di momenti sentimentali e memorialistici ad effetto. Il film descrive la Resistenza in modo non celebrativo e non romanzesco e ne dà una interpretazione non schematica ed non astrattamente 'ideologica'. Viene sottolineata ed esaltata l'unità delle forze democratiche ed antifasciste, ma non si nascondono le differenze, le divergenze, le tensioni, i contrasti. Si ricostruisce la complessa, ricca e difficile dialettica dell'antifascismo. Si dibatte il rapporto tra azione militare e azione politica, tra atto esemplare e lotta di massa. Si affronta direttamente, infine, la questione spinosa della violenza e del terrorismo e la si affronta non in termini di giudizio morale, ma politico.
  • La mano sul fucile di Luigi Turolla 1963Un reparto disperso della Repubblica sociale e un gruppo di partigiani si fronteggiano su una montagna. Gli uni sanno che gli altri attendono il lancio di un rifornimento di viveri e si scontrano per occupare la posizione, dato che tutti sono ridotti allo stremo. Nei combattimenti cadono tutti eccetto due che, quando finalmente arrivano i viveri, non hanno il coraggio di uccidersi.
  • I mostri di Dino Risi 1963 (16° episodio: Scenda l'oblio)Venti episodi di diversa durata per raccontare la "mostruosità" del popolo italiano. Il sedicesimo episodio dura due minuti e ha per tema la resistenza al cinema. Una coppia di coniugi arricchiti e dall'aspetto volgare assiste alla proiezione di un film resistenziale: su una strada sterrata fiancheggiante il muro di cinta di una villa, un gruppo di soldati nazisti sta per fucilare un gruppo di civili; la raffica di mitraglia risparmia solo un bambino che viene abbandonato singhiozzante sul cumulo dei cadaveri. Al culmine della tragedia, l'uomo si gira verso la sua compagna e sussurra. "Ecco vedi: il muretto della nostra villa lo vorrei proprio come quello. Semplice: solo con le tegoline sopra".
  • La strada più lunga di Nelo Risi 1965Michele ha combattuto in Etiopia, Spagna, Albania, Grecia. Dopo l´8 settembre ritorna a casa: è sempre stato fascista, ha creduto nelle cause per cui ha lottato, ma ora è stanco. La guerra tuttavia non è finita, anzi si è inasprita. I suoi camerati lo vogliono ancora con loro, ma questa Repubblica Sociale, un tempo vagheggiata, che ora giunge imposta dalle armi delle SS non lo convince. Michele rifiuta di tornare con i fascisti, ma la situazione non permette di restare neutrali. È giunto il momento delle scelte. Michele prende contatto con i partigiani, riesce a superarne la diffidenza. Alla fine ne abbraccia gli ideali e si unisce a loro sulle montagne.
  • Le stagioni del nostro amore di Florestano Vancini 1966Vittorio Borghi, un giornalista quarantenne, è giunto ad un momento di crisi, o meglio di ripensamento, di riflessione su una vita di cui è ormai trascorsa la parte migliore. L'occasione della crisi è un'avventura sentimentale: Vittorio è legato ad una ragazza, Elena, molto più giovane di lui, ma questa è una relazione ormai giunta alla fine. Ed è proprio l'addio con la ragazza assieme alla rottura definitiva con la moglie, Milena, a spingerlo nei luoghi della giovinezza in cerca di ricordi e di amicizie quasi dimenticate. Vittorio ritorna a Mantova, incontra gli amici del padre - un postino di campagna, vecchio socialista all'antica - i compagni di scuola, della resistenza, delle lotte politiche, del dopoguerra. Se i ricordi degli avvenimenti sono vivi e presenti, le persone sono invece mutate, lontanissime. Anche Vittorio è profondamente cambiato: è deluso, non crede più agli ideali per cui ha lottato durante e dopo la resistenza, e, ferito nei sentimenti, non riesce a trovare un punto di contatto con chi gli era stato vicino in gioventù. Il pellegrinaggio ai luoghi del tempo trascorso terminerà in una balera lungo il Po, dove un gruppo di ragazzi e ragazze è riuscito a far funzionare un juke-box. E' un altra gioventù che non ricorda in alcun modo quella di Vittorio, allegra, senza problemi, ma forse con un più esatto senso della vita.
  • Una questione privata di Giorgio Trentin 1966Nel territorio di Alba, verso la fine della guerra, i partigiani infastidiscono le sparute pattuglie della milizia fascista con frequenti colpi di mano. Uno di loro, Milton, cerca, durante una marcia di trasferimento, la ragazza di cui è innamorato, ma viene a sapere che è partita dopo che un altro giovane partigiano, al quale essa si era legata, è stato catturato dai fascisti. Per conoscere la verità Milton ingaggia allora una specie di guerra privata per ottenere la liberazione del prigioniero: non ci riesce e viene scoperto, braccato e ucciso da un gruppo di fascisti.
  • I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini 1968Allontanatosi dal cattolicesimo dopo l'incontro in carcere con un comunista, Aldo Cervi, contadino del reggiano, induce all'antifascismo i suoi sei fratelli. Determinante è anche l'incontro con la prima attrice di un teatrino viaggiante, attiva nel movimento antifascista clandestino. Mentre i genitori ospitano in casa degli ex-prigionieri alleati, braccati dai tedeschi, Aldo raggiunge in montagna i partigiani. Tornato momentaneamente a casa, egli è catturato con i suoi fratelli dai fascisti: alla fine del dicembre 1943, a Reggio Emilia, i sette fratelli vengono fucilati.

 
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