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Un fidanzato per mia moglie

Post n°12502 pubblicato il 25 Agosto 2015 da Ladridicinema
 

Locandina Un fidanzato per mia moglie

La conduttrice radiofonica di una piccola emittente cagliaritana lascia la sua amata Sardegna per convolare a nozze in quel di Milano, eleggendo la capitale della moda, della finanza e degli aperitivi a nuova sede per una nuova vita. Fuori dal suo contesto, senza un vero impegno professionale, ridotta ai lavori domestici, la ex speaker va in crisi e riversa sul giovane marito, rivenditore di auto d'epoca, tutte le sue frustrazioni. Dopo qualche mese il bonario maritino non la regge più ed escogita, con la complicità del suo datore di lavoro, un "movente" per separarsi: ingaggia l'ex playboy, detto il Falco, affinché questi la seduca e la conduca per mano verso il tradimento. Ma tutto questo è il passato, raccontato al presente durante una seduta che i coniugi tengono innanzi a una psicologa matrimoniale cercando di recuperare la ragioni del loro stare insieme.
Se in Italia ci fosse una vera industria cinematografica potremmo dire che Un fidanzato per mia moglie è un film industriale. Non essendoci una vera industria cinematografica ci troviamo a dire che Un fidanzato per mia moglie vorrebbe essere un film da industria cinematografica, trovandosi ad essere un prodotto anodino e senza carattere, frutto di pensieri e azioni immaginate e agite a tavolino. Il tavolino è quello del produttore Caschetto che andando a cercare, come fanno in tanti, i successi che hanno caratterizzato le stagioni cinematografiche internazionali, nella speranza di replicarlo sul territorio italiano, s'è imbattuto nella commedia argentina campione d'incassi Un novio para mi mujer del 2008. Così, com'è leggittimo che facciano i produttori, ha pensato a un regista giovane e dotato, Davide Marengo, al quale gli ha chiesto di fare un remake del film argentino che avesse necessariamente come attori Geppi Cucciari, la nota e brava comica televisiva, Paolo e Luca, la coppia altrettanto televisiva di comici, avvalendosi in fase sceneggiature di Francesco Piccolo, scrittore, sceneggiatore e autore televisivo di successo. Insomma un produttore che prevede tutto, regia, sceneggiatura, cast e tipo di film . Roba da industria cinematografica, appunto, ad averne una! Il rischio quando si impacchettano queste operazioni a tavolino è che il film non assomigli a niente se non al remake di un successo straniero che forse aveva ragioni locali e culturali per essere stato un successo, poi svanite passando di mano in mano.
Il cinema italiano, che piaccia o meno, anche quando si tratta di commedie sofisticate o romantiche, ha ancora bisogno di un carattere di tipicità nazionale. Non parliamo di rivestire con qualche tratto locale (Milano-Cagliari), una sceneggiatura presunta internazionale, ma parliamo del movente che porta una storia ad essere raccontata al cinema in Italia. Il caso di Benvenuti al Nord, remake di un film francese, è l'eccezione che conferma la regola: la sua fortuna è data proprio dall'essere riusciti a impregnare un semplice escamotage di forti impressioni italiche. Allo stesso tempo potremmo annoverare altri casi di remake anonimi e senza carattere, o di film italiani di genere che hanno cercato uno "stile europeo" e "internazionale". Insomma, non ci mancano le idee e soprattutto non ci manca l'ispirazione per costruire storie e commedie che raccontino il nostro mondo ed è per questo motivo che, al di là del talento, uno come Checco Zalone riesce a sbancare il botteghino: parla di noi, prendendoci in giro per quel che ci piace e non ci piace essere, per quel che siamo diventati nonostante l'anima bella del Bel Paese che fu.

 
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