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Fratelli unici

Post n°12824 pubblicato il 09 Dicembre 2015 da Ladridicinema
 

 
Locandina Fratelli unici

Pietro e Francesco sono fratelli di opposta natura: Pietro è un medico carrierista che si è lasciato alle spalle moglie e figlia; Francesco uno stuntman squattrinato e sciupafemmine che non si è mai assunto una responsabilità in vita sua. Quando Pietro, a causa di un incidente, perde la memoria e regredisce al livello di un bambino di quattro anni, Francesco se ne prende cura, un po' per dovere e molto per interesse. I due "fratelli unici" sono dunque costretti a fare di nuovo conoscenza l'uno dell'altro.
Ennesimo esempio di commedia contemporanea senza alcun apparente collegamento con la tradizione di genere italiana, Fratelli unici sembra il lungo (e pasticciato) episodio di una sitcom televisiva, pieno di imprecisioni e incongruenze, dall'ambientazione natalizia in una Roma verdissima e assolata allo stato civile della ex moglie di Pietro, separata da tre anni ma convivente con un nuovo compagno da cinque.
È la sceneggiatura infatti il tasto (più) dolente di Fratelli unici, e mentre non stupisce trovare fra gli autori Elena Bucaccio, che proviene dalla serialità televisiva, la presenza di Luca Miniero avrebbe fatto sperare in una deriva meno "mocciana". Invece il film affida a Raoul Bova e Luca Argentero due personaggi scritti in modo così stereotipato che i due attori, altrove più efficaci, si ritrovano ad aderire a due macchiette. Molto più credibili Carolina Crescentini e Miriam Leone nei panni delle donne della loro vita, in quanto entrambe dotate di una fragilità che va oltre la legnosità del loro ruolo.
Ciò che più colpisce, nella debolezza della sceneggiatura, è la meccanicità con cui vengono innescate le gag, secondo un sistema di set up e pay off da manuale del copione televisivo: da spettatore, è facilissimo prevedere ogni battuta nel momento stesso in cui viene preparata. Manca anche totalmente la cattiveria che avrebbe dovuto necessariamente far parte del ritratto comico di due "bastardi", e manca qualunque accenno ad una realtà riconoscibile, mentre abbondano i product placement e il tappeto sonoro da spottone. Infine manca la logica nell'interazione fra i personaggi: perché Francesco non spiega a Pietro che ha avuto un incidente? Perché Giulia, la ex di Pietro, rifiuta anche solo di salutarlo, dato che hanno una figlia in comune? Perché Pietro, nel tornare bambino, sembra anche essere diventato "un demente"? 
Anche la regia è elementare e fortemente standardizzata, con varie incoerenze logistiche e scarsa attenzione ai dettagli (ma costante attenzione agli sponsor). Un'occasione sprecata di raccontare le famiglie italiane di oggi, seppure in chiave comica, con mordente e senso della contemporaneità.

 
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