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The captive da cineblog

Post n°13169 pubblicato il 08 Maggio 2016 da Ladridicinema
 

Nemmeno un anno dalla prima mondiale di Devil's Knot a Toronto. Atom Egoyan da lì non si smuove, tornando subito a trattare un'altra storia dall'alto tasso scabroso. Una rete di pedofili semina il terrore attraverso una serie di rapimenti. I bambini vengono prelevati addirittura quasi sotto gli occhi dei genitori, come capita a Matthew (Ryan Reynolds): davanti a un diner, giusto il tempo di comprare il pranzo ed un gelato. Se a questo si aggiungono le foto atroci che girano per la rete, lo scenario va da sé. Su Twitter Scott Foundas scrive: «raramente è un buon segno quando un film comincia con un maniaco p

The Captive (o Captives, come preferite) ha inizio proprio in questo modo. E bisogna dire che, ironia a parte, in un primo momento Egoyan ci vede giusto. La prima metà del film, o giù di lì, è disorientante: frequenti salti temporali in avanti e all'indietro senza nessuna misura tesa ad informarci di questo giochino; personaggi già in corsa, riguardo ai quali ci vengono per lo più sottoposti alcuni episodi. Sta a noi ricostruire quanto è accaduto, anche se, una volta chiarito il quadro, si avverte nostalgia di quel breve momento di ignoranza.

Sono trascorsi otto anni dal rapimento di Cass, ma nessuno dei suoi genitori, che lo voglia o meno, è riuscito davvero a riprendersi da quell'accaduto. La speranza è un lusso che in fin dei conti non possono concedersi, finché un giorno non incappano in due poliziotti che stanno lavorando a dei casi analoghi. In realtà Egoyan non fa mistero di che fine abbia fatto la ragazzina, che dal giorno in cui fu rapita davanti a quel diner vive segregata in una stanza all'interno dell'abitazione del proprio rapitore.

Questo rivelare preventivamente le carte non dispiace affatto, anzi, mette benzina sul fuoco, impreziosendo situazioni e comportamenti che per un po' ci lasciano interdetti. Anche noi vogliamo venire a capo di quel caso, e tipica del giallo è la pratica di congetturare su quale possa essere il suo sviluppo nonché l'epilogo. Il problema è quando tocca realizzare che quello di Egoyan è un bluff a pieno titolo, mentre tira per le lunghe una storia che a un dato punto approda ad un vicolo cieco e che quindi non può far altro che girare su sé stessa.

Sorprendentemente privo di interesse, la piega che assume The Captive non contribuisce a reggere un film che si sgonfia troppo presto e che stancamente si sforza di approdare ad una conclusione che non ripaga affatto delle quasi due ore che ci sono volute per arrivarci. Ciò che lascia maggiormente l'amaro in bocca è assistere ad un Egoyan così innocuo, incredibilmente piatto, che confeziona un film mainstream senza integrare un briciolo di idea che sia tale. Arrendevole, ci spiace che ad un progetto le cui premesse promettevano qualcosa di ben diverso sia seguito invece un prodotto senz'anima, che aveva tutti i requisiti per funzionare ed invece non funziona - non meno rilevante un'inspirata ambientazione, tra le nevi dell'Ontario.

Un tonfo non da poco, visto che probabilmente mai come in questo caso il regista canadese era atteso al varco. Solo che ad una cornice impeccabile segue un dipinto modesto, troppo per un pittore che è vivace ma non s'impegna (come ci dicevano alle scuole elementari). E mentre noi si aspetta che Egoyan torni a fare sul serio, non possiamo che consigliare di tenere d'occhio il più promettente tra i cineasti "emergenti" (d'obbligo le virgolette) in Canada, di quelli che fanno thriller tra l'altro. No, non mi riferisco a Xavier Dolan, la cui menzione in tal senso sarebbe legittima solo in relazione a Tom à la ferme. Parlo di Denis Villeneuve, che conPrisoners si è dimostrato ampiamente all'altezza della situazione.

Voto di Antonio: 4 
Voto di Gabriele: 3

The Captive (Captives, USA, 2014) Atom Egoyan. Con Ryan Reynolds, Scott Speedman, Rosario Dawson, Mireille Enos, Kevin Durand, Alexia Fast, Peyton Kennedy, Bruce Greenwood, Brendan Gall, Aaron Poole, Jason Blicker, Aidan Shipley, Ian Matthews, Christine Horne, William MacDonald, Ella Ballentine, Jim Calarco e Michael Vincent Dagostino.

 
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