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Sono tornato

Post n°14248 pubblicato il 03 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

In un'epoca che vive del rinascere di idee pericolose che si pensavano dimenticate e il tentativo di falsificare la storia raccontando gli eventi in maniera non veritiera e corretta, dovute all'incapacità politica e alla crisi, e all'assenza sul territorio della sinistra oltre che ad un carattere tipicamente italiano del "volemose bene"; vediamo il rinascere con maggiore seguito di movimenti di ispirazione neo-fascista o comunque populisti di vario genere. Ma i primi lo sono realmente? Che cosa succederebbe se Benito Mussolini fosse di nuovo qui con noi? Come troverebbe questa Italia del 2017 (anno in cui è stato girato il film)? Riuscirebbe a ritornare alla ribalta e a vincere le elezioni facendosi passare all'inizio come comico e poi pian piano conquistando la gente, ascoltando e poi agendo? 
Sono tornato, è il remake in salsa italiana del film tedesco Lui è tornato. I film pur se praticamente uguali nei toni iniziali e nelle scene, vanno almeno nello sviluppo dei toni della narrazione su due situazioni diverse e non potrebbe essere diversamente... Il popolo tedesco ha fatto i conti con il suo passato, ma all'interno di ognuno di loro vive sempre quella natura pericolosa di voglia di potere e di sentirsi superiore che non è dimenticato del tutto. Un film, questo sull'importanza della memoria, decisamente interessante e con un elevato tasso di ironia. In Italia invece, questo non è avvenuto, non si è fatto il conto con il passato; vive cosi non solo un tentativo di revisione storiografica degli eventi, ma anche il mito dell'italiano brava gente e del fascismo gentile. Di conseguenza tutto è più scansonato, banale...
Un paese dove, come dice il Mussolini del film; non si sa cosa vi fanno studiare a scuola (scena di Piazzale Loreto); dove c'è un buonismo ipocrita e uso sproporzionato della lingua inglese, perché vi è la paura delle parole; ma soprattutto la frase più importante del film è "Vi ho lasciato 80 anni fa come un popolo di analfabeti e vi ritrovo come un popolo di analfabeti"... e giù tutto il pubblico ad applaudire e ridere. Perché questo siamo diventati, vogliamo ridere e ridendo ci fregano e fanno passare tutto, ma anche e soprattutto non ci fanno pensare... lui stesso fece fare commedie su commedie nel 1940, per distrarre la popolazione e non far pensare.
Il film alterna parti costruite come una commedia fantapolitica a inserti documentaristici di interviste reali a persone che esprimono le loro reazioni di fronte al possibile ritorno di Mussolini.
E sta qui una differenza fondamentale, ovvero che qui da noi la reazione della gente a uno straordinario Massimo Popolizio in camicia nera è diversa rispetto ai tedeschi. Qui si nota molta approvazione, molta complicità... ma ci arriveremo tra poco.
Questi toni scherzosi nel film italiano portano ad una scelta diversa del regista di documentari che tenterà di raccontare il dittatore nella società di oggi (ironico in Germania, abbastanza ridicolo in Italia) e nel finale, perché mentre nel film tedesco c'è la questione della memoria, qui invece no... siamo scansonati come detto prima, anche qui e siamo disposti a perdonare tutto in un bel talk show da facili lacrime. 
Eh si probabilmente con questa classe politica e con questo odio verso la politica dovuta alla loro incapacità e alle loro nefandezze...e attraverso un mezzo come la televisione... lui che la propaganda l'ha inventata, avrebbe vita facile.
La scena indimenticabile del film è naturalmente quella con la nonna ebrea malata, che riacquisisce un minimo di lucidità riconoscendo immediatamente il duce, ricordando la vergogna infamante con cui questo paese si è macchiato, ovvero le leggi razziali. Ricordando il rastrellamento del ghetto di Roma e di come abbia fatto a sopravvivere ad Auschwitz (i soldati inglesi che la estraggono se la potevano risparmiare però visto che sappiamo benissimo chi ha liberato i campi di concentramento...); ma soprattutto avvertendo di non fidarsi, perché già una volta avevano creduto che fosse un comico... 
Benito Mussolini è tornato e in realtà scopriamo che non se ne è mai andato realmente, e quelli di cui dobbiamo avere veramente paura siamo noi stessi. Questo è il significato del film.
Lo avranno capito? Credo di no... Quelli poi che accusano l'autore di aver parlato del fascismo in modo ambiguo e di aver parlato più di populismo che di fascismo, forse si sono sentiti toccare, o semplicemente non hanno capito che il film, non parla di Mussolini, ma di tutti noi, perché "Il problema di questo paese è la memoria" e l'immagine di Pasolini sul muro nel finale la dice tutta, perché aveva avvertito per primo del fascismo della società dei consumi.

 
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