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Il Venezuela tra golpisti e fake news da antidiplomatico

Post n°14859 pubblicato il 30 Gennaio 2019 da Ladridicinema
 

Il Venezuela tra golpisti e fake news
 di Fabrizio Casari - Altrenotizie



Sul Venezuela, l’inganno mediatico si fa epidemico. Bugie, mistificazioni,omissioni e verità offuscate con l’aggiunta di censura vera e propria sulle notizie che hanno direttamente a che vedere con la situazione interna ed internazionale. Lasciamo da parte per un momento l’attribuzione di aggettivi quali “dittatura”, “regime” distribuiti a man bassa nei confronti del governo legittimo di Maduro, occultando che il chavismo dal 1998 ad oggi tra elezioni e referendum revocatori ha chiamato alle urne il Venezuela per 21 volte, perdendone tre e vincendone 18. Strana dittatura no? Da qui si parte per denunciare la manipolazione costante, continuata ed uniforme, che i nostri pennivendoli con l’elmetto utilizzano quotidianamente.

 

Per iniziare, non leggerete mai quello che è successo: ovvero che il Vicepresidente degli Stati Uniti, (il nazista Mike Pence ndr), in un messaggio via Twitter ha informato i venezuelani che il presidente del Venezuela diventava un altro. Che il segretario di Stato Mike Pompeo, ex direttore della CIA, e John Bolton, hanno deciso il chi, come e quando dell’operazione e che, allo scopo, hanno richiamato a lavorare con la Casa Bianca Elliot Abrams, ex sottosegretario agli affari latinoamericani con Reagan, condannato dal tribunale statunitense per il ruolo avuto nello scandalo Iran-Contra gate.

 

Potete provare a scorrere ogni quotidiano, ascoltare ogni radio o vedere qualunque televisione: nei giornali non troverete non solo nessun articolo che esprima un’opinione contraria a quella ufficiale dei giornali, ma nemmeno un rigo che riporti opinioni o dichiarazioni  della popolazione che si sente rappresentata dalla suo legittimo governo. Abbondano invece i finti reportage (Corsera e Repubblica battono tutti in questa corsa sghimbescia) e sfoggio di opinioni di soldatini che hanno l’obbedienza al padrone come strumento d’analisi. Nelle televisioni e nelle radio troverete diversi tifosi del golpismo presentati come improbabili esperti. Esponenti di una parte politica chiamati a dare la loro opinione in veste di analisti. Ma mai un contraddittorio, mai il rischio di dover dar conto di opinioni diverse.

 

Perché l’obiettivo è nascondere la verità di ciò che succede in Venezuela, impedire che l’opinione pubblica conosca i fatti e le diverse letture. Per questo non troverete notizia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha bocciato la richiesta statunitense, nella migliore delle ipotesi potrete leggere o ascoltare che il veto russo ha impedito che l’organo esecutivo dell’ONU adottasse misure contro Caracas. E invece non è vero: nella riunione plenaria del Consiglio di Sicurezza, comprendente i membri di diritto e quelli a rotazione, gli Stati Uniti, coadiuvati da Francia e Gran Bretagna, sono stati sconfitti ai voti.

 

Tantomeno quando si parla dei paesi che riconoscono diplomaticamente il golpista autonominatosi presidente (sono 14) si leggerà o ascolterà che altri 157 paesi riconoscono solo il legittimo presidente, Nicolas Maduro. E anche per quelli latinoamericani vale il discorso di cui sopra: La Repubblica, con il solito sprezzo del ridicolo, titolava giorni fa “l’America Latina contro Maduro”, omettendo di specificare che su 34 paesi solo 13 stanno con i golpisti, gli altri 21 riconoscono Maduro.

 

Riverbero di questa proporzione lo si è avuto nel voto finale alla riunione dell’Organizzazione degli Stati Americani convocata d’urgenza su richiesta di Washington. Per quanto sempre più ministero delle colonie guidato da un maggiordomo della Casa Bianca, l’indecente Almagro, nonostante la presenza di Mike Pompeo, non c'è stato un voto a favore dei golpisti e dei loro sponsor. I 34 paesi membri OSA si sono divisi e dei 24 necessari per ottenere il risultato che voleva Washington, se ne sono contati solo 16; quindi mozione di condanna al Venezuela respinta e altra sberla diplomatica rimediata dalla Casa Bianca e dai suoi alleati. E meno che mai si parla della proposta di Messico e Uruguay di mediazione, unica a poter affrontare il nodo del calendario politico possibile a fronte del fallimento del golpe.

 

Ma è sull’Unione Europea che lo scandalo della disinformazione giornalistica ufficiale trova la sua apoteosi. Da giorni circola la storiella secondo la quale l’Unione Europea avrebbe preso posizione contro Maduro. Dapprima si presentavano le dichiarazioni di Tajani, di Donald Tusk e di Federica Mogherini, nei rispettivi ruoli di Presidente del Parlamento Europeo, del Consiglio d’Europa e Alto Commissario per la politica estera della UE. Ma se andiamo a vedere, sono posizioni che, sebbene legittime sul piano privato, non lo sono su quello delle istituzioni che essi rappresentano, dal momento che nessuna discussione o risoluzione è stata presentata nei diversi ambiti.

 

Non solo: l’opposizione di Portogallo e Grecia e l’impossibilità di esprimere una posizione unitaria dell’Italia (dove i 5 Stelle sembra vogliano differenziarsi da Salvini) rende impossibile il pronunciamento della UE, che per forza di cose dev’essere unanime. Anche la questione dei cosiddetti otto giorni di tempo, ovvero il presunto ultimatum dato a Maduro per convocare nuove elezioni, è iniziativa di Germania, Francia e Gran Bretagna e non di tutta la UE.

Senza contare che Londra della UE non fa più parte, oltretutto.

 

 

Tralasciamo la legittimità di Macron ad appellare come repressione quella in corso a Caracas; sarà che a Parigi massacrare i gilet gialli significa riportare ordine mentre se l’ordine viene riportato a Caracas è repressione? E la Spagna di Sanchez? A che titolo parla di presidente legittimo, lui che governa senza mai essere stato eletto in una elezione, ma solo grazie ad un colpo di mano alle Cortes? E con che faccia parla di repressione la Spagna, che ha inviato 18000 poliziotti contro la Catalogna che chiedeva indipendenza o, comunque, maggiore autonomia da Madrid? E Londra, che ha annunciato in queste ore il ripristino della legge marziale in caso di incidenti per le decisioni sulla Brexit? Con che faccia parlano? E con quale illusione di potenza inviano ultimatum, quando risultano essere dei nani politici?

 

Ma poi, in concreto, di quali elezioni parlano? Presidenziali? Legislative? Sarebbe il caso di dirlo. Le elezioni legislative sono state vinte dall’opposizione, ma per tre seggi, il Consiglio Nazionale Elettorale prima e Tribunale Supremo poi non hanno convalidato il voto, essendovi stati brogli evidenti. L’opposizione, alla guida del Parlamento, si è rifiutata di accettare il verdetto e ha sfidato Presidente, organo di controllo di legittimità e potere giudiziario rivendicando la sua scelta di confermare i beneficiari della frode, chiedendo anzi l’impeachment del Presidente come primo atto della nuova Assemblea.

 

Si è dunque aperto uno scontro tra i poteri conclusosi con la decisione del Tribunale Supremo di sospendere il Parlamento - come previsto dalla Costituzione - fino a che non avesse accettato di ritirare i tre deputati fraudolenti, cosa che non è mai avvenuta. Ma sui media italiani non leggerete mai la seguente, banale ma necessaria domanda: in quale paese al mondo sull’esito elettorale si pronunciano gli eletti invece che gli organi di controllo? Nemmeno da noi sarebbe mai possibile eleggere qualcuno senza il visto degli organismi di controllo preposti alla verifica della legittimità del voto, che sono poi coloro che proclamano l’avvenuta elezione o no. Perchè allora dovrebbe essere lecito in Venezuela ciò che nel resto del mondo non lo è?

 

Quanto alle presidenziali del Maggio 2018, vinte da Maduro, è falso che siano state irregolari, perché vi hanno partecipato 17 partiti (sedici dei quali di opposizione) e ben 5 sono stati i candidati alla Presidenza della Repubblica. Maduro le ha vinte perché il chavismo è ancora maggioranza forte nel paese; perché una parte della destra, quella più obbediente a Washington, non ha partecipato dopo aver visto i sondaggi severi che la attendevano e su preciso ordine di Washington, che ormai cerca di boicottare tutte le elezioni latinoamericane dove i suoi soci partono sconfitti; infine, perché la destra che ha partecipato è arrivata divisa al suo interno. Il secondo è risultato Falcon, con il 21,8 dei voti, poi gli altri. E non è vero che non vi siano stati osservatori elettorali, giacché più di 200 persone, in rappresentanza di gruppi esteri e nazionali specializzati sul monitoraggio del voto, hanno registrato l’assoluta regolarità delle operazioni di voto.

C’è poi il piano della disinformazione pura sulle crisi economica e politica venezuelana, sulle sue cause e, soprattutto, sui veri colpevoli. Il Venezuela è vittima di uno dei blocchi economici e commerciali più duri che la storia della comunità internazionale ricordi.

Gli viene impedito ogni genere di acquisti di prodotti, dagli alimenti ai medicinali, dai pezzi di ricambio fino alle materie prime. Sulle sue stesse riserve in oro, depositate presso banche internazionali, sono state effettuate rapine autentiche, come quella raccontata proprio ieri da Il Sole24Ore sulle 14 tonnellate di lingotti d’oro venezuelani regolarmente depositati (un miliardo di dollari circa) e passati di mano in un gioco illegale tra Deutsche Bank e la Bank of England. Quell’oro, che era a garanzia del debito estero e che veniva usato anche per l’acquisto di medicine, gli è stato così rubato dalla corona britannica. La decisione è stata di Washington, che ha ordinato ai ministri delle finanze ed ai governatori delle banche centrali di Europa e Giappone un blocco totale contro il Venezuela.



Allora è chiaro che se la situazione economica è difficile, lo si deve in massima parte al boicottaggio dei prodotti, al blocco dei prestiti ed al furto dei depositi venezuelani, non al socialismo di Maduro. Cui semmai possono essere assegnati i milioni di persone che hanno avuto per la prima volta nella loro vita assistenza sanitaria, istruzione, luce, case e trasporti. Che sono stati trasformati da popolazione inerme e marginale a soggetto politico attivo. E' stato possibile grazie alle nazionalizzazioni ed al recupero nelle mani venezuelane dei proventi petroliferi, prima saccheggiati dalle compagnie statunitensi ed europee.

 

Nell’odio per le classi popolari che si fanno governo e nella fame di rapina per il petrolio, il Coltan e il Litio venezuelano si trovano i motivi dell’aggressione. Nella servitù come vocazione insopprimibile si trovano invece le menzogne della stampa ufficiale occidentale.

Notizia del: 28/01/2019

 
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