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Dolor y gloria

Post n°15520 pubblicato il 02 Gennaio 2020 da Ladridicinema
 

Il regista Salvador Mallo si trova in una crisi sia fisica che creativa. Tornano quindi nella sua memoria i giorni dell'infanzia povera in un paesino nella zona di Valencia, un film da cui aveva finito per dissociarsi una volta terminato e tanti altri momenti fondamentali della sua vita.

Almodóvar (come si definisce ormai in forma icastica da tempo nei titoli di testa dei suoi film) torna ad essere Pedro (anche se sotto le mentite spoglie di Salvador Mallo) e ci parla di sé, del proprio malessere, della difficoltà di portare avanti il pavesiano mestiere di vivere sotto il cielo di Madrid. Lo fa tenendo sotto controllo quel tanto di automanierismo che progressivamente si era insinuato nel suo cinema e, soprattutto, lasciandosi andare sul piano emotivo. Ciò che non era accaduto in La mala educaciòn, film anch'esso legato al suo vissuto giovanile, avviene qui. Grazie anche alla scelta del giusto alter ego.

Come Federico Fellini aveva trovato in Marcello Mastroianni chi poteva tradurre al meglio il se stesso cinematografico così Pedro Almodóvar ha nell'amico e attore Antonio Banderas una persona a cui può trasferire il proprio sentire più intimo con la certezza di non essere mai tradito, neppure in un incontrollato battere di ciglia.

Perché non è facile mettersi a nudo dinanzi a milioni di persone raccontando senza edulcorazioni il proprio periodo di dipendenza dall'eroina così come lo stretto legame con una figura materna la cui perdita ancora si fa sentire in profondità. Si parla di un film rinnegato e poi riabilitato per finire con il prenderne di nuovo le distanze in Dolor y gloria. Si mostra come il teatro, con il suo contatto diretto con il pubblico, abbia una valenza ancestrale che conserva in maniera misteriosa anche quando è il cinema che lo mette in scena. Perché sicuramente questo è un film a cuore aperto in cui la speranza di poter rinascere dal liquido salvifico ma anche amniotico è dichiarata già in apertura ma è anche una matura e complessa riflessione sul cinema e sulla sua possibilità di esprimere ciò che può sembrare quasi indicibile.

LE TRE MUSE DI ALMODÓVAR.
Overview di Ilaria Ravarino
martedì 17 aprile 2018

Atteso al prossimo Festival di Cannes dopo aver convinto a fine marzo il pubblico spagnolo, Dolor y Gloria è il nuovo film di Pedro Almodóvar. Tornato al cinema a tre anni da Julieta, il regista spagnolo ha riunito sul set per l'occasione tre delle sue muse: Penelope Cruz, Antonio Banderas e la provincia di Valencia.

Il primo incontro tra Almodovar e Banderas risale ai primi anni Ottanta, epoca in cui l'attore frequentava con assiduità i corsi di teatro Centro Dramático Nacional di Madrid.

Ero in un bar del teatro, a prendere un caffè con alcuni colleghi, quando a un certo punto entra un tipo strano, con una magliettina attillata. Mi guarda e mi dice che ho una faccia da eroe romantico, e che dovrei fare cinema.
Antonio Banderas

Poco tempo dopo, nel 1982, quel "tipo" ingaggia Banderas per il suo primo film, Labirinto di passioni, offrendogli il ruolo di un terrorista omosessuale che rapisce una principessa. "Quello è Almodovar, ha fatto un film qualche tempo fa e non ne farà più", lo avevano avvertito i suoi colleghi prima che firmasse il contratto.

E invece quel film, per quanto bizzarro, fu il lancio della carriera di Banderas, presto seguito da altre collaborazioni con l'eccentrico Pedro: Matador (1986), La legge del desiderio (1987: primo bacio gay della storia del cinema spagnolo), Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988) e Legami! (1990). Dopo una pausa di quasi vent'anni, dovuta alla carriera hollywoodiana di Banderas, "bloccato" negli Stati Uniti dopo il matrimonio con Melanie Griffith - i due amici e colleghi sono tornati insieme nel 2011 con La Pelle che abito, e di nuovo nel 2013 con Gli Amanti passeggeri.

Per Dolor y Gloria, tra i film più autobiografici del regista, Almodovar ha scelto ancora una volta di rispecchiarsi nel "suo" Antonio: "Nessuno avrebbe potuto interpretare quel ruolo come lui - ha detto - Molte delle cose che racconto Antonio le ha vissute al mio fianco".

 
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