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FINALE SANREMO 2020 (3A PARTE)

Post n°15607 pubblicato il 09 Febbraio 2020 da Ladridicinema
 

La mela è il simbolo di così tante cose da poter raccontare il mondo in cui viviamo meglio di qualsiasi altra parola esistente. Dentro “Eden” di Rancore (la sua canzone di Sanremo 2020) quelle immagini, i miti e i fatti che girano intorno al frutto “che toglie il medico di torno” vengono raccontati in una sola canzone.

Partiamo dal titolo: il riferimento è al giardino dell’Eden, citato nella Bibbia (e non solo), il luogo dove vissero Adamo ed Eva. Ricordate il peccato originale? Ecco: la tentazione di mangiare un frutto proibito è solo la prima delle associazioni di idee raccolte nel brano.

La grande mela è New York, la mela è al centro delle vicende di Biancaneve, la leggenda narra che proprio grazie a una mela Isaac Newton abbia formulato la sua teoria sulla forza di gravità sulla Terra. Viene citato il giudizio di Paride che, secondo la mitologia greca, donò una mela d’oro alla più bella delle dee, il proverbiale “pomo della discordia” tra le cause della guerra di Troia.

Sono innumerevoli i riferimenti che ricchi si snodano nel testo: dalla mela verde raffigurata nel dipinto “Il figlio dell’uomo” di René Magritte, la leggenda di Guglielmo Tell a colpire una mela posta sul capo del figlio, per mancato rispetto all’autorità.

Sembra che la mela, nella storia e nell’arte, abbia a che fare sempre con il cambiamento, con una scelta importante, che cambia la vita delle persone. «Se ogni scelta crea ciò che siamo / Che faremo della mela attaccata al ramo?».

EDEN – Rancore

di T. Iurcich – D. Faini

Ed. Universal Music Publishing Ricordi/

Woodworm Publishing Italia – Milano – Arezzo

0.56: Solita tutina da ballerina latina blù per Elettra che va in mezzo al pubblico

0.55: Elettra Lamborghini – “Musica (e il resto scompare)” –

ELETTRA LAMBORGHINI

La ricca ereditiera, nipote di Ferruccio Lamborghini fondatore dell’omonima casa automobilistica, nata a Bologna il 17 maggio 1994, è stata recentemente coach a The Voice of Italy. Nel 2017 ha partecipato al programma spagnolo Gran Hermano Vip e poi in Inghilterra al Geordie Shore. A settembre dello stesso anno ha collaborato con Gué Pequeno e Sfera Ebbasta nel singolo Lamborghini RMX, partecipando quindi l’anno seguente ai Wind Music Awards 2018. Si è ritagliata un suo spazio nella Latino Trap grazie al successo di “Pem pem”, brano con 66 milioni di streaming su Spotify e certificato doppio disco di platino.

Discografia

Album

2019 – Twerking Queen

Lo sappiamo bene, la musica è un ottimo antidoto per dimenticare certe relazioni sbagliate, quelle dove non veniamo messi al centro, valorizzati, insomma, serve per dimenticare quei rapporti d’amore in cui siamo facchini, servitori, assistenti sociali… ma non siamo persone speciali.

In “Musica (e il resto scompare)” Elettra Lamborghini (la sua canzone di Sanremo 2020) lascia le feste e la mondanità per ricucire le sue ferite con il potere rigenerante di una buona canzone. Anche se “tutto il resto scompare”, le parole di Elettra dedicate all’uomo in questione non sono per niente lusinghiere: «Anche se non mi hai detto mai “quanto sei bella” / Io non ho mai smesso di sorridere / E anche se non mi hai detto mai “amore aspetta” / Tutto quello che resta quando penso a te è / Musica e il resto scompare». Insomma, forse è meglio che sia andata così.

Elettra preferisce ritrovare la propria libertà nelle mura della propria casa. L’immagine di lei nuda che gira nel suo appartamento esemplifica chiaramente l’intenzione e l’obiettivo.

Nel testo ci sono anche parole in spagnolo, come cabrón, letteralmente “caprone”, ma usata con il significato di “bastardo”. Troviamo anche “Esta es la historia de un amor” che significa, com’è facilissimo intuire, “questa è la storia di un amore”. Notiamo quindi che il suo legame con la Spagna e con l’America Latina continua dopo il reality “Super Shore” e le hit “Pem Pem” e “Mala”.

MUSICA (E IL RESTO SCOMPARE) – Elettra Lamborghini

di D. Petrella – M. “Canova” Iorfida – D. Petrella

Ed. Universal Music Publishing Ricordi/Sony/ATV Music Publishing (Italy)/EMI Music Publishing Italia – Milano

0.50: La voce di Jannacci non incanta ma il pezzo è cresciuto nei cinque giorni, testo toccante

0.46: Paolo Jannacci – “Voglio parlarti adesso”

PAOLO JANNACCI

Nato a Milano, 5 settembre 1972, è figlio di un’icona della musica italiana, Enzo Jannacci. Per Paolo Jannacci, jazzista che non ha nelle doti canore il suo punto forte, si tratta di un esordio sul palco dell’Ariston. Il brano con cui proverà a non soccombere all’inevitabile confronto con il padre si intitola “Vorrei parlarti adesso”. Su Spotify il suo miglior risultato lo detiene il brano “Canterò” con soli 5 mila streaming. Suona jazz attivamente con il suo trio (Marco Ricci e Stefano Bagnoli), con i suoi duo: (1 con Daniele Moretto alla tromba e flicorno) (2 con Luca Meneghello alla chitarra acustica ed elettrica) e con il suo quartetto: (Marco Ricci, Stefano Bagnoli e Daniele Moretto), e “In Concerto Con Enzo” (esecuzione di brani jazz e canzoni del padre). Non ha dischi suoi all’attivo.

Sembra una favola classica il brano proposto da Paolo Jannacci a Sanremo 2020. Nella sua canzone “Voglio parlarti adesso” un padre si rivolge a sua figlia ma non le parla direttamente: le confessioni, come in un film, arrivano tutte quando lei dorme.

Proprio nel momento in cui non è cosciente (almeno così sembra) ammette che sì, la proteggerà, ma che sarà anche fragile. Piangerà come fanno anche i giganti di fronte a un mondo in guerra, in una vita che divide le persone invece di unirle. Per ora la figlia sembra solo una bambina, ma Paolo decide di parlarle con la consapevolezza che un giorno si allontanerà.

«E quando il modo di aiutarti / Sarà non aiutarti più / Sorridi in faccia all’odio e manda giù». In fondo il ruolo di un papà è quello di accudire chi è fragile, dispensare consigli, ma anche lasciare andare chi è in grado di camminare con le proprie gambe, pur con la consapevolezza che il mondo là fuori può farci del male.

«Le corse senza fine, addormentarsi insieme / E quell’idea che tu resti un po’ mia / Non sarò mai pronto a dirti sì / Ma tuo padre sarà sempre qui». Il destino di ogni genitore è quello di dare la vita (in tutti i sensi) ai propri cuccioli e quando lasciano casa, rimanere in attesa che tornino nel momento del bisogno.

Il mestiere più complicato per un padre (ma anche per una madre) è proprio questo: essere l’oasi nella quale i figli possano rifugiarsi. È un ruolo doloroso, estenuante, ma necessario.

VOGLIO PARLARTI ADESSO – Paolo Jannacci

di A. Bonomo – P. M. Jannacci – E. Bassi – M. Bassi

Ed. Edizioni Curci/Faithfool/Music Union/Ala Bianca Group – Milano – Gallarate (VA) – Milano – Modena

0.45: Toccante il pezzo di Giordana Angi, più convincente delle serate precedenti

0.41: Giordana Angi – “Come mia madre”

GIORDANA ANGI

Giordana Angi, nata a Vannes il 12 gennaio 1994, italiana di origine francese. è sbocciata a Sanremo, nonostante sia conosciuta dal grande pubblico grazie al talent di Maria De Filippi Amici. Nel Sanremo del 2012 si classificava “non finalista” con “Incognita poesia”. Ora, con la nuova “Come mia madre”, prova a sfondare. Il titolo di “Big” lo deve ai 14 milioni di streaming su Spotify per “Casa”, brano certificato con l’oro.

Discografia

Album

2019 – Voglio essere tua

Non c’è un modo giusto ed esaustivo per raccontare l’affetto per la propria mamma. Giordana Angi in “Come mia madre” (la sua canzone di Sanremo 2020) prova a farlo nel modo più intimo e diretto possibile. Nel suo brano si parte innanzitutto dall’unicità, dal “come te non c’è nessuno”. La mamma è sicurezza, è serenità, è il luogo dove possiamo tornare (anche se per troppo poco tempo, quando siamo grandi) per essere ancora un po’ bambini.

Nelle sue parole Giordana mostra anche una punta di dispiacere: nel corso della vita ammette di essere stata troppo orgogliosa, di aver creato distanza nel rapporto, riponendo nella madre i pesi di tutte le sue paure. La persona a cui si rivolge non è solo un punto di riferimento, ma un modello di vita futura: «E se un giorno sarò una mamma / Vorrei essere come mia madre» canta, riservando per lei i complimenti più belli, quelli che non si possono fare nemmeno in una storia d’amore. «Sei tu il regalo dei miei compleanni / La luce accesa quando torno tardi / Il cuore più grande dove ripararmi».

La mamma qui non è solo “una persona alla quale si vuole un mondo di bene”, ma un esempio e una guida, la persona nella quale tutto il bene del mondo è racchiuso e ha ragione di esistere.

COME MIA MADRE – Giordana Angi

di G. Angi – M. Finotti

Edizioni Avarello/Edizioni Curci – Roma – Milano

Paolo Jannacci – “Voglio parlarti adesso”

0.40: Pezzo impalpabile di Riki, per adolescenti che non è un demerito, però non aggiunge niente

0.34: Riki – “Lo sappiamo entrambi”

RIKI

Tra gli 11 esordienti a Sanremo 70 c’è Riki, vero nome Riccardo Marcuzzo, nato a Segrate il 4 febbraio 1992, scoperto da Maria De Filippi. A Sanremo porta “Lo sappiamo entrambi”, nella speranza che riesca ad esprimere qualità vocali sopra alla sufficienza che finora sono rimaste un po’ nell’ombra. Il suo bell’aspetto fa comunque presa sul giovane pubblico femminile e su Spotify “Perdo le parole” è volato a 10 milioni di streaming con conseguente disco di platino certificato da Fimi.

Discografia

Album in studio

2017 – Mania

Album dal vivo

2018 – Live & Summer Mania

EP

2017 – Perdo le parole

Ce ne accorgiamo chiaramente solo dopo, quando tutto è davvero finito. Riki in “Lo sappiamo entrambi” (la sua canzone a Sanremo 2020) parla della bugia più grande che ci si dice in una storia, quel silenzio e quella distanza che si crea tra due persone che non si amano più, ma non hanno il coraggio di dirselo.

Ci si gira intorno tra omissioni, paure, rabbia inespressa e un’asfissiante inerzia per la quale si va avanti sì, ma a motore spento. Il concetto è chiaro a entrambi, ma non c’è modo di tirare fuori la verità, ovvero che qualcosa non va, che il sentimento si è spento e forse è finita. Nel frattempo si fa finta di niente, lacerandosi tra disagio e un senso di resa devastante.

Riki racconta queste senzazioni parlando anche di come si comunica attraverso il cellulare: tra frasi scritte, cancellate e poi sostituite da una versione migliore, edulcorata. «Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu / Ti addormenti guardando la tivù». Tutto sta cambiando, ma fuori si nota solo un angoscioso tormento.

LO SAPPIAMO ENTRAMBI – Riki

di R. Marcuzzo – R. Scirè – R. Marcuzzo

Ed. Sony/ATV Music Publishing (Italy)/EMI Music Publishing Italia/Mamely Edizioni Musicali/Ghest – Milano

0.33: Un incontro fra il rap e il mondo del pop, Anastasio che strizza l’occhio anche al rock con tanto di chitarra elettrica.

0,31: Anastasio – “Rosso di rabbia”

ANASTASIO

Anastasio, all’anagrafe Marco Anastasio è nato a Meta, 13 maggio 1997 ed è stato il trionfatore dell’edizione numero 12 di X Factor. Ha totalizzato 30 milioni gli streaming su Spotify per “La fine del mondo”, suo maggiore successo certificato doppio platino. Il rapper campano aveva già calcato il palco del Teatro Ariston in qualità di ospite per cantare il nuovo singolo “Correre”. Lanciato da Mara Maionchi a X Factor 12, è stato additato per i vari “Mi piace” messi alle pagine di CasaPound, Matteo Salvini, Lorenzo Fontana e Donald Trump. Due mesi fa ha pubblicato lo struggente “Il fattaccio del vicolo del Moro”, brano basato sul monologo “Er fattaccio di Americo Giuliani”. “Rosso di rabbia” è il titolo del brano con cui Anastasio debutterà a Sanremo 2020.

Discografia

Album

2020 – Atto zero

EP

2015 – Disciplina sperimentale (come Nasta mc)

2018 – La fine del mondo

Quando la rabbia diventa una prigione, i pensieri nel cervello a volte possono essere criminosi.

Ecco quindi Anastasio parlarci in “Rosso di rabbia” (la sua canzone di Sanremo 2020) proprio di quel momento, di quel territorio di confine dove tutti, in maniera più o meno intensa, ci siamo ritrovati almeno una volta nella vita.

L’ascoltatore può leggere il brano in modi molto diversi, anche se il racconto dell’artista sembra parlare di un terrorista colto in flagranza di reato, un reato che però non è riuscito a commettere. La rabbia qui non viene però considerata un male assoluto, ma un motore: la sensazione del rapper è di ritrovarci da una parte impossibilitati a esprimere quel nostro “rosso” disappunto (l’immagine della melma a inizio brano è piuttosto chiara) e dall’altra di essere disinnescati, quindi senza possibilità di espressione, senza possibilità di “esplodere”.

Il protagonista accusa chi fotografa, registra, osserva le emozioni dei ribelli e in qualche modo si alimenta di quella rabbia inespressa. La giudica, la invidia forse, ma in ogni caso la depotenzia: «Voi scrocconi di emozioni / Sempre in cerca di attenzioni / Prosciugate le canzoni della loro magia». L’invito, forse, è quello di lasciare (almeno) alla musica la possibilità di esprimersi in libertà.

ROSSO DI RABBIA – Anastasio

di M. Anastasio – Stabber – M. A. Azara – L. Serventi

Ed. Sony/ATV Music Publishing (Italy)/Sugarmusic/Me Next/Brioche Ed. Mus. – Milano – Olbia – Milano

0.30: Tris di presentatrici. La Leotta in lungo dorato, abito a sirena. Sabrina Salerno mini abito nero con strascico dietro e Francesca in bianco lungo, tempestato di paillettes, gonna ampia

0.26: Si fa un passo ancora indietro, al terzo album: Liberatemi

0.24: Piano e voce per “Iris”

0.21: E’ il momento del medley di Biagio che inizia con “Quanto tempo ancora”

0.16: “Ti saprò aspettare” il singolo di Biagio Antonacci, super ospite di questa sera

0.08: Altro pezzo orecchiabile, i brani di Sanremo, Le Vibrazioni in testa, sono pronti ad invadere le radio

0.06: Altra pretendente alla vittoria anche grazie al ballerino che sta traducendo il pezzo nel linguaggio dei segni

0.05: Le Vibrazioni – “Dov’è” –

LE VIBRAZIONI

Il gruppo è composto dal cantante e chitarrista Francesco Sarcina, principale compositore, il chitarrista e tastierista Stefano Verderi, il bassista Marco Castellani e il batterista Alessandro Deidda. Una delle due band in gara è quella di Francesco Sarcina, che a Sanremo ha partecipato anche da solista nel 2014 con una doppietta passata ai più inosservata: “Nel tuo sorriso” e “In questa città”. Per la loro è la terza partecipazione, dopo l’edizione 2005 con la canzone “Ovunque andrò” che riscuote grande successo di vendite e “Così sbagliato” di Sanremo 2018. Le Vibrazioni, in tour con Peppe Vessicchio, puntano in alto con “Dov’è”, scritta da Sarcina con l’aiuto di Rocco Casalino e Davide Simonetta, entrambi specializzati in canzoni immediate e radiofoniche. Per ora il loro maggior successo rimane “Dedicato a te” del 2003: 14 milioni di streaming Spotify e disco di platino.

Discografia

Album in studio

2003 – Le Vibrazioni

2005 – Le Vibrazioni II

2006 – Officine meccaniche

2010 – Le strade del tempo

2018 – V

Album dal vivo

2008 – En vivo

Raccolte

2011 – Come far nascere un fiore

Viviamo vite strane. Abbiamo molto, a volte quasi tutto, ma non siamo mai contenti. C’è una grossa probabilità che i tempi moderni rendano impossibile agli uomini l’essere (almeno un po’) felici. Ecco: la ricerca della gioia è un po’ il tema cardine di “Dov’è” de Le Vibrazioni (la loro canzone di Sanremo 2020 scritta con Roberto Casalino).

Non riconoscersi più allo specchio, farsi descrivere dallo sguardo e dai giudizi degli altri, la tendenza a perdere tempo e a non viverlo, a odiare invece di ricercare il bene. Ecco, ognuno di questi aspetti contribuisce a fare delle nostre vite delle esistenze meste, con quel mix di dolore e rassegnazione che è in fondo uno spreco di energie e di opportunità.

Quello è il nostro fondo del barile, il punto in cui ci guardiamo intorno e vediamo tutto nero. In quel momento ci chiediamo dove sia la nostra luce, dove sia il nostro pezzo di serenità. Quell’attesa di solito è contornata di solitudine: eppure dentro le nostre anime immobili c’è una voglia esagerata di orizzonti nuovi, stimoli unici, persone che ci facciano capire che la vita va goduta e non solo subita. Bisogna agire, cercare, ottenere.

DOV’È – Le Vibrazioni

di R. Casalino – D. Simonetta – F. Sarcina – R. Casalino

Ed. Music Union/Eclectic Music Group/Casakiller/Nelida Music – Milano – Latina – Milano

0.00: Combatte duramente, Rita Pavone… la nostra “Vasca” Pavone… Rocker dentro a 75 anni

23.58: Rita Pavone – “Niente (Resilienza 74)”

RITA PAVONE

Ultima arrivata, è il colpo di scena di Amadeus per i 70 anni di Festival. Lei di anni ne ha 5 in più, essendo nata a Torino il 23 agosto 1945 ma la grinta è quella di sempre. A Sanremo non ha mai avuto fortuna, nonostante un inizio carriera con milioni di dischi venduti anche nel Regno Unito, in Giappone, Francia, Germania, Stati Uniti e Sud America. Gli anni ’60 sono stati i suoi anni d’oro, poi il debutto a Sanremo nel ’69 con “Zucchero” senza particolari successi. “Niente (Resilienza 74)” è il brano con cui ritorna a mettersi in discussione sul palco dell’Ariston per la quarta volta, dopo aver ritirato nel Sanremo 2017 il Premio alla Carriera. Su Spotify i 2 milioni di streaming sono per “Datemi un martello” e “Il ballo del mattone”, veri must della musica italiana.

 
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