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George R. R. Martin e la Guerra delle Due Rose: la genealogia dei protagonisti di Game of Thrones

Post n°15662 pubblicato il 22 Aprile 2020 da Ladridicinema
 

 

da pickline.itDalle lotte di potere tra Lancaster e York alla follia di Carlo VI, dalla deformità Riccardo III all’ostinazione di Margherita D’Angiò e Maria I Tudor. Tutte le analogie con i personaggi storici alla base della saga dei record

 

Se pensavate di aver già visto abbastanza in quel capolavoro di tecnica e scrittura che è Il Trono di Spade, potrete ricredervi leggendo dei fatti realmente accaduti nel corso di oltre due secoli di storia europea. Sanguinolente quanto basta, intricate lotte di potere con continui rovesciamenti di fronte suggeriscono e riportano alla mente la genealogia dei protagonisti e alcuni degli eventi di Game of Thrones che hanno lasciato il pubblico a bocca aperta. Lannister come Lancaster, Stark come York: due famiglie per un solo regno.

Sono tante le similitudini, ammesse dall’autore George R. R. Martin, tra la guerra che oppone le due grandi famiglie di Westeros e quella, storica, tra i due rami della dinastia dei Plantageneti in lizza per il trono d’Inghilterra nel ’400. Un conflitto che nell’Ottocento la fantasia dello scrittore Walter Scott ribattezzò Guerra delle Due Rose (la rossa e bianca), con una fantasiosa allusione agli stemmi delle due casate. Per trent’anni, i Lancaster e gli York, discendenti da figli cadetti di Edoardo III, si contesero il trono: a partire dal 1455, quando le pretese regali di Riccardo, duca di York, iniziarono a contrapporsi a quelle del re Enrico VI Lancaster, debole e mentalmente instabile, e della moglie Margherita d’Angiò. Dopo una lunga sequela d’intrighi, alleanze e battaglie, il figlio di Riccardo divenne sovrano col nome di Edoardo IV ma, alla sua morte nel 1483, suo fratello, un altro Riccardo (di Gloucester), si sbarazzò dei nipotini e legittimi eredi Edoardo V e Riccardo di Shrewsbury, dichiarandoli illegittimi e facendoli sparire nella Torre di Londra. Intanto, convinse il Parlamento a “supplicarlo” di diventare re, come Riccardo III. La contesa York-Lancaster riprese con il nobile gallese Enrico Tudor, discendente per via femminile dai Lancaster: nel 1485 uccise Riccardo in battaglia e sposò la figlia primogenita di Edoardo IV, Elisabetta di York, ricomponendo la frattura dinastica e inaugurando una lunga era di pace.

LEGGI ANCHE: Tutti gli eventi storici che hanno ispirato Game of Thrones

C’è da dire che, in Game of Thrones, gli Stark non sembrano aspirare poi troppo al trono, soddisfatti del loro antico ruolo di Protettori del Nord. Eddard Stark accetta, infatti, di malavoglia il ruolo di Primo Cavaliere del Re, che l’inadeguato sovrano Robert Baratheon gli impone (Riccardo di York divenne invece Lord Protettore del Regno dopo l’insorgere della pazzia di Enrico VI). Solo in seguito, con l’uccisione a tradimento di Ned e la diaspora della sua famiglia, gli Stark si vedono costretti al “gioco dei troni” contro i Lannister e i loro alleati. Un convincente filo rosso lega Eddard a Riccardo di York: entrambi sono guerrieri esperti e uomini d’onore, ed entrambi finiscono decapitati e con la testa infilzata su una picca. Ma sono tante le somiglianze anche con Guglielmo, Lord Hastings, grande amico di Edoardo IV e alleato di Riccardo III nell’ascesa al trono. Frutto di un incesto, Re Joffrey Baratheon è invece uno dei personaggi più crudeli e controversi dell’intera saga: capriccioso e ormai fuori controllo, viene sopportato a stento dai suoi sudditi, che organizzano una sommossa popolare nel tentativo di liberarsene. Ricorda molto la figura di Riccardo II e di Edoardo di Lancaster: unico figlio di Enrico VI d’Inghilterra e della consorte Margherita d’Angiò, si dice fosse frutto di una relazione tra la regina ed Edmund Beaufort. Il re adolescente a soli 13 anni si divertiva a tagliare teste, attaccare i suoi amici con la spada, la lancia o altre armi per puro svago e, ovviamente, andare in guerra. Sul fronte femminile, sono numerosi i paralleli tra la regina Cersei Lannister e la volitiva Margherita d’Angiò, moglie di Enrico VI e regista della causa Lancaster. L’umiliazione che precede la sua espiazione segue le orme della camminata in tunica di Jane Shore. Daenerys, ultima superstite dell’antica dinastia Targaryen, strizza invece l’occhio a Enrico Tudor: un lungo esilio oltremare, un’antica vendetta di famiglia da onorare, un trono da riconquistare. Tosta e indipendente, espande la sua influenza sguinzagliando draghi ma soprattutto regimentando flotte come la Regina Vergine, anch’essa rimasta nubile per preservare il proprio potere. Ma ci sono elementi che rimandano anche ad Alessandro Magno e Cleopatra.

Suo padre Aerys II, ultimo sovrano della dinastia Targaryen sul Trono di Spade, è il “re folle”: lo stesso epiteto che, nella dimensione della Francia medioevale, fu cucito addosso alla figura tragica di Carlo VI di Valois (1368-1422). In entrambi la pazzia si manifesta solo dopo anni di governo tutto sommato felici: Carlo VI si meritò all’inizio l’appellativo di “Beneamato”, salvo poi essere colto da delirio – a 24 anni, in un’afosa mattina dell’agosto 1392 nella quale attraversava una foresta – e, gridando al tradimento, avventarsi a spada sguainata contro i suoi cavalieri, uccidendone diversi prima di venire immobilizzato. L’anno dopo fu la volta del Ballo degli Ardenti, un ballo in maschera durante il quale per un incidente alcuni danzatori finirono arsi vivi: lo stesso re rischiò la vita, fu salvato dalla Duchessa di Berry e si giocò l’ultimo barlume di lucidità, lasciando spazio di manovra allo zio Filippo di Borgogna e alla moglie Isabella di Baviera. Le sue psicosi si aggravavano e Carlo fu colpito da una malattia misteriosa che gli provocò la caduta di tutti i denti e capelli. I suoi deliri erano ormai noti in tutto il regno, a un certo punto fu convinto di essere di vetro e decise di indossare delle stecche di ferro nei suoi vestiti per evitare di rompersi. Una follia, tra l’altro, “ereditaria”: nipote di Carlo fu Enrico VI d’Inghilterra (1421-1471), la cui demenza favorì l’insorgere della Guerra delle Due Rose, mentre Aerys è nipote di Aerion Targaryen, convinto di essere un drago sotto mentite spoglie umane.

“Deforme, incompiuto, spedito prima del tempo in questo mondo che respira, finito a metà, e questa [metà, ndr] così storpia e brutta che i cani mi abbaiano quando zoppico accanto a loro”. Nel monologo del Riccardo III di Shakespeare (1592), l’ultimo degli York, sovrano tra i più controversi della storia inglese, descrive così la sua sgraziata condizione fisica. Il nanismo e l’acume del Folletto traggono ispirazione dall’ultimo sovrano d’Inghilterra della dinastia di York e, stando alla descrizione di Tommaso Moro confermata nel 2012 dal ritrovamento dei suoi resti sotto un parcheggio di Leicester, il sovrano era davvero gobbo a causa di una grave scoliosi: deformità del corpo che secondo la versione shakespeariana, ispirata dai vincitori Tudor, era specchio dell’immoralità di quello che consideravano un usurpatore.

Nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco a declamare quelle parole avrebbe potuto certamente essere il nano Tyrion Lannister, a cui quasi tutti gli altri membri della casata guardano con malcelato odio, fatta eccezione per il fratello. All’inizio della narrazione letteraria e televisiva, Tyrion è presentato come un gaudente dedito al bere e alle prostitute. Il frivolo scherzo di natura si rivela però pian piano meglio di come sembra, diventando un personaggio di primo piano nell’epopea della saga. Nel corso degli eventi dimostra grande acume, capacità di giudizio, lealtà verso la famiglia e persino coraggio in battaglia. Tratti positivi che a ben guardare, e al netto del cliché del “villain”, si ritrovano anche nel Riccardo storico, specie nelle interpretazioni più recenti. Riccardo III fu fedele alla causa del fratello Edoardo IV fino alla morte di questi, salvo poi, come Stannis Baratheon, dichiarare i nipoti illegittimi e avanzare pretese sul trono dopo la morte del congiunto. E fu veramente un guerriero valoroso, al punto di affrontare nella battaglia di Bosworth Field (1485), ormai praticamente solo, le armate soverchianti di Enrico Tudor. I soldati di Enrico, come l’esame delle sue spoglie ha dimostrato, infierirono crudelmente sul cadavere del deforme sovrano. Inoltre, proprio come Tyrion, Riccardo era un uomo di cultura, che sapeva discorrere in latino e che amava leggere. Entrambi hanno però una “macchia”: Tyrion fugge dopo aver ucciso il padre Tywin Lannister – ispirato a sua volta a Edoardo I, eternamente deluso dai figli – mentre il sovrano inglese è indicato, senza prove certe, quale mandante dell’uccisione dei principini nella Torre di Londra. Insomma, due personaggi in chiaroscuro. E due “cattivi” per i quali è difficile non provare una certa simpatia.

Altra figura decisiva nella Guerra delle Due Rose è Giorgio, il duca di Clarence, che a molti ricorda Theon Greyjoy, il vichingo evirato nella serie Tv. Giorgio e Theon si trovano entrambi ostaggi da bambini per colpe non loro, separati dai propri genitori. E devono affrontare la dilaniante scelta tra fedeltà al padre o al fratello (che per Theon era Robb Stark, adottivo ma non meno amato), scegliendo il primo, e pagando questo destino a caro prezzo. Theon viene torturato per tutta la terza stagione di Game of Thrones, Giorgio di Clarence fu annegato in una vasca di vino Malvasia. Jaime Lannister, Sterminatore di Re, è ispirato a Richard Neville (1428 –1471) Conte di Warwick: condottiero inglese e rampollo di una ricchissima famiglia inglese, cambiò schieramento appoggiando prima Enrico VI d’Inghilterra e poi Riccardo Plantageneto, guadagnandosi il soprannome di “Kingmaker”. Re Robert Baratheon – la cui morte in Game of Thrones scatena la guerra dei cinque Re – somiglia a Edoardo IV negli ultimi anni di vita, quando da carismatico condottiero si era trasformato in edonista e donnaiolo. Inoltre, come Robert, Edoardo IV è deceduto in uno strano incidente. Nella serie, Robert perde la vita andando a caccia, Edoardo morì durante una battuta di pesca. Se il machiavellico Ditocorto ha basato, invece, il suo villan doppiogiochista sul Principe manipolatore, figura controversa nella Firenze dei Medici, la sacerdotessa di R’hllor arde vive le persone in puro stile Maria I Tudor, meglio nota come Bloody Mary. La donna rossa condivide con la sovrana inglese l’attrazione per il fuoco, o meglio l’idea di condannare al rogo tutti coloro che osano opporsi alla sua religione.

E i fratelli Stark? Sansa, Arya, Bran, Robb e Rickon sono nati sì dalla fervida immaginazione di George R.R. Martin che ha aggiunto ai loro personaggi anche quel mix mistico e magico che li ha resi ai nostri occhi decisamente irresistibili. Ma nella realtà l’autore ha estrapolato da alcune leggende celtiche gli elementi più amati della Casa Stark, come la relazione con i loro lupi, la capacità di leggere nella loro mente e di controllarli. La storia dei principi nella Torre di Londra, che ricorda alla lontana quella dei due eredi più giovani degli Stark, Bran e Rickon, ispirati ai due principi infanti scomparsi e uccisi nella fatidica torre, alla morte del re padre. Figli di Edoardo IV e di Elizabeth Woodville, Edoardo V d’Inghilterra e Riccardo di Shrewsbury furono rinchiusi nella torre di Londra dallo zio Riccardo di Gloucester, lord protettore e capo del consiglio di reggenza, che avrebbe dovuto badare a loro in assenza del padre. Brienne di Tarth condivide con la Pulzella di Orleans la predilezione per abiti maschili, armatura e spada. Entrambe sono accumunate da un destino infausto, con la prima destinata a perdere le persone che ha servito e la seconda bruciata sul rogo con l’accusa di eresia. Sansa Stark rimanda infine ad Anne Neville che, dopo essersi sposata molto presto, perse padre e marito in battaglia, prima di convolare all’altare con l’ambizioso Riccardo III, dando inizio a un matrimonio sfortunato che ricorda quello della figlia maggiore di Eddard Stark con il folle Ramsay Bolton.

 
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