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Post n°15636 pubblicato il 19 Marzo 2020 da Ladridicinema
 

Celebre cacciatore di teste norvegese, Roger Brown è un uomo dalle apparenze di successo, a cui sembra non mancare nulla. Sposato con la bellissima e altissima Diana, gallerista d'arte, Roger abita in una bella villa dal mutuo stellare e conduce una vita al di sopra delle proprie possibilità. Per far quadrare i conti, svolge una seconda, segretissima attività: ruba quadri di valore. Quando la moglie gli presenta Clas Greve, un ex dirigente d'azienda olandese, Roger ha finalmente l'occasione del colpo della vita. Clas ha, infatti, ereditato dalla nonna una villa nella campagna norvegese e soprattutto un Rubens quotato centinaia di migliaia di euro. Ma il furto si rivelerà più complicato del previsto, perché Clas nasconde un oscuro passato.
La sequenza iniziale di questo film, in cui il protagonista si accinge a rubare un dipinto e in voce fuori campo ci spiega la fatalistica filosofia del ladro d'arte, racchiude la cifra stilistica di un thriller in cui l'ironia - rigorosamente nera e nordica - conta più dell'azione e dei suoi effetti pulp. Nonostante ciò, il ritmo è sempre sostenuto e si arriva con gusto a un finale un po' tirato, in cui il colpo di scena è meno interessante dello svolgimento centrale dell'intreccio.
Nell'adattare il best seller dell'apprezzato giallista norvegese Jo Nesbø, il connazionale regista Morten Tyldum ricalca la chiave umoristica del romanzo, mettendola nelle mani del protagonista interpretato da Aksel Hennie. L'attore è perfetto per incarnare le contraddizioni di un uomo tanto sfacciato e sicuro di sé all'apparenza, quanto sfiduciato e insicuro nell'intimo. Un capitalista di successo che proclama la superiorità della reputazione, ma che è schiacciato dal complesso dell'altezza. Dato che la moglie è una stangona abituata a essere corteggiata e desiderata, questo abile cacciatore di teste ritiene di doversi dare alla caccia di quadri per foraggiare il suo amore inconsapevole.
La trattazione sociale del mondo di squali famelici e paurosi in cui opera Roger Brown è gustosa, così come lo sono i primi tre quarti di questo thriller (autentico successo al botteghino norvegese) in cui l'adrenalina è generata più dalle caratterizzazioni di personaggi irriverenti che delle situazioni. Invece, l'ultima parte - quella in cui il confronto tra i due antagonisti si fa diretto - risente di qualche ingenuità di sceneggiatura, oltre che del buonismo e dell'inverosimiglianza del finale, che non è attribuibile al regista. Nel complesso, l'intrattenimento stuzzicante del prodotto non viene comunque intaccato.

 
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