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“Falsificatori della storia”, II guerra mondiale: la pubblicistica russa oggi terza parte

Post n°15653 pubblicato il 21 Aprile 2020 da Ladridicinema
 
Tag: STORIA


Per parte nostra, all'esposizione di Igor Šiškin, possiamo aggiungere che quanto il putiferio che va in onda da mesi in “prima serata” - dopo che per decenni era rimasto relegato ai manuali di storia liberali - circa il peso avuto nello scoppio della guerra dal Trattato di non aggressione tra Germania e URSS, sia tutto interno al presente, lo può testimoniare una brevissima rassegna della stampa polacca dell’epoca, di senso completamente opposto alle attuali “convinzioni” di Varsavia, riportata dallo storico Aleksandr Kiselëv. [7] “Patto senza significato pratico”, scriveva il 24 agosto 1939 l’organo del Ministero della guerra, Polska Zbrojna e continuava “Sdegno in Giappone, confusione in Italia e Spagna”; e poi “Successo a uso interno”. Il 27 agosto, Gazeta Polska scriveva che l’accordo con l’URSS era un “atto di disperazione” della diplomazia tedesca, finita in un vicolo cieco. Secondo il cristiano-democratico Glos narodu, il patto aveva addirittura “elevato l’importanza della Polonia nella politica europea”. Il conservatore Slovo notava che, a est della Germania, l’unica autentica forza militare restava “solo ed esclusivamente la Polonia” e nella futura guerra la Polonia avrebbe operato in alleanza coi “popoli liberi”, contro “gli uniti totalitarismi bruni e rossi”. [Sembra oggi! ndt] Significativo, nota Kiselëv, che “una settimana prima dello scoppio della guerra, l’opinione pubblica polacca non valutasse il Patto tedesco-sovietico come una diretta minaccia all’indipendenza della Polonia da parte dell’URSS”. 

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“Integrazione” polacco-germanica contro l'URSS

di Andrej Lazutkin          02.01.2020


Nei primissimi giorni del 2020, Andrej Lazutkin ricordava le “scandalose” parole pronunciate poco tempo prima dal presidente bielorusso Aleksandr Lukašenko che, commentando il patto tedesco-sovietico del 1939, aveva osato dire nientepopodimeno che "in Bielorussia si dovrebbero erigere monumenti a Stalin”, per il ruolo da lui svolto nel ripristino dell'unità territoriale della Bielorussia.

 

A cosa si riferiva Lukašenko?

Nel 1918, riassume Lazutkin, approfittando della situazione in Russia, Germania, Turchia, Austria-Ungheria, la Polonia aveva deciso di ripristinare i confini della Rzeczpospolita del 1772. In base alla pace di Riga, [vedi sopra Nota 9 dell'Introduzione; ndt] i polacchi avevano ottenuto metà del territorio della Bielorussia e quasi l'intero versante destro dell'Ucraina. [8] Inoltre, era stata strappata alla Lituania la regione di Vilnius, per cui i baltici avevano dovuto trasferire la capitale a Kaunas e, con il pretesto della lotta al separatismo, escludere per legge dall'alfabeto la lettera polacca "w" e altre lettere del latino polacco.

Nel periodo tra le due guerre, sedettero al Sejm polacco 112 partiti, si succedettero 31 governi e 19 primi ministri; nel 1922, il presidente Gabriel Narutowicz fu ucciso da estremisti di destra 5 giorni dopo essere stato eletto [Narutowicz, sostenitore del maresciallo Józef Pilsudski, fu Presidente della Polonia dal 11 al 16 dicembre 1922; ndt]. A seguito della prolungata crisi, andò al potere il maresciallo Józef Pilsudski, che, dopo aver combattuto contro l’Esercito Rosso nel 1920 e aver invaso Ucraina e Bielorussia, aver instaurato un “regime dei colonnelli” nel 1926 in Polonia, il 26 gennaio 1934, primo tra i paesi europei, firmò un patto di non aggressione (e quasi sicuramente un accordo militare) con Hitler. A metà anni '30, la Polonia tornò a essere uno Stato centralizzato e aggressivo e arrivò a chiedere alla Società delle Nazioni che le venissero concesse colonie d'oltremare. Con tutto ciò che, nel paese, un terzo della popolazione non parlasse polacco.

[Ed ecco cosa scrivono Bunevic e Ševcenko; ndt] Dmitrij Bunevic [9] parla di una Polonia che negli anni '30 era uno stato nazionalista, autoritario, corporativo, sciovinista, xenofobo; Kirill Ševcenko [10] scrive della forte repressione ai danni delle minoranze nazionali (ucraini, bielorussi, lituani, ebrei), i cui attivisti, insieme ai militanti comunisti, erano rinchiusi a centinaia nel lager di Berëza-Kartuzskaja. Ševcenko ricorda l'oppressione delle minoranze ucraine nelle regioni di Podljašja, Polesja, Kholmšcina, Volynia, Galiza orientale; la chiusura di scuole, centri culturali e giornali nelle lingue nazionali, in particolare quella bielorussa, con la polonizzazione della chiesa ortodossa bielorussa operata dalla chiesa cattolica polacca.

Era questa la Polonia di Pilsudski, che non cambiò orientamento nemmeno dopo la sua morte. La Polonia - possiamo aggiungere a quanto scrive Lazutkin - di quello stesso Pilsudski in memoria del quale, l'attuale presidente polacco, Andrzej Duda, in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio 2020, ha proposto al collega ucraino Vladimir Zelenskij, ebreo, di glorificare, in modo congiunto, uno dei maggiori organizzatori di pogròm anti-ebraici, il capo del Direttorio ucraino Simon Petljura [presidente della cosiddetta Repubblica Popolare d'Ucraina nazionalista nel 1919-'20; ndt]. Naturalmente, Duda non lo ha fatto in maniera così sfacciata, bensì vestendo i panni europeisti della guerra al bolscevismo mondiale, una guerra attuale oggi come cento anni fa; una guerra che nazionalisti ucraini e polacchi combatterono fianco a fianco, a inizi anni ’20, contro la giovane Repubblica sovietica russa. “Ho proposto al Presidente” Zelenskij, ha raccontato Duda, “di onorare insieme la memoria dei soldati polacchi e ucraini che combatterono contro i bolscevichi… i soldati polacchi, che noi chiamiamo simbolicamente soldati di Pilsudski… e Petljura coi soldati ucraini”. Per la cronaca, Petljura fu ucciso nel 1926 a Parigi da Samuel Schwarzbard, per vendicare le centinaia di pogròm anti-ebraici organizzati dal capo del Direttorio nel 1918-1920 nelle regioni di Kiev, Poltava e Kherson e il più feroce dei quali è forse quello del 15 febbraio 1919 nell’area di Proskurov, costato la vita a oltre 1.000 ebrei. Per quanto invece riguarda Pilsudski, tanto per ricordarne la figura, nel 1935, alla notizia della sua morte, Hermann Göring si precipitò in Polonia a farsi vedere in prima fila dietro la sua bara. Tutti i principali giornali tedeschi uscirono con le prime pagine piene di condoglianze. Il principale quotidiano nazista, il Völkischer Beobachter scrisse: "La Nuova Germania abbassa le bandiere e gli stendardi dinanzi alla bara di questo grande statista, che per la prima volta ha avuto il coraggio di una aperta fiducia e di una completa alleanza con il Reich nazionalsocialista". Adolf Hitler decretò il lutto nazionale nel Reich e fece organizzare una messa nella Cattedrale di Berlino, con una bara simbolica di Pilsudski. Nel 1939, allorché i tedeschi occuparono Cracovia, organizzarono una guardia d'onore alla sua tomba.

Qual era il motivo di così tanti onori? Riprendiamo Lazutkin: “Il 26 gennaio 1934 era stata sottoscritta la “Dichiarazione sul non ricorso alla forza tra Germania e Polonia”, il cosiddetto “patto Pilsudski-Hitler”. La sua conclusione era stato uno dei primi successi di politica estera del governo tedesco sotto la guida di Hitler; la normalizzazione dei rapporti con la Polonia, gli permetteva di muoversi a Occidente (Saar, Ruhr) e portare a termine senza preoccupazioni la militarizzazione delle frontiere orientali. Inoltre, Hitler faceva di tutto per coinvolgere la Polonia in un'alleanza contro l'URSS.

Da parte sua, la leadership polacca attendeva dalla Germania un reciproco sostegno nella questione della revisione dei confini stabiliti a Versailles. Tali aspettative si realizzarono in parte, dopo l'intesa di Monaco del 1938, allorché Germania, Ungheria e Polonia procedettero a spartirsi il territorio cecoslovacco.

Hitler stracciò unilateralmente il patto di non aggressione con la Polonia il 28 aprile 1939, col pretesto che la Polonia  rifiutava di concedere alla Germania la possibilità di realizzare una carrozzabile extraterritoriale verso Könisberg (oggi Kaliningrad) attraverso il cosiddetto corridoio polacco. La Polonia, tuttavia, basandosi sul testo della Dichiarazione, continuò a considerarla in vigore fino al momento dell'attacco tedesco, il 1 settembre 1939.

Perché questa lunga digressione dalla questione del patto Molotov-Ribbentrop?

Secondo rapporti dei Servizi esteri sovietici, desecretati dopo la fine dell'URSS, nel 1935 il generale polacco Józef Haller sosteneva che tra Germania e Polonia esistesse un accordo militare segreto, rivolto contro l'URSS. Era della stessa opinione un altro generale polacco, Wladyslaw Sikorski, [vedi il successivo “Come Iosif Stalin vinse Winston Churchill sulla Polonia”; ndt] convinto dell'esistenza del patto militare segreto, sulla base del quale il destino della Pomerania polacca sarebbe stato definitivamente deciso a favore della Germania.

Anche il Commissario del popolo agli affari esteri dell'URSS, Maksim Litvinov, a conclusione dei colloqui con l'omonimo polacco Beck, il 13, 14 e 15 febbraio 1934, rilevando una "seria svolta nell'orientamento della politica polacca", osservava: "Difficilmente la Polonia avrebbe potuto disdegnare la nostra cooperazione e al tempo stesso prendere le distanze dalla Francia, se non avesse ottenuto nuove garanzie o promesse di garanzia da qualcun altro". [11] 

Perché la Polonia si era fatta tanto ardita dopo il patto con Hitler? Così tanto da precipitarsi a capofitto a liquidare i meccanismi di sicurezza europei. Cosa potevano aver promesso i tedeschi di così rilevante?


In tutte le capitali europee senza eccezioni, si posero queste domande, sospettando l'esistenza di accordi segreti tedesco-polacchi, allegati al patto del 26 gennaio 1934. All'epoca, era impossibile spiegare altrimenti il comportamento della Polonia, tranne che con l'esistenza di accordi segreti con Hitler.


Il leader dei comunisti bulgari, Georgi Dimitrov, annotò allora nei suoi diari che il patto era pericoloso per l'URSS: “si avvicina sempre più a Hitler. È vero che tra loro esistono serie contraddizioni imperialiste... Ma, più forte di esse, è il loro odio comune nei confronti dell'URSS, la loro comune aspirazione a conquistare nuovi spazi a Oriente...". Dimitrov osservava anche che un analogo "patto di non aggressione, concluso dalla Polonia con l'Unione Sovietica, per Pilsudski è solo una manovra".

Evidente, che, insieme al patto di non aggressione del 1934, tra Germania e Polonia ci fosse un'aggiunta segreta, in base alla quale, in cambio dell'impegno tedesco a non intervenire contro la Polonia, questa, in caso di attacco alla Germania, si impegnava a osservare una rigorosa neutralità, il che significava la rottura di fatto dell'alleanza franco-polacca [Trattato sottoscritto nel 1921; ndt]. Il che, a sua volta, assicurava la liquidazione del sistema della sicurezza collettiva e rappresentava il principale passo verso la consegna della Cecoslovacchia.

Ma c'era dell'altro, scrive ancora Lazutkin. Nel 2009 fu pubblicata a Mosca la raccolta di documenti dell'intelligence estera sovietica “I segreti della politica polacca. 1935–1945”, [12] curata dal maggior-generale a riposo Lev Sotskov. Il rapporto del "Due" - secondo dipartimento (intelligence) dello Stato maggiore del Wojsko Polskie - del dicembre 1938 diceva: "Lo smembramento della Russia è alla base della politica polacca a Oriente... Pertanto, la nostra possibile posizione si esprime con la seguente formula: chi prenderà parte alla spartizione. La Polonia non dovrà rimanere passiva in questo importante passaggio storico. Il compito è quello di prepararsi per tempo, fisicamente e spiritualmente... L'obiettivo principale è quello di indebolire e sconfiggere la Russia". 


Nel corso dei colloqui con il maresciallo Edward Rydz-Smigly, il 16 febbraio 1937, Herman Göring dichiarò che "il pericolo è rappresentato non solo dal bolscevismo, ma dalla Russia in quanto tale, indipendentemente dal fatto che vi sia un sistema monarchico, liberale o di altro tipo". Da parte sua, Rydz-Smigly osservò che, in caso di conflitto, la Polonia non intendeva schierarsi dalla parte dell'Unione Sovietica.


Nell'ottobre 1938, il Ministro degli esteri tedesco Joachim von Ribbentrop chiese alla Polonia di accettare l'inclusione di Danzica nella Germania. Nel corso dell'incontro, organizzato a gennaio 1939 con la mediazione di diplomatici giapponesi, Hitler assicurò il Ministro degli esteri polacco Józef Beck, che la Germania "aveva bisogno di una Polonia forte". A fine gennaio, Ribbentrop, giunto a Varsavia, cercò di convincere la Polonia che essa, se la Germania fosse uscita vincitrice nel confronto con l'URSS, avrebbe potuto ottenere parte dell'Ucraina in cambio di Danzica. Beck promise di prendere in considerazione la proposta. Formalmente, l'alleanza tra Polonia e Germania fu liquidata a causa della completa divergenza di vedute sul "corridoio di Danzica" e sul futuro della "città libera" di Danzica, abitata soprattutto da tedeschi. Il 28 aprile 1939, Hitler denunciò il patto di non aggressione tedesco-polacco, includendo così la Polonia nella zona di potenziale aggressione.


Il patto sovietico-tedesco e la CIA

Torniamo ora alla questione delle responsabilità per lo scatenamento della seconda guerra mondiale.

Il discorso su protocolli segreti dell'URSS con la Germania fu sollevato pubblicamente per la prima volta al processo di Norimberga: gli imputati basarono su di essi la propria linea di difesa. Ribbentrop parlò dell'accordo con l'URSS, mentre il difensore di Rudolf Hess, Alfred Seidl, entrato in possesso di una copia dattiloscritta del protocollo, cercò di leggerlo, ma non gli fu concesso, per il suo rifiuto di rivelare alla corte la fonte del documento (successivamente, nelle sue memorie, scrisse di averlo ottenuto dall'intelligence americana).

Il documento ottenne ampia notorietà nel 1948, quando fu pubblicato nella raccolta curata dal Dipartimento di stato USA “Nazi-soviet relations. 1939-1941". [Vedi “Falsificatori della storia”; ndt] La raccolta conteneva anche la corrispondenza diplomatica tedesca e tedesco-sovietica, con riferimenti diretti ad accordi segreti. Questo fatto servì da base per tracciare analogie tra la politica dell'URSS e quella del Terzo Reich nazista e per accusare l'Unione Sovietica di complicità nello scatenamento della Seconda guerra mondiale.

L'URSS ha sempre negato l'esistenza di accordi e solo nel 1992, scrive Lazutkin, gli intelligentoni russi pubblicarono i protocolli sovietico-tedeschi sulla divisione facoltativa delle sfere di influenza. Questo, mentre tutti gli altri stati che avevano concluso patti con la Germania, tengono ben nascosti i propri protocolli. I leader occidentali, a differenza di Eltsin e Gorbacev, non hanno fretta di condividere le responsabilità, riversando ogni colpa sui "regimi totalitari".

Ad esempio, la parte segreta dei colloqui di Hess con il governo britannico, dopo la morte di Hess nel 1987, fu secretata fino al 2017. E nel 2017 è stata secretata per altri 50 anni.


Qual è la differenza di base tra i patti "polacco" e "sovietico" con la Germania

La Polonia di Pilsudski non era peggiore né migliore della maggior parte degli stati europei dell'epoca, ognuno dei quali cercava a modo suo di pacificare Hitler. Al tempo stesso, le circostanze della conclusione del patto polacco-tedesco del 1934 e del trattato sovietico-tedesco del 1939, con tutti i loro accordi non pubblici, sono radicalmente diverse.


L'URSS fu costretta a concludere un accordo con Hitler, dopo che non erano rimaste altre opzioni, dato il fallimento dei negoziati per un'intesa militare con Inghilterra e Francia, tra l'altro anche a causa della posizione della Polonia. Quest'ultima, invece, strinse consapevolmente un'alleanza con Hitler, pur disponendo di molte altre varianti per garantire la propria sicurezza contro le aggressioni: l'alleanza militare franco-polacca, in vigore nel 1934, le proposte sovietiche di un'alleanza militare contro l'aggressione hitleriana e una molteplicità di progetti per un fronte collettivo.

 

 
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