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Messaggi di Febbraio 2018

 

Napoli velata

Post n°14287 pubblicato il 16 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

Adriana, anatomopatologo con diversi problemi a interagire con le persone, incontra Andrea, un giovane uomo che la seduce, passandoci una notte assieme. Adriana è travolta, finalmente viva. I due si danno appuntamento per rivedersi, ma Andrea non si presenta. Lei rimane delusa, ma non sa la verità. È l'inizio di un'indagine poliziesca ed esistenziale che condurrà Adriana nel ventre di Napoli e di un passato, dove cova un rimosso luttuoso.
Questo forse è il più ambizioso film della sua intera cinematografia. Napoli è velata, è misteriosa ed è velato anche il Cristo di Giuseppe Sanmartino, un velo che in realtà rivela il corpo, lo sottolinea, espone il cadavere, l'oscenità della morte. Quasi più vero dei corpi nudi, morti, esposti al nostro sguardo, lungo la trama complicata, velata e segreta.
Il nuovo film di Ferzan Ozpetek è un thriller personale, elegante con una stupenda Giovanna Mezzogiorno che si cala in una Napoli esoterica, borghese, misteriosa. Il tutto in un mix di generi.
Temi alti, suggestioni ricercate, dentro una ballata barocca, un po' thriller e un po' melodramma, in una città di Napoli viscerale e superba, che è donna, madre, anzi matrigna che divora i suoi figli. Un viaggio nel dramma di una donna in maniera delicata ed elegente mantenendo un certo riserbo.

Napoli velata è un film che capitalizza in maniera spettacolare il fascino della città in cui è ambientato. L'autore gioca molto con il mistero del principe di San Severo, anche nel finale. Peccato per la sceneggiatura, assolutamente approssimativa e con toni eccessivamente cupi, che sembrano caratterizzare questo nuovo cinema del regista italo-turco.

voto finale: 3/5

Napoli velata è un film di genere thriller del 2017, diretto da Ferzan Ozpetek, con Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi. Uscita al cinema il 28 dicembre 2017. Durata 113 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia.

Poster
  • TRAMA NAPOLI VELATA:

In una Napoli sospesa tra magia e superstizione, follia e razionalità, un mistero avvolge l'esistenza di Adriana (Giovanna Mezzogiorno) travolta da un amore improvviso e un delitto violento. 

Nel cast del nuovo film di Ferzan Ozpetek anche uno dei nuovi attori più promettenti del cinema (e delle serie) italiano come Alessandro Borghi, onnipresente in questa stagione. una partenopea doc, anche se nata a Udine, come Anna Bonaiuto. Nel cast anche Anna Sastri e Isabella Ferrari, già al lavoro con Ozpetek in Saturno contro e Un giorno perfetto. Un film corale, Napoli velata, con molti volti e caratteristi come tipico del cinema del regista.

Ferzan Ozpetek ama circondarsi degli stessi collaboratori, per cui non stupisce abbia scritto Napoli velata insieme allo storico cosceneggiatore, Gianni Romoli, oltre a Valia Santella. Girato interamente nella città partenopea, in sette settimane, conferma la passione mediterranea del regista turco di nascita e italiano di formazione.


Dopo essere tornato alle sue radici in Rosso Istanbul, adattando un suo stesso libro, Ferzan Ozpetek ascia di nuovo il suo quartiere Ostiense di Roma per una storia misteriosa che si sviluppa nei vicoli frenetici di Napoli. Nel farlo si affida a Giovanna Mezzogiorno, quindici anni dopo La finestra di fronte, per cui l'attrice romana vinse David di Donatello e Nastro d’argento. Sulla storia il regista mantiene un velo di riserbo totale, si sa che questa donna è "travolta da un amore improvviso e un delitto violento". Ozpetek deve aver trovato delle similitudini fra la sua Istanbul e Napoli, visto che ha detto: "Racconto i segreti di una città che conosce oro e polvere, una città pagana e sacra allo stesso tempo. E dentro alla cornice del thriller esplode una potente storia d'amore". 

Nato a Istanbul, Ozpetek ha studiato all'Università La Sapienza di Roma, avvicinandosi al cinema dopo una parentesi nel teatro lavorando come aiuto regista con Massimo Troisi, Ricky Tognazzi, Francesco Nuti. Nel 1997 il debutto alla regia con il premiato Il bagno turco, visto alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Fra i suoi successi maggiori citiamo Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Mine vaganti. Nel settembre del 2016 si è coniugato con Simone Pontesilli, compagno da quattordici anni, in Campidoglio, a Roma. 

REGIA: Ferzan Ozpetek


 
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Olimpiadi, Brignone bronzo gigante

Post n°14286 pubblicato il 15 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Oro a Shiffrin, argento alla norvegese Mowinckel

 

E’ bronzo gigante Federica Brignone. Ha rotto il ghiaccio. Dopo giorni intensi, difficili per la tensione e il meteo che fa le bizze ora può festeggiare. Terza nella prima manche, controlla nella seconda, poi attacca e finisce sul terzo gradino del podio. Quarta medaglia per l’Italia, la prima dello sci alpino. L’oro del gigante va alla regina Mikaela Shiffrin, un cannibale che si butta sull’osso e si commuove perché questa è per lei la medaglia più difficile. L’argento è della norvegese Ragnhild Mowinckel e per la Norvegia è la terza medaglia dello sci nella giornata dopo l’oro di Aksel Svindal in libera e l’argento del compagno di squadra Kjetil Jansrud.  

 

L’Italia fa festa, nella prima gara delle donne arriva la conferma sperata: la squadra c’è. Fede è sul podio e Marta Bassino è ottima quinta. Peccato per Manuela moelgg, prima dopo la prima manche getta via la gara e finisce ottava. Furente con se stessa per un’altra occasione d’oro sprecata, dopo quella in slalom nei Mondiali di Val d’Isère quando saltò all’ultimo porta ed era in corsa per il podio, si chiude in se stessa, senza commenti e se ne va a sciare. Sofia Goggia finisce all’11° posto: «Ho fatto una goggiata a metà muro però non sono riuscita ad avere buone sensazioni fin dalla prima manche, ma prendo e porto a casa e mi concentro sulle prossime gare. Brava Fede ha salvato l’Italia. Che dispiacere per Manu». 

 

Questo bronzo consolida la carriea della Brignone. Federica è arrivata a Pyeongchang con un bagaglio di esperienza e consapevolezza che le danno autorità in pista. E ora non è più una promessa, ma una stella. Ha lottato contro la pubalgia, poi ha svoltato recuperando fiducia e raccogliendo due vittorie in stagione, in gigante (Lienz) e in superG (Bad Kleinkirchheim) più due podi. Con le Olimpiadi aveva un conto in sospeso (a Sochi è uscita nella prima manche) e qui in Corea si è pacificata con i Giochi. Ma le sorprese non sono finite qui. C’è ancora il supergigante.  

 
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Film nelle sale da oggi

 

#Sanremo2018, a Lo stato sociale il premio “Lucio Dalla”, per Vanoni-Bungaro-Pacifico il “Sergio Endrigo”

Post n°14284 pubblicato il 15 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

da riviera.it

Tutti i premi speciali assegnati

Ornella Vannoni con Bungaro e Pacifico, in gara con Imparare ad amarsi, si aggiudicano invece il Premio “Sergio Endrigo” per la migliore interpretazione che, assegnato dalle sale stampa Roof dell’Ariston e Radio-Tv-Web del Palafiori, è stato consegnato dal direttore artistico Claudio Baglioni.

Il “Sergio Bardotti”, riservato al miglior testo, è stato poi assegnato dalla giuria degli Esperti e consegnato dal presidente Pino Donaggio, aMirkoeilcane, in gara nella categoria delle Nuove proposte con il brano Stiamo tutti bene.

Max Gazzè con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno va infine il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale. Il premio è stato assegnato dall’Orchestra del Festival e consegnato dal direttore musicale del Festival Geoof Westley.

Novità, il Premio TimMusic che, dedicato alla canzone più ascoltata sulla app musicale TimMusic e consegnato dal direttore multimedia entertainmente Daniela Biscardini, è stato attributo a Ermal Meta e Fabrizio Moro in gara con Non ci avete fatto niente.

 
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Sanremo 2018: i vincitori sono Ermal Meta e Fabrizio Moro

Post n°14283 pubblicato il 15 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

I risultati della 68° edizione del Festival di Sanremo. Al secondo posto si sono classificati Lo Stato Sociale e al terzo Annalisa

 

I vincitori della 68° edizione del Festival di Sanremo sono Ermal Meta e Fabrizio Moro con il brano «Non mi avete fatto niente».

Al secondo posto si sono classificati Lo Stato Sociale con il brano «Una vita in vacanza».

Al terzo posto si è classificata Annalisa con il brano «Il mondo prima di te».

"Undici anni fa dedicai la vittoria tra le Nuove Proposte con Pensa a mio padre, oggi dedico la vittoria a mio figlio, che sta a casa: ciao Libero". E' la dedica di Fabrizio Moro, subito dopo la vittoria al Festival di Sanremo. "Un'emozione indescrivibile", dice Ermal Meta che dedica la vittoria alla Mescal, la sua casa discografica "che ha creduto in me, quando nessun altro lo faceva".

Ermal Meta e Fabrizio Moro hanno confermato che parteciperanno all'Eurovision Song Contest 2018 che si terrà dall'8 al 12 maggio a Lisbona, in Portogallo.

 

LA CLASSIFICA DAL 4° AL 20° POSTO

Posizione 20 - Elio e le Storie Tese con il brano «Arrivedorci»
Posizione 19 - Mario Biondi con il brano «Rivederti»
Posizione 18 - Roby Facchinetti e Riccardo Fogli con il brano «Il segreto del tempo»
Posizione 17 - Nina Zilli con il brano «Senza appartenere»
Posizione 16 - Decibel con il brano «Lettera dal duca»
Posizione 15 - Red Canzian con il brano «Ognuno ha il suo racconto»
Posizione 14 - Noemi con il brano «Non smettere mai di cercarmi»
Posizione 13 - Renzo Rubino con il brano «Custodire»
Posizione 12 - Enzo Avitabile e Peppe Servillo con il brano «Il coraggio di ogni giorno»
Posizione 11 - Le Vibrazioni con il brano «Così sbagliato»
Posizione 10 - Giovanni Caccamo con il brano «Eterno»
Posizione 9 - The Kolors con il brano «Frida (mai, mai, mai)»
Posizione 8 - Diodato e Roy Paci con il brano «Adesso»
Posizione 7 - Luca Barbarossa con il brano «Passame er sale»
Posizione 6 - Max Gazzè con il brano «La leggenda di Cristalda e Pizzomunno»
Posizione 5 - Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico con il brano «Imparare ad amarsi»
Posizione 4 - Ron con il brano «Almeno pensami»

 
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“La classe operaia va in Paradiso” e il lavoro della sceneggiatura da http://www.cinefiliaritrovata.it

Post n°14282 pubblicato il 15 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

 

 

È curioso che il titolo del film La classe operaia va in paradiso sia un’appropriazione ‘politicamente scorretta’ di Pirro che lo prende a prestito, manipolandolo, da quello di un’opera teatrale - per giunta sull’armata rossa – e che oggi torni a rivivere proprio sul palcoscenico.. In una lunga intervista rilasciata a Enzo Latronico poco tempo prima di spegnersi, lo sceneggiatore e scrittore Ugo Mattone, in arte Ugo Pirro, racconta la genesi del film:

“Innanzi tutto bisogna dire che noi di sinistra, effettivamente, non sapevamo un cazzo della fabbrica, o meglio, ci sfuggiva la vita degli uomini dentro la fabbrica, della catena di montaggio, della vita, dei ritmi di lavoro e dei loro ragionamenti. In effetti, chi c’era mai stato dentro una fabbrica? […] Siccome non ci andava mai bene niente, fondammo un Comitato Cineasti contro la repressione. Pagavamo tutto con i nostri soldi, la pellicola, lo sviluppo, tutto insomma, e decidemmo di seguire una lotta operaia alla FATME, appena fuori Roma, all’Anagnina (la FATME si occupava di apparecchi telefonici). Era stato appena licenziato un operaio e Potere Operaio aveva organizzato una lotta, con cortei intorno alla fabbrica, per farlo riassumere. […] Noi filmammo tutto, e pensammo che la storia di questo operaio (mi sembra si chiamasse Zimbelli) potesse essere una buona idea da raccontare al cinema”. […] Il titolo l’ho inventato io e ti dico anche da dove l’ho preso, da un dramma teatrale dell’epoca della rivoluzione russa che s’intitola L’armata rossa va in paradiso.”

La classe operaia va in paradiso è il secondo atto della così detta ‘trilogia del potere’, iniziata con Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e che si conclude con La proprietà non è più un furto (1973). Rappresenta inoltre lo zenit del sodalizio Pirro/Petri/Volonté; una sinergia di grandi talenti ma dai caratteri estremi, come per certi aspetti sono stati gli anni della contestazione. In Il cinema della nostra vita, Pirro ha dichiarato che “[…] fu proprio il titolo a ispirare la scena finale, allorché alla catena gli operai sognano senza illusioni il loro paradiso. Nessuno fra quanti presero parte al film e tanto meno la critica colse il significato di quella scena, così disperata e premonitrice”.

Tra gli oltre mille fascicoli che compongono il fondo Pirro si trovano centinaia di pagine - "trafitte in ogni spazio bianco da quella scrittura minuscola" – dedicate all’elaborazione della sceneggiatura del primo film italiano che racconta l’esistenza degli operai. Ogni scena è stata pensata nei minimi dettagli, i dialoghi scritti e riscritti più volte, come l’incontro al manicomio dal sapore pirandelliano tra Lulù Massa (Gian Maria Volonté) e l’ex operaio Militina (Salvo Randone), o i diversi momenti di scontro fuori e dentro la fabbrica. Particolare attenzione è stata riservata alla scrittura dei dialoghi tra sindacati, operai e il movimento studentesco; se ne trovano diverse versioni. Invece, del feroce quanto straordinario finale onirico nulla, neppure una riga. Al suo posto, un finale che non muta l’interpretazione pessimistica di Pirro/Petri sul destino riservato ai lavoratori a cottimo, ma fa di Lulù Massa un eroe tragico, nel senso più classico del termine:

“La sirena suona, è come un urlo di morte, i cancelli cigolano, Massa abbassa la testa, ha la cieca espressione di un toro sanguinante. […] Massa corre corre verso la palazzina dei padroni inseguito dalle jeep che gli urlano addosso. Ora Massa non corre più verso il tradimento, verso il suo posto di lavoro, ma verso il massacro, il sacrificio, si ferma alza le mani quasi a favorire la sua distruzione fisica e una jeep lo investe lo sbatte contro la vetrata della direzione. L’immagine si ferma sulla sua ultima smorfia della vita, il braccio destro è alzato, il pugno è chiuso teso verso il cielo. Sembra già bussare alla porta del Paradiso.”

Una conclusione che avrebbe dato al protagonista un senso di riscatto, restituendogli la dignità umana e allo spettatore una possibilità di catarsi. E invece gli autori, tirano dritto, sfondano il muro, soffocando ogni speranza nella nebbia.

 
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“La classe operaia va in Paradiso” e il lavoro della sceneggiatura da http://www.cinefiliaritrovata.it

Post n°14281 pubblicato il 15 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

È curioso che il titolo del film La classe operaia va in paradiso sia un’appropriazione ‘politicamente scorretta’ di Pirro che lo prende a prestito, manipolandolo, da quello di un’opera teatrale - per giunta sull’armata rossa – e che oggi torni a rivivere proprio sul palcoscenico.. In una lunga intervista rilasciata a Enzo Latronico poco tempo prima di spegnersi, lo sceneggiatore e scrittore Ugo Mattone, in arte Ugo Pirro, racconta la genesi del film:

“Innanzi tutto bisogna dire che noi di sinistra, effettivamente, non sapevamo un cazzo della fabbrica, o meglio, ci sfuggiva la vita degli uomini dentro la fabbrica, della catena di montaggio, della vita, dei ritmi di lavoro e dei loro ragionamenti. In effetti, chi c’era mai stato dentro una fabbrica? […] Siccome non ci andava mai bene niente, fondammo un Comitato Cineasti contro la repressione. Pagavamo tutto con i nostri soldi, la pellicola, lo sviluppo, tutto insomma, e decidemmo di seguire una lotta operaia alla FATME, appena fuori Roma, all’Anagnina (la FATME si occupava di apparecchi telefonici). Era stato appena licenziato un operaio e Potere Operaio aveva organizzato una lotta, con cortei intorno alla fabbrica, per farlo riassumere. […] Noi filmammo tutto, e pensammo che la storia di questo operaio (mi sembra si chiamasse Zimbelli) potesse essere una buona idea da raccontare al cinema”. […] Il titolo l’ho inventato io e ti dico anche da dove l’ho preso, da un dramma teatrale dell’epoca della rivoluzione russa che s’intitola L’armata rossa va in paradiso.”

La classe operaia va in paradiso è il secondo atto della così detta ‘trilogia del potere’, iniziata con Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) e che si conclude con La proprietà non è più un furto (1973). Rappresenta inoltre lo zenit del sodalizio Pirro/Petri/Volonté; una sinergia di grandi talenti ma dai caratteri estremi, come per certi aspetti sono stati gli anni della contestazione. In Il cinema della nostra vita, Pirro ha dichiarato che “[…] fu proprio il titolo a ispirare la scena finale, allorché alla catena gli operai sognano senza illusioni il loro paradiso. Nessuno fra quanti presero parte al film e tanto meno la critica colse il significato di quella scena, così disperata e premonitrice”.

Tra gli oltre mille fascicoli che compongono il fondo Pirro si trovano centinaia di pagine - "trafitte in ogni spazio bianco da quella scrittura minuscola" – dedicate all’elaborazione della sceneggiatura del primo film italiano che racconta l’esistenza degli operai. Ogni scena è stata pensata nei minimi dettagli, i dialoghi scritti e riscritti più volte, come l’incontro al manicomio dal sapore pirandelliano tra Lulù Massa (Gian Maria Volonté) e l’ex operaio Militina (Salvo Randone), o i diversi momenti di scontro fuori e dentro la fabbrica. Particolare attenzione è stata riservata alla scrittura dei dialoghi tra sindacati, operai e il movimento studentesco; se ne trovano diverse versioni. Invece, del feroce quanto straordinario finale onirico nulla, neppure una riga. Al suo posto, un finale che non muta l’interpretazione pessimistica di Pirro/Petri sul destino riservato ai lavoratori a cottimo, ma fa di Lulù Massa un eroe tragico, nel senso più classico del termine:

“La sirena suona, è come un urlo di morte, i cancelli cigolano, Massa abbassa la testa, ha la cieca espressione di un toro sanguinante. […] Massa corre corre verso la palazzina dei padroni inseguito dalle jeep che gli urlano addosso. Ora Massa non corre più verso il tradimento, verso il suo posto di lavoro, ma verso il massacro, il sacrificio, si ferma alza le mani quasi a favorire la sua distruzione fisica e una jeep lo investe lo sbatte contro la vetrata della direzione. L’immagine si ferma sulla sua ultima smorfia della vita, il braccio destro è alzato, il pugno è chiuso teso verso il cielo. Sembra già bussare alla porta del Paradiso.”

Una conclusione che avrebbe dato al protagonista un senso di riscatto, restituendogli la dignità umana e allo spettatore una possibilità di catarsi. E invece gli autori, tirano dritto, sfondano il muro, soffocando ogni speranza nella nebbia.

 
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L'ora più buia

Post n°14280 pubblicato il 14 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

Siamo nel 1940, e tutti i tentativi di frenare Hitler sono falliti. Da meno di un anno si è in guerra, la Francia sta capitolando, il Belgio è caduto e si pensa che i prossimi a essere invasi saranno probabilmente gli inglesi. C'è ancora chi, nella politica inglese, non ha capito la situazione e vuole trattare la resa. C'è ancora chi si fida di Hitler, nonostante i fatti; con una sola voce critica che aveva avvertito per primo della pericolosità del dittatore nazista, ovvero Winston Churchill, che però non viene considerato da nessuno, compreso il re; visti i tanti fallimenti di cui è stato responsabile dalla débâcle di Gallipoli durante la prima guerra mondiale fino alla questione dell'abdicazione di Edoardo VIII e all'appoggio al suo matrimonio. Churchill però alla fine verrrà chiamato a governare nel momento peggiore della storia inglese, perchè è l'unico accettato dall'opposizione decidendo di giocarsi il tutto per salvare i soldati inglesi a Dunkirk.

Avevamo bisogno di un altro film su Winston Churchill? Probabilmente no ma davanti alla performance di Gary Oldman c'è poco da fare comunque la si pensi. L'Homburg di feltro, il grosso sigaro, il panciotto, la voce grassa, il corpo goffo, il whisky alla mano, il borbottio permanente... lo statista inglese è un'attrattiva per qualsiasi attore. Ma credo che nessuno lo abbia fatto come Oldman, rappresentandolo attraverso vizi, abitudini e modi di fare della vita privata, come le sue passioni, il caratteraccio e l’amorevole rapporto con la moglie Clementine. Il tutto in un film che non è propagandistico ma forse nemmeno completamente storico, quasi in costume. Questo per via della scelta di Joe Wright che ha il dono dell’equilibrio e di conseguenza il suo è un cinema di qualità; che non mira a sbancare ma non è limitato per pochi.

Un peccato del film è che dovrebbe essere anche altro oltre ad essere un racconto biografico delle settimane che vanno dalla caduta del governo Chamberlain all'evacuazione di Dunkirk. Un film storico dovrebbe fare i conti con la storia, ma questo film resta troppo ancorato o meglio solo ancorato al personaggio di Winston con tutti gli altri personaggi che gli ruotano attorno senza alcun rilievo, compreso re Giorgio VI. Non c'è il racconto della collettività presente in Dunkirk di Nolan, ma solo dell'individuo in un racconto quasi documentaristico, soprattutto nel finale (lo si vede soprattutto nel discorso a fine film e nella differenza in cui è diffuso o meglio mostrato in questo film e in quello di Nolan).

Un film che completa in qualche modo il percorso iniziato con "Il discorso del re" e proseguito con "Dunkirk". Queste sono le cose che piacciono al pubblico e ancor di più a Hollywood e penso che l'oscar questa volta a Oldman non glielo potrà togliere nessuno

 
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Biathlon, Dominik Windisch BRONZO DI RIACE! Gara memorabile per l’azzurro, è terzo nella sprint vinta da Arnd Peiffer

Post n°14279 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Pentaphoto_Windisch.jpg

Una giornata che vale una stagione, che vale una carriera. Dominik Windisch ha conquistato il primo podio per l’Italia alle Olimpiadi invernali di PyeongChang 2018, salendo sul podio nella 10 chilometri sprint maschile di biathlon. L’azzurro, tra gli outsider della vigilia, ha mancato solo l’ultimo bersaglio in una gara in cui diversi tra i favoriti della vigilia hanno sbagliato molto al poligono. La medaglia d’oro è andata al tedesco Arnd Peiffer, argento il ceco Michal Krcmar.

La medaglia di Dominik Windisch è il premio ad un atleta umile, con i piedi per terra, gentile e disponibile. Un gigante buono che nella gara più importante della sua vita ha trovato una delle prestazioni migliori della carriera, che senza il bersaglio mancato all’ultimo poligono l’avrebbe portato addirittura sul gradino più alto del podio. Per lui, si tratta del secondo alloro olimpico in carriera dopo il bronzo di Sochi 2014 ottenuto nella staffetta mista. Di conseguenza, questa è la prima medaglia individuale a Cinque Cerchi.

Windisch ha gestito bene una gara non facile e influenzata dal vento al tiro, andando in progressione. Nel primo giro non ha forzato, ed è uscito senza errori dalla serie a terra, condizione perfetta per provare ad attaccare il podio nella seconda parte di gara. A partire dal secondo giro, ha cambiato marcia ed è entrato nell’ultima zona di tiro in piena corsa per la medaglia d’oro. L’errore sull’ultimo bersaglio, quello della sicurezza, ha dato quel brivido in più all’ultimo giro, in cui è stato costretto a rimontare sull’austriaco Julian Eberhard nell’ultimo chilometro e mezzo, in cui ha fatto la differenza rispetto alla concorrenza. Una volta sul traguardo, l’unico pericolo è arrivato da Martin Fourcade in rimonta, ma il francese proprio negli ultimi 2 chilometri non ha mantenuto la progressione che lo avrebbe portato ad un clamoroso podio nonostante tre giri di penalità nella serie a terra.

La medaglia d’oro è andata al tedesco Arnd Peiffer, perfetto al tiro e competitivo sugli sci stretti come gran parte della squadra tedesca, che ha ottenuto il secondo oro in due gare in questa specialità dopo il successo nella prova di ieri nella competizione femminile. Seconda medaglia anche per la Repubblica Ceca, argento con Michal Krcmar, a sua volta senza penalità sul groppone. Windisch, ovviamente ha chiuso terzo ed è stato il migliore tra gli atleti che hanno commesso un errore, con soli 7 decimi di secondo di vantaggio sull’austriaco Eberhard, quarto. Quinta posizione per il norvegese Erlend Bjoentegaard, staccato di una decina di secondi da Windisch con due errori commessi. Tanta Germania nei 10 con Benedikt Doll e Simon Schempprispettivamente in settima e ottava posizione, mentre Martin Fourcade e lo svizzero Wiestner hanno precedutoLukas Hofer, che ha chiuso la top 10 con due errori. L’azzurro ha confermato la buona condizione, pagando 31’’ dalla medaglia d’oro, che lo farà partire da una buona posizione nell’inseguimento. Peccato che in entrambi i poligoni abbia commesso l’errore proprio sull’ultimo bersaglio. Da qui, però, può trovare la solidità per attaccare nelle prossime gare. Tra i grandi favoriti della vigilia, disastro tra i big norvegesi, che hanno commesso troppi errori al tiro. 13o Tarjei Boe, 18o Emil Hegle Svendsen e addirittura 31o Johannes Boe con 4 errori commessi. 

Appaiati in 50esima e 51esima posizione Giuseppe Montello e Thomas Bormolini, entrambi con due penalità ma autori di una discreta prova sugli sci.

 
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Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018, Arianna Fontana oro da portabandiera come Deborah Compagnoni!

Post n°14278 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da Ladridicinema

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Arianna Fontana ha fatto la storia alle Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018. L’azzurra ha vinto il suo primo oro olimpico della carriera, alla quarta Olimpiade: si tratta del suo sesto alloro, raggiungendo in testa la cinese Wang Meng, altra atleta storica dello short track con ben quattro ori. Un primato che Arianna potrebbe superare, dal momento che si gioca chance importanti anche nelle sue prossime tre gare, 1000m, 1500m e soprattutto staffetta. Fontana è diventata anche la prima europea di sempre a vincere un oro olimpico nello short track.

I primati stabiliti dalla nativa di Sondrio non si fermano qui perché riguardano anche i confini nazionali. Fontana è diventata la prima portabandiera a vincere un oro dai tempi di Deborah Compagnoni, che guidò la spedizione azzurra nel 1994 a Lillehammer. Mai nessuno da allora c’era riuscito: la leggenda dello sci alpino azzurro guidò la delegazione azzurra quell’anno e trionfò in gigante (secondo di tre ori in tre edizioni diverse dei Giochi). Oggi, invece, è toccato ad Arianna. Un risultato dal valore inestimabile: il portabandiera viene infatti scelto per rappresentare lo sport italiano e per i suoi particolari meriti sportivi. Vincere con questo ruolo, quindi, con tutta la pressione che ne comporta, significa entrare ancor di più nella storia nazionale. Quello che oggi ha fatto Arianna, facendo esaltare i tifosi e gli appassionati a casa a seguire le sue gesta.

 

Fontana è stata la seconda portabandiera donna a vincere un oro, parlando ovviamente di Giochi Invernali. Non sono però le uniche perché a loro, in questa ristretta élite, si uniscono anche due uomini: Paul Hildgartner, oro in slittino a Sarajevo 1984, e Alberto Tomba, oro in gigante ad Albertville 1992 (e argento in slalom).

Non solo, allargando il conteggio ai portabandiera medagliati vanno inclusi allora anche Eugenio Monti, che nel 1964 ad Innsbruck vinse due bronzi nel bob a 2 e a 4 (trasformatisi in oro nell’edizione successiva) e Gustav Thoeni, che sempre nella città austriaca, ma nel 1976, fu argento. In tempi più recenti, invece, Isolde Kostner ebbe l’onore di essere la portabandiera a Salt Lake City 2002 mentre Armin Zoeggeler piazzò il suo slittino sul terzo gradino del podio a Sochi 2014.

 
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Sci di fondo, Federico Pellegrino non tradisce mai! Splendido argento del Cavaliere Azzurro nella sprint alle spalle di Klaebo!

Post n°14277 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da Ladridicinema

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Federico Pellegrino è una sentenza. Quando conta per davvero, da campione sopraffino qual è, non tradisce mai! Il 27enne aostano ha conquistato un meraviglioso argento nella sprint in tecnica classica di sci di fondo alle Olimpiadi di PyeongChang 2018. Successo al grande favorito norvegese Johannes Hoesflot Klaebo, mentre il podio è stato completato dall’atleta della Russia Alexander Bolshunov.

Il portacolori del Bel Paese era arrivato in finale in assoluta scioltezza. Prima la vittoria nel quarto di finale, poi la seconda piazza in semifinale ad un soffio da Klaebo.

 

Nell’atto conclusivo, Bolshunov imponeva sin da subito un ritmo infernale. Klaebo rispondeva senza problemi, mentre l’italiano perdeva qualche metro. Sulla salita finale, con pendenze del 18%, Klaebo scappava via di potenza, mentre Pellegrino riagganciava il russo con agilità.

Il norvegese andava dunque a tagliare il traguardo in solitaria, mentre dietro Pellegrino precedeva Bolshunov di un soffio al termine di una volata avvincente.

Grazie a questo podio, il valdostano ha vinto almeno una medaglia in tutti i grandi eventi. Dopo l’oro iridato del 2017 nella sprint a tecnica libera, è arrivata ora la consacrazione a cinque cerchi. Se consideriamo anche i dieci successi in Coppa del Mondo, nonché la coppa di specialità vinta nel 2016, si comprende come Pellegrino possa considerarsi ormai come uno dei più grandi fondisti italiani di sempre. Per diventare il migliore in assoluto, manca solo l’oro olimpico. Ci proverà in tutti i modi nella team sprint a tecnica libera, dove cercherà di prendersi la rivincita nei confronti di Klaebo.

 
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La Meloni inciampa nelle foibe, per pura ignoranza DA CONTROPIANO

Post n°14276 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da Ladridicinema

Questa foto è famosa, tra gli storici e non solo. Mostra un plotone italiano – fascista, perché il regime non era ancora caduto – che fucila alla schiena 5 civili sloveni. L’episodio è stato registrato e conservato negli archivi, mostrato decine di volte – nei decenni intercorsi da allora – per mostrare i crimini del fascismo nell’occupazione della Jugoslavia.

In particolare sull’attuale linea di confine con la Slovenia, nel Carso, i fascisti si abbandonarono ad ogni sorta di nefandezze sulla popolazione civile meritandosi il soprannome di “Italiani palikuca”, letteralmente “bruciatetti”. Non è difficile capire perché.

La pulizia etnica delle province slovene prima della guerra fu effettuata come sempre da stupri, fucilazioni (documentate dalle stesse milizie e dall’esercito, per dimostrare la propria “produttività”), infoibamenti. Come sempre accade, la ritirata di un paio di anni dopo fu segnata da vendette e inammissibili “restituzioni della gentilezza”.

Da decenni storici di grande valore, come Alessandra Kersevan e altri, hanno scavato nella storia delle foibe fino a ricostruire esattamente o quasi le diverse “ondate” – prima gli sloveni e jugoslavi, poi gli italiani – di morti e uccisioni.

Insomma, un vero cultore della tristissima materia “foibe” avrebbe a disposizione materiale a iosa per affinare le proprie conoscenze, o se non altro almeno le informazioni di base. Di tutta la documentazione questa foto è uno dei cimeli più noti, anche perché una delle poche prove fotografiche esistenti, al punto che – evento rarissimo – se ne conoscono persino i nomi: Franc Znidarsic, Janez Kranjc, Franc Skerbec, Feliks Znidarsic e Edvard Skerbec. L’pisodio è avvenuto aa Dane (oggi nel comune di Loska Dolina, alcune decine di chilometri a Sudest di Lubiana), il 31 luglio del 1942.

Già altri fascisti di seconda fascia avevano provato a rovesciare le parti, attribuendo la parte dei carnefici agli odiati “titini”, sventolando la stessa foto e incrementandone la notorietà.

Questa volta è toccato addirittura a una presunta leader del neofascismo nostrano, tale Giorgio Meloni, che ha inveito contro un sindaco che aveva dato il nulla osta a una iniziativa sul tema di carattere storico – non fascista, insomma: «A Orvieto l’amministrazione Pd è impazzita e ha concesso il patrocinio ad una iniziativa negazionista delle foibe. Il sindaco Giuseppe Germani abbia la decenza di dimettersi perché è indegno di ricoprire il suo ruolo e chieda scusa per questo indegno oltraggio al popolo italiano».

Ha fatto il suo comizietto twitter postando ancora una volta la stessa immagine. A dimostrazione del fatto che a lei, della vera storia delle foibe, non interessa sapere nulla. Le basta spremere qualche voto…


 
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DOPO CHAVEZ

Post n°14275 pubblicato il 13 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

L'immagine può contenere: una o più persone, cielo, spazio all'aperto e sMS
Geraldina Colotti
10 h · 

A tutte e a tutti, dal primo marzo sarà in libreria il mio nuovo libro sul Venezuela, dal titolo “Dopo Chávez. Come nascono le bandiere”, edito da Jaca Book come il precedente “Talpe a Caracas”. Le prime presentazioni le faremo a Bussoleno (il 23 febbraio ore 20.30 all'Osteria la Credenza con Nicoletta Dosio, candidata di Potere al Popolo) e il 25 febbraio ore 18 ad Asti, al Diavolo Rosso

Questa la quarta di copertina e i versi di Pablo Neruda, posti in esergo:

COME NASCONO LE BANDIERE
Finora son così le nostre bandiere.
Il popolo le ricamò col suo affetto,
ne cucì i pezzi con la sua sofferenza.
La stella vi piantò con mano ardente.
E tagliò, da camicia o firmamento,
l'azzurro per la stella della patria.
E il rosso già nasceva goccia a goccia

Geraldina Colotti

Come nascono le bandiere
224 pagine, 22.00 Euro

Dopo Chávez il diluvio? In molti lo avrebbero scommesso. 
Invece il Venezuela resiste. Il suo attuale presidente, l'ex autista del metro Nicolas Maduro, è riuscito a schivare assalti e bordate, e sta conducendo il paese verso nuove mete, avviandosi a concludere il mandato. Il socialismo bolivariano resta una sfida che tiene aperti gli orizzonti dell'America Latina. 
In che modo e per quali sentieri? Questo libro riprende e sviluppa i temi del precedente Talpe a Caracas, fornendo una chiave di lettura del proceso bolivariano, che interroga anche l'Europa a un secolo dalla Rivoluzione d'Ottobre.

Geraldina Colotti è nata a Ventimiglia e ha vissuto a lungo a Parigi. Ha scontato una condanna a 27 anni per la sua militanza nelle Brigate Rosse. Giornalista e scrittrice, esperta di America Latina, cura l'edizione italiana di «Le Monde Diplomatique». Ha pubblicato poesie, racconti, romanzi per ragazzi. Tra questi, Il Segreto (2003 e 2012); Certificato di esistenza in vita (2005); La guardia è stanca (2010); Oscar Romero, Beato fra i poveri (2015). Con Jaca Book ha pubblicato Talpe a Caracas (2012). Di Édouard Glissant ha tradotto dal francese Tutto-Mondo (2007) e, con Marie-José Hoyet, La Lezarde (2013).

 
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Cinquanta sfumature di rosso, sempre meglio: 6 milioni al box office da mympvies

Post n°14274 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

Cinquanta sfumature di rosso stravince il weekend con quasi 6 milioni di euro e quasi 800mila spettatori, più o meno in linea con il predecessore, che chiuse la sua corsa a 15 milioni di euro. Aspettiamoci grandi cose mercoledì, un giorno "forte" e che quest'anno sarà anche San Valentino. Entro la fine della prossima settimana il film dovrebbe già aver superato i 10 milioni di euro. Regge benissimo The Post (guarda la video recensione) che col mezzo milione di domenica arriva a 4,2 milioni di euro complessivi, decisamente sopra ogni rosea aspettativa. Si riprende, dopo una breve flessione, anche Ore 15:17 - Attacco al treno, che chiude il primo weekend con 1,2 milioni di euro. 

Maze Runner - La rivelazione (guarda la video recensione) passa i 2 milioni complessivi, mantenendosi stabile al quarto posto, stesso incasso di Sono Tornato (guarda la video recensione), anch'esso capace di passare i 2 milioni totali. Esordio così così per I Primitivi (guarda la video recensione), che chiude il primo weekend con 388mila euro, non certo un dato entusiasmante. Si mantiene su buone medie Chiamami col tuo nome (guarda la video recensione), che a livello globale è arrivato a 25 milioni di dollari, e che ha almeno ancora un mese buono di sfruttamento intenso. Ultimi incassi per L'uomo sul treno - The Commuter e Made in Italy (guarda la video recensione), che chiude la sua corsa sui 3 milioni complessivi. 

Questa settimana arriva Black Panther, anche se nel nostro Paese non dovrebbe avere lo stesso impatto che avrà negli USA. In uscita c'è anche il nuovo film di Gabriele MuccinoA casa tutti bene, con un supercast italiano, mentre l'ultimo film da top ten che da noi potrebbe funzionare benissimo grazie al passaparola è La forma dell'acqua (guarda la video recensione), candidato a 13 Premi Oscar. Inizia la battaglia di San Valentino. 

 
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Il testo di «Non mi avete fatto niente» di Ermal Meta e Fabrizio Moro

Post n°14273 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

 

Ermal Meta e Fabrizio Moro
Non mi avete fatto niente
di E. Meta - F. Mobrici - A. Febo
Ed. Warner Chappell Music Italiana/Tetoyoshi Music Italia/La Fattoria del Moro Publishing - Milano - Nizza Monferrato (AT) - Roma

A Il Cairo non lo sanno che ore sono adesso
Il sole sulla Rambla oggi non è lo stesso
In Francia c’è un concerto
la gente si diverte
Qualcuno canta forte
Qualcuno grida a morte
A Londra piove sempre ma oggi non fa male
Il cielo non fa sconti neanche a un funerale
A Nizza il mare è rosso di fuochi e di vergogna
Di gente sull’asfalto e sangue nella fogna 
E questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra
Ferito nei suoi organi dall’Asia all’Inghilterra
Galassie di persone disperse nello spazio
Ma quello più importante è lo spazio di un abbraccio
Di madri senza figli, di figli senza padri
Di volti illuminati come muri senza quadri
Minuti di silenzio spezzati da una voce
Non mi avete fatto niente
Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
C’è chi si fa la croce
E chi prega sui tappeti
Le chiese e le moschee
l’Imàm e tutti i preti
Ingressi separati della stessa casa
Miliardi di persone che sperano in qualcosa
Braccia senza mani
Facce senza nomi
Scambiamoci la pelle
In fondo siamo umani
Perché la nostra vita non è un punto di vista
E non esiste bomba pacifista
Non mi avete fatto niente
Non mi avete tolto niente
Questa è la mia vita che va avanti
Oltre tutto, oltre la gente
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
Le vostre inutili guerre
Cadranno i grattaceli
E le metropolitane
I muri di contrasto alzati per il pane
Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino
Il mondo si rialza
Col sorriso di un bambino 
Col sorriso di un bambino 
Col sorriso di un bambino 
Non mi avete fatto niente
Non avete avuto niente
Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre
Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete tolto niente
Le vostre inutili guerre
Non mi avete fatto niente
Le vostre inutili guerre
Non avete avuto niente
Le vostre inutili guerre
Sono consapevole che tutto più non torna
La felicità volava
Come vola via una bolla

 
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Sanremo, ascolti della finale: 12,1 milioni e 58% di share da rainews24

Post n°14272 pubblicato il 12 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

 E la Rai corteggia Baglioni per il bis Tweet 11 febbraio 2018 La serata finale di Festival di Sanremo, che ha visto la vittoria di Ermal Meta e Fabrizio Moro,con Non mi avete fatto niente, ha incollato a Rai1 12 milioni125 mila telespettatori pari al 58.3% di share.    Un risultato sostanzialmente in linea con la finale del festival 2017, che aveva avuto in media 12 milioni 22 mila spettatori, pari al 58.41% di share. La prima parte della serata finale del festival ha ottenuto 13 milioni 240 mila spettatori con il 54% di share, la seconda 10 milioni 401 mila con il 68.9%.    Nel 2017 la prima parte dell'ultima serata di Sanremo aveva avuto 13 milioni 602 mila spettatori con il 54.18%, la seconda 9 milioni 767 mila con il 69.65%. Con la media del 58.3%, la finale del festival di Sanremo di Claudio Baglioni ha centrato il secondo miglior risultato in share dal 2002, quando il festival di Pippo Baudo, con Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere, raggiunse nell'ultima serata il 62.66%. Una vetta che solo il festival di Carlo Conti e Maria de Filippi è riuscita poi a superare, nel 2017, con il 58.41%.    In valori assoluti, i 12 milioni 125 mila spettatori che hanno seguito ieri la finale del festival di Baglioni rappresentano il miglior risultato dal 2013. Sarà Baglioni bis? E la Rai ha già iniziato il suo corteggiamento. Dichiarato nel modo più romantico possibile: con un mazzo di rose rosse. E' stato Angelo Teodoli, direttore di Rai1 a donarlo al conduttore per convincerlo a dire subito sì. In un divertente siparietto durante la conferenza stampa finale all'Ariston "E' un onore e privilegio essere arrivato in cima alla scala"- dice Baglioni- "adesso si ricomincia da capo. Potrei cambiare subito il regolamento - aggiunge con un sorriso - nei prossimi cinque minuti in cui sono ancora direttore artistico, e presentare l'anno prossimo un pezzo per le Nuove Proposte" Orfeo, un festival indimenticabile Un festival "indimenticabile, capace di migliorare se stesso e di battere record di ascolti serata dopo serata. Il principale merito di questo straordinario successo va al direttore artistico Claudio Baglioni, che ha saputo costruire un grande e originale spettacolo televisivo mettendo al centro parole e musica ma anche mettendo se stesso in gioco sul palco dell'Ariston". È la soddisfazione del dg Rai Mario Orfeo, che sottolinea il "gioco di squadra" e un trionfo nel "segno della qualità e della modernità che Rai è in grado di offrire". Il plauso di Orfeo va anche a "Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino che hanno dato una magnifica prova dei loro talenti in un gioco di squadra che ha regalato momenti emozionanti e divertenti, di riflessione e di comicità a milioni di telespettatori".    "Il trionfo di Sanremo 2018 - sottolinea ancora il direttore generale della Rai - è il segno della qualità e della modernità che Rai è in grado di offrire con il lavoro eccezionale di un gruppo che a ogni livello - dal direttore di Rai1 Angelo Teodoli al regista Duccio Forzano, dagli autori e dai musicisti alle colleghe e ai colleghi impegnati nella organizzazione e nella produzione dell'evento - ha dato il meglio di sé. A tutti loro va il mio ringraziamento e quello dell'azienda. Viva ilFestival, viva la Rai". - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Sanremo-ascolti-della-finale-12-virgola-1-milioni-e-58-percento-di-share-risultato-in-linea-con-lo-scorso-anno-4211f14a-1834-4b9b-be6b-d058633a711c.html

 
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Ore 15:17 - Attacco al treno

Post n°14271 pubblicato il 11 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The 15:17 to Paris

Ore 15:17 - Attacco al treno è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Clint Eastwood, con Anthony Sadler e Alek Skarlatos. Uscita al cinema il 08 febbraio 2018. Durata 94 minuti. Distribuito da Warner Bros..

Poster
  • TRAMA ORE 15:17 - ATTACCO AL TRENO:

Nelle prime ore della sera del 21 agosto del 2015, il mondo ha assistito stupefatto alla notizia divulgata dai media, di un tentato attacco terroristico sul treno Thalys 9364 diretto a Parigi, sventato da tre coraggiosi giovani americani che viaggiavano per l'Europa. Ore 15:17 - Attacco al treno (The 15:17 to Paris), il nuovo film di Clint Eastwood, ripercorre le vite di questi tre amici, dai problemi dell'infanzia, alla ricerca del loro posto nel mondo, fino alla serie di sfortunati eventi che hanno preceduto l'attacco. Durante quell'esperienza straziante, la loro amicizia non ha mai vacillato, trasformandosi nella loro arma più potente e che ha consentito loro di salvare le vite di oltre 500 passeggeri presenti a bordo.


Thalys n. 9364 del 21 agosto 2015 da Amsterdam a Parigi, in una calda giornata estiva. Poco dopo la partenza del treno veloce da Bruxelles, appena giunto in territorio francese, un terrorista belga di origine marocchina, Ayoub El Khazzani, entrò in bagno per sfoderare il suo Kalashnikov e compiere una strage. Fu solo un difetto nell'arma ad evitare una strage, oltre al pronto intervento per neutralizzare l’assalitore di tre marine americani in licenza, Anthony Sadler, Alex Skarlatos e Spencer Stone. A questi ultimi venne conferita la prestigiosa Légion d’Honneur, e una terribile strage fu evitata, senza poter purtroppo impedire quello accaduto meno di tre mesi dopo, fra St.Denis, vari locali di Parigi e il Bataclan. 

Una storia vera ancora una volta affrontata da Clint Eastwood, quella di Ore 15:17 - Attacco al treno, una nuova parabola di eroismo dopo Sully, in cui il regista tenta ancora una volta di partire da una situazione in fondo poco originale cinematograficamente, e renderla una metafora dell’America. Per farlo ha adattato il libro scritto dagli eroici protagonisti della vicenda; non solo, li ha anche voluti per interpretare loro stessi, prendendosi un altro notevole rischio. 
Gli anni passano, ma Clint Eastwood non sembra dimostrare stanchezza, mantenendo il ruolino di marcia invidiabile di un film all’anno: alla faccia degli 88 anni che compierà il prossimo maggio. In carriera ha vinto due Oscar per la regia, uno alla carriera e due per il miglior film (Gli spietati e Million Dollar Baby). Dopo, e in parallelo, alla nota e straordinaria carriera come attore, Eastwood ha iniziato a dirigere film nel 1971, con Brivido nella notte, con un successo, specie critico, piuttosto tardivo. 
La sceneggiatura è della giovane trentacinquenne Dorothy Blyskal, alla prima scrittura per il cinema dopo alcune esperienze come segretaria di edizione e assistente di produzione in Logan e Sully, tra gli altri. 
Ore 15:17 - Attacco al treno arriva nei cinema italiani l'8 febbraio 2018, distribuito da Warner Bros Italia.

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Voce off: Quando cominci a scoprire chi sei, allora capisci veramente quanto potere hai sulla tua vita, ma lo puoi fare solo affrontando le difficoltà della vita! Quasi tutti evitano le difficoltà, quasi tutti vivono la vita evitando il dolore! Quando coltivi un sogno a un certo punto avviene un cambiamento: impari a puntare più in alto, cominci a sfidare te stesso, a scavare più a fondo! Dentro di te c'è qualcosa di sopito, qualcosa che non hai mai attivato! Non cercare di prendere scorciatoie, fa la cosa giusta! Siamo stati scelti per questa grande avventura! 

Spencer Stone: Non pensi mai che la vita ti stia spingendo verso qualcosa? Uno scopo più elevato?

 


  • MONTAGGIO: Blu Murray
  • PRODUZIONE: Malpaso Productions, Village Roadshow Pictures, Warner Bros.

 
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Sanremo 2018, 10 febbraio, la finale in diretta: Ermal Meta e Fabrizio Moro vincitori

Post n°14270 pubblicato il 11 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

20:45 Ha inizio la serata finale del Festival di Sanremo 2018 con la sigla cantata dai Big.

20:50 Claudio Baglioni saluta il pubblico del Teatro Ariston di Sanremo: “E’ stata un’avventura interessante, appassionante, difficile e facile al tempo stesso. Oggettivamente, è andato bene anche se il mio papillon ha fatto più scalpore della farfallina di Belen…”.

Ultimo, Il ballo delle incertezze

20:53 Ultimo apre le esibizioni di questa sera. Errore di Claudio Baglioni nel presentarlo: “Il ballo delle apparenze…”. Anche Ultimo, durante l’esibizione, ha una piccola indecisione.

20:57 Claudio Baglioni presenta Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, i suoi “compagni di viaggio”. Michelle Hunziker: “Non sappiamo più come ringraziarvi… Siete stati MERAVIGLIOSI!”. Favino presenta la giuria di qualità. Milly Carlucci interviene, si complimenta ed elenca le date della nuova edizione di Ballando con le Stelle.

 

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21:00 Si apre la gara dei Big con l’elenco dei codici per il televoto.

Luca Barbarossa, Passame er sale

21:05 Michelle Hunziker presenta Luca Barbarossa con perfetto accento romanesco (quasi meglio di quello di Barbarossa…). Passame er sale è la canzone.

Red Canzian, Ognuno ha il suo racconto

21:08 Presentazione di Red Canzian che lascia un po’ perplessi (“Rock scoppiettante…”). Ognuno ha il suo racconto, però, è una canzone che ha il suo perché.

The Kolors, Frida (Mai, mai, mai)

21:13 Pierfrancesco Favino, strepitoso in versione steward, presenta The Kolors. Dal pubblico, si sente un “Forza Napoli!”. Stash, al termine dell’esibizione: “Ci state regalando un sogno…”.

Laura Pausini

21:24 Dopo la prima pausa pubblicitaria, Claudio Baglioni raggiunge il palco mano nella mano con Laura Pausini. La cantante presenta in anteprima mondiale il suo nuovo singolo Non è detto.

21:29 Claudio Baglioni e Laura Pausini accennano E tu come stai. Pausini, cantando: “Ho ancora un po’ di problemi, ma non me ne frega niente…”. Fiorello è in collegamento telefonico: “Siete in collegamento con lo scaldapubblico automatico..”. E poi, imita Laura Pausini, cantando Non c’è. Fiorello si rifiuta di duettare via telefono: “Ho un ritardo…”. Baglioni: “Hai un ritardo? E’ la parità dei sessi…”. Fiorello ad Andrea Scanzi: “Ma con Allevi davanti a te, riesci a vedere il Festival?”.

21:33 Claudio Baglioni duetta con Laura Pausini in Avrai.

21:38 Standing ovation per Claudio Baglioni e Laura Pausini. Baglioni: “Grazie a mio figlio Giovanni per cui è nata questa canzone…”. Michelle Hunziker ricorda i record di Laura Pausini: prima donna italiana a vincere un Grammy, prima artista donna a fare un tour negli stadi in Italia e altro ancora.

21:42 Serata finale costellata da problemi tecnici. Laura Pausini si esibisce di nuovo con Come se non fosse stato mai amore. La cantante, durante l’esibizione, esce anche fuori dal Teatro.

Elio & Le Storie Tese, Arrivedorci

21:48 Favino preoccupato per la laringite della Pausini… Riprende la gara dei Big. Ultima esibizione (in assoluto) per Elio & Le Storie Tese: tanta tristezza. Ci sono anche i Neri per Caso sul palco. Elio porta sul palco anche il Supergiovane Mangoni.

21:50 La Hunziker presta i suoi occhiali a Claudio Baglioni…

Ron, Almeno pensami

21:53 Ron è il prossimo big in gara ad esibirsi in questa finale: la canzone è Almeno pensami. I tecnici si erano dimenticati il microfono. Ron presentato per la seconda volta.

Antonella Clerici, Sanremo Young

22:04 Dopo la seconda pausa pubblicitaria, troviamo i ragazzi di Sanremo Young che si esibiscono con Penso positivo. I problemi tecnici proseguono.

22:07 Entra Antonella Clerici: “Ragazzi, avete sbagliato giorno, è venerdì prossimo!”. La Clerici annuncia Richard Gere ospite della prima puntata di Sanremo Young.

Max Gazzè, La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

22:10 La gara dei Big ricomincia con il gioiellino di Max Gazzè, La leggenda di Cristalda e Pizzomunno.

Annalisa, Il mondo prima di te

22:15 Serata finale non perfetta: Annalisa raggiunge il palco senza il consueto stacco musicale. La cantante si esibisce con Il mondo prima di te, offrendo l’ennesima ottima prestazione vocale.

22:22 Pierfrancesco Favino introduce il sosia identico di Claudio Baglioni presente in platea che non è altro che Baglioni stesso… Il sosia di Baglioni: “Mi sono crescere i baffi perché dopo quello che Baglioni ha fatto a Sanremo, mi vergogno di somigliare a lui…”.

Renzo Rubino, Custodire

22:26 Renzo Rubino è il prossimo Big in gara ad esibirsi con la canzone Custodire.

Decibel, Lettera dal duca

22:34 Dopo la terza pausa pubblicitaria, Michelle Hunziker ringrazia l’orchestra e va avanti “a bomba”, presentando i Decibel. La band di Enrico Ruggeri si esibisce con Lettera dal duca, canzone impalpabile.

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Imparare ad amarsi

22:41 Sergio Assisi e Melissa Greta Marchetto, conduttori del Primo Festival, si godono il loro meritato spazio sul palco del Teatro Ariston. Sono loro a presentare Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico. La canzone è Imparare ad amarsi. La Vanoni si prende una standing ovation.

Giovanni Caccamo, Eterno

22:47 Giovanni Caccamo si esibisce con la sua canzone Eterno, un gran bel brano.

22:50 Favino commosso nel lanciare la pubblicità: “Se penso che non potrò farlo più…”.

Lo Stato Sociale, Una vita in vacanza

22:58 Dopo Ron, arriva il turno dei secondi favoriti per la vittoria finale. Lo Stato Sociale si esibisce con Una vita in vacanza. La “vecchia che balla”, la troviamo subito al primo ritornello e inizia a fomentare la platea.

23:02 Michelle Hunziker vuole condividere le sue foto e i suoi video con Claudio Baglioni e Pierfrancesco Favino. Hunziker: “Claudio, ti ringraziamo per la costante attenzione”. E appare una foto di Baglioni che dorme… Baglioni: “Bel momento, sì…”. Poco dopo, va in onda un filmato con i migliori momenti tratti dalle prove.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, Il segreto del tempo

23:09 Con un po’ di difficoltà, Michelle Hunziker riesce a presentare Roby Facchinetti e Riccardo Fogli. La canzone è Il segreto del tempo.

Diodato e Roy Paci, Adesso

23:15 E’ il turno di Diodato e Roy Paci che si esibiscono con Adesso, un’altra grande canzone di questo Festival.

Fiorella Mannoia

23:26 Dopo la pausa pubblicitaria, assistiamo ad un monologo straziante di Pierfrancesco Favino. L’attore romano, con perfetto accento straniero, interpreta il ruolo di un immigrato. Eccezionale.

23:30 E’ l’introduzione per l’esibizione di Fiorella Mannoia e Claudio Baglioni in Mio fratello che guardi il mondo. Michelle Hunziker: “Un momento che non dimenticherò mai più…”.

Nina Zilli, Senza appartenere

23:34 La gara dei Big riprende con Nina Zilli che si esibisce con la sua canzone Senza appartenere. Michelle Hunziker ringrazia il regista Duccio Forzano.

Noemi, Non smettere mai di cercarmi

23:40 E’ il momento di Noemi che si esibisce con Non smettere mai di cercarmi. Meriterebbe maggior attenzione.

Ermal Meta e Fabrizio Moro, Non mi avete fatto niente

23:44 E’ il turno dei favoritissimi, Ermal Meta e Fabrizio Moro. Non mi avete fatto niente, hit già dal primo ascolto.

23:46 Al termine di quest’esibizione, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino omaggiano le vittime delle Foibe.

Mario Biondi, Rivederti

23:56 Pierfrancesco Favino accoglie in ginocchio Michelle Hunziker al termine della scalinata. Il diciottesimo Big in gara è Mario Biondi. La canzone è Rivederti.

Le Vibrazioni, Così sbagliato

00:03 Le Vibrazioni si esibiscono con Così sbagliato. Sta per terminare il giro di esibizioni dei Big.

Enzo Avitabile e Peppe Servillo, Il coraggio di ogni giorno

00:07 Enzo Avitabile e Peppe Servillo sono gli ultimi Big ad esibirsi. La canzone è Il coraggio di ogni giorno.

Nek, Max Pezzali e Francesco Renga

00:09 Pierfrancesco Favino stoppa il televoto. Claudio Baglioni ritorna sul palco con una chitarra.

00:12 Baglioni si esibisce con Strada facendo. A lui, si uniscono Nek, Max Pezzali e Francesco Renga.

00:23 In attesa della classifica finale, Pierfrancesco Favino presenta l’attore Edoardo Leo, conduttore del DopoFestival. Leo: “Posso chiamarti Picchio?”. Favino: “Ormai mi chiamano anche col fischio…”.

00:26 Favino e Leo ironizzano sulla commistione tra cinema e tv. Leo: “Hai saputo? Antonella Clerici farà un film con Nanni Moretti…”. Favino: “E’ giusto… E hai saputo che Sorrentino ha scelto Amadeus?”. Leo: “E’ giusto… E hai saputo che Carlo Conti farà l’Otello?”.

00:31 Ritorna Claudio Baglioni sul palco. Il direttore artistico si esibisce il coro de I Discreti.

00:35 E’ il momento della classifica: Elio e Le Storie Tese sono ultimi. I finalisti sono Annalisa, Ermal Meta e Fabrizio Moro e Lo Stato Sociale. Annalisa è una sorpresa. Meritata.

00:39 Viene riaperto il televoto.

00:43 Hunziker: “Che si fa per far passare il tempo?”. Il pubblico invita Baglioni a cantare.

00:45 Sabrina Impacciatore scende la scalinata con un vestito impossibile: “Quando finisce il Festival?”. Alla fine, l’attrice finisce per cadere.

00:46 Baglioni, la Hunziker, Favino e la Impacciatore rendono omaggio a Enzo Jannacci.

00:58 Claudio Baglioni presenta la sigla di Sanremo 2018 diretta da Geoff Westley, facendo una gaffe alla Patty Pravo: “La sigla di quest’edizione di Sanremo millenovecento…”.

01:00 Stop al televoto.

01:02 Ron vince il Premio Sala Stampa – Ariston Roof. Ron: “Questa canzone ha preso aria, la gente può goderne e questa è la cosa bella”.

01:03 Lo Stato Sociale vince il Premio Sala Stampa – Lucio Dalla. Lo Stato Sociale: “Abbiamo fatto uno scherzo…”.

01:04 Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico vincono il Premio Sergio Endrigo per la migliore interpretazione. Vanoni: “Grazie. Che premio è?”.

01:06 Mirkoeilcane vince il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Mirkoeilcane si complimenta con Pierfrancesco Favino per l’esibizione in Mio fratello che guardi il mare.

01:08 Max Gazzè vince il Premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione. Max Gazzè ringrazia l’orchestra.

01:10 Ermal Meta e Fabrizio Moro vincono il Premio Tim Music. Ermal Meta: “Non ci aspettavamo di arrivare fino a qui”. Fabrizio Moro: “Abbiamo riscontrato un amore enorme”.

Ermal Meta e Fabrizio Moro vincitori

01:12 I finalisti Annalisa, Meta e Moro, e Lo Stato Sociale ritornano sul palco.

01:16 I risultati si fanno attendere. Claudio Baglioni parla di “Quella sua maglietta fina…” e Michelle Hunziker, inconsapevolmente, lo interrompe per intervistare Lo Stato Sociale. Baglioni: “Già non sono più direttore…”.

01:18 Baglioni si offre per cantare una canzone e il pubblico si accende.

01:21 Annalisa è la terza classifica.

01:22 I vincitori del Festival di Sanremo sono Ermal Meta e Fabrizio Moro con Non mi avete fatto niente. Moro: “Dedico questa vittoria a mio figlio”. Meta: “Emozione indescrivibile”.

01:23 Ermal Meta e Fabrizio Moro si esibiscono per chiudere l’edizione 2018 del Festival di Sanremo.

01:27 La 68esima edizione del Festival di Sanremo termina qui.

 
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Programma finale del festival

Post n°14269 pubblicato il 10 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

La quinta serata del Festival di Sanremo 2018 va in onda questa sera, sabato 10 febbraio.

Nella quinta serata si esibiscono tutti i 20 cantanti in gara nella categoria "Campioni" (o "big"), riproponendo la loro canzone.

I 20 "big" vengono votati con sistema identico a quello della quarta serata: pubblico da casa attraverso il televoto (40% sul risultato finale), giornalisti della sala stampa (30%) e giuria degli "esperti". Dalla combinazione delle tre votazioni viene dunque stilata una classifica che tiene conto anche dei voti ottenuti nelle precedenti serate. I primi tre classificati accedono alla finalissima a tre.

La classifica viene dunque azzerata e i tre "big" si esibiscono nuovamente, valutati con lo stesso sistema di votazione. Il cantante - o meglio, la canzone - che ottiene il punteggio più alto, dato dalla combinazione tra le votazioni, vince il Festival di Sanremo 2018.

Insieme al vincitore assoluto verranno annunciati anche il vincitore del Premio della Critica e i vincitori di tutti gli altri premi.

Questi i 20 "big" - in ordine d'uscita:

Luca Barbarossa - "Passame er sale"
Red Canzian - "Ognuno ha il suo racconto"
Kolors - "Frida (Mai, mai, mai)"
Elio e le Storie Tese - "Arrivedorci"
Ron - "Almeno pensami"
Max Gazzé - "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno"
Annalisa - "Il mondo prima di te"
Renzo Rubino - "Custodire"
Decibel - "Lettera dal Duca"
Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico - "Imparare ad amarsi"
Giovanni Caccamo - "Eterno"
Lo Stato Sociale - "Una vita in vacanza"
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli - "Il segreto del tempo"
Diodato e Roy Paci - "Adesso"
Nina Zilli - "Senza appartenere"
Noemi - "Non smettere mai di cercarmi"
Ermal Meta e Fabrizio Moro - "Non mi avete fatto niente"
Enzo Avitabile e Peppe Servillo - "Il coraggio di ogni giorno"
Le Vibrazioni - "Così sbagliato"
Mario Biondi - "Rivederti"

Nel corso della quinta serata interverranno come ospiti Laura Pausini,Fiorella Mannoia, il trio Nek-Pezzali-Renga e Antonella Clerici.

 
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Ascolti della quarta serata del festival

Post n°14268 pubblicato il 10 Febbraio 2018 da Ladridicinema
 

La quarta serata del Festival di Sanremo, quella di venerdì sera, è stata vista da 10.108.000 spettatori, con uno share del 51,1 per cento: la prima parte del programma è stata vista da 12.246.000 spettatori, con il 49,01 per cento di share, e la seconda da 6.849.000 spettatori, con il 57,3 per cento di share. Gli ascolti sono stati più bassi della serata di giovedì, che aveva avuto uno share del 51,6 per cento, ma sono comunque andati bene: l’ultimo Sanremo che alla sua quarta serata fece un risultato migliore fu quello condotto da Fabio Fazio nel 1999.

 
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