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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi di Maggio 2020
Post n°15713 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
da drcomtmodore.it Quanto valgono le copie de “Il Signore Degli Anelli”Basta fare un giro su Ebay per rendersi conto di un fatto piuttosto strano, ma non del tutto inaspettato. Decine e decine di inserzioni di volumi de Il Signore degli Anelli, venduti a prezzi da capogiro, varie decine di euro, quando non centinaia. E non si tratta di vecchie edizioni, prime stampe rare, o copie autografate da JRR o da Christopher; non solo comunque. La maggior parte di questi sono comuni volumi di qualche mese fa, stampe recenti, o comunque non più vecchie di una decina di anni. Una delle più quotate è l’edizione illustrata da Alan Lee, artista premio oscar per la migliore scenografia ne Il Ritorno del Re nel 2004. Un volume sicuramente di pregio, arricchito dalle splendide pagine inchiostrate dall’artista inglese e che risale a meno di 20 anni fa, per un prezzo di copertina di 70€, ma che arriva agilmente ad essere venduto a 250, quando non 400 euro su Ebay in questi giorni. Il motivo è presto detto: la nuova traduzione pubblicata dalla casa editrice Bompiani, ha fatto sparire dagli scaffali delle librerie le vecchie edizioni. Il nuovo Signore degli Anelli di BompianiEseguita da Ottavio Fatica per sostituire quella di Vicky Alliata risalente alla fine degli anni ‘60, questa nuova traduzione ha sollevato parecchie critiche da vari esponenti del mondo accademico legato allo studio delle opere del professor Tolkien. Un po’ per nostalgia nei confronti di una versione, quella della Alliata, che aveva accompagnato il pubblico durante gli ultimi 50 anni e che aveva segnato anche l’adattamento italiano della trilogia di Peter Jackson, un po’ per scelte discutibili sulla resa di alcune parole. L’esempio più idiomatico è forse l’adattamento di ranger, termine riferito ai cacciatori e guerrieri dúnedain delle terre selvagge, di cui Aragorn era signore; nella prima versione italiana era stato infatti tradotto con l’iconico ramingo da Vicky Alliata, ma diventa forestale per Fatica. D’altro canto la nuova traduzione sembra prendersi meno libertà, mantenendo più coerenza con il tono originale voluto da Tolkien per la sua opera. Non è un segreto che la Alliata, benché avesse compiuto un’opera incredibile a suo tempo, fosse inesperta e non pronta fino in fondo a quella sfida. Fatto sta che con la pubblicazione di questa nuova traduzione della casa editrice Bompiani, le vecchie edizioni, che riportavano la traduzione della Alliata, siano sparite dagli scaffali delle librerie e anche dai magazzini della distribuzione: oggi è praticamente impossibile trovare una qualsiasi copia pre-Fatica in un negozio, anche se parliamo dell’ultima edizione che è solo di pochissimi anni fa. Le polemiche per la nuova traduzione hanno quindi scatenato una caccia ai volumi più datati, che oggi vengono venduti su Ebay a prezzi parecchio maggiorati. Se avete una copia de Il Signore degli Anelli a casa, probabilmente avete un bel gruzzoletto in potenza. Noi vi consigliamo comunque di conservarla e leggerla, soprattutto.
Post n°15712 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
Non vinceranno sicuramente i 600 euro e la spilletta “R” promessa dal nuovo direttore, i giornalisti di Repubblica che hanno apertamente criticato con un comunicato lo sfacciato conflitto di interessi nel caso Fiat FCA e aiuti di Stato dal loro giornale. Repubblica, con ben due articoli nella giornata di domenica, ci ha spiegato quanto sia positivo e giusto che lo Stato intervenga, ancora una volta, in sostegno del gruppo, una volta italiano, con sede fiscale in Olanda. Il comitato di redazione ha convocato un’assemblea per discutere il caso e ha prodotto un comunicato contro il nuovo direttore. Maurizio Molinari, nota voce dei “valori democratici” e “liberali”, ha proibito la pubblicazione. Censura totale. Cari colleghi della redazione di Repubblica guardiamo però il lato positivo della vicenda. Dopo oltre un ventennio di sbornia neoliberista, con il vostro giornale principale sponsor di tutte le bufale confezionate a Berlino, Bruxelles e Francoforte contro lo Stato, male assoluto da abbattere, tutti i castelli di menzogne vengono giù una ad una. E lo Stato è quello che invocano i supplici Elkann padroni dell’informazione. Cari colleghi di Repubblica è una strana pena del contrappasso quello che state vivendo sulla vostra pelle, costretti a subire quello strano concetto di democrazia ideato a Washington, Tel Aviv e Bruxelles che avete diffuso e difeso per anni. Un concetto solo formale, permeato di contraddizioni e una doppia morale vergonosa. Maurizio Molinari, esattamente come Repubblica prima che diventasse lui il direttore, per anni ha giustificato guerre, tentativi di golpe, sanzioni brutali perché si diceva che queste azioni servissero a portare la democrazia. Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Ucraina e oggi Venezuela, Iran e Cuba sono stati attaccati economicamente, militarmente e mediaticamente perché si ribellavano o si ribellano alla voce del padrone. Milioni sono morti o profughi per colpa di quelle barbarie che avete difeso e protetto con le vostre menzogne. Cari colleghi di Repubblica, quella che subite oggi è la stessa arroganza, la stessa devastante arroganza del potere che ha censurato il vostro comunicato oggi, come da settimane sta censurando l’ennesimo attacco “mafioso”, come lo ha definito l’ex vice-segretario Onu Pino Arlacchi, contro il Venezuela. E’ il concetto di democrazia padronale, dove ha cittadinanza solo la voce della proprietà, dove tutto deve essere conforme ed effettuato in funzione di detti interessi, dove chi si ribella non ha diritto di parola. Ed è per questo che il vostro giornale, anche prima della direzione Molinari, ha censurato sempre o travisato la voce di quei paesi che si ribellavano ai diktat padronali. E nel caso delle vicende internazionali la voce del padrone coincide sempre con gli interessi di Washington. Avveniva anche prima quando nel giornale c’era Gad Lerner. Forse adesso sono più chiare tante cose anche a chi faceva finta di niente. La Redazione
Post n°15711 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
Obamagate e quello strano silenzio del mainstream da antidiplomatico di Antonio Di Siena L’Obamagate potrebbe essere una bufala colossale. O al contrario la pietra tombale sul mito della presunta superiorità morale dei democratici statunitensi. Anche se il silenzio dei media sul caso qualche indicazione di massima ce la fornisce. Un silenzio imbarazzante che, con la solita spocchia dei “professionisti dell’informazione”, ha rapidamente bollato la vicenda come una teoria del complotto. Eppure Donald Trump - che nonostante non l’abbiate ancora digerito sarebbe il presidente della prima potenza economica e militare del mondo - domenica scorsa ha fatto un tweet abbastanza emblematico con cui accusa Obama nientedimeno di essere il regista del Russiagate. Quell’inchiesta che, nonostante abbia avuto un risalto gigantesco su tutti i principali organi di informazione internazionali e ha portato pure all’impeachment nei confronti di Trump, si è rivelata quello che in molti avevano sempre sostenuto essere sin dal principio: una gigantesca bufala. E non è un caso che alla fine i massimi organi di giustizia Usa hanno dovuto archiviarla. Ebbene negli ultimi giorni sono successe due cose abbastanza importanti. La prima è che uno degli ultimi strascichi ancora attivi del Russiagate si è anch’esso concluso nel nulla. Giovedì scorso infatti il Dipartimento di Giustizia ha lasciato cadere tutte le accuse contro Michael Flynn. Il generale primo consigliere per la sicurezza nazionale dell’era Trump che fu dimissionato perché ingiustamente accusato di aver fatto accordi coi russi e di aver mentito all’FBI.
Accuse partite proprio dal Bureau che nel 2016, con l’operazione “Crossfire Hurricane”, aveva pubblicamente ipotizzato (sarebbe più corretto dire affermato con certezza) il legame Putin-Trump.
Un’indagine potenzialmente decisiva per l’esito delle presidenziali che fu sbandierata ai quattro venti in piena campagna elettorale.
Il secondo avvenimento da cerchiare in rosso poi è ancora più emblematico. Negli ultimi giorni infatti la commissione “intelligence” del Campidoglio ha desecretato un bel po’ di documenti interessanti. Fra questi ci sono le trascrizioni delle audizioni con le quali la stessa commissione (che le svolse a porte chiuse) acquisì informazioni dai soggetti coinvolti nel Russiagate.
Ebbene da questa massa enorme di carte (circa 6000 documenti) è venuto fuori che i funzionari dell'amministrazione Obama davanti al Cobgresso hanno escluso ufficialmente di essere stati in possesso di evidenze empiriche che provassero la collusione fra Trump e Putin.
Detto in altre parole non c’era non solo alcuna prova, ma neppure alcun indizio sufficientemente circostanziato, che indicasse come i russi stessero interferendo con la campagna presidenziale Usa.
In pratica quindi amministrazione Obama ed FBI (che teoricamente alla prima rispondeva) pur in assenza di evidenze empiriche tali da motivare un’accusa così grave, ritennero comunque ragionevole far trapelare quelle pesantissime accuse contro Trump (in piena campagna elettorale) che diedero il via al Russiagate (e condizionando anche le MidTerm).
E allora sarebbe lecito domandarsi il perché tutto questo sia avvenuto.
Come mai il Dipartimento di Giustizia, pur in assenza di prove, ha autorizzato FBI a portare avanti una indagine di questo tipo? A sentire Loretta Lynch, ex ministro della Giustizia, non c’erano ragioni per farlo. Si può ragionevolmente desumere quindi che o FBI abbia agito in autonomia, oppure questa rispondesse direttamente all’ex presidente americano.
E se così fosse (e da quel poco che emerge qualcosa lo lascerebbe intendere) perché mai Obama avrebbe avuto interesse a iniziare un’indagine così delicata e dalla enorme risonanza mediatica nonostante l’assenza di “evidenze empiriche”?
L’unica idea maliziosa che viene in mente è che il movente potesse essere politico.
Complottismo? Forse.
L’unica certezza è che col Russiagate i Dem hanno tentato un clamoroso ribaltone.
Montando uno scandalo politico gigantesco sul nulla - col consueto ausilio di quegli stessi media che per anni avevano gettato fango e ombre su Trump- per cercare di eliminare il legittimo presidente degli Usa attraverso un impeachment (la massima accusa nei confronti di un presidente Usa).
Un ribaltone così antidemocratico da puzzare di tentativo di golpe. Che se ove mai fosse dimostrato avrebbe l’effetto deflagrante di una bomba atomica. E la cui onda d’urto arriverebbe pure a Roma, come dimostrano un paio di tweet fin troppo eloquenti firmati stanotte da George Papadopoulos.
E cercare di capire se le cose possono essere andate effettivamente come quanto sta emergendo potrebbe indicare mi pare il minimo sindacale per quella che viene definita “la più solida democrazia del mondo libero”.
Altro che complotti.
A meno che non si voglia sostenere che fosse lecito indagare allora benché sulla base di accuse palesemente inventate. E invece oggi non lo sia, nonostante tutto quanto sta saltando fuori.
Legittimando una volta per tutte quel doppiopesismo politico e morale tipico della sinistra liberale per cui non contano tanto gli atti di per sé, ma esclusivamente i soggetti che li pongono in essere.
Notizia del: 14/05/2020 _____________- "Interferenze russe", La Stampa svela finalmente le sue "fonti" da antidiplomatico “Il Cremlino ha tentato di destabilizzare la democrazia in Italia”.
Finalmente Paolo Mastrolilli, fantasioso inviato de La Stampa a Washington, fa nomi e cognomi nel suo ultimo articolo per denunciare la visibilissima interferenza russa nei processi decisionali italiani. Finalmente. Basta “fonti che vogliono restare anonime”. Basta “fonti del GRU secondo quanto riporta una fonte interna al Dipartimento di Stato filtrata dalla Casa Bianca e che vuole restare anonima per ragioni di sicurezza”. Basta con le “fonti che hanno ascoltato fonti parlare con fonti che hanno visto dossier di hacker russi”. No, finalmente il Mastrolilli svela chi c’è dietro le sue accuse e oggi fa nomi e cognomi dando grande autorevolezza anche ai suoi scritti precedenti su cui vi avevamo già scritto. “I russi sono terribili, quello che fanno con la loro macchina della propaganda. Quando ero ambasciatore passavo un sacco di tempo a correggere le informazioni false che mettevano in giro". Forse non lo ricorderete, ma a parlare oggi a La Stampa è John Phillipps, ex ambasciatore obamiano in Italia. Quando Renzi voleva distruggere la nostra Costituzione con l’endorsment diretto del presidente Obama, dichiarò testualmente: “Una vittoria del No al referendum costituzionale sarebbe un “passo indietro” per attrarre gli investimenti stranieri in Italia”. Interferenze con quel tono minaccioso di chi occupa l'Italia con 113 installazioni militari, decine di bombe atomiche e fa partire droni per bombardare paesi dalle nostre basi, che a La Stampa passano chiaramente inosservate. Quindi chi più di Phillips può parlare di interferenze? E, dopo aver letto l'intervista del Mastrolilli, non riusciamo a smettere di immaginarlo nel suo ufficio a Via Veneto a “passare un sacco di tempo a correggere” per La Stampa (?) articoli che poi sarebbero usciti il giorno dopo puliti, filtrati, senza interferenze chiaramente, nella nostra “libera” stampa. In attesa dell’ Obamagate dopo il tracollo tragicomico del Russiagate, ennesima spilletta nella gloriosa collana di fake news del mainstream, Philips e quelle sue “correzioni” potrebbero tornare presto di attualità. Restiamo in trepida attesa. Intanto, mentre piccoli commercianti italiani, lavoratori, artigiani, partita Iva lottano per una sopravvivenza sempre più utopica, la FCA degli Agnelli, editori de La Stampa, di Repubblica e ormai monopolisti dell’informazione in Italia, dal loro paradiso fiscale olandese dettano un nuovo ricatto al governo italiano: secondo quanto risulta e scrive oggi Milano Finanza hanno chiesto 6,5 miliardi di euro (altri 6,5 miliardi di euro dei contribuenti italiani loro che le tasse in Italia le eludono) di prestiti a fondo perduto e garantiti per la quasi totalità dalla Sace, quindi con garanzie statali. Soldi, statene certi, che continueranno a essere spesi anche per sponsorizzare “articoli” come questi: E' arrivato il momento di dire basta che dite? La Redazione _______________ In fila al Monte dei Pegni in attesa degli aiuti dall'Inps e della ripresa da AnsaPortati gioielli e beni di famiglia anche per piccole somme, serve liquidità immeditata I prestiti bancari arrivano ma a rilento a causa di un meccanismo piuttosto complicato, gli aiuti erogati dall'Inps segnano spesso il passo e comunque i ricavi di molte attività sono scesi o completamente svaniti. Per questo, alla ripartenza della Fase2 molti italiani si sono messi in fila al Monte dei Pegni portando oro o gioielli e ricevendo immediatamente e senza presentare documenti, della liquidità per arrivare a fine mese ma anche per riavviare la propria piccola azienda, negozio o professione. I dati forniti da Affide, il leader italiano del comparto (controllato dal gruppo austriaco Dorotheum) certificano un'impennata del 30% delle nuove operazioni rispetto al periodo prima del lockdown. Come spiega all'ANSA il condirettore Rainer Steger "ci sono situazioni di indubbia difficoltà di chi è in attesa magari dei sussidi" e "chiede piccole somme, anche di 50 euro". "Ma ci sono anche piccoli imprenditori, magari un barista che vuole acquistare il plexiglas di protezione nel proprio bar e dopo due mesi senza ricavi non ha il contante. Noi eroghiamo subito, a vista, senza chiedere documenti, tranne i controlli antiriciclaggio mentre le banche ora fanno fatica a erogare in tempi rapidi. E in caso di mancato pagamento il soggetto non è segnalato in Centrale Rischi". "Va ricordato - sottolinea infine Steger - che di solito chi è in forte difficoltà vende l'oggetto da cui ricava sicuramente una somma più alta, piuttosto che darlo in pegno". Il 95% dei beni dati in pegno viene riscattato, mentre il 5% finisce all'asta. Il credito su stima permette di ricevere un finanziamento offrendo come unica garanzia un prezioso o un gioiello, che resta di proprietà di chi lo impegna e che viene solo custodito dalla società di credito su stima. Al termine del periodo concordato, il proprietario del bene può scegliere se riscattare il suo bene, prolungare il finanziamento o mandare il bene all'asta. __________ #Cuba Protestano il presidente ed il ministro degli esteri contro la decisione presa dal governo degli Stati Uniti presa contro Cuba ed il popolo cubano. Ieri infatti il Dipartimento di Stato statunitense ha deciso di includere Cuba nella lista nera, da loro creata, dei paesi che non collaborano alla lotta contro il terrorismo. L'isola non era in quella lista, che comprende Iran, Corea del Nord, Siria e Venezuela, dal 2015, quando fu rimossa dall'amministrazione Obama, dopo esservi stata inclusa per 33 anni. Gli Stati Uniti si avocano il diritto unilaterale di giudicare questi paesi in base alla Sezione 40A della Legge sul Controllo delle Esportazioni delle Armi come "non cooperanti pienamente" con le iniziative antiterrorismo di Washington. Secondo il documento del Dipartimento di Stato, Cuba è stata inclusa perché i membri dell'Esercito di Liberazione Nazionale colombiano (ELN), che hanno viaggiato nel 2017 per condurre colloqui di pace, sono rimasti sull'isola nel 2019 e si sono rifiutati di estradare 10 membri di quella organizzazione guerrigliera, dopo che fu attribuito l'attacco con un'autobomba alla Scuola Generale dei Cadetti militari di Santander a Bogotá, che causò 22 morti e oltre 60 feriti. "Il rifiuto di Cuba di impegnarsi in modo produttivo con il governo colombiano dimostra che non sta collaborando con il lavoro degli Stati Uniti per sostenere gli sforzi della Colombia per garantire la pace, sicurezza e opportunità giuste e durature per il suo popolo", afferma il documento. Sempre ieri, il governo di Cuba ha risposto a questa decisione statunitense denunciando "la lunga storia degli atti di terrorismo commessi dagli Stati Uniti" contro l'isola. Il direttore generale per gli Stati Uniti del Ministero degli Affari Esteri cubano, Carlos Fernández de Cossío, ha sottolineato in questa lunga tradizione di attacchi, la "complicità" di Washington con "individui e organizzazioni" che hanno attaccato l'isola, tra cui l'ex agente della CIA Luis Posada Carriles, autore intellettuale dell'attentato al volo 455 della Cubana de Aviación nel 1976, in cui morirono oltre 70 persone. La decisione del Dipartimento degli Stati Uniti di includere il paese caraibico nell'elenco, arriva dopo che Cuba ha denunciato "il complice silenzio" che le autorità statunitensi stanno mantenendo riguardo all'attacco armato commesso il 30 aprile contro la sua ambasciata a Washington. Finora le autorità statunitensi non hanno rilasciato alcuna dichiarazione di condanna dell'accaduto né rivelato l'identità e le motivazioni dell'individuo presumibilmente arrestato. https://twitter.com/DiazCanelB/status/1260898498196750336… http://www.cubadebate.cu/…/gobierno-estadounidense-in…/amp/… _____________- “"Militari russi a Caracas? Sarebbe legittimo" "La cooperazione tecnico-militare tra Russia e Venezuela si sta svolgendo legittimamente", così ha risposto il ministro degli Esteri russo Lavrov quando gli è stato chiesto di commentare le informazioni di alcuni media secondo cui i soldati russi sarebbero arrivati in Venezuela con droni per facilitare la ricerca dei mercenari coinvolti nella recente incursione marittima fallita nel paese per provocare un colpo di Stato. Lavrov ha affermato infatti che i servizi segreti russi e venezuelani mantengono contatti per indagare sul tentativo di invasione fallito contro Caracas. "I nostri servizi di intelligence sono in contatto e se viene ricevuta una richiesta di assistenza ai sensi degli accordi corrispondenti, ovviamente, è presa in considerazione", ha dichiarato ieri il capo della Diplomazia russa in una conferenza stampa telematica. Lavrov ha sottolineato che tutti i contatti in corso tra il suo paese e il legittimo governo venezuelano "sono condotti nel quadro giuridico, basato su accordi intergovernativi, ratificati sia dal parlamento venezuelano che da quello russo ed hanno forza di legge. Ciò si riferisce anche alla cooperazione militare tra i due paesi e alla fornitura di servizi alle attrezzature militari fornite al paese bolivariano. Sono i nostri obblighi contrattuali", ha aggiunto. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha condannato l'attacco terroristico contro il Venezuela, spiegando che mirava ad assassinare il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro e a promuovere la violenza nel paese. Il ministro degli Esteri venezuelano ha ringraziato la Russia per aver offerto al suo paese aiuto nelle indagini sulla fallita incursione marittima contro il Venezuela. Da parte sua il Venezuela ha ringraziato l'offerta di aiuto attraverso il suo munistro degli esteri Jorge Arreaza che su twitter ha pubblicato: "Il ministro degli Esteri Lavrov mostra la sua preoccupazione per la fallita incursione marittima del 3 maggio ed offre la collaborazione del suo servizio di intelligence per sostenere le indagini. La Russia è sempre impegnata nella pace del Venezuela". Secondo il governo venezuelano, un gruppo di mercenari e terroristi addestrati in Colombia, con il sostegno degli Stati Uniti, ha tentato di entrare nel paese caraibico il 3 maggio, ma l'operazione è fallita grazie all'intervento della Forza Armata Nazionale Bolivariana (FANB). Quest'ultimo attacco al Venezuela arriva circa un anno dopo il tentativo di colpo di Stato del leader dell'opposizione Juan Guaidó e dei suoi alleati a Caracas, anch'esso sostenuto da Washington. In effetti, la Repubblica Bolivariana ha già sventato molti piani e cospirazioni per rovesciare il Presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, grazie alla lealtà del popolo e dei militari al legittimo governo. Caracas assicura che presenterà questo nuovo caso al Tribunale Penale Internazionale presso L'Aia, dove mostrerà prove attendibili dell'operazione mercenaria contro il Venezuela” https://mundo.sputniknews.com/…/202005121091402236-rusia-r…/ https://www.hispantv.com/…/rusia/…/venezuela-atentado-lavrov https://www.hispantv.com/…/…/rusia-incursion-fallida-arreaza
Post n°15710 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
Da oggi, ho deciso che oltre al solito spazio cultura, daremo spazio anche a quelle notizie che sono censurate o raccontate in maniera faziosa o falsa, dai "professionisti dell'informazione". Il titolo del post sarà sempre: spazio censura fake media, così come il tag
Post n°15709 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
"Guardavano la malattia: è evidente, non è che posso negarlo. Ho combattuto il pregiudizio. Fin da bambino ho lottato col fatto che un povero non può fare il direttore d'orchestra, perché il figlio di un operaio deve fare l'operaio, così è stato detto a mio padre". Ezio Bosso, figlio della Torino proletaria, ex bassista degli Statuto, musicista di fama internazionale, persona incredibile.
Post n°15708 pubblicato il 21 Maggio 2020 da Ladridicinema
In particolare, Melzer afferma: “Oggi un anno fa, ho visitato Assange in carcere. E ha mostrato chiari segni di tortura psicologica prolungata. Per prima cosa sono rimasto sorpreso che le democrazie mature potrebbero produrre un tale incidente. Poi ho scoperto che non è stato un incidente. Ora ho paura di conoscere le nostre democrazie” Accompagnato da medici, il rappresentante delle Nazioni Unite vide con i propri occhi i segni evidenti di una tortura psicologica. Ecuador, Svezia, Usa e Inghilterra sono secondo Melzer le responsabili oggettive di questo crimine contro una persona. Con Assange rischia la democraziaNonostante gli appelli di dimostranti, cittadini comuni e addetti ai lavori, gran parte dell’opinione pubblica non conosce la storia dell’hacker. Un coraggioso uomo che ha messo a rischio la sua vita al servizio dell’informazione. Il suo caso, inoltre, rischia di mettere a repentaglio un sistema, quello democratico, che mai come ora sta mostrando segni di cedimento. È inconcepibile il massacro psicologico che il fondatore di Wikileaks ha dovuto subire fin dal suo arresto da parte di Scotland Yard. Un criminale. Un autentico criminale per l’establishment americano che ha avuto il coraggio, o forse la competenza giornalistica (?), di aver mostrato i crimini di Washington in giro per il mondo. Come ha sottolineato il The Guardian, il principale crimine di WikiLeaks è stato quello di dire la verità al potere.
Post n°15707 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
Ricordiamo il grande direttore d'orchestra ripubblicando questa sua testimonianza nella quale, partendo dalla propria esperienza – quella di chi da bambino ha imparato a leggere prima le note che le parole – spiega perché la musica è un elemento formativo indispensabile e, quindi, da insegnare fin dalla scuola materna: suonare uno strumento è importantissimo per lo sviluppo dei bambini e può essere significativo fattore di inclusione sociale. Fino a una proposta: “Renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di 'Pierino e il lupo' di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino”. di Ezio Bosso, da MicroMega 5/2019
Ho iniziato lo studio della disciplina musicale all’età di quattro anni, ma alla musica mi sono avvicinato anche prima. Praticamente, ho imparato a leggere le note prima delle parole. E questo studio è la base di quello che sono oggi. È la conferma di come quella disciplina, che a volte può essere complessa e faticosa per un bambino, sia stata per me un’esperienza fondante, meravigliosa. La musica è stata di fatto tutta la mia vita. E devo ringraziare quella zia che mi vietava di suonare il pianoforte prima di studiare le note: «Se non impari a leggere la musica», mi diceva, «non lo tocchi». Perché educazione è anche questo: ottenere qualcosa con il lavoro e non per capriccio. E la musica è una forma educativa molto ampia, sempre basata sul merito. Un concetto importante, da non sottovalutare. Strumento di benessereData anche la mia esperienza personale, ritengo che la musica sia un elemento formativo indispensabile fin dalla scuola materna. E questo perché noi siamo naturalmente composti della materia dei suoni: abbiamo il senso del ritmo fin da quando siamo molto piccoli, fin dall’età di uno o due anni. E l’aspetto ludico del ritmo, per i bambini, è di fondamentale importanza, fa la differenza anche dal punto di vista fisico. Come dimostrano studi scientifici, la capacità di convogliare il ritmo aiuta anche a camminare meglio. Nell’età evolutiva è un aspetto fondamentale per l’equilibrio della crescita. E ugualmente importante è coltivare l’ascolto e lo stupore. L’associazione Diamo il La di Milano, di cui sostengo l’attività, ha il merito di portare tutto questo nelle periferie urbane. Perché, a differenza delle scuole dei ricchi, che possono contare anche sulla presenza di musicoterapeuti, nelle periferie mancano spesso gli strumenti per realizzare questo lavoro. Tuttavia, che si utilizzi un registratore o uno xilofono, l’accesso al suono, alla produzione del suono associata all’ascolto complesso, è un aspetto fondamentale della formazione e della cultura, lungo tutta la nostra esistenza. Del resto io sostengo tutti i progetti miranti a promuovere l’accesso alla musica come strumento di benessere sociale, come valore fondante di una società migliore. In particolare, sono il testimonial dell’associazione Mozart 14, fondata da Claudio Abbado, impegnata a portare il canto corale e la musicoterapia nei reparti di terapia intensiva, tra i bambini che hanno problemi di salute, e nelle carceri, tra i detenuti. È la dimostrazione di come la musica possa e debba essere un modo per migliorare la vita, per cambiarla e anche per salvarla. Il potere della vibrazione, non a caso, è ben noto alle neuroscienze, essendo noi fatti proprio di vibrazioni. E non mi riferisco a teorie come quella della frequenza a 432 Hz 1, ma proprio al fatto che la musica, al di là del benessere consolatorio che produce, svolge una funzione vera e propria nell’attivazione delle cellule neuronali. A scuola di musicaLa prima fase dell’insegnamento della musica nelle scuole dovrebbe consistere nell’accesso all’ascolto e poi nella produzione del suono e del ritmo. È come insegnare una lingua: è per questo che i bambini e i ragazzi devono apprendere come sono le note e come funzionano. Dovrebbe essere più facile insegnare la musica che le parole ed esistono anche alcuni esperimenti in tal senso. E invece mi capita di sentire cose aberranti, tipo l’idea di far cantare al saggio musicale l’ultima canzone di Sanremo. Questa, in realtà, è diseducazione alla musica, perché la musica esige sempre la meritocrazia, la capacità di impegnarsi per sentirsi felici, non per soddisfare le voglie della zia. Ben venga il flautino, allora – malgrado le polemiche sollevate da grandi musicisti – perché mette tutti sullo stesso piano, annulla le differenze sociali, consentendo anche a chi non ha i soldi di ricevere una prima educazione al suono. Non tutte le famiglie, infatti, possono permettersi di comprare un pianoforte. L’ho suonato anch’io il flautino, proprio perché avevo bisogno di uno strumento a portata di mano e a basso costo. E penso che il fatto che tutti possano avere nelle proprie mani uno strumento musicale sia meraviglioso. E non impedisce a un bravo maestro di suggerire alla famiglia di un bambino particolarmente dotato di fargli continuare lo studio della musica. Prima di pontificare sui flautini, peraltro, bisognerebbe riflettere sul ruolo fondamentale che dovrebbe avere la formazione degli insegnanti… Io poi introdurrei per legge l’educazione musicale perlomeno in tutta la scuola dell’obbligo, dunque fino ai 16 anni. Penso che dovrebbe essere vista come una materia che collega in un unico percorso qualunque indirizzo si voglia poi seguire. Una costante che potrebbe anche far sì che non ci si perda di vista nei cambi di istituto. Del resto, poiché la musica, essendo un grande collante sociale, è associabile a tutto, persino al cibo, potrebbe rappresentare un collegamento tra una materia e l’altra, rendendole meno avulse ed evitando il rischio di cadere in nozionismi privi di senso. Rischio che oggi, peraltro, riguarda l’educazione nel suo complesso perché, nel momento in cui metto una crocetta sulla base del 33,3ˉ per cento di possibilità di indovinare la risposta giusta, l’educazione è morta. Io sono un umanista, continuo a sognare un mondo che guarda alle cose, non che tenta la sorte. Riscoprire la musica classicaAnche se è solo da un paio d’anni che passo un po’ più di tempo in Italia, sono convinto che, in questo paese, il principale ruolo educativo in materia, a partire dagli anni Cinquanta, lo abbia svolto la televisione. E certo, se per musica si intende soltanto un genere, è evidente che non potremo fare molta strada. Ritengo invece che, nell’insegnamento musicale, la priorità vada assegnata alla musica classica, che è quella in cui affondano le nostre radici, il fondamento della nostra identità. È soprattutto attraverso di essa che si sviluppa quell’insieme di curiosità e di approfondimento che può valere poi per qualsiasi altro genere, impedendoci di restare schiavi dell’ultima moda o dei gusti di pochi. Ecco, l’educazione non è questione di gusto, ma è sviluppo della curiosità. Le note le abbiamo inventate in questo paese grazie a un signore che si chiamava Guido d’Arezzo. Ed è da qui che possiamo partire, considerando che da quelle note è nata tutta la musica a cui ci riferiamo. Certo, noi pecchiamo sempre un po’ di egocentrismo, perché in realtà siamo solo una parte del mondo: in India, in Pakistan, per esempio, il sistema di notazione è completamente diverso. Ed è importante che ciò venga detto, perché chi lo sa che poi un bambino non ci si appassioni… Penso che utilizzare la storia insieme alla musica, e la musica insieme alla storia, possa costituire un percorso formativo fondamentale per la formazione di un adolescente. E in questo percorso renderei obbligatorio in tutte le scuole lo studio di Pierino e il lupo di Prokof’ev, un testo determinante per la crescita di un bambino. E anche di un adulto. Rispetto al metodo di insegnamento, penso sarebbe presuntuoso da parte mia dare indicazioni, non essendo un pedagogista e non occupandomi di educazione musicale in senso stretto. L’Italia, però, vanta una pedagogia musicale avanzatissima. Torino, per esempio, è all’avanguardia in questo campo. In ogni caso, esistono metodi assai efficaci, come il meraviglioso e inclusivo metodo Orff, grazie a cui qualsiasi bambino può imparare le note attraverso una partecipazione attiva, anche solo con un piattino, e condivisa con gli altri. Perché lo stare insieme è di fondamentale importanza. E tutto ciò serve anche a superare le proprie difficoltà, le proprie paure. Ma questo, per quel che mi riguarda, vale a qualsiasi età. Ai miei studi aperti vengono anche bambini dai tre-quattro anni ai dieci, che spesso la sanno più lunga dei trentenni, mostrando una maggiore capacità di risolvere i problemi. Alla fine quello che ha luogo è uno scambio tra bambini, adolescenti, professionisti. Si tratta in fondo di una questione di linguaggio, di vocabolario. Io sono attento a non trattare i bambini da deficienti. Sono piccole persone, che imparano anche in fretta, ed è così che mi rapporto con loro. Continuo a vedere la società come una multiformità di differenti età, di differenti esistenze, di differenti singolarità. È ovvio che a un bambino piccolo non farò ascoltare tutto Wagner. Di musica ce n’è tanta: Bach, Monteverdi, Palestrina… Se io fossi un bambino, per esempio, vorrei che mi raccontassero storie. Una cosa che peraltro mi piace anche oggi. La musica classica è una forma oggettivamente meritocratica nel senso più alto del termine: se uno non arriva significa che non è ancora arrivato. Spinge alla cooperazione, non all’esclusione, e spesso cura anche il dolore e riappiana le differenze sociali. Più ancora che uno strumento di inclusione, è uno strumento di parificazione. E invece è stata resa qualcosa di elitario. È sbagliato. È una cosa con cui mi scontro ancora oggi. La musica è fondamentale, perché elimina pregiudizi e difetti (persino fisici), cancella le età e lenisce i dolori di qualsiasi forma siano. Lo dico per esperienza personale: malgrado le mie debolezze, fragilità, stranezze non venivo denigrato, ma suscitavo curiosità perché emettevo un suono che affascinava chi mi stava intorno. E di fronte al potere così grande della musica, è evidente che ci voglia una grande responsabilità. La musica non è un linguaggio universale, ma un patrimonio universale. Non un bene comune, ma una necessità comune. E dunque se ne deve garantire l’accesso a tutti. (testo raccolto da Giacomo Russo Spena e curato da Claudia Fanti)1) Teorie pseudoscientifiche sostengono che l’accordatura a 432 Hz avrebbe proprietà curative, n.d.r.
(16 maggio 2020)
Post n°15706 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
da corriere.itIl grande attore francese è scomparso il 12 maggio, ma la notizia è stata data il 18 Con un annuncio all’Agenzia France Press fatto dai suoi familiari, il mondo ha saputo della morte di Michel Piccoli. Aveva 94 anni (il prossimo compleanno sarebbe stato il 27 dicembre) e se ne è andato dopo aver interpretato 233 film. Così almeno testimoniano i certosini compilatori dell’International Movie Data Base in un elenco dove brillano alcuni dei più grandi registi della storia del cinema, da Buñuel a Godard, da Ferreri a Hitchcock, da Sautet a Moretti, da Rivette a Manoel de Oliveira. Era nato a Parigi nel 1925 in una colta famiglia borghese di origini italiane, da due genitori entrambi musicisti. Lui invece aveva scelto molto presto la carriera d’attore, riuscendo ad entrare nella compagnia di Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud. Per il suo primo film, Silenziosa minaccia di Christian-Jaque (1945) il suo nome non era neppure citato nei titoli e per molti anni dovette accontentarsi di ruoli di secondo e anche terzo piano. Erano gli anni Cinquanta e al cinema spopolavano attori capaci di «bucare lo schermo» con il fascino o lo charme. Non erano quelle le qualità più evidenti di Piccoli che dovette aspettare che tramontassero quegli ideali maschili (quelli incarnati da Gérard Philippe o da Jean Gabin, per intenderci) perché le sue qualità di interprete, basate su una ironia fredda e distaccata, su un fascino enigmatico e stravagante potessero essere pienamente apprezzate. Il primo ad accorgersene fu Luis Buñuel che nel 1956 lo volle nel ruolo di uno missionario anticonvenzionale in La selva dei dannati. Poi sarà la volta dei registi della Nouvelle Vague che vedranno il lui l’attore perfetto per ruoli fuori dalle norme e dalle convenzioni, come lo sceneggiatore di Il disprezzo di Jean-Luc Godard (1963), lo scrittore di Les Créatures di Agnès Varda (1966), il mite Monsieur Dame di Les Demoiselle de Rochefort di Jacques Demy (1967, dove fatica a convincere la bella Daniel Darrieux a sposarlo perché lei non vuole chiamarsi Madame Dame). E mentre continua il sodalizio con Buñuel, cui lo legherà una lunga amicizia (Diario di una cameriera nel 1963, Bella di giorno nel 1967 e poi Il fascino discreto della borghesia nel 19782) Piccoli viene «scoperto» anche dal grande cinema internazionale, chiamato nel kolossal Parigi Brucia? (1966) e poi da Hitchcock per Topaz (1969). Ma negli anni Settanta è Marco Ferreri a sfruttare meglio la sua arte, affidandogli i ruoli che l’hanno imposto nella memoria dello spettatore, almeno italiano: il borghese annoiato di Dillinger è morto (1969) il sacerdote postconciliare e arrivista di L’udienza (1972) e soprattutto il regista televisivo di La grande abbuffata (1973), tutti ruoli (cui vanno aggiunte parti meno significative in La cagna e L’ultima donna) dove l’attore può dimostrare la sua straordinaria capacità interpretativa, sempre sul filo di un disperato cinismo e una compiaciuta vena di controllata follia. Ormai entrato nel novero dei grandi attori su cui si può «montare» un film, Michel Piccoli è il protagonista di Life size – Grandezza naturale (1973) di Luis García Berlanga (dove è un dentista di successo che si innamora di una bambola gonfiabile). Claude Sautet lo vuole per L’amante(1970) poi Il commissario Pellissier (1971) e Tre amici, le mogli e, affettuosamente, le altre (1974), Marco Bellocchio lo sceglie per Salto nel vuoto (1980, con cui vince la Palma d’Oro a Cannes per la miglior interpretazione) e poi Gli occhi, la bocca (1982), Liliana Cavani per Oltre la porta (1982), Léos Carax per Rosso sangue (1982). L’età non sembra fermare la sua carriera: Louis Malle lo vuole per Milou a maggio (1990), Jacques Rivette per La bella scontrosa (1991), Peter Del Monte per Compagna di viaggio (1996), Manoel de Oliveira per lo straordinario Ritorno a casa (2001) dove sa rendere con struggente intensità il ruolo di un vecchio attore alle prese con l’inevitabile distacco dalle cose terrene, Raul Ruiz per Ce jour-là (2003). Fino al suo ultimo trionfo, Habermus Papam (2011) di Nanni Moretti, dove è il cardinale francese che eletto al soglio pontificio non ha il coraggio di presentarsi sul balcone di San Pietro.
Post n°15705 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
da cinefiliaritrovata.it Walt Disney è sempre stato catturato dal fascino misterioso degli elementi che caratterizzano il Medioevo. Lo ha visto e inquadrato come il perfetto periodo storico su cui creare alcune mitologie che accompagnano ancora oggi le fiabe Disney. Ecco quindi che l’ambientazione medievale nei cortometraggi di animazione, nei film di animazione e non solo, viene costruita su un immaginario che si struttura sulle parole della sua Cenerentola, “i sogni son desideri”. Disney scelse infatti come suo marchio, probabilmente da amatore di musica sinfonica, il castello di Neuschwanstein, che fece costruire anche all’interno del suo parco di divertimenti a Orlando. Tutti i castelli dei suoi film sono una riproposizione di Neuschwanstein, dalla versione più cupa e spaventosa a quella più brillante e aperta. Principesse, principi, streghe cattive, maghi e fate buone sono i personaggi probabilmente rimasti più impressi dell’immaginario neo-medievale Disney. Tuttavia c’è un soggetto che, nonostante sia difficile da inquadrare, ritorna spesso e attraverso le sue rare e brevi apparizioni all’interno di questi sogni si rende indimenticabile: il menestrello. Nel 1933 Topolino, l’eroe Disney per eccellenza, canta e suona canzoni come farebbe un trovatore per la sua nuova amata Minni nel cortometraggio Laggiù nel medioevo, anche chiamato Topolino menestrello (alcuni dei titoli di cui si parla nell'articolo sono visibili sulla piattaforma Disney+). Topolino indossa un cappello con la piuma e si sposta per i villaggi medievali insieme al suo mandolino a dorso di un vecchio mulo. È coraggioso e beffardo nei confronti del suo rivale il tiranno Principe (Pippo) per la contesa dell’amata e, alla fine, le sue prodi gesta vengono premiate come rifondazione di un mito medievale fondato sul sentimentalismo. La seconda apparizione di un menestrello all’interno di una delle fiabe Disney è in La bella addormentata nel bosco del 1959. Re Stefano, il padre di Aurora, nel corso della preparazione della festa per il compleanno della figlia ne festeggia il ritorno con re Umberto, padre del principe Filippo. Il regno è in festa per il ritorno dell’amata principessina e il menestrello invece di cantare per intrattenere i festeggiamenti e quindi adempiere al suo compito primario, si ubriaca. Il menestrello, un omino dal volto lungo e dal fare sgraziato, beve e si rallegra. La sua funzione di intrattenimento giullaresco viene soddisfatta, non per re Stefano, ma per il suo vero sovrano: il pubblico. Dalla sua entrata in scena, senza pronunciare parola, porta scompiglio e dopo aver accompagnato con il suo mandolino il canto di re Umberto e di re Stefano finisce per usarlo come un boccale qualunque. Non c’è spazio per lui all’interno di quei festeggiamenti, tant’è che i due regnanti si accorgono della sua presenza solo quando il menestrello è ormai letteralmente sprofondato, con la testa all’interno del mandolino, nel sonno. Anche le fate, quando addormentano tutti gli abitanti del regno, si accorgono solo all’ultimo della sua presenza. Il menestrello è questo: una figura dimenticata ma sempre presente sullo sfondo di un’accurata ricostruzione medievale. È un personaggio imprevedibile, il suo canto è profano e temuto dai regnanti perché libero di vagare di regno in regno. Una terza apparizione della figura del menestrello è il Cantagallo di Robin Hood, 1973, realizzato dopo la morte di Walt Disney. Il Cantagallo si dice menestrello della storia, anche se forse sarebbe più corretto identificarlo nella figura del bardo. Ha la funzione di narratore ed è un viandante che di paese in paese racconta, senza temere la propria sorte, le gesta di Robin Hood, eroe di Nottingham. Infatti canta anche le cattive gesta di re Giovanni, l’usurpatore di re Riccardo. Non ha un suo re perché sta al di sopra della legge e delle regole e quando viene incarcerato continua a cantare dell’orrore che lo circonda. Intrattiene così il suo pubblico fuori e dentro lo schermo. La sua figura è portatrice di sole all’interno della cupezza della narrazione e il suo canto è conduttore di resurrezione del regno e di re Riccardo. Infatti, fin dall’inizio, nel vedere il Cantagallo attraverso la sua simbologia, possiamo avere la certezza che se egli può cantare è perché gli è concesso di farlo: non deve temere più nulla perché tutto quel che racconta è già passato. Sospirello di Taron e la pentola magica è un altro menestrello importante all’interno della storia dei film Disney. La pellicola ebbe innumerevoli problemi provocati dalla violenza della trama. Nella cerchia di amicizie del giovane Taron, guardiano di porci, spicca Sospirello, un menestrello che si vanta di aver cantato per corti e regnanti illustri, ma sbeffeggiato dalla sua stessa arpa. Incarcerato dalle guardie di re Cornelius e poi liberato dai nuovi amici, li accompagna per il loro viaggio aiutandoli, con i suoi consigli, a trovare la giusta via per arrivare al finale della fiaba. Questi sono solo alcuni dei più celebri menestrelli Disney, da cui si può notare una crescita del ruolo di questa figura all’interno dell'immaginario neo-medievale della celebre compagnia. In Taron e la pentola magica il menestrello diventa essenziale per la forma narrativa della fiaba. Così come il ruolo, che passa quasi inosservato, del menestrello ubriacone è sostanziale all’interno del banchetto di La bella addormentata nel bosco. Il menestrello può godere di una libertà che gli permette di essere ebbro, promiscuo, e di rivelare verità scomode poiché alla sua figura non è abbinato un giudizio condiviso dalla maggioranza. Si può quindi sospettare che menta sempre, come nel caso di Sospirello, e nonostante le sporadiche apparizioni è indispensabile per l’immaginario neo-medievale Disney proprio perché il menestrello è libero dai canoni che un eroe, per essere tale, deve rispecchiare. Il menestrello può comunque rientrare all’interno di quel sogno sconvolgendo un sistema che si distingue per il suo candore.
Post n°15704 pubblicato il 19 Maggio 2020 da Ladridicinema
RIPARTIRE SICURI: ORDINANZA E LINEE GUIDA Tutte le informazioni per ripartire sicuri dal 18 maggio A decorrere dal 18 maggio 2020 sono consentite le seguenti attività economiche, commerciali e artigianali: a. commercio al dettaglio in sede fissa, compresi centri commerciali e outlet; b. commercio su aree pubbliche (mercati, posteggi fuori mercato e chioschi); c. attività artigianali; d. servizi di somministrazione di alimenti e bevande; e. attività di servizi della persona (a titolo esemplificativo barbieri, parrucchieri centri estetici, centri tatuatori e piercing), con l’esclusione delle attività di gestione di bagni turchi, saune e bagni di vapore; f. agenzie di viaggio. 2. Le attività di cui al punto 1 devono svolgersi nel rispetto dei contenuti delle Linee di indirizzo per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive elaborate dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni ed allegate alla presente ordinanza. 3. A decorrere da 18 maggio 2020 sono inoltre consentiti: a. lo svolgimento di attività sportive individuali, anche presso strutture e centri sportivi, nel rispetto delle misure di sanificazione e distanziamento fisico tra gli atleti, nonché tra atleti, addetti e istruttori, con esclusione di utilizzo degli spogliatoi, piscine, palestre, luoghi di socializzazione; b. l’attività nautica di diporto; c. il pilotaggio di aerei ultraleggeri; d. l’attività di pesca nelle acque interne (fiumi, laghi naturali e artificiali) e in mare (sia da imbarcazione che da terra che subacquea); e. l’attività di allenamento e di addestramento di animali in zone ed aree specificamente attrezzate, in forma individuale da parte dei proprietari o degli allevatori e addestratori; f. l’apicultura; g. la caccia selettiva delle specie di fauna selvatica allo scopo di prevenire ed eliminare gravi problemi per l’incolumità pubblica. 4. A decorrere dal 18 maggio 2020 è inoltre consentito, per le attività ancora sospese, l’accesso alle strutture e agli spazi aziendali esclusivamente al personale impegnato in attività di allestimento, manutenzione, ristrutturazione, montaggio, pulizia e sanificazione, nonché a operatori economici ai quali sono commissionate tali attività finalizzate alla predisposizione delle misure di prevenzione e contenimento del contagio propedeutiche a successive disposizioni di apertura. Le attività consentite ai sensi del presente punto riguardano anche i parchi divertimento e i parchi tematici. 5. Le attività di cui è consentita la riapertura adottano tutte le generali misure di sicurezza relative, a titolo esemplificativo e non esaustivo, all’igiene personale e degli ambienti e del distanziamento fisico, nonché quelle specificamente definite per ciascuna tipologia nelle Linee di indirizzo per la riapertura allegate alla presente ordinanza. Le attività per le quali non sono definite specifiche disposizioni ricorrono ai principi generali di igiene e contenimento del contagio contenute: a. nel "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro" sottoscritto il 14 marzo 2020 fra il Governo e le parti sociali, successivamente integrati in data 24 aprile 2020. b. nelle linee guida nazionali in materia di sanificazione. 6. Allo scopo di assicurare la massima compatibilità tra gli obiettivi di ripresa delle attività economiche e sociali e quelli di sicurezza dei servizi di trasporto pubblico, i soggetti interessati dalla presente ordinanza si conformano alla disciplina degli orari di apertura delle attività commerciali, artigianali e produttive eventualmente stabilite con provvedimento del Sindaco del comune di riferimento. Tali discipline prevedono in ogni caso la chiusura delle attività commerciali non oltre le ore 21:30, fatta esclusione delle farmacie, parafarmacie, aree di servizio, servizi di somministrazione di alimenti e bevande sul suolo o da asporto: https://bit.ly/3dSuK06
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45