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Messaggi del 17/04/2016

 

1/5 Film in uscita, cosa vedere (e non) al cinema nel week end del 16 e 17 aprile da il fattoquotidiano

Post n°13125 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema
 

Film in uscita, cosa vedere (e non) al cinema nel week end del 16 e 17 aprile

Cinema

 

Mistresse America, Senza lasciare traccia, Nemiche per la pelle, Nonno scatenato, Hardcore! Le recensioni, guarda i trailer, consulta le schede tecniche

MISTRESS AMERICA di Noah Baumbach (Usa, 2015) Con Greta Gerwig, Lola Kirke, Matthew Shear. Durata: 84’ Voto 4/5

Noah Baumbach e Greta Gerwig non sbagliano un colpo. Dopo Frances Ha e Giovani si diventa, Mistress America è un altromanifesto generazionale di almeno un paio di decadi statunitensi (i ventenni e i trentenni) che si confrontano e scontrano nel crescere. New York e dintorni ai giorni nostri. Tracy, la ragazza del college, diventa amica e “sorellastra” di Brooke, perché sua mamma si sta per sposare con il papà dell’altra. Meglio conoscersi prima delle nozze. Desideri, obiettivi, identità e ruoli nel mondo, scorrono tra velleità da romanziera e da piccola imprenditrice, parole, gesti, e visi delle due donne, come unumoristico caravanserraglio musicato con le note degli Ace of Base e Chopin. Baumbach offre un campionario da cineasta totale: esterni metropolitani in campi lunghi, piani americani con protagoniste di spalle. Cinema che respira, pulsa e illustra in poche pennellate la “malattia” bipolare delle nuove generazioni: entusiasmo totale per ogni cosa che coinvolga, down profondo e catatonico davanti a pc o tv. Divertente scandaglio antropologico e psicologico che rimane nel cuore, senza sedute dall’analista ma dal mago miope, e con una felicità contagiosa “per partecipare a qualcosa di semplicemente bello” per vivere. Quando sbuca il poster di Le Amiche di Antonioni ci si alza per l’applauso prima della fine. Grazie Noah. Grazie Greta. (DT)

 
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Referendum, il miglior ministro dell’Ambiente nella storia d’Italia spiega perché votare Sì da greenreport

Post n°13124 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema

Edo Ronchi, oggi presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, illustra cosa c’è in ballo domenica 17 aprile

[15 aprile 2016]

edo ronchi

Come è noto il quesito del referendum recita: “Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza”?

La modifica normativa sottoposta a referendum è stata introdotta con la Legge di stabilità del 2016, (comma 239,art.1, legge 28 dic.2015, n.208) che ha sostituito il secondo e il terzo periodo (del comma 17, dell’art.6 del decreto legislativo 152 del 2006) con il seguente: ”Il divieto é altresì stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle suddette aree marine e costiere protette. I titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento nel rispetto degli standard di sicurezza”. 

Il secondo e il terzo periodo così sostituiti ( del comma 17 dell’art. 6 del decreto legislativo 152/2006) prevedevano già il divieto di ricerca e sfruttamento dei giacimenti di gas e di petrolio entro le 12 miglia dalle coste e entro le 12 miglia dal perimetro delle aree marine protette, ma per i titoli abilitativi già rilasciati la durata era quella prevista dagli stessi titoli abilitativi (che anche il quesito referendario mantiene) e, salvo quelli già autorizzati dall’Ufficio nazionale minerario, il terzo comma sostituito prevedeva la sottoposizione ad una valutazione d’impatto ambientale, sentito il parere dei Comuni costieri interessati.

La Legge di stabilità del 2016 ha quindi prolungato la durata delle concessioni esistenti per estrarre gas e petrolio da giacimenti in zone marine delicate, oltre il termine fissato dalla medesima concessione (in genere di 30 anni), estendendole all’intera durata della vita utile del giacimento, senza alcun obbligo stabilito normativamente di preventiva valutazione di impatto ambientale, precisamente regolata nei contenuti e affidata ad un’autorità competente e terza, il Ministero dell’Ambiente, ma solo nel rispetto di generici e quindi inefficaci  “standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale” (quali e verificati da chi?).

La mia proposta è di votare Si al referendum del 17 aprile perché condivido la proposta di abolire l’estensione automatica, per legge e senza una preventiva, adeguata e regolata valutazione di impatto ambientale, delle estrazione di gas e di petrolio “all’intera vita utile del giacimento”, in zone marine ecologicamente delicate perché vicine alle coste o ad aree marine protette.

L’estrazione di gas in zone costiere potrebbe provocare fenomeni di subsidenza e quella di petrolio può provocare rilasci di idrocarburi: la verifica ambientale del rinnovo delle concessioni non può essere assicurata da affermazioni generiche e interpretabili a seconda delle convenienze del momento, ma va regolata secondo le precise norme esistenti delle valutazioni d’impatto ambientale.

Qualunque altra attività industriale di un qualche rilievo è sottoposta – come è obbligatorio in tutta l’Europa per precise Direttive – ad un’autorizzazione ambientale integrata (AIA) che è soggetta a un riesame periodico (trascorsi 10 anni dal rilascio o dall’ultimo riesame). A me pare contrario ad indirizzi europei consolidati prevedere per legge estensioni automatiche di concessioni scadute senza un termine temporale definito e senza preventive, efficaci e regolate, valutazioni d’impatto ambientale, di attività rilevanti come quelle dell’estrazione di gas e di petrolio, in zone ecologicamente delicate come quelle costiere o nei pressi di riserve marine.

Siccome stiamo parlando di estrazione di gas e di petrolio nei prossimi decenni, non mi pare che si possa ignorare, dopo l’Accordo di Parigi, che dovremo tagliare in modo consistente i nostri consumi di idrocarburi per abbattere le emissioni di gas serra e arrivare, entro il 2050, alla neutralità carbonica. In questa prospettiva dobbiamo poter valutare anche se converrà estrarre idrocarburi dai giacimenti italiani collocati in zone ecologicamente delicate o se invece non sarà più conveniente e saggio importare la ridotta quantità utilizzabile in modo compatibile con il clima. Anche per questo ritengo utile cassare il prolungamento, fino alla vita utile dei giacimenti, delle concessioni per l’estrazione di gas e di petrolio in zone marine ecologicamente delicate, per richiedere, alla loro scadenza e prima dell’eventuale loro rinnovo, che ci sia una valutazione di impatto ambientale, dei fabbisogni nel nuovo contesto delle politiche climatiche e dell’effettivo rapporto costi-benefici.

di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile

 
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“L'oscuramento di Sputnik in Turchia è un attacco alla libertà d'informazione” da sputnik

Post n°13123 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema
 

MONDO
Questo tipo di misure repressive è ammissibile solo contro quelle risorse informative che vengono sfruttate per perpetrare crimini, sottolinea il presidente del Consiglio sui Diritti Umani del Cremlino Mikhail Fedotov.

In Turchia il blocco dell'accesso al sito dell'agenzia di stampa russa Sputnik è un attacco alla libertà di informazione, garantita da accordi internazionali, ritiene il presidente del Consiglio sui Diritti Umani del Cremlino Mikhail Fedotov.

Il sito web di Sputnik in Turchia è stato bloccato giovedì notte. Secondo il redattore capo della versione in lingua turca di Sputnik Tural Kerimov, oggi l'authority delle telecomunicazioni della Turchia (TIB) ha confermato la chiusura del sito web, senza tuttavia dare spiegazioni. Ha fatto sapere che la redazione dell'agenzia sta preparando una richiesta formale per ottenere dalle autorità turche informazioni più dettagliate. L'authority turca ha fatto sapere a RIA Novosti che il blocco al sito di Sputnik è temporaneo, la decisione finale verrà presa dal un tribunale.

"Il solo fatto del blocco di una risorsa Internet, naturalmente, costituisce una restrizione della libertà di informazione, succede dappertutto. Questo tipo di misure repressive è ammissibile solo contro quelle risorse informative che vengono sfruttate per perpetrare crimini. In questo caso non ammetto l'idea che Sputnik abbia usato qualcosa per far commettere crimini contro qualcun altro," — ha detto Fedotov a RIA Novosti.

"Se si parte da questo presupposto, si deve riconoscere che l'oscuramento del sito russo di notizie non è altro che una violazione della libertà di informazione garantita dagli accordi internazionali", — ha aggiunto il politico.

Il blocco di Sputnik non è il primo atto ostile contro i media in Turchia nell'ultimo periodo.

Il 4 marzo le autorità turche hanno commissariato la sede di "Feza Media Group" e la redazione del giornale "Zaman", in quanto voce dell'opposizione e non allineata al main stream filo-governativo. Ad Istanbul le manifestazioni di protesta contro le intimidazioni ai giornalisti sono state duramente represse dalla polizia, che ha usato contro i dimostranti i gas lacrimogeni.



Leggi tutto: http://it.sputniknews.com/mondo/20160415/2487408/Cremlino-censura-Ankara-internet.html#ixzz461zlr3au

 
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Hit parade, arriva Renato Zero e si prende il numero 1 da la stampa

Post n°13122 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema
 

ANSA

 

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16/04/2016
PIERO NEGRI

È Renato Zero, con il suo nuovo “Alt” il re della hit parade italiana. E nella top ten dei dischi più venduti, stilata come ogni settimana dalla Fimi, l’associazione che riunisce le principali case discografiche, entrano oggi ben quattro novità, a partire da Alessio Bernabei, ex dei Dear Jack, che alla sua prima settimana nei negozi con il suo “Noi siamo infinito” direttamente da Sanremo 2016 si piazza al secondo gradino del podio scalzando la regina Elisa e a cascata Vasco Rossi, retrocesso in quarta posizione. 

 

Quasi inossidabili, ormai alla loro decima settimana nei negozi, i “Capitani Coraggiosi” Baglioni e Morandi, quinti in classifica subito davanti ad un’altra novità della settimana, “Call It What It Is” di Ben Harper, in questo album con gli Innocent Criminals. Rientra nella top, settimo, Lorenzo Fragola davanti a Loredana Berté, precipitata dal secondo all’ottavo posto della classifica con “Amici non ne ho... amiche sì”. Scivola indietro, malgrado la prima serata di Rai 1 del venerdì, condotta con Paola Cortellesi, anche per Laura Pausini che era sesta una settimana fa ed ora è nona con “Simili”. Chiudono i Tiromancino con “Nel respiro del mondo”, quarta novità della top.  

 
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17 aprile, un altolà all'imbroglionismo da micromega

Post n°13121 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema


di Pierfranco Pellizzetti

Ancora una volta le parole si rivelano decisive nell’eterna contesa politica sul verisimile e l’inverosimile, che ha in palio il controllo sulle menti o la loro liberazione; particolarmente accentuata nell’epoca in cui l’intreccio tra Comunicazione e Potere diventa di giorno in giorno sempre più inestricabile. 

La solita questione del Dominio che si riveste di Verità, creando una neolingua per confondere le idee e avvalorare false rappresentazioni della realtà. 

Sono oltre vent’anni che dalle nostre parti i manipolatori linguistici sono all’opera, per un padrone che cambia faccia e nome ma che promuove sempre l’identico disegno strategico: i laboratori illusionistici che lavoravano per Silvio Berlusconi (copyright: “comunista”, “giustizialista”, “quelli che amano contro quelli che odiano”), passati armi e bagagli al servizio di Matteo Renzi (copy: “rottamare”, “gufi”, “politica del fare”). Produttori di un armamentario lessicale che si rinnova nel tempo, eppure mantenendo un filo conduttore che non si spezza mai; evidenziato da un everygreen terminologico: populista. 

Come le altre parole trabocchetto (da “comunista”, per criminalizzare chi vorrebbe contrastare l’egoismo menefreghista elevato a unico metro di giudizio, a “gufo” per infangare a prescindere l’esercizio della critica) “populista” si trasforma in un suono carico di esecrazione, finalizzato a indurre subliminalmente immediata ripulsa nell’uditorio, nonostante che nelle pratiche contemporanee si riferisca a ben altre funzioni; particolarmente meritorie: contrastare gli effetti anti-popolari delle scelte politiche a supporto dell’egemonia del privilegio e della disuguaglianza, tuttora imperanti. Segno lampante che le nobili intenzioni di passate stagioni (giustizia sociale, accesso alle opportunità, promozione dei diritti) sono definitivamente svanite. 

Come definire questa distorsione linguistica? Stante la difficoltà di trovare nel linguaggio corrente una parola che incorpori adeguato sdegno per questa ciclopica opera di mistificazioni a scopo di grassazione sistemica, questa turlupinatura a livello epocale, qui si propone di ricorrere a un neologismo: “imbroglionista”. 

Che altro è se non imbroglionismo la campagna di disinformazione, messa a punto dagli gnomi nelle officine governative della comunicazione, per disinnescare l’appuntamento referendario del prossimo 17? Il cui quesito viene svilito a populistico e la cui convocazione viene infangata con la duplice pretestuosità dell’insignificanza e dell’onerosità (in questo secondo caso, un aggravio di spese che rappresenta il fisiologico costo della democrazia; che poteva essere risparmiato accorpando la consultazione alle imminenti amministrative. Scelta non fatta per inceppare il raggiungimento del quorum). Così come imbroglionistico è il terrorismo sulle migliaia di posti di lavoro in pericolo e i danni, favoleggiati come incalcolabili, inferti alla raccolta nazionale di idrocarburi. 

Sicché, al di là della specifica questione, su cui era necessario aprire un dibattito chiarificatore che l’imbroglionismo ha reso impossibile, ormai l’appuntamento di domenica prossima acquisisce valenze di principio ancora più generali:

- Una ferma presa di posizione a difesa delle norme costituzionali che sanciscono la tutela dell’ambiente (e la trivellazione d’alto mare inquina in misura non trascurabile lo specchio acqueo interessato);

- Una altrettanto decisa ripulsa di uno stile di governo che utilizza le modalità imbonitorie per camuffare la realtà e le tecniche ricattatorie (dopo di me il diluvio) per imporci i propri voleri capricciosi.

Un altolà per questi costruttori di verità fasulle. In modo tale che – come diceva Oscar Wilde – “la verità, prima o poi, verrà smascherata”.

(15 aprile 2016
)

 
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Referendum sulle trivelle: cantanti, attori e vip scendono in campo per il Sì:

Post n°13120 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema
 

Referendum sulle trivelle: cantanti, attori e vip scendono in campo per il Sì: Mannoia, Celentano, Noemi, Santamaria e...

    I vip scendono in campo. Come spesso accade in occasione di consultazioni elettorali, cantanti, attori e presentatori prendono posizione. Anche sul referendum sulle trivelle di domenica non sono pochi gli artisti che hanno deciso di far sapere che loro andranno a votare (e vista la campagna politica per l'astensionismo è già una presa di posizione) per dire no alla proroga a vita delle concessioni per l'estrazione di petrolio e gas.

    L'ultimo appello al voto in ordine di tempo arriva da Fiorella Mannoia: "Io penso che votare sia non solo un diritto, ma anche un dovere civico - scrive la cantante sul suo profilo Facebook - Il mare appartiene a tutti noi, anche agli italiani di Lombardia o di tutte le regioni che non lo vedono, è patrimonio di questa nostra terra e noi abbiamo il dovere di difenderlo. Disertare le urne è un pessimo segnale. Io Domenica 17 voterò SI. Voi votate quello che volete ma andate".

     

    Quello della cantante è un invito al voto tout court che arriva dopo le polemiche politiche sollevate dal Partito Democratico e dal premier Matteo Renzi che hanno deciso di guidare la battaglia per l'astensionismo e riaccese dopo l'intervista dell'ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano a Repubblica nella quale il predecessore di Sergio Mattarella ha dichiarato che non andrà a votare, screditando la consultazione referendaria.

    Un altro cantante ad assumere una posizione simile è Adriano Celentano. "Ragazzi!!!! Chiunque voi siate, di qualunque età, e ovunque siate, domenica 17 aprile, fermate il tempo delle preoccupazioni e concentratevi su quella più imminente, ossia sul voto contro le trivelle, che non dovrà essere altro che un trionfale 'sì'", scrive sul suo blog. "Non prendete sottogamba il motivo di questa 'data' - prosegue - poiché essa sarà solo l’inizio di una battaglia molto più grande: l’eliminazione immediata di tutti i perforamenti nel mare. Una battaglia che dobbiamo vincere non solo per bloccare la sporca autorizzazione ad estrarre il petrolio fino all'esaurimento dei suoi giacimenti e potrebbe essere tardi. Ma vincere per potere iniziare a combattere già dal 'giorno dopo' il 17 aprile 2016 per la chiusura definitiva di tutti i pozzi esistenti in Italia".

    A far sentire la sua voce, sempre su Facebook, c'è anche Piero Pelù: "TRIVELLIAMO VIA IL MARCIO del governo Renzi. 17 APRILE per iniziare una nuova era nella politica energetica italiana basata su ENERGIE RINNOVABILI, sul rispetto dell'ambiente e sulla lungimirante pratica dell'IMPATTO ZERO".Concetto poi ripreso in un'intervista al Fatto Quotidiano di venerdì: "Non è corretto, da parte di un governo, dare indicazioni. Il fatto che il nostro boy scout si sia apertamente schierato contro il referendum non fa altro che avvalorare quello che i pm lucani hanno in qualche modo scoperchiato. È una posizione che combacia perfettamente con il contenuto del grande vaso di Pandora in parte scoperchiato, in parte da scoperchiare: quello del business sommerso, ancora meglio sotterraneo, delle trivellazioni".

     

    Caparezza affida invece il suo commento a un video diffuso attraverso i social network: "Il 17 voterò per fermare le trivellazioni, purtroppo solo entro le 12 miglia ma è comunque un segno, un buon punto di partenza per sperare in un futuro dettato da altri tipi di energie meno inquinanti e più pulite. E non sto parlando di amore, ma di energie rinnovabili, tangibili. Il 17 aprile vota sì".

     

    Alessandro Gassmann e il duo Ficarra e Picone esprimono sinteticamente la loro posizione su twitter: "Io voto sì". I presentatori di Striscia la Notizia allegano anche un articolo dal titolo: "Il 'Sì' serve a vietare un regalo ai petrolieri da oltre 800 milioni", commentando: "Noi il 17 aprile votiamo Sì anche per questo motivo...".

    Lo scrittore Erri De Luca ha duramente criticato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il suo invito velato all'astensione, definendolo un "patetico congedo di un ex della democrazia". In un video appello ha detto che "questo referendum è per la salvaguardia delle nostre coste e dei nostri fondali, del mare. È per conservare l’economia della bellezza, che è un nostro prodotto interno lordo irripetibile”.

    Decisa a votare Sì al referendum anche Sabina Guzzanti: "Sulle TRIVELLE c’è qualcuno che si sente confuso sul voto del 17 aprile? Soprattutto ora che NAPOLITANO è intervenuto contro il referendum, se cotanto uomo lo ha dichiarato “inconsistente e pretestuoso” voi non sapete più da che parte stare? Siete dilaniati dal dubbio? Le trivelle sono un favore alle lobby di petrolieri e di nessuna utilità per il pubblico (cioè noi), ma in compenso possono fare molti danni", continua in un lungo post su Facebook".

     

    Anche altri vip hanno deciso di aderire alla campagna per votare sì al referendum sulle trivelle, prendendo parte al video-appello lanciato da Greenpeace su Facebook. Tra loro compaiono Nino Frassica, Claudia Gerini, Elio Germano, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Isabella Ragonese, Claudio Santamaria e Pietro Sermonti.

     
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    Referendum trivelle. Se voti al mattino presto, il tuo voto vale il doppio

    Post n°13119 pubblicato il 17 Aprile 2016 da Ladridicinema

    votare-quorum

    Per colpire al quorum i petrolieri, bisogna andare alle urne al mattino presto.

    L’istituto Piepoli, specializzato in ricerche di opinione, ha constatato che é possibile raggiungere il quorum alreferendum trivelle di domenica. Per colpire al quorum i petrolieri bisogna quindi andare alle urne al mattinoperché la percentuale dei votanti a mezzogiorno influenzerà in modo decisivo il comportamento degli altri elettori: se sarà relativamente alta, li indurrà a recarsi ai seggi; se invece sarà bassa, produrrà ulteriore astensionismo.

    La vittoria dei Sì cancellerebbe due grandi regali ai petrolieri: il referendum sarà valido se andrà alle urne oltre il 50% dei votanti. Renzi trema, credeva di vincere facilmente martellando a favore dell’astensione e invece sta prendendo corpo l’eventualità che abbia costruito la propria sconfitta politica con le sue stesse mani.

    Qui di seguito le parti salienti delle dichiarazioni che il professor Nicola Piepoli cha rilasciato a Giornalettismo.

    «Se i primi che vanno a votare faranno massa, porteranno gli altri a votare nel corso della giornata. Se non riusciranno a fare massa invece non li porteranno, non andrà a votare nessuno. O si raggiungerà il 70% o il 22/23%. Le distanze sono abissali».

    «La mia esperienza mi dice – ci ha spiegato Piepoli – che la probabilità non è decisa dai sondaggi ma è decisa dalla popolazione italiana all’una circa, quando viene a sapere quanti sono andati a votare. È a quel punto che si decide se andare a votare o no».

    Dunque, «se entro le 12 saranno andati a votare il 15% degli elettori il referendum fallirà. Arriveremmo alle 11 di sera con il 20-25% di affluenza. La gente non sarà motivata ad andare ai seggi. Se viceversa alle 12 saranno andati a votare il 30% degli elettori si arriverebbe al 60%, perché in quel caso la gente sarebbe motivata. Il problema sono i primi voti».

    Traduzione pratica: se vai a votare al mattino, il tuo voto vale il doppio. Come si legge sul sito del Viminale, i primi dati ufficiali sull’affluenza alle urne saranno rilevati alle 12. I telegiornali li diffonderanno all’ora di pranzo: e, almeno secondo Nicola Piepoli, saranno decisivi per l’esito del referendum.

     
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